Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (18-HSFDO07)

von Hugo Schuchardt

an Francesco D´Ovidio

Graz

14. 07. 1883

language Italienisch

Schlagwörter: Meyer, Gustav Hey, Wilhelm (1833) Schuchardt, Hugo (1872) Schuchardt, Hugo (1886) Schuchardt, Hugo (1883)

Zitiervorschlag: Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (18-HSFDO07). Graz, 14. 07. 1883. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7629, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7629.


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Graz, 14 di luglio 1883.

Mio caro d’Ovidio!

Qualche tempo fa, ti mandai alcuni articoletti o articolacci miei (ne fo menzione soltanto per aver delle nuove delle reali poste) e ieri (raccomandate) quelle benedette favole colle quali già ti ho rotto gli stivali. Ma, parlando sul serio, ti pare che una tal metrica qual si trova in questo libricciuolo possa provenire da un italiano |2| per incolto che sia1? Vi aggiunsi una anticaglia mia, perchè vi sono sparse reminiscenze napoletane e anche perchè fra tutte le mie cose – qui bisogna far uso di secentismo – è forse quella che meno venne dilaniato dai denti acuti e velenosi della malignissima setta dei Zoili2. Non però ti consiglio di leggere l’articolo in questione perchè la lettura ti sarebbe un po’ faticosa3. Molte volte ho veduto che appunto quello che piace per una certa ricercatezza dell’espressione (p. es. tuono umoristico, parole arcaiche e popolari ecc.) ai compatriotti, |3| fa specie agli stranieri, lor riesce difficile e poco grato. Così io stesso malgrado ogni sforzo non trovo tutto il gusto che vorrei trovarci, in certe produzioni troppo toscane o troppo andaluse.

Si vede bene che ho ancora un po’ la febbre, perchè comincio a parlare di me e della mia robaccia invece di esprimerti tutta la parte che ho presa nelle vostre calamità domestiche. Spero che la piccinina – era la Carolina ò la Elvira? – si è proprio riavuta e che tutti state benone4.

Qui abbiamo un caldo eccessivo di che quasi tutti si lagnano ma che piace a me. |4| Soltanto mi trovo ancor più scempio e pigro che al solito. L’altro giorno ho fatto una delle mie. Avevo letto un articolo del Meyer (ma anonimo) nella Tagespost di qua, nel quale difendeva la legge Baccelliani in espressioni un po’ stravaganti. Gli dissi ridendo – come sempre gli avevo per ischerzo minacciato di scrivere qualche cosa contra la legge B. – “Questo è troppo; ora scenderò io nell’arena.” E lui che sempre mi sta beffeggiando per mille e uno progetti miei che non vengono effettuati “Ci correrà prima molta acqua all’ingiù per la Mur.” Allora l’istesso giorno scrissi un articolo brevissimo e che non vale niente, nel quale dissi che noi altri Tedeschi non sono competenti a giudicare in questo affare e che l’Italia farà da sè5. Se mi mandano copie del numero, tu ne avrai una. Compatiscimi e scrivimi presto; fra poco andrò in Baviera e forse anche in Italia. Beso los pies de la Señora y los manos de mi amigo.

Hugo Schuchardt

Si dice in una dissertazione che carcere è di genere femminile in napoletano; conosco il sic. carcera ma non trovo la parola nel Dizionario del d’Ambra nè in quel del Galiani6.

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1 Il riferimento è a una traduzione in italiano delle fiabe in versi di W. Hey, Fünfzig Fabeln für Kinder: probabilmente le 50 favole per fanciulli tradotte dal Tedesco ed adornate di 50 stampe in legno, esemplate da Otto Speckter, Gotha, Perthes, s.d. Il libricino era stato inviato già una volta da Schuchardt alle figlie di D’Ovidio ma le poste l’avevano smarrito.

2 Zoilo era un retore del IV sec. a C., famoso per avere criticato duramente Omero.

3 Come si intuisce dalla lettera successiva, l’«anticaglia» inviata a D’Ovidio da Schuchardt era il suo articolo Pompei und seine Wandinschriften, in BAZ, 1872, pp. 1-38; rist. in Id., Romanisches und Keltisches. Gesammelte Aufsätze, Berlin, Oppenheim, 1886, pp. 1-38.

4 La figlia di D’Ovidio guarita dalla difterite era la minore, Elvira.

5 Cf. la nota 2 alla lettera XVII, HSA, B 8443. Il già cit. articolo di Schuchardt, Zum Baccelli’sche Gesetze, si chiude proprio con la frase «L’Italia farà da sè». La proposta di legge Baccelli fu all’origine di un dissapore tra G. Meyer e Schuchardt. Il carteggio di quest’ultimo con E. Monaci aiuta a chiarirlo. Dalle lettere di Schuachardt del 3 aprile, del 5 e del 13 luglio 1883, si ricava che egli rivelò al collega romano, tra i pochi docenti universitari italiani favorevoli al progetto di riforma, che L. Ceci aveva assicurato a G. Meyer il conferimento di un’onoreficenza, se avesse scritto degli articoli a sostegno del disegno di legge Baccelli (cf. SFR, EM, b. 23, 1190, nrr. 5-7. In una missiva non pervenutaci, Schuchardt dovette poi comunicare all’amico le informazioni ricevute da Monaci, che sembravano mettere in dubbio qualsiasi intervento o promessa da parte del ministro. Di qui la risposta piccata di Meyer (nella lettera del 23 luglio 1883 da Oppeln): se l’onoreficenza fosse stata possibile, Schuchardt, con il parlarne in giro, l’aveva resa impossibile.

6 Cf. D’Ambra, Voc. nap.-tosc. e Ferdinando Galiani, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi […], 2 voll., Napoli, Porcelli, 1789.

Faksimiles: Die Publikation der vorliegenden Materialien im „Hugo Schuchardt Archiv” erfolgt mit freundlicher Genehmigung der Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa. (Sig. HSFDO07)