Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (08-HSFDO04)

von Hugo Schuchardt

an Francesco D´Ovidio

Graz

15. 12. 1880

language Italienisch

Schlagwörter: Diez, Friedrich Diez, Friedrich Christian (1836–1838)

Zitiervorschlag: Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (08-HSFDO04). Graz, 15. 12. 1880. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7619, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7619.


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Pregiatissimo e amabilissimo collega ed amico!

Intendiamoci prima sopra la parola neutro. Non mi soddisfà il Diez nelle sue osservazioni sull’uso del le e lo1; lo si adopera anche oggi come acc. masc. e non soltanto di cose inanimate (principalmente dagli scrittori andalusi, come G. Becquer, F. Caballero2 etc.). Potrebbe darsi che il Diez in questo passo della sua grammatica desse un senso più largo alla parola neutro che in altri casi. In quanto al dativo le, non si potrà negare che si usi in senso propriamente neutro; per es. parlandosi de lo andaluz, posso aggiungere: le tengo mucha simpatia. Ma non mi pare che si possa riferire il le p. es. ad un infinito o a un periodo dipendente (Dicen che está mal, no le puedo dar fé). Di esempi nella lingua antica di le = á ello per ora non mi ricordo; non vorrei affermarlo nè negarlo3. Mi rincresce non poter pronunziarmi con maggior sicurezza; la sintassi è un terreno che sempre ho negletta un poco. _ Ha potuto cavar qualche costrutto dalla mia farragine4? Non le ho scritto niente a proposito di quell’articolaccio5, perchè vi si tratta più della pratica che della teoria.

Mi creda

Suo aff.mo

H.S.


1 Cf. Diez, Grammatik, II, pp. 74-75 e soprattutto quanto è aggiunto, nella dritte neu bearbeitete und vermehrte Auflage, II, 1871, pp. 92-93, sul valore neutro di le (dat.) e lo (acc.).

2 Gustavo Adolfo Bécquer (Siviglia 1836-Madrid 1870) e Fernán Caballero, pseudonimo della scrittrice Cecilia Böhl de Faber (Morges, Vaud, 1796-Siviglia 1877).

3 La missiva di D’Ovidio a cui risponde Schuchardt non ci è pervenuta, ma v. la cartolina LXVII, CASNS, FDO, HS 25. Le domande di D’Ovidio erano forse connesse a un uso attestato nei Promessi Sposi di «lo proaggettivo» (come in «Gertrude avrebbe potuto essere una monaca santa, comunque lo fosse diventata» e in diversi altri esempi), uso contestato dai puristi e che D’Ovidio aveva commentato nello scritto La lingua dei Promessi Sposi (in Id., Saggi critici, Napoli, Morano, 1878, pp. 539-602: 575-576). Solo nella versione rielaborata del saggio, inclusa in Id., Le correzioni ai Promessi Sposi e la questione della lingua, Napoli, Pierro, 1895, pp. 16-112, D’Ovidio, ribadendo la legittimità di quell’uso, accennerà alle «sue precise corrispondenze nel francese antico e moderno, nello spagnolo e nelle altre lingue neolatine» (ivi, pp. 72-73). In proposito, cf. Arrigo Castellani, LO È [1990], in Id., Nuovi saggi di linguistica e filologia italiana e romanza, 2 voll., a c. di Valeria Della Valle et al., Roma, Salerno, 2009, I, pp. 499-508: 499, nota 2.

4 Cf. i fogli acclusi alla lettera VII, CASNS, FDO, HS 03.

5 Cf. la nota 2 alla lettera VI, HSA, B 8436.

Faksimiles: Die Publikation der vorliegenden Materialien im „Hugo Schuchardt Archiv” erfolgt mit freundlicher Genehmigung der Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa. (Sig. HSFDO04)