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Das Hugo Schuchardt Archiv widmet sich der Aufarbeitung des Gesamtwerks und des Nachlasses von Hugo Schuchardt (1842-1927). Die Onlinepräsentation stellt alle Schriften sowie eine umfangreiche Sekundärbibliografie zur Verfügung. Die Bearbeitung des Nachlasses legt besonderes Augenmerk auf die Erschließung der Korrespondenz, die zu großen Teilen bereits ediert vorliegt, und der Werkmanuskripte.
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Ricordandomi d’un proverbio italiano che dice Ogni bel giuoco dura un poco, ed inferendone che pochissimo hanno da durare i brutti scherzi come quello di scrivere in ispagnuolo ad un italiano, le scrivo questa volta in italiano, non facendo il possibile, perchè sto in fretta _ ma con quella paura addosso che si deve avere in tempi che si pubblicano non soltanto le lettere di … ma pure le lettere ad …
Ho percorso, già otto giorni fa, la grammatica e vi ho fatte certe notarelle in idioma barabaro che per aver qualche valore dovrebbero mettersi vestiti più larghi e decentiinfra i fogli acclusi a questa lettera, che contengono annotazioni alla grammatica spagnola di D’Ovidio nel primo dei Manualetti
Difficilissimo è far delle giunte ad una gram̄atica compendosissima come la di Lei. Un lasciare ed ammettere in tali casi dipende piuttosto dal gusto. Ma per non mostrarmi troppo ritroso, le avrei consigliato di parlare un poco della storia delle sillabe finali (parte, bueno come in italiano, ma capitan = capitano, árbol = arbore).
In generale mi pare ben riuscito il Suo lavoro e corrispondente allo scopo esposto nell’avvertenza; se c’è qualche menduccia, non è di rilievo
Sono stato in Portogallo pochissimi giorni e conosco un poco le difficoltà della pronunzia, delle quali le grammatiche non fanno motto. Non aveva saputo per es., prima di trovarmi lì, che l’a atona è quasi la stessa che l’a rumena atona (ă), una sorte cioè di e: räpärigä. Indicazioni sicure non potrei darle sopra nessun punto della fonetica portoghese: le domandi al Études de phonologie espagnole et portugaise, in «Romania», IX, 1880, pp. 71-98. L’autore,
Ricevei il suo articolo sopra Ciullo d’Alcamo e lo lessi con quel gusto che mi danno tutti i suoi scrittiAltro contrasto sul Contrasto di Ciullo d'Alcamo
Una difesa di Giacomo Leopardi, Napoli, Tip. editrice dell’Indicatore generale del commercio, 1880. Per l’articolo leopardiano di D’Ovidio, cf. la nota 6 alla lettera V, HSA, B 8435.
Del resto, credo che Ella abbia torto di pretendere quello che per Lei è un soggetto di letteratura sia per me un soggetto di filologia, il frutto d’un albero è lo stesso nella sua essenza sia che lo guardi la formicola d’abbasso o l’aquila dall’alto. Parlo del metodo scientifico, non della pratica
La pregherei di dire al Studio critico su Giacomo Leopardi, Napoli, Stab. tipografico Prete, 1880 e Cesare Rosa, Della vita e delle opere di Giacomo Leopardi. Cenni biografici e critici, Ancona, Aurelj, 1880.Santa Lucia, che in origine celebrava il Borgo Santa Lucia, quartiere “marinaro” non molto distante da Piazza Plebiscito, cioè dalla celebre libreria Detken & Rocholl, aperta nel 1836 dal tedesco Albert Detken, che era stato impiegato in un’importante libreria di Amburgo (cf. Placido Mario Tropeano, La Biblioteca di Montevergine nella cultura del Mezzogiorno, Napoli, Berisio, 1970, pp. 101-106 e Giuseppe Acocella, Giuseppe Cacciatore & Fulvio Tessitore, Istituzioni ed élites culturali, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Campania, a c di Paolo Macry e Pasquale Villani, Torino, Einaudi, 1990, p. 850).Cassarà
Tedeschi, Dovari, Finzi, Salvoni, Raeli etc.L'amore nella vita e negli scritti di Giacomo Leopardi, in GN, VIII, agosto-ottobre 1878, pp. 145-170; Antonio Dovari, Giacomo Leopardi. Studio critico-biografico, Ancona, Tip. Mengarelli, 1877; Giuseppe Finzi, Note critiche sopra i canti di Giacomo Leopardi, Cremona, Tip. Ronzi e Signori, 1876; Vittorio Salvoni, Giacomo Leopardi, Reggio Calabria, Tip. Ceruso, 1877; Matteo Raeli, Le canzoni sepolcrali di Giacomo Leopardi. Impressioni e pensieri, Noto, Tip. Zammit, 1872.Il verismo nella poesia di Giacomo Leopardi, in NA, serie II, XXII, 1 luglio 1880, pp. 3-24; a pp. 4-5 i riferimenti ad Aspasia. Sull’identità dell’ultimo amore leopardiano, v. Aspasia siete voi... Lettere di Fanny Targioni Tozzetti e Antonio Ranieri, a c. di Elisabetta Benucci, Venosa, Osanna, 1999.sei frammenti, non essendovi che cinque
Opere di Giacomo Leopardi «accresciuta, ordinata e corretta, secondo l'ultimo intendimento dell'autore» (2 voll., Firenze, Le Monnier, 1845). Alle pp. 130-138, si trovano solo cinque Frammenti (XXXVII-XLI), non sei, come preannunciato nell’Avviso premesso al vol. I, p. V.
per una donna ammalata? Mi pare impossibile essere l’autore il Leopardi quantunque giovanissimotesoro, ma autodafé.
Saluti da parte mia lo Zumbini, se si trova in relazioni con luiA proposito d’una recente pubblicazione, in «Il Mattino-Supplemento», 13 gennaio 1895
D’Ov.-D’A.
[Fogli acclusi]
Quello che è detto sulla pronunzia mi par davvero sufficiente. Nientedimeno potranno esserle di qualche utile i cenni seguenti, dei quali darei più precisione, se non mi fossi troppo addomesticato alla pronunzia andalusa, di cui pero non molto discostasi quella di Madrid. Avrei dovuto studiare l’idioma della vecchia CastigliaDie Cantes Flamencos, in ZRPh, V, 1881, pp. 249-322
B. Sopra la confusione fra il b e il v molto sarebbe da dire. Almeno dovrebbe rettificarsi un errore quasi comune. Ci sono tre suoni: il b (la media
bilabiale), il ẞ (la fricativa bilabiale) ed il v (la fricativa labiodentale). Quest’ultimo è indigeno in Italia, Francia, Catalonia, intruso in Spagna. Il vero primitivo valore del v castigliano è quel del ẞ; dunque si tratta della formola ẞ = v.
Θ. Il suono del ϑ spagnuolo (nacion, zarzuela) differisce dal suono del th forte inglese; è interdentale pure anzi più interdentale, ma la formazione della lingua è differente; [disegno della lingua che pronuncia il th inglese] ϑ ingl [disegno della lingua che pronuncia il ϑ spagnolo] ϑ spagn
d. Madrid non si pronunzia giammai come Madrisd; il d finale ha il suono dolce del z-, corrisponderebbe dunque al th dolce inglese, prescindendo della diversità accennata. Como i fisiologi sanno, è molto difficile distinguere la media interdentale dalla fricativa dolce interdentale; in Madriđ, veđ, mirađ mi pare sentir la fricativa, però del d interdentale che occurre frequentissimo anche nel mezzo e persino al principio delle parole (iđea) non m’arrischio di affirmar lo stesso. đ intervocali. Il d principalmente nella terminazione -ado è dolcissimo, quasi soltanto il conatus d’un đ ed a uno straniero deve insegnarsi que pronunzii andao piuttosto che andađo (e in nissun modo andado).
Intorno al x sofisticano i fonetici spagnuoli in modo intollerabile; in sostanza si tratta dei valori gs e cs. Ma
gs mi pare abbastanza difficile da pronunziarsi, chè non mi ricordo aver udito quel gs francese che è piuttosto gz, non conoscendo gli Spagnouli il s (z) dolce. Dal cs però appena riesce il mio orecchio a distinguere un gs.
p. 9 invece di title si legga titlă (femminino è anche il catal. titlla
ibid. “gn si pronunzia = g gutturale + n, come in tedesco: pugna”. Si osservi che i Tedeschi pronunziano il gn latino non = g+n, ma = ŋ (n gutt.) + n e molte volte ho creduto sentire da Spagnuoli ŋn invece di gn.
L’s è differente dall’s francese e italiano, molto meno sibilante; principalmente debole surda ed inclinata dinanzi a una consonante e alla fine delle parole; in esta, chinesca, buenas, tardes non vi è (almenos in Andalusia) che il conatus del s, fatto interessante perchè in correlazione col fatto portoghese che nelle stesse condizioni s
s҅ (l’s spagn. sta più vicino al s҅ che l’s italo-franc.). Anche il z spagnuolo mostra la stessa tendenza a dileguarsi, il z portoghese a farsi s҅.
L’y castellano è piuttosto dy, que j ital., quasi dya, dyelo, pero il
d suona molto debole.
Muy si pronunzia múi, non muí
p. 11,3 ál è parola arcaica.
p. 8 “L’h non si pronunzia affatto oggimai, Vedasi il § seguente [dove?] Un poco si pronunzia in hue –. In Andalusia, cioè dalla plebe, h = f non è muta.
n finale ha un suono più o meno gutturale (ŋ); il corazoŋ
coração
nauchel parola arcaica
p. 19,6 hiniestra; leggasi: hiniesta que del resto no es parola arcaica (si trova anche ginesta).
p. 19,2
hermoso
huermoso! E il port.
fermoso
p. 21,3 antepos. réyna, leggasi réina
p. 22 Ionás, Iericó; leggasi Jonás, Jericó
p. 23,10 áquila; leggasi águila
p. 23,13 Angela – Ángela; nella stessa pagina árboles, bajáes da scriversi
p. 35 Anche ch secondo il Salvá sarebbe assorbito con i seguente: “hinchendo, de ninguno modo hinchiendo”Gramatica de la lengua castellana segùn ahora se habla, IV ed., mucho mas aumentada que las anteriores, Valencia, Librería de los SS. Mallen y Sobrinos, 1839, p. 75.riendo, rieva etc. Non capisco in che differisca oyendo da leyendo (a[d]-iendo, le[g]-iendo);
p. 44 antep. Non si pronuncia egstragno, ma estragno. Al meno non mi ricordo di aver sentito una sola volta cs o gs in extraño, extranjero, excelente etc.
p. 35 s.Amaldo etc. è arcaico, come osserva il amalla etc. pure, come dimentica di osservareGrammatik
-i(d)os: idos, andatevi. Il napol. Stávete non mi pare possasi confrontare con amaldo; quì abbiamo un vero fenomeno fonetico (come in cabildo *capidlo etc.), là una trasposizione di suffissi; sta-ve-te = sta-te-ve, il
te si considerava come un affisso (cf. il vo in amare-vo), dunque quasi sta(te)-vi-voi