Vincenzo Crescini an Hugo Schuchardt (03-02032)

von Vincenzo Crescini

an Hugo Schuchardt

Padua

08. 10. 1920

language Italienisch

Schlagwörter: Grazer Tagespost Politik- und Zeitgeschichte Nationalismuslanguage Portugiesisch (Mosambik) Schuchardt, Hugo (1920) Kurz, Isolde (1919) Schuchardt, Hugo (1920)

Zitiervorschlag: Vincenzo Crescini an Hugo Schuchardt (03-02032). Padua, 08. 10. 1920. Hrsg. von Frank-Rutger Hausmann (2018). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.6314, abgerufen am 13. 10. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.6314.


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Ca‘ Borin, su‘ colli d’Este
8.X.1920

Illustre e caro Maestro;

ricambio il saluto cordiale. Ho avuto il frammento, ch’Ella si compiacque inviarmi, della Tagespost, ove ho letto il suo cenno relativo a „Tedeschi e Italiani“.1 E La ringrazio. Il mio rispetto verso il suo nome e la sua parola è profondo; ma non posso, col silenzio, far credere che io sia d’accordo con Lei intorno a ciò ch’Ella argutamente manifesta in quel cenno.

Mi consenta, grande e caro Maestro, |2| ch’io Le esprima francamente il mio pensiero.

L’Italia ha riconquistata una parte delle sue naturali difese alpine, il Brennero. E` un fatto solenne. Dalla caduta di Roma in poi le Alpi non furono più schermo alla mia patria: furono scherno piuttosto che schermo!2 Dilagarono dal non più vietato confine, quanto mai vollero stranieri a far da padroni in casa nostra. Finalmente siamo ridiventati noi |3| padroni delle porte di casa, oltre che della casa interna. Livio racconta che, fatta propria l’Italia superiore, Roma bandì ai transalpini divieto solennissimo di varcare le Alpi.3 E finchè Roma fu valida e potente le Alpi non vennero più varcate. Come il gran braccio fu stanco e mancò la difesa, le Alpi caddero in possessione di genti nemiche e straniere. Ecco mutate, a tanta distanza di secoli, le sorti: e quanta giustizia nella storia, ch’è una catena infrangibile di secoli! Almeno questa porta di casa, il Brennero è tornata in nostre mani. E la dovremmo abbando- |4| nare di nuovo, noi, 40 millioni d’italiani, per poche migliaia di tedeschi, postisi in terre meridionali, che non appartenevano ad essi? Tanti milioni d’italiani dovrebbero ancora lasciare in mani ostili l’ingresso nella patria? Perchè? Han fatto male i Tedeschi a venire al di qua! Dovevano rimanere di là, oltre le Alpi! Se non, francamente, tornino di là:

ripassin l’Alpi e tornerem fratelli.4

Come? Tanta intolleranza di noi, e noi, non poche migliaia, ma miglioni, dovremmo per secoli subire il giogo straniero? Perdoni, Maestro, la piena libertà della mia parola; e creda che il dissenso nazionale non diminuisce la mia ammirazione.

Suo
V. Crescini5


1 Schuchardt, „Deutsche und Italiener“, Grazer Tagespost (3. Oktober 1920). Der Text ist kurz und wird hier wiedergegeben, weil er die Schärfe der vorliegenden Antwort Crescinis eigentlich nicht verdient „ Deutsche und Italiener sind kürzlich in einem so betitelten Schriftchen von Isolde Kurz mit gleichmessender Gerechtigkeit und feinster Erfassung beurteilt worden. Alle Unterschiede sind aber hier doch nicht berücksichtigt worden. In diesen Tagen hat der italienische Minister Sforza feierlich versichert, Italien werde seine neuen Bürger so behandeln, daß ein neuer Irredentismus unmöglich sei, und diese Worte sind von Giolitti wiederholt worden. Die beiden Herren haben vergessen, daß es den alten Irredenti darauf ankam, von Österreich überhaupt nicht behandelt zu werden“.

2 Wortspiel: „Hohn“ (scherno) statt „Schutzschirm“ (schermo).

3 Vgl. die Quellenangaben aus Livius bei Holger Müller, „Alpenstrassen der Antike: über die militärische und wirtschaftliche Bedeutung der Alpenpässe“, in: Schweizerische Gesellschaft für Wirtschafts- und Sozialgeschichte 25, 2010, 39-52 , hier S. 48f.

4 Häufig zitierter, mal Alessandro Manzoni, dann wieder Giovanni Battista Niccolini oder Giosuè Carducci zugeschriebener Ausspruch, der quellenmäßig nicht nachgewiesen werden konnte. – Zu den italienischen Ansprüchen vgl. z.B. Ettore Tolomei, „Ultime lotte per il confine al Brennero“, in: Archivio per l’Alto Adige 14 (1919), 513-542.

5 Schuchardt hat diesen Brief in seinen wesentlichen Teilen ins Deutsche übersetzt und ohne Nennung des Verfassers in seinem Beitrag „Römischer Chauvinismus“ ( Abendblatt. Unabhängige Tageszeitung für die Landeshauptstadt Innsbruck, 2. November 1920, S. 1) veröffentlicht. Am Ende kommt er zu folgendem Schluss: „Wie? So viel Unduldsamkeit und Chauvinismus, und die von uns mit Gewalt getrennten Tausende deutschen Brüder sollten sich für Jahrhunderte unter ein solches fremdes Joch beugen? Diese unversöhnliche Gesinnung ist nur zu geeignet, die jetzt unter italienischer Herrschaft lebenden Deutschen wachzurütteln und sie nie vergessen zu lassen, daß sie, wie ihre Heimat, zu uns gehören, mit jeder Faser des sich über derlei Anmaßungen empörenden Herzens. Das mögen sich die wirklichkeitsfremden Anhänger des römischen Größenwahns gesagt sein lassen“.

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 02032)