Arturo Farinelli an Hugo Schuchardt (114-02988)
von Arturo Farinelli
an Hugo Schuchardt
06. 02. 1921
Italienisch
Zitiervorschlag: Arturo Farinelli an Hugo Schuchardt (114-02988). Torino, 06. 02. 1921. Hrsg. von Frank-Rutger Hausmann (2017). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.5552, abgerufen am 15. 09. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.5552.
LETTERATURE MODERNE
Rivista Trimestrale diretta da Arturo Farinelli
Direz.e e Amm.ne
Via Carlo Alberto, 3 – Torino
Torino, Via Moncalieri 85
6 febbraio 1921
Caro e illustre amico,
Debbo deplorare anch’io questo insensato crescere delle tariffe postali che dimezza la corrispondenza mia più vitale e mi priva delle lettere dei miei più cari amici. Sono ridotto come tutti i miei colleghi in uno stato un po‘ pietoso, lo stipendio che percepisco è quello di un doganiere, tutte le sostanze di famiglia sono svanite e sarà pur forza ch’io cerchi un secondo impiego per non mendicare.
Alle opere maggiori appena posso pensare. S‘era annunziata una serie |2| di conferenze in Ispagna dove ero atteso per il 2 o 3 di febbraio, ma le rivalità sorte col ministro Croce resero impossibile il viaggio1 e qui vivacchio dando miseramente lezioni Si è precipitato qui in Italia non meno al basso che nell’Austria stessa, e l’avvenire si oscura sempre più e dovunque si chiude il cielo.
Preme pur me nel cuore come acuta spina la faccenda dell’annessione delle provincie tedesche all’Italia, ma debbo pur ripeterle che le guerre in ogni tempo sconvolsero e travolser tutto. L’Austria vittoriosa avrebbe ripreso Venezia e la Lombardia e imposto |3| un regime infinitamente più rigido e poliziesco e inquisitoriale e baldanzoso del nostro a Bolzano. Ricordo i tempi di Innsbruck e le follie abbominevoli dei pangermanisti di quei tempi che condussero a tanta rovina.
Io desidero con ogni ardore che non sia menomamente alterato il carattere tedesco di quelle popolazioni e non è improbabile ch’io accetti la nomina di ispettore capo per le Scuole dell’Alto Adige offertami ultimamente dal Ministero2, non per altro che per evitare |4| abusi di potere e per conciliare italiani e tedeschi. Queste rivalità infine rimpetto alle tragedie orribili che gravitano su questa povera terra, sono ancora poca cosa. Ma Ella caro e grande mio amico, si addolora fuor di misura. In Italia vegeterò ancora io perchè si parli sempre di Lei con l’antica fiamma di entusiasmo e d’amore.
Ma non mi parli più di Benedetto Croce. Dacchè è ministro quel grand’uomo (che non è poi un gran critico) sono capitate a me tutte le sciagure.
Affettuosamente La saluta
Suo
Arturo Farinelli
Vorrei mandarle un mio saggio su Lord Byron3 ma è una distrazione inutile da i suoi studi.
1 Croce schreibt diesbezüglich (Rom, 24. Oktober 1920) an Karl Vossler: „Du kannst Dir vorstellen, daß der gute Farinelli mir schon sehr oft von seinem Wunsche gesprochen hat; und jetzt ist er wieder hier. Er muß ein Jahr frei sein, ohne eine bestimmte Arbeit leisten zu müssen. Ich aber brauche, um zu erreichen, daß man ihm einen Auftrag gibt, gerade eine ihm anzuvertrauende bestimmte Arbeit. Seine Gedanken auf das Konkrete und Praktische zu lenken, ist hoffnungslos. Da man von seiten Frankreichs darauf besteht, einige italienische Vortragende zu bekommen (und uns ebenso viele französische zu schicken), habe ich dem Farinelli und dem Venturi diese Vorträge angeboten, obwohl ich diesen internationalen Hanswursteleien zutiefst abgeneigt bin, aber ich sah voraus, daß ich aus diplomatischen Gründen gezwungen sein würde, einige Zugeständnisse zu machen; so wollte ich wenigstens den Trost haben, Gelehrte zu schicken und keine Propagandisten. Farinelli aber hat abgelehnt, weil er (wie er mir geschrieben hat), dann ein Instrument wäre und kein freier Mann: das heißt, er würde eben eine bestimmte Aufgabe zu erledigen haben!“ ( Briefwechsel Bendetto Croce Karl Vossler , 1955, 272).
2 Nicht nachgewiesen.
3 Lord Byron. Saggio , Mailand 1921.