Arturo Farinelli an Hugo Schuchardt (68-02942)

von Arturo Farinelli

an Hugo Schuchardt

Belgirate

06. 10. 1906

language Italienisch

Zitiervorschlag: Arturo Farinelli an Hugo Schuchardt (68-02942). Belgirate, 06. 10. 1906. Hrsg. von Frank-Rutger Hausmann (2017). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.5505, abgerufen am 08. 10. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.5505.


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Illustre e caro Sig.re  ed amico.

Belgirate, 6 X 1906

Non ho voluto mancare di parola; mi recai ieri a Bellinzona e ne‘ vecchi depositi del magazzeno, or smembrato, della Casa Editrice Colombi trovai i fasli del Bollett. cogli articoli sul. Gloss. del dialetto d’Arbedo1, che ingiunsi di mandar subito a Graz, persuaso, pur troppo, che giungeranno tardi, e forse ora addiritura inopportuni. Sul dialecto de León mi |2| manda ora l’amico Menéndez Pidal un s. estratto. Io posseggo il nitido, utile ed interessante lavoro nella Revista de archivos ecc., di cui sono collaboratore; la mia copia è quindi facilmente cedibile, e volentieri, desiderandola, a Lei la cederei.2

Quanto alle scaramucce Salvioniane3, confesso ch’esse mi fanno un po‘ di pena. Or dopo le infinite torture inflittemi, in Austria, gli sdegni soffocati nel cuore, il peregrinar dolente qua e là, senza frutto, venni qui arretratissimo (di circa un anno!) nella lettura de‘ periodici |3| sicchè ancor non vidi gli incriminati articoli della Zeitschr. Caccio nel paradiso di questa pacifica, idillica e bella regione, sol rattristato dalle memorie di mia madre morta, l’inferno che è in me. Dovrebber tacere anche le lotte degli amici. Giungon qui esse come onde morte che alla riva si rinfrangono, eppure, quando ci rifletto, ne soffro. Di Lei nulla dico; Ella sa quali sieno i sentimenti miei non mai mentiti. Il Salvioni è personalmente carissimo, affabile, adorabile, tutta serietà – uomo calato tutto ne‘ suoi studi ch‘ è tutto il suo mondo – |4| Tutti gli voglion gran bene. Le dissi che un giorno (saranno due anni?) uscì a dirmi con impeto e quindi con gran sincerità esser Lei in sostanza il piú geniale de‘ filol. vivi, e dispiacergli solo non poterla seguire nelle sue derivazioni ch’egli chiamava, per l’estensione loro, labirintiche alquanto? Inasperito – non con Lei – fu solo talvolta quando attraversò un periodo di malattia gravissimo e pericolosissimo.

Non m‘arrogo ad esser arbitro della spiacevol tenzone sorta. Voci di dissonanza che si componeranno presto nell’armonia piú piena. La vivacità fa veder le cose attraverso una gran lente, le esagerazioni sono inevitabili, frottan le parole acerbe e violente. Farò tutto il possibile di trovarmi a Milano ne‘ prossimi dì e di discutere la cosa, colla serenità di Lei assente, ma come condir di dolce l’amaro licore dell’articolo |5| or da Lei preparato?4

Com‘Ella sa, dopo l’esperienza mia, faccio tra le razze del Settentrione e del Mezzodì quella differenza fisica che solo nell’ estrema superficie tocca l’attività spirituale. Il temperamento p. es. è disposizione all’arte, non arte, così avvien della lingua e di tutto. Dispiace a me di non aver la stoffa de‘ patriotti e di amare un Tedesco vero quanto un Italiano. Le persecuzioni di cui io son vittima, sono tra le più sciagurate e vere ribalderie dell’umano destino, eppure non troncano in cuore |6| quanto è in esso radicato.

Essendo la italofilia anche fuor della cerchia studentesca a Vienna e altrove in Austria, c’è gran prurito di guerra. Io me ne accorgo. Altro che le puerilissime manifestazioni di cosiddetto irredentismo nelle città d’Italia! L’Austria è umilissima serva della Germania, docile alle tacite e palesi prepotenze della fortissima vicina. Conviene all’Italia tollerare, inghiottir le amarissime pillole.

Le uniche voci che penetrano nei Giornali austriaci (penso sovratutto alla detestabile |7| corrotta e venale „Neue Freie Presse“) son voci sollecitamente quanto iniquamente pescate in alcuni ignobili ed esaltati che la popolazione civile qui condanna. L’italofilia invece viene un po‘ dall’alto in Austria.

Me ne andrò adunque, benchè non ci sia ancor posto per me, e Padova minacci dileguare. Sinceramente non vorrei apparire come un infelice schiaffeggiato. Dopo infinite offese nell’amore, aspettavo un minimo indizio che potesse apparire qual lontana riparazione. Pangermanista cosiddetto |8| l’attuale ministero dell’istruzione pare abbia pensato a somministrarmi l’ultimo calcio. Ricevo notizie che mi fanno piangere, e fremare di dolore. Andrò ancora a Vienna in fin d’ottobre. Indarno, per esserne schiacciato. Ed è con me, ben so, il mondo civile, ma quello mondo non osa alzare la voce più fievole!

Addio. Minaccio scrivere la più tediosa delle epistole. Se non trovassi il Salvioni a Milano il 10 o 11 di questo mese, gli scriverei. Avessi anch‘ io, sciagurato un po‘ di pace e metterei dolcezza nel cuore irato degli amici!

Addio – addio.

Suo
A. Farinelli


1 Vgl. Lfd.Nr. 65-02939.

2 Ramón Menéndez Pidal, „El dialecto leonés“ , Revista de Archivos, Bibliotecas y Museos 10, 1906, 128-311.

3 Vgl. Salvioni, „ Discussioni etimologiche“, ZrP 30, 1906, 532-539 (auf S. 534 bezeichnet er Schuchardt als „il mio illustre contradditore“, was eigentlich respektvoll klingt).

4 Schuchardt, „Zur Methodik der Wortgeschichte“, ZrP 31, 1907, 107-109. Gleich der Beginn ist deutlich: „Ich glaubte nicht so bald wieder gegen Salvioni das Wort ergreifen zu müssen. Aber erst jetzt, Ende 1906, und zufälligerweise kommt mir zu Gesicht sein Mailänder ,Discorso inaugurale dell’anno scolastico 1905-1906, letto nell’aula magna della Regia Accademia Scientifico-Letteraria il 4 novembre 1905“ m.d.T. ,Di qualche criterio dell’indagine etimologica‘, in welchem er meiner zweimal gedenkt und nicht im guten“ usw.

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 02942)