Alessandro D´Ancona an Hugo Schuchardt (13-00078)

von Alessandro D´Ancona

an Hugo Schuchardt

Pisa

Unbekannt

language Italienisch

Schlagwörter: Ritornell Literaturhinweise / bibliographische Angaben Biographisches Reisen Berufungen Universität Halle Bittschreiben Rivista di Filologia Romanza Publikationsanfrage Universität Turin Universität Leipzig Deutsche Dante-Gesellschaft Società filologica romana Giornale di Filologia Romanza Studj di filologia romanza Universität Marburg Redi, Francesco Blanc, Ludwig Gottfried Pitrè, Giuseppe Sizilien Italien Halle

Zitiervorschlag: Alessandro D´Ancona an Hugo Schuchardt (13-00078). Pisa. Hrsg. von Daniele Baglioni (2016). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.3289, abgerufen am 18. 04. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.3289.


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[Pisa, novembre 1873]

C. a.,

sempre cari mi giungono i vs caratteri, e sono sempre pronto a servirvi in quel poco che posso: ma disgraziatamente questa volta, e chi sa quante altre!, la mia scienza si riduce a niente. Se mi aveste chiesto qualche erudizione sui rispetti e sugli strambotti, avrei cercato di servirvi, ma quanto agli stornelli non so molto. Tutto quello che posso fare è ricopiarvi qui il passo d(e)l Redi al quale allude il Blanc, da voi citato 1. Al passo d(e)l Bacco in Toscana che dice: Cantarellandovi – Con rime sdrucciole – Mottetti e cobbole – Sonetti e cantici – Poscia dicendosi – Fiori scambievoli2, il Redi stesso annota: Fiore in questo significato si è un breve scherzo in rima che si costuma nelle veglie e ne’ balli d(e)l Contado, e comincia: voi siete un bel fiore, a cui vien risposto: che fiore? Lo scherzo è noto, e l’usanza di questo scherzo è antichissima, e se ne fa menzione in una poesia msa. di Ser Bello antichissimo poeta3: Quando eo vi dico: voi siete una flore – Né puro alzate gli occhi a sguardar me – Né volliete saper che bella flore – |2| E con silenzo mostrate odiar me. In un libro scritto l’anno 1592 dove tra l’altre poesie son copiati molti fiori: P. Voi sete un bel fiore – R. Che fiore? – P: Un fior di mammoletta. – R: Qualche mercede il mio servire aspetta”

Fin qui il Redi, e potrebbe essere che da cotesto giuoco si sieno svolti gli stornelli, che in Sicilia serbano il proprio vocabolo di fiori o sciuri. Del resto non mi è mai capitato sott’occhio nessun autore che parli d(eg)li stornelli, e forse non facendone nemmen cenno il Redi in cotesto passo, che pur dava opportunità a parlarne, si potrebbe dire che sieno una forma moderna d(e)lla poesia popolare.

Quanto poi alle varie modificazioni d(e)llo stornello il meglio è che le studiate o sul Blessig4, o sul Pitrè5, dopo aver visti quelli d(e)l Tigri6. Io potrei ricopiarvi quello che dice il Pitrè nella Prefazione ai suoi Canti pop. sicil. e nei suoi Studj di poesia popol.7: ma siccome sento che questi libri potrete averli, o farveli dare dal vs Köhler8, così non lo farò se non me ne scrivete espressamente.

Circa al modo di cantarli sono certamente fra le forme d(e)lla poesia popolare, quella |3| che più ritiene d(e)l canto alterno o amebeo, perché realmente, il più d(e)lle volte, sono detti da due o più, a botta e risposta.

In questi giorni era qui anche il Nigra9, che ho consultato in proposito, ed egli ne sa precisamente quanto me. Non vi è può essere che qualche casuale scoperta, che vi ponga sott’occhi gli stornelli d’una certa antichità. Tuttavia, lo ripeto, benché io sia di opinione che la poesia popolare in Italia è generalmente, per dirla col Vico, un rottame d’antichità10, quanto agli stornelli sarei inclinato a vedervi una forma abbastanza recente.

Ho saputo dall’Ascoli11 e poi dal Cerri12 che quest’anno siete stato in Italia, e mi duole che non abbiate fatto una corsa verso le ns parti. Qualche volta ho sognato di vedervi apparire di nuovo, in quei vostri classici stivaloni, coi quali mi veniste innanzi anni addietro!

Della vs nomina ad Halle13 mi rallegro assai, e sono sicuro che da questa vs stabile collocazione la scienza guadagnerà non poco.

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Ora fatemi un favore, anzi due. Nel Settembre feci mandare al Prof. Witte14 un volume d(e)lla Vita Nuova ch’egli premurosamente mi ricercava. Volli offrirgliene io stesso un esemplare, sebbene l’edizione non sia fatta a conto mio, ma d(e)l libraio15; ma desidererei sapere che il volume gli sia arrivato. Vi prego di dimandarglielo, e dirgli che aspetto su di esso l’autorevole suo giudizio.

L’altro favore è che quando abbiate qualche comunicazione che possa interessare particolarmente l’Italia, vi sia raccomandata la Rivista di Filologia Romanza che l’amico mio Monaci dirige in Roma16. Uno dei direttori è lo Stengel17, col quale forse sarete in relazione. Il giornale mi par buono, e degno di esser ajutato; io ve ne prego per l’amicizia che ho col bravo Monaci.

Vogliatemi bene e crediatemi sempre pronto ai vostri cenni.

Affmo amico
A. D’Ancona


1 Cf. n. 6 alla lettera 12_HS_ADA_07.

2 Francesco Redi, Bacco in Toscana. Ditirambo di Francesco Redi accademico della Crusca con le Annotazioni, in Firenze, per Piero Matini all’insegna del Lion d’oro, 1685, vv. 425-430.

3 Cf. n. 5 alla lettera 12_HS_ADA_07.

4 Cf. n. 3 alla lettera 12_HS_ADA_07.

5 Giuseppe Pitrè, Canti popolari siciliani, Palermo, Tip. del Giornale di Sicilia, 1868.

6 Cf. n. 4 alla lettera 12_HS_ADA_07.

7 Giuseppe Pitrè, Studi di poesia popolare, Palermo, L. Pedone-Lauriel, 1872.

8 Cf. n. 5 alla lettera 09-00075.

9 Costantino Nigra (1828-1907) fu un politico e diplomatico piemontese, tra le figure di maggior spicco dello Stato sabaudo prima e del neonato Regno d’Italia poi. All’attività politica affiancò quella di poeta, filologo, dialettologo e studioso delle tradizioni popolari: a lui si deve in particolare la raccolta delle Canzoni popolari del Piemonte, pubblicata a più riprese su rivista tra il 1854 e il 1861 (cf. DBI. Anche Nigra fu corrispondente di Schuchardt (cf. l’inventario di Wolf 1993, lettere 7886-7891).

10 Giambattista Vico (1668-1744) nella sua autobiografia qualifica come «due gran rottami di Antichità» la suddivisione della storia dell’umanità per opera degli antichi Greci in tre epoche (l’età degli Dei, l’età degli Eroi e l’età degli uomini) e la conseguente periodizzazione della storia linguistica dell’uomo in tre fasi (la lingua divina, la favella eroica e la lingua epistolica), da lui stesso ripresa nella Scienza nuova (cf. Giambattista Vico, Vita scritta da se medesimo, a cura di Rita Verdirame, Napoli, Alfredo Guida editore, 2001, p. 111 ).

11 Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), fondatore degli studi glottologici e dialettologici in Italia e assiduo corrispondente di Schuchardt (cf. Klaus Lichem, Wolfgang Würdinger, Die Korrespondenz zwischen Graziadio Isaia Ascoli und Hugo Schuchardt, in HSA Korrespondenzpartner 254).

12 Placido Cerri (1843-1874), formatosi come sanscritista alle Università di Torino e di Lipsia, è noto soprattutto per la sua memoria Tribolazioni di un insegnante di Ginnasio, in cui racconta la sua esperienza di docente scolastico a Bivona, in Sicilia, negli anni 1870-1871: le Tribolazioni sarebbero state pubblicate nel 1873 sul giornale “La Nazione” dallo stesso D’Ancona, che vi avrebbe premesso una lettera introduttiva. Anche Cerri figura tra i corrispondenti di Schuchardt, come si evince dall’inventario di Wolf 1993 (lettere 01586-01598).

13 Nel dicembre del 1872 Schuchardt era stato chiamato nel ruolo di “Professor für Romanische Philologie” all’Università di Halle, dove sarebbe rimasto fino al trasferimento a Graz nel 1876.

14 Johann Heinrich Friedrich Karl Witte (1800-1883), professore dal 1834 all’Università di Halle, fra i più importanti dantisti dell’Ottocento (a lui si devono un’edizione critica e una traduzione in tedesco della Commedia, oltre che la fondazione della Deutsche Dante-Gesellschaft nel 1865: cf. Enciclopedia dantesca, s.v.). Nel 1873 Witte lavorava a un’edizione critica e commentata della Vita nuova, che sarebbe uscita tre anni più tardi ( La Vita Nuova di Dante Allighieri, ricorretta coll’ajuto di testi a penna ed illustrata da Carlo Witte, Leipzig, Brockhaus, 1876 ).

15 Il riferimento è al volume La Vita Nuova di Dante Alighieri, riscontrata su codici e stampe, preceduta da uno studio su Beatrice e seguita da illustrazioni per cura di Alessandro D’Ancona, Pisa, f.lli Nistri, 1872 .

16 La Rivista di filologia romanza venne fondata nel 1872 da Ernesto Monaci (1844-1918), iniziatore della scuola romana di filologia romanza e paleografia e fondatore nel 1901 della Società filologica romana (cf. DBI). La rivista, che cambiò presto nome in Giornale di filologia romanza (1878-1883) e fu poi seguita dagli Studj di filologia romanza (1885-1902) e dal 1903 dagli Studj romanzi (pubblicati ancora oggi), ha costituito un fondamentale punto di riferimento per la filologia e la romanistica italiana di fine Ottocento e inizio Novecento.

17 Edmund Ernst Stengel (1885-1935), romanista tedesco, dal 1873 “Professor für englische und romanische Philologie” all’Università di Marburgo, fu con Monaci e col conte Luigi Manzoni condirettore della Rivista di filologia romanza. Fu tra i corrispondenti di Schuchardt, benché con una sola lettera (la numero 11272 dell’inventario di Wolf 1993).

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