Hugo Schuchardt Archiv

Illustre Venerato Maestro,

Le scrivo da Cetraro, dove sono venuto con mia famiglia a passare le vacanze estive e dove ho lavorato intorno alla raccolta di etnografia.¹ Il Loria² è contentissimo di me: mi scrive sempre lettere affettuosissime. Nella Pasqua, mi volle a Firenze, e lì mi fece leggere l’affettuosa lettera che Lei gli scrisse per me.³

Quanta gratitudine mi lega, Professore, alla Sua persona!

E Le chiedo un consiglio. Crede, Professore, che io potrei, utilmente, lavorare a Roma per la mostra etnografica che si sta preparando?

Ecco: io andrei volentieri, anche per un anno o meno, alla Capitale, dove, forse, potrei metter fuori tutti i miei scritti di folklore. Tante fatiche giacciono qui, in un cassone antico! Il mio posto di Rossano non lo perderei: potrei prendere sei mesi o un anno di aspettativa.

Ma, intanto, chi mi fa strada lassù? Ove Ella creda che io possa lavorare per la sezione calabrese della mostra, non vorrebbe far dire una sua parola all’On. Ferdinando Martini,⁴ che è Presidente delle Sez. etnografia? Il Loria credo non possa far nulla. La proposta dovrebbe andare direttamente da persona |3| come Lei, alta e sentita al Martini che è arbitro assoluto. Di Calabria, del resto, se non chiameranno me, dovranno ricorrere a persone da meno di me.

Si abbia, Professore, le affezioni dei miei tutti. Ugo⁵ è già un giovanetto, e Le manda i saluti. Il memore affetto e gli ossequi del

Cetraro, 10 settembre, 1910
Suo sempre
Giov. De Giacomo