Giovanni de Giacomo an Hugo Schuchardt (40-3731)

von Giovanni de Giacomo

an Hugo Schuchardt

Rossano

23. 12. 1909

language Italienisch

Schlagwörter: Sprichwörter Dreschflegel Genus Biographischeslanguage Kalabresische Dialekte Schuchardt, Hugo (1910)

Zitiervorschlag: Giovanni de Giacomo an Hugo Schuchardt (40-3731). Rossano, 23. 12. 1909. Hrsg. von Verena Schwägerl-Melchior (2015). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.2669, abgerufen am 29. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.2669.


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Rossano, 23.12.1909

Mio Illustre e Venerato Maestro,

sì; a Catanzaro come in molti paesi di quella provincia e di Cosenza e di Reggio Cal. Si dice: vatte ccu la piertica e anche: vatte ccu lu vetti, oppure ccu lu palu.1

Gli è, credo, che, in Calabria, solo una parte del coreggiato esiste: o il manfano o la vetta. Quest’ultima diventa maschile in dialetto, e l’a finale si muta in i: ‘u vetti.

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Una volta, però, tutto il coreggiato dovette essere usato, qui: se ora è scomparso tra gli attrezzi di campagna, non è del tutto scomparsa la parola, che serviva a nominarlo. Quando questa terra produceva poco grano/questo popolo dovette cibarsi, per molti secoli di granturco e di pan di castagne (?), il coreggiato si ebbe; quando poi la coltura del grano divenne una delle principali, se non la prima, di questa regione, il coreggiato non servì più. E venne su la trigghia o triglia = pietra bucata.

Non scomparve del tutto il coreggiato: per le spigolatrici, a |3| batter le piccole biche; per quel po’ di spighe che danno i piccoli campi basta un bastone, una pertica: il manfano solo o la sola vetta. Del coreggiato non si è più avuto idea: è rimasto solo nella poesia popolare, o tra i proverbi.2

Quel mio amico di Cetraro, cui chiesi notizie, non mi ha ancora risposto.

Mi sento mortificato, me lo creda, quando mi dice: scusi, perdoni. Ben fortunato, ben fortunato sono io, quando Ella mi scrive. Ogni Sua lettera che mi giunge, ogni Sua parola mi colma di gioia, mi esalta |4| mi conforta, m’incita al lavoro, mi riconcilia con gli uomini che talvolta disprezzo.

Ella perdoni me: posso io dar valore alle mie fatiche, se, nella Patria mia, o non sono conosciuto o non sono curato? Non so se ciò che scrivo potrà portare un piccolo contributo agli studi poderosi della S.a Vostra. Ecco perché ho bisogno di chiederLe perdono e di dirLe che mi compatisca.

Accolga gli auguri affettuosi della mia famiglia, specie della Mamma guarita, e mi creda per sempre

Suo
G. De Giacomo


1 Citato in Schuchardt (1910: 262s., nota 3).

2 Le informazioni date intorno al coreggiato vengono riprese da Schuchardt nella sua pubblicazione al riguardo del 1910 ( Schuchardt 1910: 286s.).

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 3731)