Giovanni de Giacomo an Hugo Schuchardt (37-3728)
an Hugo Schuchardt
26. 11. 1909
Italienisch
Schlagwörter: Biographisches Mostra di Etnografia italiana 1911 Sprachprobe Sprichwörter Sachwortforschung Dreschflegel Kalabresische Dialekte
Zitiervorschlag: Giovanni de Giacomo an Hugo Schuchardt (37-3728). Rossano, 26. 11. 1909. Hrsg. von Verena Schwägerl-Melchior (2015). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.2666, abgerufen am 26. 09. 2023. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.2666.
Rossano, 26 novembre 1909
Mio Illustre Sig.r Professore
Le rendo mille grazie eximo corde per la costante ed affettuosa bontà che ha per me. Che posso io per la S.a V.a?
La Mamma adorata sta un po’ meglio; ma mia moglie non può ancora muoversi da Cetraro.1 Non si dia pensiero per me. Le scrissi che l’Onor. Comitato per l’esposizione etnografica che avrà luogo in Roma il 1911 ha incaricato un Professore2 che non si è mai occupato di folklore, per |2| girare per la Calabria e fare delle raccolte, e non me che pur credevo di conoscerla questa regione e di averla studiata, solo per farLe sapere che sono sconosciuto da tutti, o non curato affatto. C’era una occasione in cui mi si poteva rendere giustizia e ridarmi con qualche utile, anche per un po’ di tempo, al mio prediletto lavoro, e nessuno si è ricordato di me. Ella – questo volevo dirLe – quando mi scrive, mi onora, mi riconcilia con gli uomini. Ella è andata di là dal mio pensiero, e Le mando i miei affettuosi ringraziamenti.
Ho trovato qui, tra mie carte vecchie (chi vuol saperne de’ miei lavori, de’ miei scritti inediti forse per sempre?!) in un dramma popolare del tutto igno|3|rato, sulla bocca di un… attore questi versi:
Si la bardascia ti cammina sula,
Ccu’ passu lestu mine li carcagni,
domini, scansaninni a la bonura,
ca vo’ propriu briviellu e no’ castagni.
Qui credo che la parola “briviellu” voglia significar “bastone” non proprio il coreggiato.
Un altro proverbio trovo scritto:
“Si dure lu biviellu e lu salassu, Vinnu l’arma mia a Satanassu,”
Cioè: se continuo a mangiar poco pane, perché il grano è poco e posso servirmi del biviellu (coreggiato) per la trebbiatura (quando il grano è in gran quantità non basta il coreggiato) e non ismetto di farmi salassare (in uso, anticamente, il salasso, e ogni contadino portava in tasca una lancetta) io so|4|no morto.
Ma il coreggiato propriamente non si conosce.3
Altre parole possono capitarmi. Vedrò se, in questi giorni, questa Scuola, che mi da’ tanto lavoro, tanto peso e non mi lascia libero un’ora, mi farà scartabellare tra i miei scritti, lasciati a dormire in un cassetto da più anni, e Le tornerò a scrivere.
Mi perdoni se, per ora, non ho potuto dirLe altro. – Cercherò, Illustre Maestro di sapere qualche altra cosa.
Con gli ossequi della mia famigliuola. Hugo mio4 cresce bello e forte. È in seconda elementare, Paride in 1° Ginnasiale, Olofira al 2° corso di questo Istituto. Mi creda per sempre
1 Nella lettera precedente De Giacomo aveva scritto di una malattia di sua madre a Cetraro.
2 Probabilmente Stanislao De Chiara (1856-1923), dantista cosentino (cf. Inzitari 1970) come si può desumere dalla lettera precedente (36-3727).
3 Nelle lettere precedenti De Giacomo aveva fornito a Schuchardt delle informazioni sugli strumenti utilizzati per la trebbiatura in Calabria.
4 Figlioccio di Schuchardt.