Giovanni de Giacomo an Hugo Schuchardt (09-3699)

von Giovanni de Giacomo

an Hugo Schuchardt

Cetraro

19. 12. 1901

language Italienisch

Schlagwörter: Dankschreiben Wohltätigkeit Bitte um Empfehlung Biographisches Spinnrocken Spindel Sachwortforschung Volkskundemuseum Wien Mandalari, Mario

Zitiervorschlag: Giovanni de Giacomo an Hugo Schuchardt (09-3699). Cetraro, 19. 12. 1901. Hrsg. von Verena Schwägerl-Melchior (2015). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.2638, abgerufen am 29. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.2638.


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Cetraro (Calabria) 19-XII-1901

Insigne e Stimatiss: Professore,

Non so come debba ringraziarLa della gentilezza, che Lei ha per me. Io spero che Lei debba tornare in Italia, e che io mi trovi in condizioni di poterLe rendere quegli onori, che merita. – Ora, che posso dirLe per il gentile pensiero, che ha avuto di pensare alle mie creature?1 – La mia signora è oltremodo grata a Lei per la gentilezza che ha avuta, e mi prega di lasciarle un po’ di spazio in questo foglio, perchè vuole ringraziare con parole sue.2

Si: Il Prof.r Mandalari3 può molto, molto aiutarmi. Egli conosce mol|2|te persone, che potrebbero salvarmi! È vero che è tanto gentile con me: ma una calda raccomandazione di Lei mi gioverebbe molto! Io sono solo in questo angoluccio di terra; ma non credo che io meriti questo triste abbandono. Ho lavorato anch’io; ho molto sofferto, ma non è giusto che soffrano anche le mie creature! Veda: manca tutto in casa!.. Le confesso che comincio ad odiare il mondo. Ora, Professore, io chiedo, con insistenza, un po’ di lavoro; domani (ah! non venga, non verrà il triste giorno!) domani potrei chieder…il bisognevole… Io qui non so nemmeno dove potrei trovar lavoro, e ho bisogno che qualcuno mi apra una via.

Il Man [in margine: E non è restato un pò di spazio per mia moglie. Scriverà su di un biglietto.]4

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dalari può: ha molti amici, e, tra questi, certo, qualcuno vorrà occuparmi. Ho una famigliona, che consuma, di solo pane, due lire il giorno. Se non trovo lavoro, anche questo mancherà!.. Tra le altre cose, mi si è ammalata di bronchite la piccola Olga, e tra non molto –. un venti giorni – mi occorrerà una spesa per lo sgravo di mia moglie. Ma… non voglio più tediarLa. Mi perdoni, se Le ho recato dispiacere.. È un conforto per me. Conosco varie specie di conocchie (rocche) – L’Autore, che crede che la donna (del dipinto) tenesse due fusi, è, evidentemente, in isbaglio. Quello della sinistra era una rocca; chè, da noi, o non si fa uso della conocchia, o, se la usano, le donne la tengono nella mano sinistra, e mai ficcata nella cintola. La rocca si u

[in margine: Se Lei, come spero, vorrà scrivere al Mandalari che ho urgente bisogno di aiuto, e che, se ancora durerà la Tempesta, rimarrò senza casa!]

[in margine: scrivo male, perché sono convulso per le dure avversità che mi annichiliscono. Perdoni.]

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sa o di canna, o di legno, o di osso con lavori in madreperla. Ci si avolge [sic] la lana, o il cotone, o la stoppa. Qualche volta anche il lino – come ho visto a Soveria Mannelli, a Martirano, a Nicastro, a Bianchi, a Colosimi, a Carpanzano e anche a Cosenza. Mai ho visto avvolto alla conocchia la canapa. Questa, a Cetraro, come a Sapri e a Pizzo e anche a S. Marco Argentano, quando vien filata, si appunta, per un capo, sulla spalla sinistra. – Potrei mandare un disegno.

Quanto al fuso che ha visto a Taranto5 non posso precisarLe la frontiera. Difatti, qui, a Guardia Piemontese – a pochi chilometri da Cetraro – si usa il fuso come quello di Taranto. A S. Caterina Albanese, a Cassano al Jonio, a S. Donato Ninea, ho visto lo stesso fuso: [disegno]; ma a S. Sosti, a Malvito, a Castro Villari, si usa il nostro: [disegno] – Nessun dubbio sul verticchio inferiore: serve a far girare il fuso, che, altrimenti, sarebbe troppo leggero. Si toglie, quando il fuso ha molto filo intorno all’asta, e può girare, senza il verticchio (fusaiolo). Mille auguri di salute e bene.

Mi creda per sempre suo
G. De Giacomo

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Rocca semplice di canna [disegno]6

Rocca di legno dolce [disegno]

Rocca di legno, eseguita al torno, invece dell’uccelletto si può trovare un pupazzetto qualunque. Si costruisce a Polia e dintorni di Filadelfia Calabra [disegno]

Rocca di canna a cestello o rocca delle Vecchie [disegno]

Ho mostrato le rocche a un mio amico, che ha fatto il disegno. – Se vuole altro, mi scriva. Conosco tutto, in Calabria-

Saluti cordiali
G. De Giacomo

La lunghezza di tali rocche varia dai 25 ai 90 centimetri

Il fuso di Taranto si usa anche in Guardia Piemontese, in S. Caterina Albanese, a Cassano al Jonio, a S. Donato Ninea – Credo che anche in paesi vicino Taranto si debba trovare anche il nostro fuso. In Sicilia, come avrà veduto, non è di un modo solo. Così mi dice una donna di Piazza Armerina. – tanti saluti – Mille auguri. G. De Giacomo


1 De Giacomo aveva una famiglia numerosa. La moglie Luisa De Giacomo scrisse infatti a Schuchardt nel 1913 dei “nostri sette figliuoli” (lettera 3750 del 15 gennaio 1913).

2 Dalla nota in margine sulla pagina seguente della lettera evince che De Giacomo non lasciò spazio per l'espressione di gratitudine di sua moglie nei confronti di Schuchardt.

3 Mario Mandalari, cf. nota 2 alla lettera 6-3696.

4 La nota che sembra essere stata apportata dopo che la lettera era stata terminata, si trova sulla prima pagina, secondo logica è da porre però alla fine. Nella corrispondenza non si trova traccia del biglietto di cui si fa cenno. Sono conservate però due lettere di Luisa De Giacomo del gennaio 1913 (lettera 03750-03751), periodo in cui De Giacomo soffrì di gravi problemi di salute.

5 Nella collezione di oggetti di interesse etnografico di Schuchardt custodita presso l' Österreichisches Museum für Volkskunde a Vienna sono conservati due fusi recanti la scritta "Taranto" ( ÖMV/63.442, ÖMV/63.446). Non è stato possibile stabilire se il fuso sia venuto in possesso di Schuchardt tramite acquisto personale durante il suo viaggio nel Mezzogiorno nel 1901 o se gli sia stato procurato da uno dei suoi corrispondenti.

6 Questo foglio sciolto è stato ordinato nel lascito di Schuchardt con la lettera 20-3710 del 22.01.1905, con la quale esso però non presenta nessun legame contenutistico. Sembra più probabile che il foglio sia stato mandato o con la presente lettera o con la seguente del 24 dicembre 1901 (21-3711). Ciò pare potersi desumere sia dal fatto che in queste lettere si parla delle rocche calabresi, sia dal fatto che De Giacomo nella presente lettera scrive in riferimento ad uno di tali strumenti: “Potrei mandare un disegno”. Poiché i disegni furono eseguiti da un amico del De Giacomo, alcune denominazioni sulla pagina furono presumibilmente scritte per mano di questi.

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 3699)