Ernesto Giacomo Parodi an Hugo Schuchardt (06-08667)
an Hugo Schuchardt
03. 08. 1907
Italienisch
Schlagwörter: Romania (Zeitschrift) Italienisch Venedig Florenz Sizilien Italien Schuchardt, Hugo (1907) Parodi, E. G./Rossi, Girolamo (1904) [o. A.] (1908) Schuchardt, Hugo (1905)
Zitiervorschlag: Ernesto Giacomo Parodi an Hugo Schuchardt (06-08667). Florenz, 03. 08. 1907. Hrsg. von Frank-Rutger Hausmann (2024). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.12151, abgerufen am 19. 05. 2025. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.12151.
Firenze 3.VIII 907
Illustre e caro Collega
La Sua lettera mi ha fatto piacere, venendo da Lei; e dispiacere per le notizie che mi dà della Sua salute. Ho domandato qui a qualche collega della Facoltà di medicina qualche notizia sulla diplopia1; e un po‘ mi sono tranquillizzato sentendo che di solito si tratta, qualunque sia la sua origine, d’un fatto temporaneo. Spero dunque di avere presto da Lei migliori notizie, |2| udire cioè che la diplopia è scomparsa, ed è rimasta e si esplica di nuovo in tutta la sua ammirata potenza la poliopia della Sua mente. Ho avuto occasione di ammirarla anche nell’ultimo studio che mi mandò, Zur romanischen Wortgeschichte2, che mi fa venir voglia di non parlare mai più di etimologie. Come fare ad allargare lo sguardo tanto intorno quanto Ella c’insegna che sarebbe utile? A provarcisi, si farebbe la figura di uno zoppo che voglia raggiungere un automobile; s’intende, a provarsi per venire in gara a Lei, che del resto bisognerà pur sforzarsi e provare.
Queste melanconiche considerazioni mi vengono in mente, anche perchè ho quasi finito un articoletto di etimologia, che vorrei dare alla Romania, e mi sembra, leggendo i suoi, d’una |3| magrezza spaventosa: il tale vocabolo risale al tale altro … e poco più. Ma non ne parliamo, se no smetto. Piuttosto Le dirò che in esso ci farebbe anche ceffo, che io traggo dal fr. chef, e qualcosa vi si dice anche di caffo e di ciaffo. Quando a babazorro, io l’avevo confrontato in questo mio primo o quasi primo saggio studentesco col genov. babaśun; ma ora credo che l’assimilazione b – v in b – b, benchè possibile, non sia necessaria a supporsi, e che si deva guardare al tipo it.babb- (éo ecc.). Su crivèla (p. 17 del suo estratto) non so per ora che cosa pensare: ne diedi qualche altra forma nelle mie Poesie tabbiese, p. 60.3 Nella Romania, 34, 174, c’è criblette.
Il volumetto su Venezia, che Le mandai e di cui mi domanda l’autore, fu messo insieme |4| in fretta e in furia da varii, per donarlo ai membri del Congresso Geografico tenutosi a Venezia poco tempo fa: qualche altro è tirato via: fu fatto tutto in pochi giorni. Mio è soltanto l’articoletto elementare sul dialetto; e del resto i nomi degli autori si trovano indicati nell’Indice, a p. 189-190.4
Altre cose sono estratti dal Bullettino della Società dantesca italiana, che dirigo e che mi diverte, ma mi fa perdere tutto il mio tempo, e mi reduce a far recensioni di cose ora buone, ora più spesso sciocche ed inutili, e da trascurare un po` la Glottologia. C’è infine una Conferenza omerica, con pretese estetiche, di cui Le manderò presto l’estratto compiuto.5 Ma se mi sentono i filologi tedeschi!
Lei avrà, credo, ricevuto una lettera dell’ottimo Loria6, che dedica tutto il suo tempo e |5| i suoi quattrini al Museo etnografico che ha fondato a Firenze, e ch’è finora piccolo, ma crescerà, se la fortuna lo aiuta. Voleva chiederLe in dono, per mio consiglio, il Suo articolo per le feste del Mussafia7, ma poi lo ebbe in dono da altri. Egli mi raccontò, poichè ritorna ora da un viaggio etnografico in Sicilia, che il Pitré8 ha molte scuse da addurre della sua trascuratezza di questi ultimi anni, poichè fu colpito da gravi disgrazie, fra le altre dal fallimento di suo fratello, al quale aveva affidato tutto quanto possedeva. Sicchè, nella tarda vecchiaia, è ridotto a campare solo di ciò che guadagna giorno per giorno, e a lavorare più che mai per vivere.
Le dico questo, perchè vorrei contribuire in quel poco che posso a dissipare il suo sospetto |6| che, non solo noi d’una o due generazioni dopo, ma anche i suoi primi amici sieno divenuti in Italia meno amici a Lei o meno curanti di Lei. Anche parlando di noi, un poco più giovani (ma non però tanto giovani), io credo che forse, chi per l’indole, chi per le circostanze, chi per un caso qualunque, abbonderemo forse meno in manifestazioni esteriori; cosa d’altra parte naturale anche perchè s’è vissuto meno insieme, e un certo riserbo s’impone verso chi ha raggiunto la cima della scienza e della fama. Ma noi tutti certo pensiamo e sentiamo quello che sentivano i nostri poveri e grandi vecchi che abbiamo perduto; e, per non parlar d’altro e non spiacerle cogli elogi, noi tutti siamo gratissimi verso chi è stato sempre un così fido e nobile amico dell’Italia e degli Italiani, anche quando gli Italiani avevano in sè meno fiducia di quella poca che cominciano ad avere, e gli altri non ne avevano nessuna in loro.
Accetti, Illustre Professore, i miei augurii, e svaniscano presto, insieme col male, i pensieri malinconici! Il Suo
E G Parodi
1 „Doppelsehen“.
2 Schuchardt, Hugo (1907). Zur Methodik der Wortgeschichte. In: Zeitschrift für romanische Philologie H. 31, S. 107-109.
3 E. G. Parodi e Girolamo Rossi, Poesie in dialetto tabbiese del sec. XVII, illustrate da E. G. Parodi, La Spezia: Tip. di Francesco Zappa, 1904.
4 Atti del Sesto Congresso Geografico Italiano, adunato in Venezia dal 26 al 31 maggio 1907, Venezia, Off. Grafiche C. Ferrari, 1908.
5 Kein Nachweis.
6 Lamberto Loria (1855-1913), ital. Ethonologe und Naturforscher; vgl. HSA 06632-06643.
7 Schuchardt, An Adolf Mussafia, Graz: Leuschner, 1905.
8 Giuseppe Pitrè (1841-1916), ital. Volkskundler; vgl. HSA 08864-08871.