Clemente Merlo an Hugo Schuchardt (03-07076) Clemente Merlo Frank-Rutger Hausmann Institut für Sprachwissenschaft, Karl-Franzens-Universität Graz Zentrum für Informationsmodellierung - Austrian Centre for Digital Humanities, Karl-Franzens-Universität Graz GAMS - Geisteswissenschaftliches Asset Management System Creative Commons BY-NC 4.0 2022 Graz o:hsa.letter.11050 03-07076 Hugo Schuchardt Archiv Herausgeber Bernhard Hurch Karl-Franzens-Universität Graz Österreich Steiermark Graz Karl-Franzens-Universität Graz Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen 07076 Clemente Merlo Papier Brief 4 Seiten Unbekannt 1904 Hugo Schuchardts wissenschaftlicher Nachlass (Bibliothek, Werkmanuskripte und wissenschaftliche Korrespondenz) kam nach seinem Tod 1927 laut Verfügung in seinem Testament als Geschenk an die UB Graz. Frank-Rutger Hausmann 2019 Die Korrespondenz zwischen Clemente Merlo und Hugo Schuchardt Hugo Schuchardt Archiv Bernhard Hurch

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Hugo Schuchardt Archiv

Das Hugo Schuchardt Archiv widmet sich der Aufarbeitung des Gesamtwerks und des Nachlasses von Hugo Schuchardt (1842-1927). Die Onlinepräsentation stellt alle Schriften sowie eine umfangreiche Sekundärbibliografie zur Verfügung. Die Bearbeitung des Nachlasses legt besonderes Augenmerk auf die Erschließung der Korrespondenz, die zu großen Teilen bereits ediert vorliegt, und der Werkmanuskripte.

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Clemente Merlo Unbekannt 1904 Hugo Schuchardt Korrespondenz Clemente Merlo - Hugo Schuchardt Korrespondenz Wissenschaft Sprachwissenschaft Brief Italienisch
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[o. O., o. D. (1904)] Illustre Professore

Avendo letto, nel fascicolo testè apparso della Zeitschrift del Gröber, il Suo articolo su madroño,Schuchardt, „ Ital. corbezzolo, span. madroño, sard. olidone 'Erdbeerbaum'; franz. micocoulier 'Zürgelbaum’' ', ZrP 28, 1904, 192-195. io stavo per ringraziarLa d’aver creduto degno di considerazione quanto io ebbi a scrivere circa ai nomi della Fragaria nei dialetti del settentr. d’Italia e del mezzodì della Francia,In Schuchardts Beitrag über „ corbezzolo “ usw. findet sich kein Hinweis auf Merlo. quand’ecco arrivarmi da Lei direttamente, dono preziosissimo, l’estratto. Ha voluto il caso ch’Ella si trovasse alle prese per prima cosa, con una delle pagine certo meno felici e meno chiare del mio volume; certo nessun’altra pagina ha tanti punti interrogativi! Che quelle voci fosser tutte derivati di majù, non mi pareva dubbio; e pur manifesta era per gran parte di quelle la contaminazione con altre voci, ma quali voci? A me era sfuggito quel che non sfuggì a Lei, che cioè alle tre forme franc. merid. maiousso – amourso – majoufo < Fragaria vesca rispondono per l’appunto i tre nomi fr. merid. del musco: mousso – mour so – moufo. Il raccostamento da Lei fatto è così bello, è così vero, ch’io non esito un minuto ad accoglierlo con entusiasmo ed a porre da lato il mio povero russu. Anche di qua dell’Alpi dove io ho udito žamóssa, móssa è il nome del muschio e, come sulla finale, così influì certo sulla metatesi. Nel lomb. magiostra, nonostante lo sp. miezga, io non posso invece leggere un majo(la dome)stica; di un *domestris su silvestris, ch’è bellissima idea, non si ha alcuna traccia nei dl. lomb., emil., ecc. ecc., e mi pare strano che proprio un composto ce lo nasconda. Nel settentr. d’Italia [eccezion fatta per quel frl. Mugnèstri -*miesticu (veda puarti porticu), il cui mu- è pur sempre un problema], troviamo vivi dappertutto gli esiti normali di un domesticu o *de-ex-mesticu, senza alcun esempio di epentesi di z: mil. domèstegh, dosmèstegh, berg. dömèstec, bresc. dom-, desmestec, crem. domèstech, cremon. doumèstich, piac. dômèstic, parm. smèstegh, bol. smésdgh, moden. smesdgh, ecc. All’incontro, il postulare un suff. -*ǔster (vlat. –óstro) quando il lat. ha –aster, e son certe le serie –atto, otto, -etto, ecc, -accio, -occio, -uccio ecc, -azzo, -ozzo, -uzzo ecc, non mi pare grande arditezza; io so di galóster (ad es. moden., ecc) all. al galaster assai diffuso; e questo punto ha bisogno di ulteriori indagini, o, per meglio dire, di quelle indagini che non sono ancora state fatte.

Lo sp. mayota-neta non fu da me ricordato sol perché né il Salva né l’Accademia (almeno l’ediz. da me potuta consultare, l’unica posseduta, non arrossisca per noi, da questa Biblioteca Nazionale di Torino, quella uscita fra il 1726 e il 1739.

Quanto a majuela, confesso di avere errato; vidi il Mistral che qui sino ad ieri non esisteva, nelle mie corse a Milano e la penna scrisse purtroppo un y per un j; il pr. mai ‘biancospino’ finì di tradirmi. Ed ora permetta, Illustre Professore, ch’io mi difenda un poco da un appunto ch’Ella mi fa, sia pur con infinita bontà e cortesia. A proposito di magussa (-*ǔssa, non –ōsa, non –ǔcea) e dell’it. Malotico, Ella osserva ch’io dò troppo peso alle rispondenze e discordanze fra latino e romanzo. Io soglio difatti assoggettare ciascuna delle forme romanze di cui devo dire, ad un minuto esame fonetico e allora soltanto ch’esse in ogni lor parte rispondano alle leggi della unità fonetica cui appartengono, io le scrivo tra gli esiti normali. Ma quando noto che, p. es., l’it. Malotico (io pronuncio così ed è più facile chiarire un malotico da cervellotico ecc. ce viceversa) non può risalire ad Ǒ di lat., io non intendo di postulare senz’altro un Ǔ di lat. volg.; se l’ho fatto per questa voce, è perché -*ǔticu è messo fuor di dubbio dalle forme franc. merid. Io non fo che avvertire la anormalità delle singole forme. Io credo fermamente alla ineccepibilità delle leggi fonetiche: due suoni identici in tutto e per tutto, assorbiti nella medesima età, devono necessariamente dare lo stesso esito. Se gli esiti son diversi, la voce, o è penetrata in momento diverso, o è stata turbata nella sua evoluzione da cause esteriori. È verissimo che un majussa, normale continuatore di un *majucea in un dato luogo, potrebbe essersi diffuso su largo territorio (io classificherei quella tra le voci popolari) le altre tra le voci accettate, sia pure in tempo antico); ma il guajo si è che questo regolare majussa io nol trovo, che le forme da me potute studiare s’accordan tutte in un –ss- originario. Né io so che in nessun punto della Francia meridion. a –ci o –s- di latino risponde –ss- (s sordo). Ma di majussa non occorre dei più dopo il riaccostamento fatto da Lei.

Io La ringrazio ancora dell’onore ch’Ella m’ha fatto e con la più profonda osservanza ed ammirazione me Le professo devot.mo e riv.mo Dr. Clem. Merlo++