Claudio Giacomino an Hugo Schuchardt (21-03681)

von Claudio Giacomino

an Hugo Schuchardt

Mailand

25. 03. 1899

language Italienisch

Schlagwörter: Baskische Studienlanguage Baskisch Ascoli, Graziadio Isaia Vollmöller, Karl Gustav

Zitiervorschlag: Claudio Giacomino an Hugo Schuchardt (21-03681). Mailand, 25. 03. 1899. Hrsg. von Bernhard Hurch (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.10161, abgerufen am 29. 11. 2023. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.10161.


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Milano, 25 di Marzo 1899

Illustre sig. professore,

Non se L’abbia a male, se mi prendo la libertà di rimandarle i francobolli. Io ricevetti per l’appunto i suoi fogli di stampa coll’affrancatura (originaria) di 3 Kreuzer, ma in busta chiusa. Chi si sia preso il gusto di chiederla, non saprei; ma giustizia vuole che Ella non porti la pena di un fallo altrui; anzi Le chiedo mille scuse d’aver accennato il fatto, pensando a una sua inavvertenza involontaria, o a quella di qualche suo domestico. Se ha prevaricato la Posta italiana, tocca a me sopportare le conseguenze lievissime della gherminella; e spero che Ella mi perdonerà l’accenno indiscreto.

Ora piuttosto mi preme parlarle del contenuto essenziale della sua gent.ma lettera.1 Come Ella ha inteso che io non ero sodisfattissimo della sua critica, io ho capito |2| più che naturalmente ciò che Ella mi fa intendere a chiare note, con una schiettezza di cui Le sono molto grato. Vale a dire, ho capito esser parso a Lei che io venissi meno alle buone regole della prammatica scientifica, non discutendo largamente i suoi preziosi studi, come voleva il loro merito grande, che io sento e ho sentito sempre al pari di chicchessia. Ma qui io, valendomi della sua frase pregherò Lei pure di mettersi né miei panni cioè nei panni di uno, che è ben lontano dal possedere i mezzi suoi di pubblicazione e di studio, di uno, che per molte ragioni non poteva abusare dell’ospitalità generosa offerta dal Sen. Ascoli ai suoi scritterelli, e che perciò a cagione dello spazio, trovandosi nell’impossibilità di esaminare le dottrine di Lei con quell’ampiezza che si richiedeva, s’appigliò al partito di restringersi ad esporre le proprie opinioni, non credendo con ciò di recar pregiudizio, o di mancare scientemente di riguardo a nessuno. Una volta sola mi si offerse un’occasione di discorrere di proposito dell’opera sua; e per quando alcuni anni or sono, il Prof. Vollmöller mi offerse di collaborare per il basco nella sua Rassegna. Ma si figuri che io ricevetti |3| il gentile invito, se non erro, ai primi dell’agosto; e per la fine del settembre avrei dovuto presentare una rivista di quanto s’era scritto intorno al basco nell’ultimo quadriennio, mentre cioè se mi si offrivano dei libri, era nell’assoluta impossibilità di procurarmi le pubblicazioni periodiche; e così con vero rammarico ho dovuto declinare l’onorevole offerta.

D’altra parte, ingenuamente forse, io m’immaginavo che gli studi anche divergenti ma condotti senza impigliarsi subito nelle controversie particolari, potessero trovare da se la loro correzione naturale nel lavoro parallelo dei maestri; senza che con ciò io intenda, nemmeno alla lontana, ragguagliare le mie divagazioni hamitiche colle sue importanti ricerche. Comunque ciò sia, Ella ricorderà benissimo di non aver trattato con benignità eccessiva quel mio primo opuscoletto, che ebbi l’onore di mandarle prima che uscissero i suoi studi baschi; se non mi sono dedicato si proposito alla parte romana, lo feci unicamente per seguire in qualche mono il principio della divisione del lavoro. Quando poi, dopo la sua prima scarpicciata, mi permisi di presentarle, per mezzo del Sen. Ascoli, alcuni miei fogli di risposta rispettosa, vidi che Ella non ne fece caso, e pensai che le mie qualsivoglia ragioni non potessero avere altro effetto che quello d’incomodarla.

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E ora per venire all’ultima iscrizione, mi aspettavo di certo che Ella non approvasse per es. un ausiliare au eu che Ella riconduce ad adu, che rifiutasse certi miei ragguagli etimologici, e va dicendo. E nemmeno pensavo di non meritarmi per molti rispetti molti appunti, ma se, per es., dove Ella vede un tema semplificato di poi per alterazioni fonetiche, io sono condotto (per ragioni esteriori come Ella dice) a ravvisare composizioni di brevi temi, che si possono pur scindere l’uno dall’altro, e se la mia convinzione si fonda su raffronti esterni al basco, dovrei rinunciare a quest’ordine d’idee solo perché esso ha trovato dei contradditori, per quanto autorevoli e acuti ? Se poi scendiamo sul terreno dei ragguagli etimologici, Ella sa molto meglio di me che in molti casi si tratta d’un’evidenza, che non ha da fare nulla coll’evidenza matematica, pur troppo; e la storia della glottologia ce lo insegna in tutte le sue pagine. Ammetto pienamente di essere incorso in qualche svarione (carasona […]); ma credo pure di poterle presentare dei fatti che mi difenderanno un po’ dalla faccia degli anacronismi e iperanacronismi. In qualche punto poi non sono riuscito a farmi intendere bene; e anche ciò spero di chiarirle. Da certe sue legittime osservazioni mi sarei forse salvaguardato in precedenza, se avessi potuto valermi di commenti più copiosi al mio pensiero. Sarei pronto a sciorinarle subito pressochè ogni cosa; ma mi pare più opportuno risponderle per le stampe, anche per attestare pubblicamente il gran pregio in cui tengo tutte le cose sue. Rispetto al quando, m’auguro che ciò sia il più presto possibile; ma Ella non ignora che io debbo pur aspettare le opportunità della pubblicazione.

E intanto accolgo lietamente la sua cortese speranza, e me Le rassegno col maggior ossequio

Suo devmo e obblmo

Claudio Giacomino


1 Der angesprochene Brief wäre für das Verständnis des hier vorliegenden wichtig, aber er ist nicht vorhanden. Man kann die Diskussion auch nicht wirklich rekonstruieren.

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 03681)