Citazione bibliografica: Pietro und Alessandro Verri (Ed.): "IV", in: Il Caffè, Vol.1\04 (1766), pp. NaN-52, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4306 [consultato il: ].


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IV.

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Frammento sugli Odori

Metatestualità► Eccovi un frammento di un uomo, che ha voluto filosofare sugli odori; ma pare straordinario, che un letterato scriva sopra un argomento così frivolo invece d’impiegare il suo ingegno a compilar qualche dissertazione in foglio delle Fibbie delle Scarpe antiche, o a sciffrare gli smarriti caratteri d’un’Iscrizione. A considerarlo sotto un aspetto mi pare, che si voglia ridere di noi altri uomini, e sotto un altro sembrami ch’ei ragioni sul sodo. Comunque sia leggete, e giudicate. ◀Metatestualità

Livello 3► Tutti gli uomini dopochè cessarono di contrastare co’bisogni della vita, e superarono gli ostacoli, che la selvaggia natura opponeva ai loro piaceri, si diedero a coltivare il loro corpo, e a trasformarlo in qualche guisa, cercarono di multiplicare le sensazioni aggradevoli, e di dare una novella vita ai loro sensi. Solo il naso parte così rispettabile di noi stessi, e fedele consigliere di ciò, che nuoce, e giova, sembra essere stato trascurato, e almeno soggetto alle vicende della moda, ch’io chiame-[37]rei la fortuna degli umani piaceri. Come si fanno delle rivoluzioni tra i sentimenti dei Filosofi, così i piaceri si succedono vicendevolmente, sempre soggetti alla tirannia delle opinioni, come quelli alla tirannia dell’autorità. Non in ogni luogo, nè in ogni tempo furono in voga i piaceri dell’odorato. Gli antichi n’erano più ghiotti di noi, e quei vecchi Romani maestri ugualmente di virtù, che di piaceri alle altre Nazioni, ne faceano grand’uso ne’ loro conviti, ne’ loro bagni, e ne’ loro Ipocausti, e ne accarezzavano, e ristoravano i corpi esercitati a sudare nelle palestre. I nostri antichi mobili, che fanno ancora di muschio, ci fanno vedere il senno de’ nostri Padri. Ma ora con grave scandalo de’ buoni tra cento parrucchieri, che infarinano, e sudiciano di Sogna schiffosamente le teste di questa vasta Capitale, appena si vedono due profumieri, che ne ristorino i nasi; mentre dovunque io volga gli occhi non veggo che latrine aperte, né si pensa a riparar la puzza che

Livello 4► Citazione/Motto► Equo pulsat pede pauperum tabernas,
Regumque turres. ◀Citazione/Motto ◀Livello 4

Fino nelle mode, e negli ornamenti destinati al piacere ci siamo fabbricati delle catene indissolubili sotto pena del ridicolo a chi osasse scioglierle. Noi ci stringiamo le ginocchia, e il collo parti destinate ad esser libere per la facilità dei movimenti, e ne strozziamo i minutissimi canali, che distribuiscono il sangue animatore in tutto il corpo, e le donne i delicati petti circondano di una corazza; barbaro ornamento, che trasforma il loro corpo in un cono rovesciato, che ha l’apice appoggiato sopra un gran segmento di circolo: noi ci carichiamo d’oro, e d’argento, stendendo una straniera, ed aspra superficie [38] sulle membra, che la natura fece morbide, e pastose, invece di circondarlo di molli, e profumate vesti, che si accordino piacevolmente ai movimenti del corpo. A fabbricare questi tormentosi ornamenti io veggo popolate le officine, e deserte veggo quelle, che son destinate ai bisogni di un senso così importante. Sarei ben fortunato se potessi convertire questi eretici della voluttà, e se potessi trasportare l’affemicata Chimica dagli laboratorii alle geniali conversazioni, ed alle d’una Dama.

Sono pare i piaceri odorosi così innocenti, che io non trovo alcuna fetta, o religione, che gli abbia condannati, nè fra le severe instituzioni dei Cenobiti alcuna ve n’ha, che impnga voto di castità d’odori. Fra i Gentili medesimi, i quali hanno deificato tutti i vizj, non trovo adorata la puzza, se n’è eccettuato il Deus crepitus. Sono poi di così facile acquisto, che molti di essi la natura ci somministra senz’arte, e preparamento.

Gli uomini nella ricerca della loro felicità si gettano per lo più alle cose straordinarie e difficili, e trascurano quelle che hanno sotto gli occhi, ed alla mano. L’ambizioso si annoja nelle anticamere ne’ Grandi, veglia le notti in studj secchissimi: si consuma l’avaro di timore, e di fame di un metallo per lui inutile, mentre un altro più saggio se la passa con un flaccone sotto il naso. Ben è vero, che anche il naso dell’ozioso starebbe male, se molti fanatici non avessero avuto il coraggio di annojar se medesimi o gli altri. Io studio gli odori, e stimo, che questa ricerca, vaglia tant’altre di una secca, ed inutile erudizione. Stimo coloro, che hanno pesato quei vasti globi, che ruotolan con noi attorno del Sole, ed hanno calcolato questi uomini grandi ci hanno fatti accorgere della nostra piccolezza, e appunto per [39] questo amo di ristringermi nella mia sfera, e ricercare ciò che può farmi piacere senza offender le Leggi divine, ed umane.

Distinguo gli odori in semplici e composti. Gli semplici sono quelli delle erbe, dei fiori, di alcune piante, di alcuni minerali, come l'Ambra e il Bucherò, e di qualche parte animale, come 15 il Muschio e il Zibetto.8 Molti di questi, come i fiori e l'erbe odorifere usuali, sono alla portata egualmente del povero e del ricco, poichè e giusto che anche i nasi volgari abbiano le loro consolazioni. Alcune resine di poco valore, qualche vaso di erbe fragranti possono rimbalsamare l'aria infestata dalle esalazioni, che circolano, e fermentano fra i cenci, e il sudore nella stretta abitazione di una famiglia. Dovrebbero i medici de' Poverj, e i luoghi Pii, che somministran mediane per carità, distribuirne, essendo più stimabile, benchè meno brillante, la mediana che previene i mali, che quella che li guarisce. La maggior parte de' mali dei Poveri, che scorrono le Città intiere e ne distruggono i più laboriosi, ed infelici Cittadini, nascono dell'immondezza. Qual risparmio di vite non ne farebbe la popolazione, ch'e la vera ricchezza d'uno Stato? Gli odori composti sono preparati dall'arte, che combina i doni della natura, destinandoli al lusso, ed alla voluttà delle persone agiate. Io ne distinguo tre classi principali, le quali perö non son dalla natura separate, che per insensibili differenze, come ogni altra cosa. Le classi non sono che punti di appoggio, che ajutano la nostra mente a scorrere la varietà degli oggetti naturali, e spesse volte la sviano dal vero.

La prima specie, e quella degli indifferenti; quali non oltre-passano di lä dell'odorato, contentandosi di solleticarlo piacevolmente, come l'acqua di garofani, l'incenso ec. Questi odori, oso esprimermi cosi, [40] non parlano all’ animo; sono come una stampa di un bei disegno, di cui l'occhio e contento, ma senza espressione, e Poesia. Questi odori servono alle persone moderate, e che temono la tempesta delle passioni. Coloro, che amano di conservare una fredda indifferenza sugli oggetti, ne faccian uso, perche io son di parere, che anche la incontinenza del naso sia da temersi... Sono di parere, che altri dovrebbero essere i profumi delle serie Matrone, che sono fra le donne, quel ch'era Catone in Roma; ed altri quelli di una leggiera, e vivace Donzella, alla quale gli scherzi, e giuochi, e la difficile arte di tener sottomessi molti amanti formano la sua politica, e i suoi affari di Stato. Quando gli odori diventassero più importanti di quel che or sono, vi sarebbero gli odori di gal,a e di cerimonia, gli odori di amicizia, e di familiarità, quegli dei solitarj diversi da quelli dei uomini di Mondo. Ma io riserbo tutte queste distinzioni ad un'Opra, che sto meditando di tre Volumi in foglio, che avrà per titolo: Elementa naseologiae methodo mathematica demonstrata.

La seconda classe, e quella degli odori dolci, quali sono tutte l'essenze estratte dai fiori, dall'ambra, dal muschio ec. Passano i fiori, e perdono il loro odore, ne in tutte le stagioni appajono, ma l'essenze si conservano per lungo tempo, ed in piccola mole spandono una soavità, che si estende per molto spazio. Nè deono far caso gli uomini amanti di gustar quelle sensazioni, che fanno dolcemente languir l'anima, e di quell'abbandono di tutte le nostre facoltà ai piaceri, ed alla molle indolenza. Esigge il ben pubblico (il quale non so consistere in altro, che nella massa somma di piaceri divisa egualmente nel massimo numero d'uo-mini) che i fiori, che rallegrano due sensi in una volta, passino dai Giardi-[41]ni ad impiegar più utilmente le mani di coloro, che manipolano i veleni consacrati dalla Mediana.

Il muschio, e l'ambra s'insinua talmente nelle intime parti del corpo, che la traspirazione di chi ne usa e tutta di odor di muschio fragrante. Ciò si chiama un migliorare la nostra Mac-china; che per lo più esala un sudore ingrato. Uomini traspiranti muschio, ed ambra sembrano divinità di Poemi, e di Romanzi, e pur niente di più facile ad un Petit-Maitre. La terza classe e quella degli odori aerei, e spiritosi, quali sono le erbe odorose distillate nello spirito di vino. Non è tale la forza di questi odori, che lo spirito di vino perda di quell'acuto, e pungente, che stimola con frequenti vibrazioni i nervi della Macchina, e ne produce quella viva, ma aggradevole sensazione, che rasserena, e rischiara l'animo, scuotendolo da quel letargo, in cui è sopito dal lento moto delle fibre, e dalla nojosa uniformità degli oggetti. Quelle piccole scosse, che ne sente il cervello pare, che facciano cadere un velo dianzi agli occhi, e si destino le idee più limpide, e chiare.

Trovo molta analogia tra gli odori, e i colori: degli uni, e degli altri ve ne ha di molli, e voluttuosi, di forti e vivaci, di serj, e ridenti; e come vi sono degli colori cangianti, cosi non dubito, che dal miscuglio di molti odori non ne nasca un odor cangiante: E come vi sono i colori primitivi della luce, non e provato, che non vi possano essere odori primitivi, che sian la base di tutte le altre combinazioni. Chi sa, che un giorno non nasca il Nevvton degli odori? Questa idea non è più stravagante per noi di quello, che lo possi essere per un Ottentotto la Teoria della luce, e dubito, che noi non siamo qualche poco Ottentotti. Con questi principj io non dubito punto che i nasi raffinati fabbricheranno da qui a qualche milione d'anni una musica d'odori [42] come una di colori n'e stata immaginata. Imperocchè qual cosa è mai si strana, che non possa accadere in questa continua rivoluzione di cose? E poi essendo gli odori un'azione delle particelle della materia, che si spandono come una sfera, e scema in ragione inversa dei quadrati delle distanze, e per quella universal legge di natura, che niente operando per salti passa per tutti i gradi intermedi, potrebbesi fabbricar una scala di cui si misurassero i tuoni, e i semituoni, e se ne calcolassero le concordanze, e le discordanze; chi sa se un giorno non si odorino dei concerti, e delle sinfonie? Come non ogni orecchio è atto alla musica, dipendendo la maggior finezza di esso dalla maggior facilità di sentire le minime differenze de' suoni, e dalla maggior reazione delle fibre alle impressioni musicali; cosi vi farebbero dei nasi ignoranti, e insensibili all'armonia degli odori. E siccome ogni senso potrebbe da per se essere un eccellente Algebrista, potendo benissimo ogni senso avere un'idea chiara del più, e dei meno; cosi potrebbe anche divenir Musico, ma non io giammai Poeta, poichè la forza principal della poesia consiste nel percuoter più sensi in una volta, e nel dipingere le immagini, che appartengono ad un senso, coi colori di un altro.

Ogni sensazione ha una sorta d'analogia colle altre nella celere, o lenta successione delle impressioni, nei differenti gradi d'intensione di esse, e nella riunione, che se ne fa negli oggetti esterni; come il dilicato color della rosa si unisce con una voluttuosa fragranza, e la pallida violetta con un soave odore, l'acuto odor del gelsomino, e di tutti i cedri col vivo, e allegro color aureo, o bianco.

Se questo fosse vero, forse si raffinerà a segno di accompagnare i drammi colla Musica degli odori, e mi figuro, che saranno destinate le essenze di rose, di [43] ambra ec. ai dialoghi amorosi, gli odori forti ai discorsi galanti e spiritosi, e gli odori serii ai gravi, e politici. Non saprei qual odore assegnare alle Commedie, poichè non ho ancora trovati degli odori ridicoli. Il ridicolo dipende da un certo raffinamento della umana società, poichè vediamo ogni altra classe degli animali, e i medesimi uomini selvaggi esserne esenti; e in fatto di odori non vi siamo ancor giunti, quando ridicoli non si chiamino quei bizzarri assortimenti di puzza, e di fragranza, che di spesso s'incontrano; poichè credo esser domma di buon gusto, che gli odori facciano un tutto, un sistema corrispondente al vestito, all'età, ed al carattere della persona.

Dagli odori ai sapori non v'e che un piccolo passaggio, e questi due sensi sono amici, e fedeli l'uno all'altro. Ciò che offende l'odorato è per lo più pessimo al palato, e ciò che offende il palato è quasi sempre nemico dell'odorato. Crederei ancora, che ciocche offende l'uno, o l'altro sia velenoso per la sanità, se in ciò non avessi tutta l'autorità dei Medici, e de' Speziali contraria; senza di essa sembrerebbe, che ciò, che disgusta il palato, o l'odorato cioè ne disordina le fibre, dovesse produrre lo stesso effetto sui delicati organi dello stomaco.

Provo in esperienza, che l'odore mi eccita l'idea del Sapore, che gli sapori forti sono quasi sempre accompagnati da’ odori forti. In somma trovo una fisonomia nelle cose, come negli uomini, che in qualche maniera ne dipinge il Carattere.

Sin ora si e fatto troppo poco per il naso, mentre si è fatto anche troppo per la bocca. Noi siamo passati dai cibi più semplici preparati dalla natura ai più facili da comporsi, indi agli ultimi raffinamenti delle Tavole Francesi. Ma negli odori abbiamo appena formate le più semplici combinazioni, ed il [44] lusso, che crea nuovi bisogni, e nuovi piaceri non ha per anche perfezionata la cucina del naso.

Siamo ancora ai cibi più grossolani, e il nostro maggior alimento si è il Tabacco, che in vece di lusingar piacevolmente le fibre, le stimola, e le punge, e solo col tempo si può vivere familiarmente con lui, nè solo ci morde il naso, ma ci appesta, ed avvelena la bocca, quando ne assorbiamo dalle pippe l'ingrato fumo, potendo invece imbalsamarla col fumo di pastiglie odorose, come fanno i Turchi più saggi di noi. Chi fra i nostri posteri (quando questa usanza cadrà sotto l'inevitabil legge del tempo, che tutto consuma per far rinascere) chi mai potrà credere, che questa polve fosse la delizia dei nasi più colti; che le tenere Donne, che i leggiadri Giovani se ne servissero negli amorosi colloqui, e i più gravi Politici nei trattati della pace, e della guerra; che sempre seco si portasse questo pungente stimolo racchiuso in cassette preziose fra l'oro e le gemme? Quali volumi in foglio faranno scrivere i primi stranuti di quei fortunato Antiquario, che ne farà la scoperta? Questa polve non piace, che dopo che ha già incallite le fibre, e rintuzzatane la sensibilità. Allora e che la sensazione prima dolorosa divien piacevole, ma questo piacer cosi vivo ce ne fa perdere un gran numero di più dilicati. Una saggia economia del piacere e altrettanto necessaria, che quella dei denaro, che non e altro, che un cambio di essi.

La Cucina degli odori e una manifattura, che manca al nostro Secolo; e pure io trovo, che si potrebbono fare altrettante combinazioni, quante colle vivande se ne fanno, Livello 4► Utopia► Io mi figuro di vivere in un Secolo più raffinato, e di vedere nelle famiglie de' Grandi due Cuochi, uno per il naso, e l'altro per la bocca, e di assistere ai banchetti odorosi serviti di salze, manicaretti di profumi, vedere il naso [45] avere i suoi parasiti, ed essere accarezzato a segno di avere i suoi pasti regolati al giorno. Gli odori secchi disposti con simmetria in scatolette d'oro, e di argento, e gli odori liquidi io presentati come bevande in boccette di cristallo. Vi sarebbono gli odori caldi, gli odori freddi, e i giorni consacrati al digiuno, ed all'astinenza dovrebbero essere sbanditi gli odori voluttuosi, e dolci, ma permessi i soli serj e indifferenti. Alcuni odori più forti terrebbono luogo di vino, poichè parimente alcuni di essi, come il tabacco, eccitano una momentanea gioja e fino l'ubriachezza. Allora qualche nuovo Anacreontei ne canterà le lodi, e qualche nuovo Maometto ne vieterà l'uso. ◀Utopia ◀Livello 4

Una nuova medicina d'odori (oso predirlo, poichè non la sola bocca e all'uomo veicolo di mali, e di rimedj, ma tutti i sensi, anzi tutte le membra lo sono) sorgerà in quei tempi. Ricette, e Spezierie, e una farragine di rimedj inutili con cinque o sei utili, che per la loro semplicità saranno i più trascurati, arricchiranno i Medici, e popoleranno i Sepolcri. Ma perchè possano i Medici con decoro adottarne l'uso sto compilando un Dizionario di parole greche su gli odori ad uso non solo dei Medici, ma di tutti quelli, che parlano per non farsi intendere. Spero, che in quei tempi guariranno le donne di parto in Lombardia di quella superstiziosa opinione, che allontana dagli odori soavi, e le avvicina al fetore, ed all'immondezza, che loro fa credere, che la più forte scossa del puzzo non debba irritare le deboli fibre più efficacemente, che le dilicate titillazioni dei profumi. Spero, che non il solo Cioccolate avrà il privilegio di comparire nelle nostre adunanze, benchè spanda un forte odor di vainiglia; ma tutti i profumi, e i bagni odorosi, e tutto ciò che forma l'eccessiva mondezza, che credo uno dei [46] rimedj più efficaci se non per guarire almeno per rallegrare, e ristorare un ammalato, il che non e la meno importante parte della Medicina. Cosa strana, che in Roma si allontani da una Donna di parto, come veleno, il cuojo, che si mette al capezzale delle nostre più dilicate Dame in tempo di parto! Cosa strana, che nella Francia tutta, nell'Inghilterra, che nella Toscana, abbiano le Donne il naso così diverso dal lombardo!

Metatestualità► Ecco ciocchè ho pensato per perfezionare questo senso: ma qui non si fermano le mie fatiche. Ecco una lista di Opere, che sto scrivendo non già per amor mio, ma per ben pubblico. ◀Metatestualità

Una descrizione di una Macchina in forma di Cannochiale, che avvicini, ed ingrandisca gli odori da una parte, e dall'altra impiccolisca il puzzo, e lo allontani. Credo, che l'uso di questa macchina sarà più frequente dalla parte, che allontana, che dall'altra, al rovescio de' Cannochiali da vista.

Saggio di Morale, e progetto di Eeducazione con gli odori.

Tavole logarithmiche per misurare l'intensione degli odori.

Della temperanza degli odori. Trattato all'antica, colle note alla moderna. ◀Livello 3

Metatestualità► Eccovi i delirj d'un Filosofo; e un delirio sugli odori può benissimo interessare quanto le monadi di Leibniz; nè io condanno l'uno, o l'altro, sapendo benissimo, che dalla fermentazione degli errori, dall'entusiasmo filosofico, e dalle infinite combinazioni delle umane idee ne sortono le luminose verità, che rischiarano gli uomini, e gli rendono più felici, e che finalmente quelli, che hanno delirato in filosofia non turbarono la pace umana, nè coprirono d'orrore, e di stragi la faccia dell'Universo. ◀Metatestualità

[47] Rinunzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca.

Metatestualità► Cum sit, che gli Autori del Caffè siano estremamente portati a preferire le idee alle parole, ed essendo inimicissimi d'ogni laccio ingiusto che imporre si voglia all'onesta libertà de' loro pensieri, e della ragion loro, perciò sono venuti in parere di fare nelle forme solenne rinunzia alla pretesa purezza della Toscana favella, e ciò per le seguenti ragioni. ◀Metatestualità

1. Perche se Petrarca, se Dante, se Bocaccio, se Casa, e gli altri testi di Lingua hanno avuta la facoltà d'inventar parole nuove e buone, cosi pretendiamo che tale libertà convenga ancora a noi; conciossiacchè abbiamo due braccia, due gambe, un corpo, ed una testa fra due spalle com'eglino l'ebbero,

Livello 3► Citazione/Motto► . . . quid autem?

Caecilio, Plautoque dabit Romanus, ademptum.

Virgilio, Varioque? ego cur adquirere pauca.

Si possum invideor? quum lingua Catonis et Enni

Sermonem patrium ditaverit ac nova rerum

Nomina protulerit.

Horat., De Art. poet. ◀Citazione/Motto ◀Livello 3

2. Perchè, sino a che non sarà dimostrato, che una Lingua sia giunta all’ultima sua perfezione ella e un'ingiusta schiavitù il pretendere che non s'osi arricchirla, e migliorarla.

3. Perchè nessuna legge ci obbliga a venerare gli oracoli della Crusca, ed a scrivere o parlare soltanto con quelle parole che si stimò bene di racchiudervi.

4. Perche se italianizzando le parole Francesi, Tedesche, Inglesi, Turche, Greche, Arabe, Sclavone [48] noi potremo rendere meglio le nostre idee, non ci asterremo di farlo per timore o del Casa, o del Crescinbeni, o del Villani, o di tant'altri, che non hanno mai pensato di erigersi in tiranni delle menti del decimo ottavo secolo, e che risorgendo sarebbero stupitissimi in ritrovarsi tanto celebri, buon grado la volontaria servitù di que' mediocri ingegni che nelle opere più grandi si scandalizzano di un c, o d'un di più o di meno, di un accento grave in vece di un acuto. Intorno a che abbiamo preso in seria considerazione, che se il Mondo fosse sempre stato regolato dai Grammatici, sarebbero stati depressi in maniera gl'ingegni, e le scienze che non avremmo tuttora nè case, nè morbide coltri, nè carrozze, nè quant'altri beni mai ci procacciò l'industria, e le meditazioni degli uomini; ed a proposito di carrozza egli è bene il riflettere, che se le cognizioni umane dovessero stare ne' limiti strettissimi che gli assegnano i Grammatici, sapremmo bensì che Carrozza va scritta con due erre, ma andremmo tuttora a piedi.

5. Consideriamo ch'ella e cosa ragionevole, che le parole servano alle idee, ma non le idee alle parole, onde noi vogliamo prendere il buono quand'anche fosse ai confini dell'Universo, e se dall'inda o dall'Americana lingua ci si fornisse qualche vocabolo ch'esprimesse un'idea nostra, meglio che colla lingua Italiana noi lo adopereremo, sempre però con quel giudizio, che non muta a capriccio la lingua, ma l'arricchisce, e la fa migliore.

Livello 3► Citazione/Motto► Dixeris egregie notum si callida verbum

Reddiderit iunctura novum. Si forte necesse est

Indiciis monstrare recentibus abdita rerum,

Fingere cinctutis non exaudita Cethegis

Continget: dabiturque licentia sumpta pudenter,

Et nova factaque nuper habebunt verba fidem . . .

Horat., eod. ◀Citazione/Motto ◀Livello 3

[49] 6. Porteremo questa nostra indipendente libertà sulle squallide pianure del dispotico Regno Ortografico, e conformeremo le sue leggi alla ragione, dove ci parrà che sia inutile il replicare le consonanti o l'accentar le vocali, e tutte quelle regole che il capriccioso Pedantismo ha introdotte, e consagrate noi non le rispetteremo in modo alcuno. In oltre considerando noi che le cose utili a sapersi son molte e che la vita è breve, abbiamo consagrato il prezioso tempo all'acquisto delle idee, ponendo nel numero delle secondarie cognizioni la pura favella, del che siamo tanto lontani d'arrossirne, che ne facciamo amende honorable avanti a tutti gli amatori de' riboboli noiosissimi dell'infinitamente noioso Malmantile, i quali sparsi qua e là come giojelli nelle Lombarde cicalate, sono proprio il grottesco delle belle lettere.

7. Protestiamo che useremo ne' fogli nostri di quella lingua che s'intende dagli uomini colti da Reggio di Calabria sino alle Alpi; tali sono i confini che vi fissiamo, con ampia facoltà di volar talora di là dal mare, e dai monti a prendere il buono in ogni dove.

A tali risoluzioni ci siamo noi indotti perchè gelosissimi di quella poca libertà che rimane all'uomo socievole dopo tante leggi, tanti doveri, tante catene ond'è caricato; e se dobbiamo sotto pena dell'inesorabile ridicolo vestirci a mò degli altri, parlare ben spesso a mò degli altri, vivere a mò degli altri, far tante cose a mò degli altri, vogliamo, intendiamo, protestiamo di scrivere e pensare con tutta quella libertà che non offende que' principii che veneriamo.

E perchè abbiamo osservato che bene spesso val più l'autorità che la ragione, quindi ci siamo serviti di quella di Orazio per mettere la novità de' [50] nostri pensieri sotto l'Egida della veneranda antichità, ben persuasi che le stesse stessissime cose dette da noi e da Orazio faranno una diversa impressione su di coloro che non amano le verità se non sono del secolo d'oro.

Per ultimo diamo amplissima permissione ad ogni genere di viventi, dagli Insetti sino alle Balene, di pronunciare il loro buono o cattivo parere su i nostri scritti. Diamo licenza in ogni miglior modo di censurarli; di sorridere, di sbadigliare in leggendoli, di ritrovarli pieni di chimere, di stravaganze, ed anche inutili, ridicoli, insulsi in qualsivoglia maniera. I quali sentimenti siccome ci rincrescerebbe assaissimo qualora nascessero nel cuore de' Filosofi, i soli suffragi de' quali desideriamo; cosi saremo contentissimi; e l'avremo per un isquisito elogio, se sortiranno dalle garrule bocche degli Antifilosofi.

A. [ALESSANDRO VERRI]

La commedia.

Che inconvincibil razza di gente che sono mai que' Pedanti i quali; nelle cose che sono fatte per eccitar nell'animo que' moti che si chiamano sentimento, in vece di abbandonarsi alla magia della illusione cavan di tasca il pendolo, o il compasso per esaminarle freddamente e giudicarne! Si presenta ad essi un quadro pieno di poesia, e di espressione, dove l'atteggiamento, la disposizione, e le fisonomie delle diverse figure sarebbero atte porre la parte sensibile di noi in movimento, e spingerla o verso l'orrore, o verso la compassione, o verso la maraviglia, o verso qualch'altro stato significato con altro vocabolo; in vece, dico, di presentarsi all'azione che l'artefice ha cercato di [51] far nascere in chi deve rimirare, e dalla natura di essa azione giudicar poi del merito della pittura; in vece, dico, di ciò, si restringono a criticare il disegno, e la proporzione d'una gamba, o d'un dito, una piegatura stentata di una calza, o simile piccolo difetto, e della scoperta di esso gloriosi perdono un vero piacere con una spensieratezza, che mal corrisponde alla cautela, con cui sono essi si raramente sparsi nella serie delle nostre sensazioni. Lo stesso che dico della Pittura, dicasi della Musica, dicasi della Poesia; di tutte le arti in somma che hanno per mira di fare una dolce illusione ai sensi nostri, e di eccitarvi col mezzo della immaginazione un dolce turbamento. Chi non si scaglierebbe contro uno di costoro, il quale alla lettura del più bei pezzo di Dante, mentre fa dire al conte Ugolino quel doloroso

Livello 3► Citazione/Motto► Ahi, cruda terra, perchè non t'apristi! ◀Citazione/Motto ◀Livello 3 in vece di lasciarsi agitare dall'azione che fa il Poeta sopra ogni cuore sensibile, si fermasse ad osservare che l'accento cadendo sulla settima sillaba, cioè sul perchè, il verso non e dolce, e che la terra non può esser crudele, molto meno cruda? Eppure i mezzo eruditi sono appunto in questo caso, ne v'e chi giudichi bene delle cose di sentimento, che o il popolo quando possa prestarvi attenzione, ovvero gli Uomini di lettere, e i Filosofi veramente tali, i quali a forza d'un felice naturale e d'un continuato viaggio sono passati al di là della sommità di quel scoglio, a cui ci fa ascendere una mal ragionata educazione, e sono giunti a scoprire questa grande verità, che le Regole, e le Leggi d'ogni cosa dipendente dal sentimento sono stabilite con questo nome unicamente, perchè sono credute necessarie per produrre l'effetto, a cui si destina l'opera, qualunque ella sia, e che in con-[52]seguenza qualora l'opera ottiene il suo effetto, in vece di trovarla cattiva per le regole che vi si trasgrediscono, ragion vuole che si trovino tante regole inutili quante sono le trasgredite.

Ma io potrei scrivere un infoglio inutilmente, poichè la classe, come ho già detto, di questi Pedanti non si muta mai, a costo di ribattere la dimostrazione medesima, quand'ella potesse spargersi in materie che non possono rappresentarsi coi segni di più e meno. Livello 3► Racconto generale► Uno di costoro appunto s'è scatenato nel nostro Caffè contro il valoroso, il benemerito, l’illustre ◀Racconto generale ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1