Sugestão de citação: Gioseffa Cornoldi Caminer (Ed.): "Num. VII", em: Donna galante, Vol.1\07 (1786), S. 195-224, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4249 [consultado em: ].


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Num. 7

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Gli sposi singolarissimi.

Exemplum► Non ha gran tempo che una giovine Signora fu dai suoi tutori accordata ai voti di un Cavaliere, che coll’assenso dell’Italia intiera ricevette tutto quello che di più prezioso offrir le poteva l’amore e la fortuna. Era essa nel fiore della gioventù e le grazie del suo spirito gareggiavano con quelle della sua figura. Quale felicità se con maggior gusto, e con un carattere diverso del suo avesse saputo renderla durevole! Ma il marito divenne per la sua fatalità uno di quelli per cui il sesso non ha che un merito solo, e che non sanno conto della sposa che per un mobile nuovo, e che cessano di farne caso semprecchè loro non sembra più tale. Passato appena il primo mese della loro unione, tutti i trasporti del Cavaliere non lasciarongli per sua moglie che una fredezza, alla quale succedette subito il disgusto. La virtuosa condotta che quest’amabile sposa impiegò per ricondurlo al primo amore le parve dapprima nojosa in seguito insopportabile. Aveva egli dimostrato troppo amore per la Contessa per poter sperare che un così subitaneo cambiamento non dovesse ferire in una volta, e la sua tenerezza, ed il suo amor proprio. Egli s’ingannò: ella ne fu sdegna-[196]ta: ciò non ostante abbastanza prudente per non far chiasso sulla sua disgrazia, credendo di aver abbastanza conosciuto il carattere di suo marito, che non le prometteva alcun rimedio; dissimulò la sua pena, e arrivò gradi a gradi a intieramente disprezzarlo.

Ambidue dotati di un fino discernimento, sentirono quasi nel medesimo tempo fino a qual segno si adiravano. Troppo politici per lasciarlo vedere, d’allora in poi non pensarono che a nascondere i veri loro sentimenti sotto le divise della compiacenza, e delle continue attenzioni.

Questo nuovo genere di mutuo supplizio non poteva essere troppo durevole. Il Cavaliere benchè tardi conobbe i difetti del proprio cuore. Le rare qualità della sua sposa, la riconoscenza che le doveva, il vuoto de’piaceri che altrove invano aveva cercato, lo ricondussero insensibilmente a tentare i più grandi sforzi per rianimare in se stesso quel fuoco che aveva molti mesi prima trovato sì degno; ma l’amore era estinto da una parte e dall’altra, e la fredda ragione poca possanza aveva per vivificarlo. Disperato della sua situazione, annojato di vivere in un mondo, in cui i piaceri e le dissipazioni nulla più avevano per lui di sensibile; non abbastanza coraggioso per servirsi [197] del rimedio famigliare agl’Inglesi, il Cavaliere prese ad un tratto il partito di ritirarsi ad una sua terra, e di cercare nei passatempi della campagna qualche sollievo alle sue pene.

L’Idea di questo nuovo genere di vita tanto più piacevolmente il lusingava, quanto era nuovo per lui: e supponendo che la sua sposa spingesse la compiacenza a segno di acconsentire a seguirlo, sperava che il dispiacere di avere abbandonato la città, il timore di non più ritornarvi, e la pesante uniformità della vita campestre l’avrebbero a poco a poco ridotto a lasciarle godere le dolcezze della vedovanza, che necessariamente doveva sospirare.

Comunicò il suo disegno alla moglie, che ne ricevette la proposizione, come una persona indifferente, per concepir, nè pena nè piacere.

Una tale rassegnazione commosse cotanto il marito che lo determinò a radoppiare non solo i riguardi per la sua sposa, ma a non cercare più ad ingannarla colle apparenze d’una passione di cui non sentivasi più suscettibile. Alcuni giorni dopo i due sposi seguiti da tutta la famiglia avevano perduto appena di vista le mura della Capitale, allorchè lo sposo fissando ad un tratto in volto gli occhi a sua moglie: convenite, le disse, mia ca-[198]ra, che io non vi amo più: convenite ancora che la nostra sola speranza andando a vivere in campagna, la sola esattamente che possa lusingarci, e prommetterci ancora dei giorni felici, è quella della sopravvivenza. Voi non m’inspirate più alcun desiderio. Io ne sono afflitto, ve lo giuro, e voi lo siete pure, lo conosco, senza dubbio al pari di me. Ajutiamoci l’un l’altro di buona fede, e conveniamo almeno sul metodo da adottarsi da noi per ingannare gli occhi de’nostri vicini, e odiarci con decenza. Conte, rispose la moglie, senza farsi vedere nè sconcertata nè sorpresa dal complimento, voi avete frequentato lungo tempo la Corte, e quello grande soggiorno, voi lo sapete, che non m’è nuovo: colà il bene si esprime con vivacità, il male si cuopre col mantello della più grande pulitezza: così, mio caro, continuiamo ad essere puliti; poco importa a quelli che ci vedranno il sapere quali siano i nostri segreti sentimenti. Per comprovarvi nello stesso tempo che questo è il solo partito che possa convenirci, e quanto voi dovete alla mia condotta, imparate, che da tre anni ch’io vi odio e vi disprezzo, voi siete troppo buono per lusingarvi ancora che io teneramente vi ami. Andate a caccia, giuocate, divertitevi, senza temere giammai i [199] miei rimproveri; diventate eziandio, se è possibile, a forza di esercizio e di crapula tanto spregevole quanto convenga che voi lo siate per mio e per vostro riposo.

Giunsero alla loro casa di campagna, e vi passarono qualche tempo in una segreta, e reciproca impazienza fino a tantoché il Conte, credendo finalmente di aver trovato il mezzo felice di dare un altro giro ai proprj affari, andò un giorno alla toletta di sua moglie, e le parlò in questi termini: ho fatto riflesso mia cara, e voi lo confesserete al pari di me, che l’aria troppo pura di questo paese può ingannare la vostra aspettazione. Invece di alterare la mia salute, nè la vostra, la fortifica ogni giorno: l’animo nostro è solo quello che langue, ed il nostro corpo a suo dispetto non soffre alcun male. Se i vostri disegni non sono cambiati, se i vostri sentimenti sono come ì miei così invariabili, io penso che la Contea di ….. ci possa offrire una ritirata più favorevole alle nostre idee. Se la proposizione vi piace, noi possiamo partire anche domani, e per premio della vostra compiacenza, aggiungo alla vostra vedovanza l’entrata totale di quel podere.

La Contessa sempre egualmente trattabile che politica accettò senza bilanciare le offerte del suo [200] sposo e ritornò dopo sei mesi alla Capitale dopo averlo veduto infatti collocato in pace nel sepolcro dei suoi antenati. ◀Exemplum ◀Nível 3

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Nuova pennellata
sopra i cavalièri serventi.

Retrato alheio► V’è un gran numero di Cavalieri Serventi, di cui la figura, gl’incomodi, e le infermità smentiscono apertamente le istorie scandalose, che si spacciano sul loro conto. Vi sono in questo numero degli esseri che non possono trovarsi più a proposito, tanto riguardo al corpo che allo spirito per salvare la riputazione delle Signore a cui stanno continuamente d’intorno. Bisogna confessare però che vi sono dei Cavalieri d’un genere molto diverso; di cui la figura e lo spirito deve certamente incontrare molto più il genio delle donne che servono, che quello dei loro mariti. Talvolta il marito è povero, il Cavaliere è ricco, e in questo caso combinano fra loro più facilmente; del resto presso tutti gli uomini saggi, prudenti, filosofi, egoisti, l’onor delle Signore si trova così bene stabilito, che cosa alcuna non è capace di distruggerlo per quanto possano essere graziosi ed amabili i loro Serventi.

[201] Sieno ree o innocenti queste intime relazioni poco importa; ciò che sembra strano e maraviglioso è l’osservare che uomini, e uomini di spirito passano a consumare una gran parte del loro tempo a servire minuziosamente una donna: si badi bene che diciamo una gran parte di tempo, e parliamo d’una minutissima servitù, poichè non vorressimo, che il bel sesso su di ciò ne facesse qualche caso: infatti anche noi donne ci stanchiamo vedendo un uomo sempre attaccato alle ginocchia, facendosi uno scrupolo se minutissimamente non obbedisce nelle più minute cose le nostre amorose stravaganze. Per investigare la sorgente di questa strana consumazione di tempo basterà osservare che nella maggior parte delle città d’Italia la nobiltà non si degna di occuparsi al commercio; e che nei vasti palazzi che possiede ad altro non si diverte, ad altro non si occupa che a fare una suonata di cembalo, o a leggere una gazzetta. In così miserabile circonstanza, se un uomo nobile e ricco non ama il giuoco o il vino che farà egli? Non avrà altra risorsa contro la noja, che la società d’una donna, se però questa donna potrà aver spirito di trattenerlo. Quelli che da lungo tempo sono soliti di ricorrere a un tale espediente se ne sono trovati benissimo per quanto [202] sembri straordinario a chi non lo conosce. Secondo essi cosa alcuna non può addolcire i disgusti e dissipare le amarezze della vita con tanta efficacia, quanto la società d’una donna amabile e graziosa. Nel caso ancora come ogni uomo onesto deve pensare, che le relazioni più intime che si hanno con questa donna non passino i limiti della semplice amicizia, vi é qualche cosa di più dolce e di più dilettevole in questa conversazione che in quella degli uomini. Il cuore delle donne è più sincero, meno interessato, e più costante nelle sue inclinazioni: in generale esse hanno una maggior sensibilità, e dilicatezza.

Benissimo, benissimo, mi sento dire all’orecchio: tutto questo può esser vero: ma un uomo non potrebbe egli godere di tutti questi vantaggi all’istesso punto di perfezione, quando non avesse altra intimità e amicizia che per sua moglie, e che non badasse quanto a quella del servente? ma una donna non potrebbe ella fare lo stesso riguardo a suo marito? No, Signore, niente affatto, mi ha risposto un bello spirito, a cui io pure dimandava poco fa la stessa cosa. E perchè no? Perchè questo non è l’uso. La risposta a un'interrogazione così semplice non sembrerà probabilmente troppo soddisfacente.

[203] Questo non è l’uso! Eppure questa à la sola risposta, e il solo motivo che si possa addurre in giustificazione di un tale abuso.

Questo sistema è affatto straniero al basso popolo. Le povere donne essendo in generale le più seconde, cariche di figlj e di miseria, non trovano nè il tempo né la maniera di adornarsi in guisa onde piacere agli uomini. Inoltre la gelosia, ch’era una volta uno dei caratteri degl’Italiani, regna ancora fra il popolo. Colui che si azzardasse di visitare la moglie di un artigiano corre rischio, benchè nobile e ricco, di esser mal ricevuto. Il pretesto della civiltà e della convenienza, che ammette una visita ad una Signora, non può addursi in faccia ad una povera donna, onde sembra che ella o suo marito debba pagar troppo cara la minima attenzione d’un Cavaliere.

Si è sovente sentito dire che le donne Italiane avevano l’arte singolare di rendere schiavi per tutta la vita i loro amanti. Quest’arte qualunque sia non sembra di prendere intieramente dalle attrattive, e dalle grazie della persona, mentre ve ne sono parecchie fra esse che allorquando ancora la loro bellezza è passata, e che più non sono nell’età delle passioni, conservano ciò non ostante il più grande ascendente su i loro amanti. Si vedrà per [204] esempio un uomo giovane e ricco sposare una bellissima donna, e non cessare per questo di rendere le stesse attenzioni alla sua amica già vecchia. In questo caso è cosa naturale il credere che la giovine sposa saprà inspirare a suo marito bastante virtù e prudenza, onde tutto il tempo che passerà colla sua Amica venga impiegato in maniera da non fare alcun torto alla sua amabile compagna.

Nível 4► Exemplum► Uno straniero, ammirando la soddisfazione che gl’Italiani mostrano trovare in questa costanza e nel loro tenero attacco ad una donna volle egli stesso farne una prova. Arrestandosi nel corso dei suoi viaggi in una grande e popolata Città, vi fissò con una tale intenzione il suo soggiorno. Le sue lettere di raccomandazione, le sue maniere gentili, il suo spirito, la sua figura, il suo rango, tutto concorse a potere spirare il pensiero tra una folla di bellezze, di cui aveva fatta la conoscenza. Un colpo d’occhio bastò. Eccolo divenuto amico, amante, o secondo l’usata espressione Cavalier servente. Era scorso già poco tempo, ch’egli era addetto al servizio, quando un dopo pranzo andò a cercare l’amico istesso che gli aveva procurato la conoscenza della Signora coll’idea di far seco un giro in carrozza al corso. Per disgrazia arrivò [205] appunto che questi si era alzato da tavola, ed aveva bisogno secondo il solito di due o tre ore di risposo dopo il pranzo, onde non potendo accettare l’offerta, disse per scusa: io sono negli orrori della digestione. Informandosi quindi egli della sua passione colla Signora: ah non mi parlate più di passione, gli replicò; questa è passata, e noi siamo appena addesso agli orrori dell’amicizia. ◀Exemplum ◀Nível 4 ◀Retrato alheio ◀Nível 3

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Aneddoto galante.

Exemplum► Si trova sempre alle acque di Pisa un gran numero di Signore anche di disparata condizione. Tra quelle del secondo rango trovavasi poco tempo fa una Signorina veramente pazza perchè l’aria tutta si dava d’una Signora di qualità, benchè figlia fosse e vedova d’un artigiano. Ella aveva eredita una rendita rispettabile; e siccome nei luoghi ove si cerca la salute, il bisogno eguale in tutti accomuna le condizioni, così credevasi del rango istesso delle persone più qualificate che vedeva ogni giorno colà. Giocava molto e perdeva assai: per conseguenza non è soprendente che fosse a braccia aperte ben ricevuta. Contentissima per trovarsi in così buona compagnia procurava di copiare le Signore di Corte, affettando l’aria lo-[206]ro, le maniere, il portamento, il sussiego ec. cioè dimostrandosi maggiormente ridicola. Era diventata civetta e galante in un modo, che ne arrossiva ella medesima, e per rendersi singolare tutte sprezzava le altre come donne d’una bruttezza da far paura. Giustamente piccate da queste proposte le altre Signore più rispettabili risolvettero di vendicarsi, e pensarono che il miglior modo di farlo era appunto quello di renderla ridicola. Un consiglio dunque si tenne, e fu deciso che venisse inventato qualche grotesco abbigliamento, facendo in modo che fosse da essa adottato per esporla così ad una generale maggiore derisione.

Tutte codeste Signore alla testa delle quali trovavasi una Duchessa più delle altre piccate, si presero la pena di espressamente vestirsi in strano modo per piacere a Madama. Avevano alle mani un guanto d’una stosa, e d’un colore diverso dell’altro, le scarpe una era bianca e l’altra rossa, una ricamata l’altra solia: gli orecchini da una parte erano di diamanti, dall’altra di pietre colorate; e persino il belletto, senza contare le altre cose applicate stranamente, era apposto ad una sol guancia.

Quale si fosse la sorpresa della nostra artigiana [207] quando vidde per la prima volta questo singolare abbigliamento, è facile d’immaginarlo. Essa non ardiva di palesarlo per timore di pasare per una donna ignorante: nondimeno essa non potè contenersi di chiedere all’orecchio d’un Cavaliere se erano vestite per il ballo. No, rispose: e perché questa domanda? Perchè mi sembra soggiunse che che siano in abito di Carnevale. Guardatevi bene dal ridere, ripigliò egli misteriosamente. Ella è una nuova moda: come mai una Signora della vostra sorte può ignorarlo? Mandate prestamente a cercare la cussiara della Duchessa, mettetevi subito a portata di non comparire un ignobile. Una tale confidenza fu presa per una vera sincerità e perciò d’altro non si prese premura, che di eseguire il consiglio del Cavaliere, e di comparire in tal arnese di nuova moda al più presto possibile.

Era quì appunto aspettata. Destramente si seppe l’ora ch’ella doveva comparire nel solito circolo; perciò tutte quelle che ordinariamente lo componevano furono invitate di trovarvisi un poco prima, di modo che quando essa arrivò tutte già erano al loro posto. Qual colpo teatrale quando si vidde comparire con quell’abbigliatura! Ben s’intende che la Duchessa, e le altre Dame avevano ripreso l’ordinario loro vestito, onde comparendo [208] la pretesa Signora in tal arnese singolare eccitò uno scopio generale di risate. S’avvidde dunque sul momento ch’era diventata la favola della conversazione; e venendole detto da qualcuna se forse girar si sentiva la testa, fu allora che si accrebbe la sua confusione, e perdette persino i sentimenti, per cui fu d’uopo di trasportarla sopra d’un letto. ◀Exemplum ◀Nível 3

Quest’aventura si propalò per tutta la Città; ma ben felice questa Signorina, se una tale scena per lei umiliante, le abbia fatto conoscere che non bisogna voler comparire donna di qualità non essendo tale, e che è cosa troppo ridicola voler rassomigliare ed altri più che a se stesso.

Toletta

Metodo da usarsi per le crepolature delle labbra.

Prendasi della tuzia e dell’olio d’uova; si mescoli insieme, e si ungano le labbra dopo di averle lavate con acqua d’orzo o di piantagine. Taluni raccomandano lo zucchero dei cucchiai di legno che ne esce quando si mettono sopra il fuoco. La crosta del pane applicata calda sopra le [209] bolle che vengono sulle labbra, allorchè si è bevuto in un vaso di cui fienosi servite persone succide, è di somma efficacia.

Pomata eccellente per conservare i capegli.

La miglior pomata che si possa usare acconciandosi è la seguente. Si prendi una mezz’oncia di cera gialla, un’oncia di cera bianca, tre once e mezzo di buon sego, si faccia fondere il tutto in un vaso nuovo, schiumandolo attentamente. Si le vi inseguito il vaso dal fuoco, e quando l’unguento si comincia a raffreddare vi si mischj una dramma d’olio di cedro.

Per evitare le macchie del sole alla faccia.

Si sbatti un bianco d’uova nell’acqua rosa, e si lavi la faccia alla mattina senz’asciugarla. Questa cosa si semplice impedisce l’abbrustolamento della faccia, e lavandosi la sera cade subito una polvere, e la pelle resta bianca senz’offesa dei raggi del Sole tuttocchè si abbia a restarvi esposto tutto il giorno.

[210] Bijoux di nuova Moda.

La moda della spada di data recentissima è stata come segue. La guardia è in oro: la chiocciola è ornata di quattro medaglioni nel mezzo dei quali vi è un piccolo cerchio in smalto color d’oro, ed il di cui giro è guarnito da due ordini di perle. La chiocciola suddetta è inoltre ornata vicino ai medaglioni di rosette in oro verdi; il pomo ed il cerchio della guardia sono parimenti ornati di medaglioni e di rosette simili. La guardia intiera è facettata di diamanti, dove non si trova medaglioni circondati di perle.

Spade d’argento damaschinate in oro con medaglioni di smalto.

Spade d’acciajo a rami spezzati, e a fiocchi a la dragone.

Catene d’orologio in oro a oliva facettate nel genere dell’acciajo con varj bijoux dello stesso travaglio.

Nuove cinture con lama e perle d’acciajo apposte sul nastro.

Fiubbe d’argento miste d’oro e d’acciajo che fanno una bellissima figura: altre a pagliuole d’oro e d’argento riportate a foggia di ricamo.

Freccie, pugnali, spade, chiavi in oro smaltate [211] per tenere avvinti i fazzoletti da collo delle Dame.

Cordoni d’orologio, collié, braccialetti in corallo, e acciajo.

Detti a granelli d’America e perle; ed altre a perle smaltate di vario colore.

Amena letteratura.

Memoria intorno all’uso di due specifici a favore delle Donne gravide: traduzione dal Francese del Dott. Dionisio Roidi corredata di annotazioni. Firenze 1786. in 8. di p. 55. Presso Lorenzo Vanni.

Se non è ameno il libro che annunziamo, è però utile alle donne per le quali noi scriviamo. I due specifici, un balsamo, ed un siropo per mitigare le doglie alle partorienti, e facilitare il parto sono un segreto, che l'Inventore anonimo facendosene una riserva lo esibisce a chi ne lo richiegga, e ne paghi il prezzo a lire sei Tornesi indirrizzandosi ai Sigg. Bechtel presso il Sig. Vyttenbach in Berna. Intanto il Sig. Roidi ci ha data la traduzione di questa Memoria ch’è piena di ottimi lumi per l’ostetricia, ed a portata delle Signore Italiane per le note diligenti del Traduttore.

[212] Componimenti Poetici di Fortunata Sulgher Fantastici fra gli Arcadi Temira Parraside Accademica Fiorentina. Firenze in 8. di pag. 96.

Tuttocchè siano scorsi più mesi da che fu fatta la presente edizione, ragion vuole che sia pure da noi annunziata come una produzione d’una donna che accresce così il numero delle illustri Italiane. L’edizione è elegante con un rame di frontispizio ec., ma più eleganti sono i varj pezzi di cui va essa fastosa.

Entretien Socratique &c. Trattenimento Socratico sulla veracità, e fedeltà nell'adempire le sue premesse. Tradotto dall'Inglese dal Sig. Percival. Parigi 1786. Presso Lottin.

Lo scopo di quest’Operetta è d’illuminare la gioventù sopra uno degli articoli più importanti della morale, e sopra le leggi relative alla veracità. Questa virtù ha due oggetti: il primo di non giammai tradire la verità nei nostri discorsi: il secondo di mantenere la nostra parola, quando non vi si opponga la virtù, o qualche altro ostacolo invincibile.

L’Autore vuol dimostrare quanto sia stimabile di mantenere la sua parola in circostanze eziandio in cui la passione e l’interesse personale ci sforzano a mancare. Ecco il tratto che scioglie per dare questa lezione.

[213] Nível 3► Exemplum► Un Cavaliere Spagnuolo inseguito per un assassinio commesso, si ritirò nel giardino di un Moro scongiurandolo di nasconderlo agli occhi della giustizia. L’ascoltò compassionevolmente il Moro, e generosamente gli promise il suo soccorso. Poche ore dopo fu portato all’abitazione dello stesso Moro il corpo di suo figlio ch’era stato ucciso, e dai contrasegni datisi si rilevò che l’uccisore era il medesimo Spagnuolo colà cernito nascosto. Questo padre infelice occultò l’orrore che ne risenti, e ritiratosi nella sua camera vi restò fino a mezza notte in cui calato in giardino ed aperti la porta del Gabinetto, ove chiuso si trovava il Cavaliere così gli parlò: II Giovine che avete assassinato era l’unico mio figlio: il vostro delitto merita il castigo più severo: ma io v’ho data la solenne mia parola che sarete quì stato sicuro, e non voglio violare un impegno tuttocchè temerario a fronte d'un Crudele nemico. In seguito lo condusse alla sua scuderia, e dandogli il suo miglior cavallo, fuggi, gli disse, intanto che l’oscurità della notte ti tiene occulto: le tue mani sono tinte di sangue: ma Dio è giusto, ed io lo ringrazio che abbia potuto mantenere la mia parola: lasciando a lui la cura di giudicarti. ◀Exemplum ◀Nível 3

[214] Aneddoti.

L’Ingenuità è molte volte l’espressione della franchezza, della semplicità, o dell’ignoranza, e spesso di tutto questo in una volta. Si ride d’una piacevole ingenuità, come si ride per il ridicolo che dimostra un altro, e di cui si crede egli medesimo esente. Qualche volta pure l’ingenuità eccita il riso per gli equivoci che fa nascere.

Exemplum► Nível 3► Un giovine faceva delle frequenti visite ad una Signorina. La madre di questa giovine temeva delle sinistre conseguenze, e che si dicesse male di sua figlia, gli domandò un giorno con quale intenzione la frequentasse, se per Matrimonio ovvero per tutt’altro? Il giovine con ogni ingenuità le rispose: certamente per tutt’altro. ◀Exemplum ◀Nível 3

Nível 3► Exemplum► Un padre aveva le sue ragioni per non esagerare in presenza della figlia la felicità del Matrimonio: quella che prende marito, le diceva, fa bene; ma fa meglio quella che non ne prende. Ah mio padre, rispose la figlia, facciamo bene, perchè chi potrà farà meglio. ◀Exemplum ◀Nível 3

Nível 3► Exemplum► Una buona donna dopo di aver fatta la sua preghiera davanti a un S. Michele, comperò due candele una della quale fu da lei accesa in alto, davanti alla di lui immagine, e l’altra più abbas-[215]so in faccia al Diavolo, che viene rappresentato sotto ai suoi piedi. Una persona che vidde a caso una tal cosa le disse: che fate mai buona donna? Non vedete ch’è il Diavolo a cui offrite quella candela? Signore, replicò essa, ho sempre udito dire ch’era bene di avere degli amici per ogni dove; poichè non si sa ove si possa andare. ◀Exemplum ◀Nível 3

Nível 3► Exemplum► Una giovane robusta, e forte accusava un medico di averla forzata e chiedeva ch’ei fosse condannato o a sposarla o a pagare una somma considerabile. Come mai le rispose il giudice essendo così vigorosa non avete potuto impedirlo? non avevate forza bastante per diffendervi? Ah Signore la forza mi viene quando m’adiro, o contendo con alcuno, e mi manca quando rido. ◀Exemplum ◀Nível 3

Teatro.

So’ Benissimo, che alcuno mi rimprovera l’essere io stata silenziosa sopra questo Articolo, quando anzi avevo promesso di parlarne a dritto, ed a rovescio. Ma che diamine s’ha a dire d’inezie, di buffonerie, di Rappresentazioni Teatrali scritte, e rifritte, e di seccature simili. Il Teatro deve trattenerci dilettevolmente; e noi dobbiamo all’incontro o annoiarci, o compiangerne, non di-[216]rò solamente la decadenza, ma la caduta. Dico molto; ma ho tanti seguaci del mio parere, tanti testimonj, che nulla temo. Non parlerò de’Teatri Comici, replico, non saprei che dire. Delle Opere giocose in musica, pocchissimo altresì posso annotare. Non parlo di Teatro alcuno in particolare, ma de’Teatri in genere. Per lo più è Impresario un tale, che nulla fa nè di Poesia, nè di Musica, nè di Ballo; e Poeta, chi appena appena fa scrivere, e comporre qualche Burlettaccia; è Mastro della Musica uno che spesso non sa ben copiare dai Maestri Originali. I Ballerini purchè saltino, purchè giuochino calzoni, e gonne, poco più ci pensano, e trovasi tallora va balordo tale, che pretende abbiano ad esprimere i piedi, e le braccia, quanto potrbbe farlo il più esperto Pantomimo.

Felici noi, che abbiamo almeno nel Nobilissimo Teatro a S. Benedetto tutto ciò che si oppone agli sopra indicati sconcerti. Un’Impresario, ch’essendosi per tutto il corso di sua vita occupato ne’Teatri, di ogni parte ne sa quanto basta, e di alcune è maestro. L’Opera, che si rappresenta è l’Olimpiade dell’inimitabile Metastasio.

Quello, che ne sostiene la prima, e principale Parte è il famoso Gaspare Pachiarotti, a cui tutto [217] il Pubblico Veneziano fà applausi tali, che forse giammai ha fatti a qualunque altro Virtuoso di Musica. Viva, e naturale espressione nel Canto e nell’azione, attenzione a tutto il buon’ordine, scelta di que’pezzi, e di quelle situazioni, che commovono gli affetti; in somma tutto ciò che rende pregevole un Attore di Dramma serio, tutto si trova nel Pachiarotti. La Signora Cecilia Giuliani prima Donna, già fattasi conoscere, ed applaudite sopra alcuni de’primarj Teatri d’Italia, lo è anche presentemente nell’Olimpiade. Niuno degli altri Attori, è spregevole, ed anzi viene volentieri udito. Li Balli sono inventati, diretti, ed eseguiti dal noto Baretti, e prima Ballerina è Mademoiselle VVilnover. I Balli, ed i Danzatori, e Danzatrici ebbero un sufficiente incontro.

A proposito del Mademoiselle osservano molti, essere anche questo un intollerabile disordine de’ Teatri. Come mai una Mademoiselle può lasciar esposta sulle Scene a’pericoli tanti, a quanti un sì lubrico luogo fa correre risico alle più innocenti persone, ed alle più costanti a conservarsi illibate! Non dovrebbero salire, singolarmente a ballare, sulle Scene sennon delle Madame; e piuttosto simil gente dovrebbe maritarsi di buonissima ora per divenire Madama. Pur troppo voi uominacci [218] con le vostre scaltre insinuazioni, con i vostri regaletti a tempo, ponete in pericolo queste innocenti vittime di pervertirsi! Poverine, povere Zitelle! Io vi compiango.

Gabinetto
Delle mode di Francia.

Confessatelo sinceramente, Signorine: intanto che i vostri figlj sono piccoli, e non sanno scomparire la vostra età, e abbattere la vostra freschezza, li conducete nelle adunanze, al passeggio, e nei luoghi più frequentati, facendovi gloria di farli vedere massimamente quando sono belli, vivaci, svelti, faceti, perchè il vostro amor proprio gode gli elogi medesimi che vengono loro diretti, e necessariamente rallegrano voi stessi: in questo caso desiderate che siano vestiti elegantemente con gusto ed anche alla moda: se dunque trovate che in tal guisa e in tale età vi fanno onore, è giusto che noi presentiamo la moda anche per i vostri bei figliuoli.

Quando i vostri figli si troveranno in un’età un poco avanzata, forse non li condurrete con voi perchè non avranno più quella vivacità, quel brio [219] naturale capace di attirare tutti gli sguardi. Perchè mai lo stesso fanciullo che nell’età di 4 o 5 anni era bello, vivo, allegro, faceto, amabile è diventato ai 7. o agli 8. anni brutto, timido, immobile, stupido, nojoso? E perchè mai quello che nell’infanzia era malinconico, timido, piangente, cattivo, diventa nell’ adolescenza allegro, vivo, ardito, e buono? Il primo sarebbe forse perchè nell’ingrandire acquisti maggior forza, diventi meno inquieto, meno manieroso; si concentri maggiormente in se stesso; perchè il suo spirito ed il suo corpo vadino per così dire equilibrandosi? O sarebbe perchè gettato in braccia straniere, non vedendo quasi più la faccia de’suoi parenti, che li fanno arditi, che gli animano, con cui si erano già famigliarizzati; vedendo altre figure che ridono di meno, che non si dimostrano, che li sottomettono come schiavi, e li fanno perdere la vivacità, fu ridotto tutto ad un tratto ad uno stato di stupidezza, che non diminuendo che col tempo, più non è ritornato a quell’allegria, che più non poteva osservare, ma passò alla timidezza, al timore ch’eragli necessaria, e che si ebbe cura di mantenergli in progresso? Vedetelo quando giuoca, quando si dibatte anche talvolta io faccia ai suoi parenti, che con tutta l’immaginabile de-[220]strezza non potrebbero insinuargli quella prima leggerezza che sempre viene soffocata dal timore d’un severo precettore: vedetelo; le sue maniere sono sconcie, disadatte; il suo riso è scempio, fittizia la sua allegrezza, e imbarrazzato il suo portamento.

Se è nato abbastanza felice, riprenderà con vigore e con ardire tutti i vantaggi, che la natura gli aveva compartiti, sino a tanto che infranti avrà i lacci che gli tenevano avvinto il corpo, e smarrito lo spirito; e diventerà un buon suddito, ed un uomo utile alla società.

Se al contrario non è nato felice avrà preso l’abitudine del timore e della sovverchia sommissione: non avrà più pensato con genio e libertà: avrà obbedito a tutte le suggeritegli impressioni, e diventerà, allorchè sarà del tutto ridotto a se stesso, un uomo da nulla. Parenti, guardatevi dall’abbandonare i vostri figli nelle mani d’Instruttori duri, e feroci: gli affabili Precettori sono quelli che devono inspirar loro la vita sociale.

Per tal motivo si può vedere quanto piccolo sia nella Società il numero degl’uomini che pensano ed operano, e perchè tanti millioni si trovano di enti puramente macchinali e ciarlieri.

Noi non diremo perchè il secondo timido, pian-[221]gente, immobile nella sua infanzia diventi così allegro; sì amabile, sì destro nella sua adolescenza. La natura di questi foglj non permette una lunga dissertazione filosofica; ma crediamo di poter dire che non si ricordiamo di aver veduta proposta e risoluta quest’ultima domanda nè in Locke nè in Elvezio, e neppure nell’illustre tutore d’Emilia. Noi consigliamo tutti i parenti, abbastanza felici per avere dei figli simili, che gli osservino, che gli amino, e che gli accarezzino non abbandonandogli un momento.

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Tavola XIII.

Retrato alheio► La moda per i figli de’due sessi è di portar dei redingoti da uomo di panno a due colletti e con maniche alla marinaja come si può quì osservare. Il maschio ne porta uno violetto sul suo abitino à la matelot fatto di seta color di coda di canarino; e la femmina ne porta uno bleu celeste sopra un piccolo corsetto color di rosa, ed una sottana di mussolina bianca che ne cuopre una di Pekin bleu. Ambidue hanno i capegli tagliati à la Jockei liberamente sparsi e cadenti sulle spalle. Ambidue portano un cappello feltrato nero o di variato colore con piume o senza piume, con nastri che lo circondano, e nodi di dietro e davanti, o, senza gli uni e senza gli altri, ambidue han-[222]no le scarpe con soprapposte delle rose di bendello; ambidue hanno dei collari o crovattini che dimettono a piacere. ◀Retrato alheio ◀Nível 3

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Tavola XIV.

Retrato alheio► Due busti: il primo rappresenta una donna vestita di un caraco color di rosa, pettinata a capegli arricciati coperti di un grande baigneuse a pieghe larghe guarnito d’un nastro verde parimenti largo, il quale forma davanti un larghissimo nodo.

Il secondo raffigura una donna con una veste di Pekin verde pomo, e con pettinatura a grossi ricci, quattro dei quali collocati in doppio ordine pendono d’ambe le parti sul seno. Sull’acconciatura è applicato un pouf à la Virginie di garza color di zolfo a righe violette. Questo pouf è guarnito di un largo nastro color di rosa a ricamo nero, componente un grosso gruppo tanto di dietro che davanti. Questo nastro è intrecciato da una ghirlanda di fiori artefatti roda e lilà misti. Sulla destra del pouf si alzano tre grosse piume verdi miste di color di rosa, color di rosa misto di verde, e nero misto di bleu.

Mancano a questi due busti davanti al fazzoletto da collo per annodarlo delle spille col pomolo rappresentante delle lettere simboliche, dei cuori, delle freccio ec.

[223] Abbenchè non siamo che in Autunno, oh Dio! quanto è già brutto nel nostro clima. Tutto il mondo sa che in questa stagione, a tutti i Santi si perdono gli abiti d’inverno, i manicotti, le pelliccie, le fodre di pelliccia, i veluti, i pluches, tutto il corteggio funesto che deve difenderci dalle pioggie, dai venti, dal freddo, dalle nevi, e dai ghiacci. Noi dobbiamo perciò prevenire i nostri Signori Associati degli abiti inverno che si compromettono di regnare, e che fin d’ora fanno pompa del trionfante loro lusso.

Per gli abiti di gala noi non vediamo per gli uomini che la ratina pulce con un largo bottone bianco a pietre, ovvero il grosso raso verde o pulce ricamato.

Per le donne non è in uso che il grosso raso verde o violetto, o griggio d’acciajo.

Per i mezzi abiti da uomo non v’ha che il panno pulce o verde, dai quali abiti d’ora in avanti dev’essere assolutamente e rigorosamente bandita la pistagna.

Per le donne è in uso il solo panno che portano in redingote, e sottana, simile e del colore da noi accennato in uno de’precedenti Num. sotto li dé shabillés degli uomini si portano dei gillet di raso, o di fino veluto ricamato. I più belli gillet so-[224]no ornati di ricami rappresentanti gli uni ad ogni bottoniera un lione, una tigre, o altro animale: gli altri sulla superficie dei fiori, degli alberi coi loro rami; altri alle saccoccie delle capanne dei casali, dei borghi, delle Città: altri ancora delle spighe di grano, dei covoni, di cui alcune spighe sono staccate, e cadenti al fianco.

Molti gillet sono di veluto a righe larghe i pluches di diversi colori, e portano attaccata a tutta la bottoniera una frangia assai lunga di seta.

Molti altri sono anche di raso bianco ricamato d’oro, e portano pure a tutta la bottoniera delle frangie, o dei nappini in oro. ◀Retrato alheio ◀Nível 3 ◀Nível 2

Tavola

Delle Materie contenute in questo VII. Numero.

Gli Sposi Singolarissimi Pag. 195

Nuova Pennellata sopra i Cavalieri Serventi 200

Aneddotto Galante 205

Toeletta 208

Bijoux di nuova Moda 210

Amena Letteratura 211

Aneddoti 214

Teatro 215

Gabinetto delle Mode di Francia 218

Spiegazioni delle Tavole XIII, e XIV. 221 222 ◀Nível 1