La Gazzetta Veneta: N. 67
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Niveau 1
N.° 67.
Mercoledí, addí 24 Settembre 1760.
Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.Niveau 2
Vedendo che al Pubblico riescono grandemente grate le notizie intorno al viaggio della Serenissima Arciduchessa, ho procurato d’averne da molte parti, e fra esse tutte scegliendo le più accertate e più importanti ne sono parte a’Leggitori.
Partitasi dunque adì 15. di buon mattino la Serenissima Arciduchessa da Casal Maggiore giunse alle ore 16. a Marcaria, dove S. E. il Sig. Carlo Conte di Firmian, Ministro Plenipotenziario presso il Governo Generale della Lombardia Austriaca, e Vice-Governatore, presenti i Signori D. Lodovico Conte Magnaguti, e Don Ferdinando Forti Consiglieri nel Supremo Consiglio di Giustizia; Don Francescantonio Tamburini, e Don Jacopo Luigi Sartorio, Questori nel Magistrato Camerale; Il Signor Ignazio Zanardi, del Sacro Romano Impero Conte della Virgiliana, e il Sig. Claudio Marchese Zenetti, due Decurioni Nobili della Congregazione Civica, quai respettivi Delegati d’essi corpo, andarono per complimentare a’Confini del Ducato di Mantova essa Reale Altezza Sua, che gli ammise al bacio della destra Reale. Dal mentovato luogo di Marcaria poi, non sì tosto cambiati i Cavalli, proseguì la Serenissima Arciduchessa il suo viaggio per Mantova, in cui entrò all’ore 18. e mezza per Porta Pradella; statavi incontrata fuori dell’ultimo Ponte dal Tenente Colonello Sig. di Kreit Maggiore della Piazza, e ricevuta alla Porta stessa da Sua Eccellenza il Signor Maresciallo Conte d’Apremort de Linden, Comandante Generale dell’Armi Cesaree in Italia (ivi arrivato il giorno avanti da Milano) che a Cavallo accompagnolla stando a lato della Carrozza colla Spada nuda in mano, fino al Regio Ducal Palazzo, nella cui Piazza non meno, che in quella detta dell’Erbe, e lungo altresì alla gran strada del Borgo di Pradella, stavano schierati più Corpi di Truppe regolate e di Milizia, per fare i dovuti onori alla Reale Sposa, ed affollato copiosissimo Popolo, per vedere il Solenne Ingresso. Pervenuta la Reale Altezza Sua all’accennato Regio Ducal Palazzo vi fu a’piedi dello Scalone complimentata, e servita di braccio dal sopradetto Eccellentissimo Sig. Conte Vicegovernatore, che da Marcaria capitato era poco prima seguito dal Signor Marchese Riva Regio Ajutante, e Ciambellano attuale delle Maestà loro Imperiali, essendosi pure a tal fine quivi ritrovati i Maestrati in Toga, e le Dame, e i Cavallier tutti in abiti di ricchissima gala come anche Sua Eccellenza il Signor Tenente Maresciallo Carlo Barone de’Cavalieri, Comandante della Città e Fortezza di Mantova, con altri Ufficiali. Salita quindi la Serenissima Principessa all’appartamento a lei destinato tutto addobbato col più fino gusto, mediante la direzione de’Signori Carlo Marchese di Canossa, e Francesco Eugenio Conte d’Arco, anch’egli Ciambellano delle Maestà loro, quai deputati a tal fine dal Vicegoverno, accordò Ella il bacio della mano a tutte le Dame suddette, e dopo sì (sic.) trasferì nella Magnifica Galleria dove sotto il baldacchino pransò in Publico, servita in Tavola dalle Dame della sua Corte, e coll’assistenza della Nobiltà del Paese, e straniera. Fece la benedizione della Mensa Monsig. [Ramesini Luzzara, Carlo de’Marchesi#U::Carlo de’Marchesi Ramesini Luzzara] Abate, ed ordinario della Regia Ducal Chiesa di Santa Barbara in luogo di Monsignor [Guidi Talenti, Antonio de’Conti#U::Antonio de’Conti Guidi Talenti] Vescovo, impedito all’avanzata sua cagionevole età, che perciò fece Ossequiare (sic.) la Reale A. S. da Monsignor Giambattista Bertoglio suo Pro-Vicario Generale. Nella sera del giorno medesimo de’15. calò la Reale Sposa nel Regio Ducal Teatro nuovo stato sontuosamente preparato, ed illuminato, dove godè una festa di ballo, a cui diede Ella stessa principio, facendo alcuni balli co’Signori Principi d’Avesperg, e i Lichtenstein; intervenendo ad essa Festa tutta la Nobiltà Mantovana, e Forestiera, e nella Logge del Teatro medesimo la più scielta Cittadinanza. La mattina seguente de’dì 16. si trasferì la Serenissima Arciduchessa pe’Corridoj alla presata Chiesa di Santa Barbara, seguitata dalla sua Corte, e da numerosa Nobiltà, dove udì la Messa Celebrata dal sopradetto Monsignor Abate Luzzara, finita la quale scese dalla Tribuna nel Presbiterio d’esso Tempio, dove venerò le Reliquie che si custodiscono in quel Santuario. Dopo di che restituitasi la R. A. S. a Corte, ammise al baciamano i Dicasterii, i Corpo Ecclesiastici, e i Cavalieri sì Nazionali, che Forestieri, e pransò in pubblico nuovamente. Verso la Sera si condusse nello stesso Regio Ducal Teatro, in cui le fu dato il divertimento d’una Cantata a più Cori di scelti musicali Istrumenti, e circa un ora di notte andò col Nobile suo corteggio, e colle guardie del Corpo fra le acclamazioni d’un folto Popolo che dappertutto l’accompagnava con incessanti Viva, ad osservare per un breve tratto la generale, e pomposa illuminazione fatta per due sere dalla Città tutta; essendosi rispetto a tale illuminazione, molto distinti il Ministero di Nobiltà, e l’Università de’Mercanti, che aveva fatto adobare, ed illuminare con vaga simmetria il suo gran Portico; e quella degl’Ebrei, nella Piazza del cui Ghetto, oltre le altre due contigue strade, nobilmente ornate, e illuminate con archi; vedevasi innalzata una gran Macchina architettata, fornita interiormente di specchi, lampadari, e copiose cere, e nel prospetto sotto un bene inteso Padiglione erano posti i Ritratti delle M. M. L. L. Imperiali, del Serenissimo Arciduca Giuseppe, e d’essa Sposa Reale, la quale ritornò agli appartamenti suoi. Nella seguente mattina poi de’diciassette verso le ore tredici salutata, come lo fù al suo arrivo, dal triplicato sparo dell’Artiglieria della Città, e Fortezza, intraprese S. A. R. la continuazione del suo viaggio.
Nello stesso giorno de’17. la mattina si trovò a’confini di là tre miglia in circa da Valezo, Sua Eccellenza Alvise Contarini Capitano, e Vice-Podestà di Verona in nobile Equipaggio, con le sue Carrozze, accompagnato da ventiquattro giovani Cavalieri Veronesi, tutti in abiti di Gala. Arrivata quivi la Reale Principessa, e veduta a pena la Carrozza di Sua Eccellenza fece arrestare la sua, e rispose all’ufficio, co’sentimenti della maggiore riconoscenza alle attenzioni a lei praticate dal Senato, assicurando, ch’ella ne avrebbe conservata costante memoria, e che con suo molto piacere ne informerebbe la Maestà dell’Imperatrice Reina; indi si trattenne ancora qualche tempo con graziosi ragionamenti. Arrivò di poi a Castelnovo circa verso le ore sedici alla Casa stabilita, magnificamente parata, e scese dal Legno suo, in cui aveva seco la sola sua prima Dama di Corte, e passò al suo Appartamento terreno guernito di velluto chermisino, e de’bellisimi regali della Sereniss. Repubblica. Quivi postasi a sedere sotto un baldacchino fu servita alla Tavola in oro, dalla Dama sua, che le stava in faccia, e da un Cavaliere a lato, mangiando Ella d’assai buona voglia, coll’inframmettere di tempo in tempo qualche parola indirizzata alle circostanti Persone, ch’erano in gran numero Cavalieri, e Dame Veneziane, e Forestiere, oltre al suo proprio accompagnamento. Erano le interne stanze per uso di lei, custodite da’suoi Arcieri; e tutte le altre Guardie erano della Veneta Truppa. Durò circa mezz’ora il suo pranso. Terminato il quale passò tutta la comitiva Nobile de’ Veneti, e Forestieri in una Sala grande tutta parata di bianco, interrotta con bellissimo ordine di doppieri di cristallo, e specchi, dove si videro intorno undici Tavole grandi, sei delle quali erano imbandite del più raro e miglior pesce di Mare, e di Lago, e cinque deferri, i quattro primi, l’uno per cantone, e il quinto in mezzo in faccia alla Porta, egli Intercolunj formavano le Credenziere con argenteria, e bottiglie. Occupò il Principe di Lichtenstein una Tavola nel lato superiore della Sala con la prima Dama a destra, e un’altra a sinistra; e fu preso posto alla Tavola medesima da altre Dame, e Cavalieri Veneti, e Forestieri; facendo lo stesso all’altre cinque Tavole. Chi non prese posto si mangiò in piedi quello che gli piacque; facendosi sua Eccellenza Contarini vedere da ogni lato, e dimostrando la sua infinita attenzione: In questo tempo si rimase la Sposa Reale sola a scrivere, per quanto fu quivi asserito, il suo Itinerario. Di là ad un’ora incirca giunse un biglietto al Principe di Lichtenstein, il quale si levò di là per intraprendere di nuovo il viaggio, essendo nel trascorso tempo stati già attaccati tutti i Cavalli, e posto in ordine ogni cosa per la partenza. Sapendo sua Eccellenza Contarini che la Sposa Reale aveva con pieno gradimento notato quanto era stato apparecchiato in Castel Novo, e usata la distinzione di pransare in Publico, pensò di compiere l’opera sua con una nuova attenzione. Per la qual cosa, colto il tempo opportuno a ciò, andò fino al Ponte dell’Adige, ove doveva S. A. R. di necessità arrestarsi per cambiare i Cavalli, e quivi fu accolto con la maniera la più gentile, ed accertato anche dal Principe di Lichtenstein, ch’egli s’unirebbe all’Arciduchessa per descrivere alla Maestà dell’Imperatrice l’estrema cortesia che in tal giorno usava seco la sua Repubblica, per cui in sua specialità si trovava egli penetrato di gratitudine alle gentilezze con le quali egli stesso veniva trattato in esso viaggio. In tal guisa sua Eccellenza Contarini si congedò, e la sera ritornato in Verona diede una Magnifica Festa di Ballo alle Dame, e a’Cavalieri Forestieri e Veronesi, la quale riuscì a maraviglia.
Passò ogni cosa a Castel Novo con bell’ordine, e disposizione, e alcuni, i quali intendono il linguaggio Tedesco riferirono d’avere udito, che i Cavalieri del seguito della Principessa non facevano altre parole, che di lode di questo magnifico accoglimento.
La situazione della Casa non potea essere migliore nè più a proposito. Entravasi per un ampia strada in un largo spazio, dove a destra era schierato un battaglione, e a sinistra un altro Squadrone. Entravasi di là in un gran Cortile fatto quadro ad arte, dov’era la spalliera de Granatieri; tutti questi con l’insegne loro, e strumenti Musicali da guerra, i quali si fecero sentire all’arrivo, e alla partenza della Principessa. Secondo, che i legni arrivavano, passavano sotto un volto del Cortile in un’altro spazioso Campo, dove stavano pronti i cavalli per cambiare, e dov’erano Tavole apparecchiate per la bassa Servitù. Per li Paggi e Damigelle di Corte era preparato nelle rimesse squisitamente accomodate nel Cortile; sicchè non vi fu mai la menoma confusione o disordine. La sera de’17. si trovò S. A. R. ad Ala; a’18. a Trento, a’19. a Bolzano, adi 20. 21. a Bressanone, adi 22. A Niederdorff, adi 23. a Lintz. Oggi sarà a Spital, adi 25. e 26. a Clogenfurth, adi 27. a Nenmarck, adi 28. a Knittelfeld, adi 29. 30. a Prugg, Neuvviedan, il primo d’Ottobre a Neuckircken, o Glockvitz, per quindi partirsi alla volta di Laxemburg.
Persone, ch’esibiscono la loro capacità.
Chiunque desiderasse d’affidare Giovani all’attenzione d’un Professore di Legge, diasi in nota alla Bottega di Paolo Colombani Librajo in Merceria. Esso Professore nel prossimo venturo Decembre comincierà a dettar Lezione d’Istituta Civile a Canonica, ed assisterà per due ore circa in ogni giorno Feriale a’Giovani studiosi. Manifestato che sia il Nome e Cognome delle Persone, che vorranno onorarlo; Egli supplirà al suo dovere col rassegnarsi loro personalmente, e per concretarsi a quel metodo, che a norma delle circostanze sembrerà più opportuno.
Legni arrivati.
Adi 12. Settembre. Tartanon, Patron Giuseppe Trevisani, venuto da Segna, con 300. Balle Tabacco.
Detto. Trabacolo, Patron Gerolamo Rasol, venuto da Zara, con 4. Cai Oglio. 5. Cassette Rosolin per Transito.
Detto. Pieligo, Patron Francesco Bottolo, venuto da Spalatro, con 684. Schiavinotti. 36. colli, e 2. Fagotti Cera. 392. Mazzi Cordoani. 110. Fassi Ferro. 149. Mazzi Montoni. 4. cai Olgio. 2. Mirea Fighi. 2. Rodoli Rassa in più cavezzi. 1. Balla Scorzi di Pecora a refuso.
Detto. Trabacolo, Patron Domenico Maraspin, venuto da Piran, con 70. Moza Sal.
Detto. Pieligo, Patron Vicenzo Zamarchi; venuto da Palma Nova, con 2. Car. Oglio di Lin.
Detto. Pieligo, Patron Zanin di Grassi, venuto da Capo d’Istria, con 4. cai Oglio. 6. Bar. Sardelle Salate. 1. Sacchetto Cera vecchia, e zala di Libre 100.
Detto. Pieligo, Patron Antonio Sorbola, venuto da Piran, con 3. cai Oglio. 15. Mastelle Cievoli Salati. 6. Mastelle Menole salate.
Detto. Nave nominata S. Nicolò, Capitan Giuseppe Orebich Raguseo, manca da Svara 26. giorni, Parcenevole D. Vicenzo Bonsiol, con 326. Caffis Sal.
Detto. Trabacolo, Patron Mattio Bori, venuto da Pago, con 110. Moza Sal.
Detto. Pieligo, Patron Dionisio Veronese, venuto da Goro, con 31. Sacco Pasta.
Detto. Pieligo, Patron Antonio Balarin, venuto da Ravena, con 800. Stera Pignoli in scorzo.
Detto. Pieligo, Patron Piero Sambo, venuto da Rimani, con 10. Miera Strazze. 3. Bar. e 2. cassette Ferro vecchio. 2. ceste Formagielle.
Detto. Pieligo, Patron Vicenzo Sambo, venuto da Cervia, con 900. Stera Pignoli in scorzo.
Detto. Pieligo, Patron Giacomo Ragusin, venuto da Trieste, con 2. Bar. Ottoni. 13. Bar. Sortiti. 50. Fassi Lamarini. 1. Bar. Fil Ferro. 4. Bar. Chiodi. 3. Bar. Padelle. 2. Bar. Tamisi. 1. Balla Tele. 4. Balle Grizo. 1. Casseata Medaglie. 3. Car. Rosa. 4. Some Scatole.
Detto. Trabacolo, Patron Domenico Bori, venuto da Pago, con 90. Moza Sal.
Detto. Trabacolo, Patron Lorenzo Quintavalle, venuto da Pago, con 140. Moza Sal.
Detto. Trabacolo, Patron Silvestro Rosada, venuto da Piran, con 110. Moza Sal.
Detto. Pieligo, Patron Michiel Totto,venuto da Capo d’Italia, con 4. Balle Grizo. 2. Car. e 4. Schizze Vischio. 1. Cassetta Cera vecchia.
Detto. Peota, Patron Pasqualin Balarin, venuto da Ancona, con 34. Sacchi Cera. 10. Sachi Sponze. 2. Bar. Terra da Oresi. 1. Balla Pelle di Orso. 1. Balletta Robbe da Capotti.
Case da Fittare.
Appartamento di casa d’affittare fornito con due Camere e Camerino, e tutto l’occorrente. Si affitterà pure anco una sola Camera fornita. A. S. Giacomo dall’Orio appresso il Tintor vicino calle dell’Ocche. Parli con lo stesso Tintor.
Appartamento Nobile fornito d’affittar con Riva in casa, in calle della Madonna a S. Angelo.
Chi lo vuol vedere parli col Marangon in detta calle, attacco al Taglia Pietra.
Case da Fittare fuori di Venezia.
Casa in Soler in Este con riva sopra la Brenta, che serviva di Dogana, con Magazeni, due Canevoni, Stalla, e sei Casette; paga all’anno Duc. 140. e sue regalie.
Chi la vuole parli col Sig. Mattio Verdelli Carghetta in Este.
Avviso
Nella ventura settimana uscirà da’Torchi di Paolo Colombani, la versione in Versi Italiani della Tragedia intitolata La Morte d’Adamo, del Sig. Klopstock. In uno de’primi Fogli della Gazzetta Veneta si rendette già conto della squisita perfezione di questo Tragico (sic.) componimento. Io non credo ch’esso possa avere punto d’invidia di quanti altri mai fossero usciti alla luce in tal genere. La grandezza dell’argomento è maneggiata da un ingegno uguale ad essa, il quale con maravigliosa forza l’empie naturalmente di quante circostanze si potevano adattare ad una passione la più grave che sia stata nel Mondo. Osservabili sopra tutto sono i diversi gradi de’caratteri introdotti (sic.) con indicibile naturalezza, per far maggiormente risplendere quello d’Adamo; e mirabile è la semplicità de’costumi, così bene conservata, che i Leggitori, senza punto di fatica vengono traportati dall’immaginazione a que’tempi, tanto sono giuste le corde che tocca l’Autore, e sì vanno al cuore di chi legge.