Citazione bibliografica: Gasparo Gozzi (Ed.): "N. 60", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\060 (1760-08-30), edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3670 [consultato il: ].


Livello 1►

N.o 60.

Sabbato addi 30 Agosto 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Livello 2► Metatestualità► Ad una nobile, e dotta dissertazione darebbe argomento la domanda, che mi vien fatta in una Polizza: e ciò è: Livello 3► Citazione/Motto► Qual sia la cagione, per cui le Persone d’una Provincia sieno d’un genio comune, e da un’altra differentissimo; e perchè in una fioriscano ingegni perspicaci, e in conseguenza le belle lettere, e le buone arti, e in un’altra trovinsi comunemente Uomini d’un talento ottuso. ◀Citazione/Motto ◀Livello 3

Questi Fogli non comportano ragionamenti lunghi, nè soverchiamente studiati; e la fretta dello scrivergli a pena concede una breve meditazione. Dirò quello, che me ne pare, e secondo, che l’intendo, toccando i capi della cosa, senza profondamente intrinsecarmi nella materia. ◀Metatestualità Quanto è dunque alla prima parte della domanda, perchè sieno le Persone d’una Provincia d’un genio comune, e da un’altra differentissimo; io credo che ciò derivi dalle prime idee, che acquistano gli Uomini di quelle cose, che gli attorniano continuamente. È questa una specie d’educazione naturale; ch’entrando fin da primi anni cotidianamente per li sensi, e stampandosi nella fantasia rende gli Uomini quà d’un umore, e colà d’un altro, secondo le diverse situazioni de’loro Paesi. Una Provincia circondata da Monti coperti di neve, boschereccia; un’altra irrigata da limpidi e correnti fiumi, fruttifera, spaziosa; un’altra ch’abbia vicino il Mare, e altre situate in altro modo, che abbia una parte di tutte, sono oggetti alla vista continuamente diversi, e diverse saranno le cotidiane impressioni nel cervello. Nota un giudizioso Critico, che questa varietà si vede, più che negli altri ne’Poeti; i quali nelle loro descrizioni, e immaginazioni fanno ritratto di quello, che veggono più spesso. Ne’Poeti del Settentrione troverai più sovente ch’altra cosa, montagne, massi, ghiacci, nevi, perchè sempre hanno dinanzi siffatti oggetti; ne’nostri Italiani chiare, fresche, e dolci acque, le bionde spighe, gli ameni, e fruttiferi colli, e da questo esempio dì lo stesso de’Poeti dell’altre Nazioni. Aggiungi alla diversità delle vedute; quella degl’interessi d’ogni Nazione. Ognuna ha il suo traffico, le sue amicizie, le sue ostilità. Gli Uomini crescono in tali pensieri; e in essi, per così dire si nutriscono, e vestonsi l’animo di quel costume, ch’essi arrecano, e secondo che la necessità di quelli porta a questa Nazione, o a quella, ecco la varietà de’caratteri, e degli umori. Io credo, che per questa via con le Storie alla mano si potesse provare, che non m’inganno; e che questa è la cagione principale de’genii differenti d’ogni Provincia.

Quanto è poi agl’ingegni perspicaci più in questa Provincia, che in quella, e al fiorire delle belle Lettere, e delle buone Arti, io non tengo, che ciò derivi da altro, che dall’educazione; e dalle circostanze più felici, o meno, in cui una Nazione si trova. Se fosse vero, che la perspicacia degl’ingegni fosse conceduta per grazia del Cielo ad alcuni Paesi soli, sarebbero fiorite solamente in quelli le lettere, e non dall’uno all’altro tante volte tramutate. Chi direbbe mai a leggere i costumi de’Britanni, de’Galli, o de’Germani antichi, che l’Inghilterra, la Francia, o la Germania avessero potuto dare Libri in ogni Scienza, e spargere le buone Arti per tutto il Mondo? Oggidì all’incontro che sono Atene, e i portici suoi? Gli Oratori, gli Storici, e i Filosofi Romani dove sono? Dunque gli ingegni sono atti, e perspicaci in ogni luogo del Mondo, quando le circostanze sono tali, ch’esse vi sieno accettate. L’Arti nella Grecia decadute, furono accolte da’buoni Padri di Roma, e gl’ingegni Romani dati fino allora alla guerra, cominciarono a destarsi, e giunsero al colmo. Fiorirono in Costantinopoli fino a tanto che se ne insignorirono i Turchi. Allora passarono in Italia, dove gl’ingegni le ricevettero, ed ecco gl’intelletti Italiani divenuti perspicaci, e sottili, che prima erano goffi, ed intenebrati. Seguasi questo viaggio delle buone Arti di passo in passo, e si vedrà, che tutti i Popoli ne sono capaci; quando s’aprano Scuole, Università, premii si stabiliscano, e onori, donde nasca agevolezza, speranza e stimolo alla gloria. Se così fatti favori non trovano, gl’intelletti si rimangono grossi, e gli Uomini, materiali in ogni Paese; se gli trovano, sono in ogni Paese perspicaci, ed atti alle dottrine.

I cervelli de’Mariti sono talvolta sì lunatici, e strani, ch’io non so qual consiglio si potesse dare alle loro mogli, perchè si vivessero in pace con essi. Io non dico ch’anche fra quelle non si trovino alcune cervelline, e fantastiche: ma per ora abbiansi ragione; Metatestualità► poichè la novella, ch’io dirò è della fantasticheria d’un Marito. ◀Metatestualità Livello 3► Racconto generale► Il costume di quest’uomo dabbene a quanto mi viene riferito, sì è il borbottare d’ogni cosa, tanto che non sono a suo modo nè Sole, nè Luna; e vuole, che sia amaro lo zucchero, e dolce il sale, ingrassando ne’gavilli, e nelle disputazioni. E perchè da tutti è fuggito, come si fugge dal fuoco, e a pena ha cominciato a parlare, che ognuno gli sparisce dattorno, come le colombe al romore d’un’archibusata, tiensi le quistioni in corpo, e per non iscoppiare, si sfoga in casa sua con la moglie, e con una fanticella, le quali quanto più si studiano di fare a suo modo, e meno vi danno dentro. Quando viene a casa l’odono a borbottare, come il mal tempo, cento passi da lontano, e stanno in fra due se debbano tirare la funicella dello scaliscendi, o lasciar, ch’egli apra l’uscio, e facciano o l’una cosa o l’altra, egli sale sbuffando, come un istrice. Come che sia, pochi dì sono passati, ch’egli uscì di casa ingrognato, e di là ad un’ora picchiò uno all’uscio, arrecando un Brancino di parecchi libbre. Scende la fanticella le scale, e domandato chi ne lo mandava, il Portatore le rispose: Mandalo il Padrone di casa alla moglie, e le fa un presente dicendo che lo faccia cuocere, che vuol mangiarlo a pranzo stamattina; e così detto sparisce. La fanticella torna sù, e grida: Oh! maraviglia ch’è questa! Il Padrone vuol morire. È uscito di suo costume. O Padrona, o Padrona! Ch’è questo romore? Se’tu impazzata? dice l’altra. Come che è? Non vedete voi bel Pesce, che vi manda a presentare il Marito? Alla buona donna, ch’non era avvezza alle gentilezze, parve di toccare il Cielo col dito, e ne fu lieta, come suol essere chi riceve grazie, da certi orsacchi, che non ne fanno mai. E poi che ebbe rimirato il Pesce, e lodato; domanda alla fante che ne faremo? Risponde: Egli ha mandato a dire, che si cuoca per l’ora del pranzo. Buono. Ma come s’ha a cuocere? Non so io: l’uomo non disse altro, se non che sia cotto per ordine del Marito vostro. Oime! grida la moglie, tu m’hai diserta! Balorda, che non gli domandasti tu, s’egli disse, lesso, affettato arrosto, o in altro modo. Noi non lo cuoceremo mai a modo suo, e avremo una tempesta negli orecchi di rinfacciamenti, ch’io vorrei esser sorda. Alla fante parve di aver mal fatto di non averne domandato il portatore, pure finalmente parendole d’avervi trovato il rimedio, disse alla Padrona. Di che siamo noi così angosciate? questo Pesce è sì bello è (sic.) grosso, che se ne può cuocere in più forme; e arrecarlo in tavola in tanti modi, che il bestione se ne contenti. Parve alla donna, che dicesse il vero; onde la fanticella dato di mano al coltello assegnò capo, e coda ad un pajuolo per fargli lessi, parecchi fette ne apparecchiò per arrostirle, e un pezzo ne acconciò in un tegame, con una certa sua salsa, ch’era stata altre volte dal Padrone nè biasimata, nè lodata, indizio d’approvazione. Mentre, ch’ella faceva con gran diligenza le tre cuociture, la moglie, che avea un bambino di forse due anni, tristo come il Padre, e che avea sempre aperta la gola per stridere, l’avea posto sopra il tappeto, o celone della Tavola, e stava scherzando seco, e vezzeggiandolo, perch’egli tacesse. Scherza di qua, e cuoci di là, eccoti il fischio del Marito; rizzansi gli orecchi. Oimè, ch’egli ne viene, e non è ancora apprestata la mensa. S’apre. Egli va a spogliarsi in una Stanza terrena, gridando nell’entrarvi. A Tavola. Corre la fante per istendere la Tovaglia sulla Mensa; e il fanciullo nello sforzarsi a stridere avea sozzato il celone di sotto a sè d’un imbratto, che non si dice. Che s’ha a fare? Tosto tosto si fa un fastello del celone, gittasi in un canto della cucina; e stendesi la Tovaglia sull’asse nuda, tanto che la Tavola è in pronto. Sale il Marito; siedono. Viene la minestra. Al primo cucchiajo, il Marito borbotta, che la non ha altro sapore, che d’acqua; dà una mano nel piattello, e lo spinge via da sè. Vengono capo, e coda lessi. Guarda nel piatto, stringe le labbra, alza gli occhi, e sbuffa. Lesso! Vedi con chi ho a fare, lesso! Dice la moglie. Come lo volevate voi? Oh! non si sa egli, cervelli d’oca, che sì bel Pesce voleva essere affettato, e arrostito? E c’è anche dell’arrosto, dice la moglie. Lucia, arrecaci l’arrosto. Viene Lucia, con un piattello, che fumicava, e mandava un odore, che solleticava il palato. Il Marito fiuta, e gli pare, che sappia d’arsiccio, e grida, come un invasato: Almeno avessi tu fatto quella tua salsa; che maladetto sia il punto, in ch’io spesi i danari in questo sì bel Pesce, per dovernelo gittare alla gatta. Oh! borsa mia dispersa al vento. Intanto eccoti Lucia col tegame; ma venne in mal punto; perchè avendolo la moglie pregato ad acquietarsi, egli era tanto più montato in furia, e bestemmiava; sicchè venuta la fante, e presentandogli il Tegame, poco mancò, che non gliene lanciasse in faccia. Di che indispettita la fanticella, Gli (sic.) disse: Che diavol dunque volete voi, poichè non vale nè lesso, nè arrosto, nè altro modo di cuocere? Io voglio, rispose il Padrone, quasi fuori di sè, voglio della .... Al che la fanticella rispose: E c’è anche di quella; e andò pel celone acconcio già dal fanciullo. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Jeri l’altro fu eletto per Piovano di San Maurizio il Signor Don Canciano Crovato in concorrenza del Sig. Don Antonio Venier.

Cose perdute

Chi avesse trovato un Giornaletto bislungo segnato di fuori Luglio 1760. lo porti alla Bottega di Paolo Colombiani, che conosciuto per quello che si cerca gli sarà dato un ducato di cortesia.

Libri da vendere.

Da Benedetto Moloccio Librajo in Merceria al S. Tommaso d’Acquino, si vendono i seguenti Libri.

De la Chapelle Institutionis de Geometrie, enrichies de notes critiques & philosophiques sur la nature & les developemens de l’esprit humain. a Paris 1746. 8. Vol. 2. avec firgur. legat. Franz.

D’Alembert Traitè de l’èquilibre & du mouvement des fluides. a Paris 1744. 4. avec figur.

Just. Henn. Boehmeri Jurisconsulti, Introductio in jus publicum universale. Viennae 8. 1758.

Car. Ant. Martini Jurisconsulti Ordo historiae Juris Civili. Viennae 8. 1757.

Vocabolario degli Academici della Crusca, quarta impressione. fol. Vol. 6. Firenze 1729 – 1738.

Opere di Torquato Tasso con le Controversie sopra la Gierusalemme liberata, e con Annotazioni intere di varj Autori. fol. Vol. 6. Firenze 1524.

Histoire de Charles XII. Roi de Suede, traduite du Suedois de Mons. T.A. Nordberg. 4. Vol. 4. a la Haye 1748.

Histoire Romaine depuis la fondation de Rome, avec des Notes Historiques, Geographiques, & critiques par les Peres Catrou & Novillè de la Comp. De Jes. 4. Vol. 20. a Lion. 1725. avec fig.

Questi Libri si trovano appresso Paolo Colombiani.

Les Oeuvres Morales de Plutarque per Amyot 2. Tom. Geneve 1613. 8.

Degli abiti degli Antichi, e moderni di Cesare Vecellio. Venezia 1590. 8.

Opuscula Mythologica, ethica, & Physica G. L. Cantabrigiae 1671. 8.

Maximi Tyrii Dissertationes. G. L. Lugduni 1630. 8.

Lucillii Satyrarum reliquiae. Pat. apud Cominum 1735. 8.

Petri Valentiae Academica. Atuerpiae 1599. 8.

Lettres Persanes. Tom. 2. Londres 1739.

Il Pecorone Novelle. Milano 1554.

De Jurisprudentia in artem redigenda a Cristophoro Chimio Coloniae 1567.

Homeri Ilias a Clarce G. L. Tom. 2. Lond. 1735.

Appresso Antonio Zetta al Traghetto di S. Barnaba si vende

Il Panegirico di G. Plinio Secondo a Nerva Trajano Augusto, tradotto di Latino in volgare, e

Le Osservazioni interssanti, e relative agli affari de’Gesuiti tradotte dal Francese Tom. X. diviso in tre parti, ed è una delle Apologie Gesuitiche.

Case da Fittare.

Bottega grande d’affitar, di bella struttura, giù del Ponte dei Pignoli, che guarda il Rio de’Baretteri, paga all’anno Duc. 60.

Le chiavi sono da quel della Malvagia vicino.

Che vi applicasse, parli coll’Agente di Kà Donaldo in Rio Terrà.

Magazin grande d’affitar in Contrada di S.Boldo, con sua Riva, e Porta da Terra, paga all’Anno D. 30.

Le chiavi sono dal Cassetiere a San Boldo.

Casa Grande a Santa Marina, con tutte le sue comodità, paga all’anno Duc. 130.

Sono le chiavi in mano del Fabbro vicino al Campo.

Casa d’affitar a Santa Maria Mater Domini, con Pozzo, Riva, e tutte le sue comodità, paga all’anno Ducati 170.

Chi vi applicasse parli col Fabbro in calle di Sant’Agostinio.

Casa d’affitare di nuovo restaurata, con terrazzi nuovi, e tutte le sue comodità in Barberia delle Tole, paga all’anno Duc. 110.

Le chiavi sono in Barberia delle Tolle dal Marangon vicino alla detta casa.

Case da Fittare fuori di Venezia

Casino d’affitar con Case Coloniche, e Campi 23. in buonissimo stato in Villa di Trevignan di Mestre, sopra la Villa di Zelerino un miglio, paga all’Anno Duc. correnti 180.

Chi volesse applicare, parli col Speciale da Medicine, sopra la Riva del Ferro sotto Kà Manin.

Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 29. Agosto 1760.

Lione Ducati 59 1/8 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.

Bolzano Soldi 133 per un Scudo da Carantani 93.

Roma Scudi Oro Stampe 63 per Ducati 100. Banco.

Napoli Ducati Regno 121 ½ per Ducati 100. Banco.

Firenze Scudi 80 Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100- Banco.

Livorno Pezze da 8/ 104 per Ducati 100. Banco.

Milano Soldi 155 ½ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.

Genova Soldi 94 per un Scudo da Lir. 4:12 Fuori Banco.

Anversa grossi 94 7/8 per un Ducato Banco.

Amsterdam grossi 91 per un Ducato Banco.

Amburgo grossi 85 per un Ducato Banco.

Londra Sterlini 52 7/8 per un Ducato Banco.

Augusta Taleri 99 ½ per 100. Ducati Banco.

Vienna Fiorini 191 ½ per Ducati 100. Banco. ◀Livello 2

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.

Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio. ◀Livello 1