La Gazzetta Veneta: N. 57
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N.o 57.
Mercoledì addi 20. Agosto 1760.
Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.Ebene 2
Uomini, e Donne quando si sono legati insieme a vita nel soave laccio, che fa diventare uno di due, pare che si disperino, se non acquistano Figliuoli. I ricchi vorrebbono avere a cui lasciare la loro opulenza, e un cognome illustrato da molte notabili imprese de’loro maggiori; e i poveri, che ne so io perchè abbiano questa gran voglia, se non che per lasciare i loro calli alle mani de’Figliuoli, e gli stenti, e i pensieri, che avranno avuto essi per mantenergli? D’età in età il Mondo va a questo modo, e si riempie di tempo in tempo; e quando si è acquistato un Figliuolino, ne fa allegrezza la casa, in cui è nato; vengono in concorrenza Amici, e Parenti, e tutto il vicinato a far le congratulazioni. Pare al Padre d’aver lavorata la più bella fattura del Mondo, e alla Madre d’aver dato alla luce un giojello. Trovano nel visino uscito di nuovo le somiglianze dell’Avolo paterno, o materno, del Padre, della Madre; e se fosse piccino come un gambero, egli è sempre grandicello, e un bel pezzo di maschiotto; che il Cielo lo benedica. Di quà cominciano gli affetti paterni, e materni. Principalmente la Madre non si sa spiccare da lui, quando non la chiamasse fuori di casa una necessità grande, o d’andare ad una Commedia, o ad una festa di ballo; che allora lo raccomanda ad una Vecchia di casa, ad una Balia, o ad altra Femminetta, che tanto si cura di lui quanto della spazzatura, e datogli un affettuoso baciozzo, aggiuntovi quattro o sei parole per vezzeggiarlo, se ne va a’suoi interessi. Vero è che quando ritorna a casa domanda subito delle viscere sue, e giura, che non ha avuto mai un bene al Mondo lontana da lui; e fa proponimento di non andar più fuori, e ch’ell’ha più caro di stare seco, che a’più grati passatempi della Città; lo prende fra le braccia, glielo promette con mille paroline mozze per vezzi; ma la buona intenzione è rotta da un invito nuovo il giorno vegnente, e manca alle viscere sue di parola.
Giovedì nel Territorio di Verona cadde una rovinosa tempesta, la quale diede il guasto a circa quattrocento Campi di riso, e dalla stessa calamità fu in parte battuto il Territorio di Treviso, ed il Bellunese nel medesimo giorno.
Libri da vendere.
Joannis Harduini Opera varia Amstelodami 1733. Foglio.
Diodori Siculi Bilbliothecae G. L. a Laurentio Rhodomano. Hanoviae Typis Wechelianis 1604. F.
Giulielmi. Pisonis & Georgii Maregrari Rer. Naturalium Brasiliae cum appendice. Amst. 1648. F.
Histoire Generale des Turcs. a Paris chez Cramoisy 1662. reliè en veau dorè. F.
Strabonis Geographicorum G. L. a Casaubono 1587. F.
Plutarchi Chaeronensis quae extant. G. L. a Xylandro. Lut. Parisiorum Typis regiis Tom. 2. 1624. F.
Joannis Jonstonis Historiae Naturalis cum fig. aeneis Francof. ad Maenum Tom. IV. F.
Legatio Batavica ad magnum Tartariae Chamum 150. aeneis fig. illustrata a Georgio Hornio Lat. donata. Amst. 1668. F.
Segni Storie Fiorentine, carta grande. Augusta 1723. F.
Beyerlink Magnum Theatrum vitae humane Tom. 8. Coloniae 1631. F.
Scotus Erigene de divisione Naturae. Oxonii 1681. F.
Sanchez de Matrimonio. Tomo 3. Ven. 1614. F.
Plutarchi Apophtegmata G. L. Londini 1741.
Hippocratis Opera omnia G. L. a Foesio. Tom. 2. Genevae 1657. F.
Gueudeville Atlas Historique Tom. 7. Amst. 1721. F. Legato in vitello.
Van-espen Opera omnia in 2. Tom. Coloniae Agrippinae 1729.
Chi volesse alcuno di questi Libri s’indirizzi al Signor Paolo Colombani Librajo in Merceria, al quale è pervenuto anche da vendere nuovamente il Libro che segue.
Raccolta di Memorie, Documenti, e Lettere pubblicate dalla Corte di Portogallo intorno agli affari correnti fra la Corte di Roma, e la suddetta di Portogallo. Il prezzo è di Lire due.
Case da Fittare.
Casa d’affittare di nuovo restaurata, con terrazzi nuovi, e tutte le sue comodità in Barberia delle Tole, paga all’Anno Duc. 110.
Le chiavi sono in Barberia delle Tole dal Marangon vicino alla detta casa.
Casa d’affittare a S. Giacomo dall’Orio.
Al num. III. In calle dell’Ospedaletto, paga all’Anno Duc. 50.
Casa al num. VI. In Calle de Kà Zambelli, paga all’anno Duc. 48.
Con tutte le sue comodità, e pozzo in Cucina.
Casa al num. VIII. In detta Calle al piano, paga all’anno Duc. 16.
Le chiavi sono al Fruttarol in campo a S. Giacomo.
Casa d’affittare al num. III. alle Corti Grandi della Giudecca, paga all’Anno Duc. 20.
Le chiavi sono nella casa vicina al num. II.
In Campo a S. Maurizio due Mezzadi forniti d’affittar per Avvocati o Causidici, dimandar al Sig. Antonio Cargneluti Orefice.
Legni arrivati.
Adì 14. Agosto. Nave Nominata Gabriel Capit. David Janssen venuta da Liverpool, a Isache de Mandolin Trevese, Piombo Pezzi 2486.
Detto. Pinco Capitan Antonino Longobardo venuto da Cività Vecchia, a Stefano Antonetti, Porcellana carattade 500. Portada del Cap. e Marineri, Legno Verzin, Pezzi 10. Erba Oricella Balotti 3.
Adi 16. Detto. Pieligo Patron Cristofolo Dabinovich venuto da Corfù, a Antonio Scataglia, Oglio cai 28. Portada del Patron e Marineri cai 5.
Questi Libri si trovano da vendere appresso il Sig. Giambattista Pasquali.
Kempis de l’imitation de Jesus-Christ. a Amst. 12. avec fig.
Lock de l’education des Enfans. a Lausane 1759. 12. Vol. 2.
Memoire instructif sur diverses curiositez de l’Histoire naturelle à Lyon 1758. 8. avec fig.
Principes du Droit naturel, & politique par Burlamaqui à Geneve 1754. 1756. 4. Vol. 2.
Haller, Albertus. Elementa Physiologiae corporis humani, Lausanae 1757. 4. Vol. 2.
Traitè de les loix de la Nature par Cumberland, traduit par M. Barbeyrac. Leyde 1757.
Wolfii Christiani. Jus Naturae methodo scientifica pertractatum. Francofurt 1756. 4. Vol. 8
Histoire Generale des Huns, des Turcs, des Mogols & des autres Tartares Occidentaux &c. par M. Deguiguès a Paris 1756. 4. Vol. 6.
Voltaire les Oeuvres. Geneve 8. Vol. 17.
Heinneccii Opera Omnia. Genovae 1744. 4. Vol. 8.
Theologie Astronomique par Derham. A Zuric 1760. 8.
Liebknecht, Jo: Georgius, Historia Hassiae subterraneae. Francf. 1759. 4.
Vies des Anciens Orateurs Grecs, avec des Reflexions sur l’Eloquence, des notices de leurs Ecrits &c a Paris 1752. 12. Vol. 2.
Recueil des pieces sur la Philosophie, la Religion naturelle, l’Histoire, les Mathematiques &c. par Mess. Leibniz, Clarke, Newton &c. a Lausane 1759. 12. Vol. 2.
L’Ami des Hommes; ou Traitè de la population. A Hamberg 1758. 12. Vol. 2.
Essaj Philosophique sur l’Entendement humain par M. Lock, avec les Notes de M. la Coste. A Amst. 1758. 12. Vol. 4.
Oeuvres de Montesquieu, nouvelle Edition avec des remarques. Amst. 1759.12. Vol. 6.
---- de M. de Fontanelle. Amst. 1754. 12. Vol. 6.
Melanges de Litterature d’Histoire, & de Philosophie. Berlin 1753. 12. Vol. 2.
Le Spectateur, ou le Socrate Moderne. Paris 1754. 12. Vol. 9.
Histoire moderne des Chinois, Japonois, Indiens, Persans, Turcs, Russiens &c. a Paris 1755. 12. Vol. 6.
Histoire critique de la Philosophie par des-Landes. Amst. 1756. 12. Vol. 4.
Cose perdute.
Se mai alcuno avesse presso di sè il perduto Anello di Cammeo con Testa di Donna ec. enunciato nella Gazzetta N. 54. del dì 9. corrente, eccitasi di nuovo a portarlo al Console di Genova, giacchè in vece dei zecchini quattro, gliene faranno regalati Dodici.
È stato perduto nelle vicinanze della Mira un Cane da Ferma grande, di pelo bianco macchiato, con pezze di color rosso lavato, chi l’avesse trovato faccia grazia di condurlo all’Agente di Kà Bonfadini alla Mira stessa, o pure in Venezia alla casa dei detti N. H. Bonfadini, che gli saranno dati due zecchini di cortesia.
Ancora Case da Fittare.
Casa d’affittar in calle della Commedia a San Samuel, paga all’anno Duc. 80.
Le chiavi sono dal Tarazzer nella corte vicina.
Metatextualität
O bene o male che vadano queste riflessioni, le mi sono venute in capo a proposito d’un accidente avvenuto pochi dì fa in una Contrada di questa Città.
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Exemplum
Erano passati parecchi anni, che due Persone benestanti non aveano potuto acquistar Figliuoli del loro Matrimonio, di che stavano oltre misura scontente, e dogliose. Quando piacque al Cielo la Donna ingravidò, ed ebbe un Figliuolo maschio; di che quanta fosse l’allegrezza nella famiglia si può piuttosto immaginare, che dire. Era già stata apparecchiata per Balia una Friulana giovanotta, e ben tarchiata; a cui con mille raccomandazioni venne consegnato il novellino erede. Preselo la Balia fra le braccia; ma come quella, ch’era avvezza a governare un suo figliuolone, che parea prole di Bacco, rinvolto in certe fasce, e pannicelli di capecchio di canape, la si trovò prima impacciata fra le nuove delicatezze; e più intrigata le parve d’essere quando la vide a portarsi innanzi olio di mandorle dolci, cartucce con polveri contro allo spasimo, e altre polveri per le scorticature. Con tutto ciò la promise di fare ogni cosa con fervore, e agli assegnati tempi, quando una cosa adoperava, e quando un’altra, secondo che le pareva di vederne il bisogno; studiando prima un pezzo di non errare, e non dargli forse una medicina in iscambio d’un’altra. Sopra tutto era il Fanciullino scuojato in diverse parti del corpicello; e fra gli altri un giorno strideva disperatamente. La Balia ricorse alle polveri per le scorticature; ma come quella, che in effetto non avea una perfetta conoscenza delle droghe, aperse una carta rinvolta molto ben grande, e trovatovi dentro una polvere bianca, creduto, che quella fosse al proposito, e sfasciato il bambino nudo com’era nato, la cominciò per affezione a impolverare prima con gran diligenza le parti scuojate, e perchè valesse il rimedio, ad allargarlo anche sulle sane; non avvedendosi punto, che la polvere da lei adoperata, era finissimo sal bianco, lasciato quivi per caso. Il bambino insalato come un prosciutto, e fasciato di nuovo, s’apriva le canne a stridere, nè requiava mai. Corre la Madre: ch’è stato? Saranno vermini, saranno denti, questo, e spasimo, fa vezzi, dagli la poppa, era tutt’uno, un guaire perpetuo. Sarebbono forse le scuojature? dice la Madre. Non credo, risponde la Balia, io l’ho rigovernato poco fa, e l’ho impolverato tutto: ecco ch’io ho consumata mezza la polvere; e così dicendo da la carta in mano alla Madre. Oimè! grida essa, oh! trista a me, che hai tu fatto? dallo quà, ch’io lo sfasci subito. Ahi! traditora, questo è sale; ahi, figliuol mio, che tu se’insalato; ahi! cuor mio, tu se’in sale, e così dicendo lo sfascia in fretta, e trovalo, che parea Giobbe. Dicesi che la fu ad un dito per uccidere la Balia; la quale uscì di casa, dicendo ch’ella non era avvezza a tante cose; e che il figliuol suo lo metteva al Sole, e alla pioggia e sempre più ingrassava; e che chi volea, che i fanciulli fossero medicati sempre, gli facesse allattare ad un Medico. Il bambino fu cavato di salamoja a poco a poco, e guarito; ma non sì presto, che non istesse più giorni a rifare la pelle.
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Risposta del Gazzettiere ad una Polizza.
Brief/Leserbrief
Due cose mi domanda V. S. la prima a che sia utile la Poesia nel Mondo, e la seconda se diletti più l’animo un’imitazione di cosa dilettevole, o di cosa, che faccia terrore. Risponderò, secondo l’usanza mia in breve. Per utilità di Poesia così in generale, non sò quello, ch’ella intenda. Ella vuol dire o l’utile di chi l’esercita, o l’utile degli ascoltatori. A chi l’esercita è utilissima. Non rida. Io sò, ch’ella dirà, tutti i Poeti essere una generazione di gente, che sembrano in disgrazia della fortuna. Certi mantelletti stretti, e leggieri, alcune parrucche d’un colore acquistato dal tempo, e altre masserizie, che portano indosso a caso dimostrano che non sono benestanti; e s’egli si dovesse riguardare le cose mondane sono le genti più infelici, che vivano. Ma la vera quiete sta di dentro, e non nelle cose estrinseche. Potrà mai affermare V.S. nè altri, che non sia felicità il trovarsi in uno Stanzino a tetto, con un migliajo di zanzare attorno, con le invetriate rotte, le mura fesse; ed essere traportato dalla fantasia, per modo, che paja al Poeta d’essere in un solitario Boschetto di fronzuti alberi, sopra i quali cantino dolcemente i rossignuoli, e fra le cui fronde con grato mormorio spirino i zefiretti soavi? Chi potrà dire, che un Poeta sia povero, se quando vuole ha il capo in ricchissimi Campi, in verdi prati, attorniato dagli armenti, a’quali parla come a cose sue, e gli tosa quando vuole e ne trae lana, e fa panni. Gli altri uomini conviene, che si contentino di quelle donne che trovano, abbiansi il naso schiacciato, gli occhi scerpellini, i tarli del vajuolo, e un migliajo di difetti, s’hanno ad appagare. Il Poeta se le fa da sè, come vuole, bianche, vermiglie, brunette, con occhi celesti come Pallade, neri come Giunone, capelli d’oro, denti d’avorio, dita schiette, e in somma, con tutte quelle perfezioni, che può mettervi Pittore, o Scultore. Oh! le sono pazzie! Bene sta. Ma quali non sono pazzie al mondo? Chi non si pasce di fantasie? Chi non fa castelli in aria? Chi non vive d’ombre, e di speranze? Questa è l’utilità particolare del Poeta. Quelli, che l’ascoltano veramente non saprei dire qual prò ne ritraggano; se non di passare il tempo. Ma ciò è avvenuto perchè la Poesia s’è impiegata nel modo, che non si dovea. Questa è nata per dar diletto, e certi Catoni hanno voluto, che la sia nata per arrecare utile, onde chi l’ha fatta diventare Filosofessa, chi Teologhessa, chi Maestra d’Agricoltura, sicchè andò vestita col mantello; col robone cattedratico, o da villana. In principio del suo nascimento, la fu uno sfogo del cuore allegro, si cominciò a ballare, e a cantare per ridere, e così la dovea rimanere. Io non entrerò ora a dire di tutti i viaggi, che la fece, ne quando cantò gli Eroi, ne quando imitò sulla Scena i personaggi grandi, o i minori, che la cosa sarebbe troppo lunga tanto per V.S. quanto per me; ma dico solamente, che se qualche utile ella potesse mai fare agli ascoltanti, ciò sarebbe sulle Piazze Pubbliche, entrando negli orecchi del Popolo. V. S. avrà notato più volte, quanti stanno a bocca aperta quando un Cerretano spiega un quadro diviso per caselline, con certe figurette, o piuttosto imbratti, e presa in mano la chitarra al rauco suono di quella, con più rauca voce, canta qualche strano innamoramento, e caso fantastico. Ponga dunque, e conceda, che un giovanotto, con bella, e misurata voce, e da suono convenevole accompagnato cantasse una Storia bene ordita, con scelto stile, e con una buona morale arricchita a tempo; e di quando in quando con isquisito garbo le sue Storie rinnovasse, non cred’ella, che negli animi delle genti idiote questa fosse una buona Scuola? E non pensa, ch’essa ne venisse grandemente frequentata? In altro modo io non saprei quale altra utilità si potesse trarre dalla Poesia a prò degli uomini. Tutto ciò sia detto per un via di dire, e non altro.
Rispondo alla seconda richiesta; che più è grata un’imitazione, che faccia spavento, d’una che dia diletto a vederla. Noi abbiamo in noi medesimi un amore fitto, e abbarbicato della nostra persona, che sempre ci fa pensare al caso nostro in ogni occasione. Immagini dunque V.S. una Pittura, in cui sia rappresentato un ricco uomo, il quale con un benefico viso dispensi molt’oro ad alcuni, che gli sieno presenti; ovvero una bellissima Pastorella, che stenda affettuosamente la mano ad un giovanetto Pastore. Dall’altro lato immagini una Statua di Laocoonte avviluppato dai due Serpenti usciti dal Mare. Nel primo caso il piacere, che sente chi rimira le rappresentate figure, verrà intorbidato da un segreto, e quasi non inteso pensiero di non essere egli il beneficato, dall’uomo liberale, o dalla graziosa Pastorella, e nel secondo caso l’orrore di veder quell’atto tragico, verrà compensato da un quasi incognito diletto d’esser libero da quella disgrazia; e questo è più durevole. Queste poche cose le dico così in fretta in fretta; chiedendole scusa, se faccio fine, e pregandola a non domandare, che sopra certi argomenti sì (sic.) risponda all’improvviso.