La Gazzetta Veneta: N. 47
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N.° 47.
Mercoledì addi 16. Luglio 1760.
Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.Nivel 2
A Q
A Questo (sic.) Mondo abbiamo spesso di bisogno de’Medici; a’quali più, che a tutti gli altri dovrebbe ognuno desiderare buona salute, acciocchè potessero prestare ajuto agl’Infermi. Oltre di ciò pare che la sanità nel Medico gli acquisti buon concetto, perchè quando s’ode a dire il tale, o tal Medico è malato, pare che avendo egli l’arte in mano dovesse sapere non ammalarsi, e non gli viene prestata quella fede, che gli si avrebbe, se fosse sano sempre.
Le inquietudini sogliono venire l’una dietro all’altra, e pare, che quando un’afflizione comincia, la prima accenni alla seconda, che ne venga, e questa mette l’ale, è (sic.) ubbidisce. Quello ch’io dirò non è calamità, ma fastidio, e noja, che diede un pensiero secondo ad un Uomo dabbene, mentre ch’egli era molestato dal primo. Il dolore dei denti, dicono alcuni, ch’è uno de’più acuti, e cocenti, ch’altri possa provare. E io lo credo, perchè ho veduti Uomini, e Donne molte volte a fare i più strani visi, a tralunare gli occhi in tal guisa, e a stridere tanto, che lodai il Cielo d’avergli d’acciajo. E quel ch’è peggio non ho mai veduto malattia, che abbia maggior quantità di ricette, che questa. Chi ne facesse una lista empierebbe un Dizionario. Cose calde, fredde, temperate, bagni, radici, grani, olii, semi, latte, prova questa, io sto meglio, di là ad un poco io sto peggio, applica quell’altra è lo stesso, e finalmente dopo molti guaj, e sospiri, n’esce fuori un viso tutto enfiato da una parte, con maraviglia di chi l’ha, e di chi lo vede. I più dicono; il miglior rimedio è la tanaglia, e non s’ingannano, perchè quando uu (sic.) osso è intarlato, non lo guarirebbe Ippocrate.
Molte novelle si potrebbero narrare di nuovi pensamenti, e fantasie degli Uomini per avere Danari, ch’è uno de’maggiori, e più intimi desiderii del cuore. Infiniti sono stati, e sono quelli, i quali prestano fede a certi bagattellieri, e ciurmatori, che promettono di far tramutare il rame in argento, o in oro; e mentre che l’uno promette, e l’altro crede, una stessa brama d’avere è di quà, e di là; ma la cosa riesce ad un solo, cioè al promettitore, che non vi mette altro, che parole, e artifizii, mentre che l’altro sborsa danari, per ajutare la maravigliosa operazione de’fornelli, e crogiuoli. Un altro genere di persone, che fantasticano per avere quattrini, sono coloro, i quali, o in sogno, o svegliati non veggono altro, che tesori nascosti nelle muraglie, sotto le scale, nelle cantine, o in luoghi solitarii; e hanno mille Storie a memoria della buona fortuna del tale, e delle ricchezze cominciate nella tal famiglia, con Danari piovuti da una fessura, da una trave rotta, trovati in una cassettina confitta nella muraglia, rigovernando una casa vecchia, e simili altre mirabilità, delle quali hanno pieno il cervello, e sì le tengono salde nella memoria, che non intendendo di voler arricchire per altra via, poco si curano d’altri lavori, o faccende; e aspettano la giocondità del trovare l’urne piene d’oro, e di monete coniate.
Benchè siffatti tentativi sieno sempre riusciti vani, ancora si trovano genti di questa ragione;
Libri Forestieri.
Controversia Medico- Letteraria fra li Signori Gio: Andrea Moneglia, eBernardino Ramazzini in occasione del Parto, e Morte della Signora Marchesa Martellini Bagnesi, in questa nuova impressione accresciuta d’una risposta non più stampata del Ramazzini, alla quarta Censura del Moneglia, con altro ragionamento intorno al comune pericoloso Metodo d’estrarre con la mano le fecondine, del Dottor Gioleffo Ramazzini. Modena 1758. 4.
Di tre specie d’affezione Isterica, e Ipocondriaca, Trattato Teorico-pratico, e Consulti del Signor Conte D. Silvestro Antonio Ponticelli. Lucca 1759. 8.
Della Cura d’un Carboncello maligno, accompagnato da varii accidenti, Osservazione del Dottor Giangaspare Cestari Cerusico di S. M. il Re di Napoli. Fano 1759. 4.
Sur l’insensibilitè, & l’irritabilitè de M. Holler, seconda Lettera di M. Marc’Antoine Caldani Philosophe, & Medecin de Boulogne 1760. 12.
Raccolta di quanto è stato pubblicato fin quì nelle presenti Vertenze fra la Corte di Roma, e la Repubblica di Genova, intorno alla spedizione d’un Visitatore Apostolico nel Regno di Corsica.
Seguito degli Opuscoli sulla detta vertenza.
Altro seguito degli Opuscoli sull’istessa materia.
Manifesto della Rep. di Genova, con la risposta d’un Corso.
Les Ruines de Palmyre autrement dite Tedmor au deserr. A. Londres 1753. Fol. avec tres-belles figures en nombre de LVII.
Description des Pierres gravèes du feu Baron di Stosch a Florence 1760. 4.
Candide, ou l’optimisme, traduit de l’Allemand de M. le Docteur Ralph 1759. 8.
Tutti questi Libri sono appresso il Sig. Giambatista Pasquali Librajo in Merceria.
Case da Fittare.
Casa d’affittar in calle del Magazzen a San Gerolamo, in due Soleri, e Bottega da Testor da lavorar, con Pozzo in cucina, paga all’Anno Ducati 40.
Le chiavi sono nella casa vicina, e si può avere informazione dal Signor Cristoforo Calapo Librer in campo a S. Salvador.
Casa d’affittar in Contrada di Santa Soffia vicino alla casa del Piovano, con cinque camere, Portico, e cucina, caneva, Entrata, ed altre comodità necessarie, paga all’Anno Duc. 75.
Chi la vuole parli con il Sig. Gasparo Angeli, che ha Bottega sotto il portico in faccia alla Chiesa.
S’attrova in Contrada di S. Giacomo dall’Orio nella calle dell’Ospedaletto, una casa in Soler segnata Num. III. di rimpetto il campo di S. Boldo con tutte le sue commodità, e Pozzo in cucina, che paga all’Anno Ducati 55.
Le chiavi s’attrovano al N. VIII. nella calle vicina detta di Kà Zambelli.
Casa da fittare di nuovo restaurata, con terrazzi nuovi, o tutte le sue comodità in Barberia delle Tole, paga all’anno. D. 110.
Le chiavi sonu (sic.) appresso al Negozio Rizzardi di Tavole in detta Barberia.
Casa d’affittar a San Vidal in calle di Kà Pisani, paga all’Anno Ducati 80.
Legni arrivati.
Luglio. Nave nominata Madonna del Scarpelo, e Sant’Antonio di Padova, Capitan Antonio Budenisch, manca da Salonichio li 12. Maggio, da Atene 32. giorni, e dal Zante 22. giorni, Parcenevole D. Gio: Paolo Ocioni, con 3. Balle Pello di Gambello. 951. Balla Gotton. 6. Balle Salonichi. 65. Balle Tabacco Caradà. 15. Balle detto Comun. 10. Balle detto Gingè. 3. Balle Zenie. 44. Fag. Uvapassa. 2. Ballette capotti. 1. Balletta Tellarie. 50. Barille Vin. 300. Libre Formaggio.
Detto. Tartana. Nominata Santissima Trinità, e S. Gennaro, Capitan Baldassae Maresca Napolitano, manca da Trapano 28. giorni, da Napoli 2. Mesi, e da Palermo 40. giorni, raccomandata a sè medemo, con 392. Salme Sal. 20. Mazzi Suro. 300. Ossi di Manzo. 300. Pignate di Terra.
Detto. Trabacolo, Patron Iseppo Paulina, venuto da Zara, con 4. cai Oglio.
Detto. Pieligo, Patron Francesco Brazzetti, venuto da Spalatro, Sebenico, e Zara, con 4. cai catrame. 5. colli cera zala. 1.Fagotto detta, e coladure. 1. Fag. Becchine a refuso. 1. Fagotto Rame vecchio a refuso. 4. Miera Ferro Grezzo. 4. cai Oglio. 2. Rodoli Rassa in più cavezzi. 1750. Oche Lana.
Detto. Trabacolo, Patron Gerolemo Rasol, venuto da Zara, con 4. cai Oglio.
Detto. Trabacolo, Patron Silvestro Rosada, venuto da Pago, con 110. Mozza Sal.
Detto. Pieligo, Patron Antonio Pavan, venuto da Rovigno, con 800. Stera Formento.
Avviso
Mandato fuori dalla Gigantessa Francese ritornata nuovamente in Venezia.
Si ritrova in Venezia nella Locanda della Regina d’Ungaria in Calle de’Fuseri a S. Luca al primo appartamento una Giovine civile Francese d’anni sedici ben fatta, e proporzionata d’una statura grandissima, che è stata l’ammirazione della Corte di Versaglies, e di Turino; Però se qualch’uno avesse piacere di vederla si porti alla detta Locanda, e resteranno soddisfatti di vedere una maraviglia veramente per essere in età così giovanile.
La Nobiltà darà la sua cortesia, e le persone volgari pagheranno soldi dieci; sarà visibile dalle 14. sino alle 2. ore di notte, si darà principio a’15. del detto Mese, e starà in Venezia giorni otto e non più.
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Ejemplo
Io credo che questa sia l’opinione d’una Persona perita in quest’arte, la quale sopra tutto pensò, quanto gli fu possibile a’passati giorni di guardarsi dalla furia del caldo, che facea bollire le midolle nel corpo di tutti. Venne questi invitato a visitare un Giovane, che avea la febbre, alla casa di certi Uomini dabbene, i quali non sono punto scarsi a premiare le fatiche, e i pensieri altrui. Stavasi esso Giovane in una cameretta a tetto, per salire alla quale si dovea montare parecchie scale; e il bollore della stagione ardeva, come sa ognuno. Il Medico visitatolo da forse tre volte in su, sentendosi tutto liquefare, e il fuoco ne’polmoni, pensò che s’egli infermava, molti sarebbero rimasi senza il suo soccorso. Per la qual cosa andatovi la quarta volta, s’arrestò, e si pose a sedere in un certo salotto fresco a mezza via fra le prime scale, e l’ultime, e chiamò a sè non so quali Serve, che sole erano allora in casa, e disse loro: Donne mie, andate su all’Infermo, e ditegli, ch’io l’attendo quì per toccargli il polso; e fargli quelle ordinazioni, che sono necessarie al suo male. Il caldo è tale, che il fare egli questi pochi passi non gli può nuocere, anzi più presto giovare. Questo vi dico io bene, che l’una, e l’altra di voi abbiate attenzione alle sue ginocchia, e tenetelo ben saldo allo scendere, e al risalire delle scale. Andate, al nome di Dio, e arrechimi quà i polsi. Stettero le Donne alcun poco sospese; ma alle rinnovate persuasioni, fra le quali entrò forse qualche poco di latino, finalmente si mossero, e andarono alla Stanza dell’Infermo, il quale era da non picciola febbre aggravato. Al primo vederle domandò egli: è venuto il Medico? è venuto, rispondono, e v’aspetta. Come, m’aspetta? Le Donne gli dissero il fatto, onde l’Infermo, quanto meglio potè uscì di letto, e con le due grucce vive sotto le braccia, adagio adagio, col capo che gli penzolava or di quà or di là, e con gli occhi travolti, non senza qualche guajo, e sospiro, s’appresentò al Medico, che sbottonato, con un ginocchio sopra l’altro, sedeva, e si facea fresco con un ventaglio: Il povero Giovane, che per la fatica delle scale parea che passasse, fu posto a sedere vicino al Medico, il quale toccogli il braccio, trovò che l’esercizio gli avea fatto del bene, gli ordinò certe cosette, raccomandò alle femmine, che stessero attente all’oriuolo per l’ora dell’alimento, e fatto altre raccomandazioni andò a’fatti suoi, lasciando l’Ammalato, e le Donne nell’impaccio del risalire le scale; il quale non fu poco, nè picciolo, a due Femmine, che dovettero parte portare, e parte trarre un corpo, che non avea più vigore nè fiato, in uno stanzino molto ben alto, e metterlo a letto, senza ch’egli potesse da sè darsi un aiuto al Mondo.
Metatextualidad
Mi stimola non so chi con una Polizza a scrivere una certa notizia mandata da Poveglia; ma io non ho ricevuto notizia tale; nè so qual sia.
Un’altro mi chiede con una Polizza la versione di que’Versi che M. di Voltaire scrisse in lode del Sig. Dottor Carlo Goldoni. Un’amico mio me n’ha promessa una traduzione, e io m’obbligo con chi la desidera di pubblicarla nel Foglio venturo, avendomene data parola persona, ch’io son certo, che mi favorirà puntualmente.
Nivel 3
Ejemplo
In tale stato d’angosce durò tre giorni il Galantuomo, ch’io accennai di sopra, onde pieno di molestia, e di doglia, stanco d’ogni altro rimedio, deliberò di ricorrere ad una Signora, la quale sta a San Benedetto, ed è peritissima di sfornire le gengìe di denti guasti colle tanaglie. Andava egli traendo guai con un fazzoletto bianco alla guancia accompagnato da un Amico suo, verso la casa della Signora; e già saliva il Ponte di Sant’Angelo; quand’ecco gli s’affaccia un Uomo, che avea statura quasi di Gigante, con una parrucca nera come inchiostro, faccia macilente, e pallida, e col mantello sul braccio a traverso, il quale piantatosi dinanzi a lui saldo come un termine, con una voce, che parea una bombarda gli dice: Ringrazio la fortuna, che mi v’abbia fatto ritrovare in questo luogo, perchè in tal modo m’accorciate la via del dover venire fino alle Fondamente nuove alla vostra abitazione a riscuotere le trecento lire, di che mi siete debitore. Il meschino addolorato, che avea altro in capo, gli rispose quietamente. Voi prendete sbaglio; e io non sono colui, che voi andate cercando. L’altro inviperito ritocca: e che? credereste voi di far quì una figura, e un’altra in casa vostra? Io so chi voi siete, e non partirete di quà, s’io non ho avuti i miei danari. Non è il tempo delle maschere. Il buon Uomo, badava pure a scusarsi, e a dire che lo prendeva in iscambio; ma veduto, che nulla gli valeva, e che l’altro lo chiamava suo debitore, e mal pagatore, e siffatte gentilezze gli andava dicendo ad alta voce, stimolato dal dolore dei denti, dalla smania, che gli fosse interrotto il cammino, e dalla rabbia delle villanie, s’avventa al suo Creditore da Commedia, e gli suggella le guance con due pugna di ferro, e senza più dire va a farsi cavare il dente, e ritorna a casa. Nello stesso giorno due altre volte s’abbattè allo stesso Uomo, il quale postogli la mano alla spalla dicea: o prepotente, tu m’hai pure a pagare: io so che tu mi pagherai; ed egli rispondea: Io ho già cominciato a darvi conto, apparecchiate la quittanza del restante. Infine la sua buona sorte non glielo conduce più davanti, ch’è qualche giorno, onde spera che il mal influsso delle molestie sia terminato.
Nivel 3
Ejemplo
Io conobbi già uno, che fu pure uomo di Lettere, e stimato saggio nel Mondo, il quale vendette fino al peltro, e alle caldaje, per darne i Danari a certuni, che gli promisero d’andar seco una notte in Altino a cavar fuori delle mani ad alcuni Spiriti non so quai tesori sotterrati. Il valentuomo andò con essi, e dopo varie pazzie, si trovò con le mani piene di vento, onde ritornato a casa, e vedutala nuda, perchè a poco a poco avea venduto ogni cosa, cadde in tanta malinconia, che morì di dolore.
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Relato general
e non è passato molto tempo, che un certo uomo, sì la diede ad intendere ad un altro, che videro tuttadue con gli occhi mentali non so quali pentole piene d’oro, nelle case di due Contadini sul territorio Trivigiano; e già facevano fra sè le spartigioni, e i conti del modo, con cui doveano spendere ed essere grandi, e agiati nel Mondo. Ma dovendosi prima andare all’assalto pel tesoro, e non sapendo essi veramente bene se fosse sotterrato in casa d’un certo Marco Rossin, ovvero verso l’Oratorio detto di San Mario presso un certo Basso Rustico, circa quattro miglia discosto dal primo, deliberarono d’assalire l’una casa, e l’altra. E fatta fra loro questa risoluzione, essendo uomini di qualche autorità n’andarono prima all’abitazione del Rossin, e quivi tanto operarono con loro arcigogoli, e invenzioni, che fecero sloggiare di casa uomini, donne, e fino a’fanciulli. Allora rovistata tutta la casa, messo sozzopra casse, panche, letta, botti, barili, e quante masserizie v’avea, nè trovandovi cosa alcuna, posero mano alle vanghe, e cavato la terra in più luoghi, trovarono terra, e infine tutti sudati, ansanti, e pieni di tele di ragnateli, rimasero ingannati, ma pieni di speranza di trovare presso all’Oratorio, quello che non avevano quivi ritrovato. Per la qual cosa partitisi di là, e lasciata la casa, che parea stata alle mani di nemici, se n’andarono alla volta dell’altra abitazione, lasciando agli abitatori, che fare per una settimana a riordinarla. Non ripeterò con inutili parole quello, che fecero alla casa del Basso, perchè fu lo stesso, e quivi trovarono quanto aveano trovato nell’altro luogo, tanto che mezzi morti, e disperati, non si poteano dar pace; e vennero via di là, credendosi di non aver cavato bene, e regolatamente, e studiano d’accoccarla ad altre case, e di cavare terra per tutta la Marca Trevigiana finchè vivono, e finchè hanno trovato il tesoro.