La Gazzetta Veneta: N. 46

Permalink: https://gams.uni-graz.at/o:mws.5531

Ebene 1

N.° 46.

Sabbato addi 12. Luglio 1760.

Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Ebene 2

Ebene 3

Allgemeine Erzählung

Nella (sic.) Contrada di Santa Maria Formosa pochi giorni sono, verso l’ore ventiquattro picchiò un Giovane ad un uscio. Affacciasi la Padrona alla fenestra, e dice, chi è là? Risponde il Giovane: Di grazia Signora, e la chiama a nome, oda la Signoria vostra una parola. Essa squadratolo, ch’egli era ben vestito, e pulito della Persona, e subito, come si fa comunemente, giudicandolo Uomo dabbene a’panni, ch’erano buoni apre, e gli dice, che monti la scala. Egli sale, e dice, il tale vostro figliuolo con questo gran caldo è sì sudato, che pare uscito dell’acqua; e non avendo altra Persona appresso di sè ha pregato me, ch’io venga per una camicia. La Donna sta alquanto sorpresa, ed egli segue. Esso è uno de’migliori Amici, ch’io m’abbia; e V.S. si può ben lodare d’aver uno de’migliori Figliuoli, ch’abbia altra Donna in Venezia. Non c’è lingua così maligna, nè tanto velenosa, che non dica bene di lui. E quì la Madre comincia ad avviarsi verso la cassa. Ma che? dice il Giovane, non è egli già il solo Figliuolo, ch’ell’abbia di questa qualità. Tutti cinque (che cinque n’avea) si possono dire i migliori, e più compiuti Giovani di Venezia. La Donna apre la cassa. Si può egli vedere uno più attento a’fatti suoi del Signor Giovanni? uno più ingegnoso del Signor Francesco? e quel Signor Bartolommeo, in verità, che non si può parlare seco due volte, che uno non ne sia innamorato. Ma soprattutto il Figliuol suo Religioso, ognuno dice, ch’è un Agnolo. Io le so dire, che non mi pare di poter vivere tanto, ch’egli ritorni dalla Campagna, sì ch’io lo possa abbracciare a modo mio. Famiglia benedetta! Madre veramente beata! La buona Donna prende la camicia, con le lagrime agli occhi di tenerezza; e ad ogni poco dicea: Certo de’miei Figli non tocca a parlare a me; ma ringrazio il Signore, sono tutte (sic.) cinque d’un umore da dovermene contentare. Non ho mai una torta parola da loro; sono ubbidienti, amorevoli, e accostumati. Questa è opera della Mamma, dicea il Giovane, che ha saputo allevargli. Ella ride così un pochetto, e lo ringrazia. Lo prega a dire al Figliuol suo, che si guardi dal caldo, che scambii subito la camicia, e gliela dà; lo ringrazia del disagio datosi per lui; sicchè fra l’esibizioni, e i convenevoli, il Galantuomo scese le scale, e andò a vendere la camicia.
Molti fatti crudeli nascono dalle passioni degli Uomini, ma il peggior Maestro d’iniquità è Amore, quando ha sì preso, e accecato il cuore, che non rimanga più a chi l’ha nell’animo suo ricevuto, il vigore di guidarlo con la ragione. Poco tempo è passato, che un fatto accaduto in una Città poco di quà lontana manifestò la verità di tal riflessione.

Ebene 3

Exemplum

Andava un Fanciullo d’anni undici alla Scuola, e di lieto umore per usanza, e sempre di buona voglia; il quale un giorno uscito del suo costume comparve dinanzi al Maestro pieno d’una profonda malinconia, e sì svogliato, che non dicea una parola. Vedutolo il Maestro suo cotanto diverso da quello che soleva essere gli domandò che avesse; ma quegli altro non rispose, che co’singhiozzi, e col pianto. Di che più gagliardamente interrogato rispose, il suo male non essere altro, che un sogno da lui fatto la notte, e narrò, che gli era apparita la Madre già morta parecchi anni prima, la quale detto gli avea: Apparecchiati a venirmi a ritrovare fra poco, imperciocchè il Padre tuo con le sue mani ti manderà a me; e così detto, il fanciullo rinnovò gagliardamente il suo pianto. Il Maestro incominciò a deridere il suo timore, e quanto seppe a dimostrargli con le parole la vanità del suo spavento, e la gravissima ingiuria, che facea al Padre, temendo per la sciocchezza d’un sogno tanta orribilità poter derivare da chi gli avea dato la vita. Tanto disse, che il Fanciullo tralasciò di piangere, ma non già la tristezza; sicchè per quanto gli dicesse il Maestro mai non si potè ricreare. Finalmente non si vide più a comparire alla Scuola, di che dopo due giorni venendo in mente al Maestro quanto il putto detto gli avea, e dubitando senza sapere anch’egli di che, andò alla casa del Padre, e trovatolo gli disse sè essere andato per intendere lo stato del Figliuolino, temendo per non averlo veduto alla Scuola, non egli fosse peravventura (sic.) malato. Risposegli il Padre, che il Figliuol suo di natura vivace, e insolente, come sono tutti i ragazzi, l’avea stimolato a far mille pazzie, e salti, tanto che cadendo in terra s’era spezzato il capo, e che non avendo egli per allora in casa femmine alle quali potesse affidare il governo di lui, l’avea con buone raccomandazioni, e rimedii mandato ad una parente sua alla campagna, perchè n’avesse buona cura. Parve al Maestro, che l’Uomo gli favellasse sospettoso, e mentre che favellava s’avvide, che la muraglia della stanza, dove stavano, era da alcuni spruzzi di sangue imbrattata; onde facendo le viste di credere a quanto gli dicea il Padre, mostrò il suo dispiacere per la disgrazia del Figliuolo, e si partì di là pieno di dolore, e di paura. Ma in iscambio di prestar fede alle parole di lui, se n’andò al Podestà, e richiestagli segreta udienza, gli raccontò gli avuti sospetti, e le parole, che udite avea, e i segni veduti del sangue. Di che l’avveduto e saggio Rettore diede subito ordine, che fosse da Birri attorniata la casa del Padre, e mandò chi esaminasse con diligenza un fatto di tale importanza. Così fu fatto incontanente; ed arrestato l’Uomo, e fattovi quelle ricerche, che si dovea, fu trovato il corpo del misero Fanciullo ucciso, e sotterrato sotto il suolo d’una stanza terrena. Fu tratto il Reo nelle carceri, e confessò sè essere caduto in così orribile empietà per essere d’una Giovane innamorato, la quale detto gli avea, che non accettava le sue proposizioni di Matrimonio, perchè avea un Figliuolo. Parrà ad alcuno, che nel sogno del Fanciullo ci sia una gran maraviglia; ma chi immaginerà la faccia d’un Padre travagliato dall’intrinseca furia prima di prendere l’empia risoluzione, le parole che dovea dire al Fanciullo, le disusate occhiate, e la totale alterazione di lui per qualche giorno, potrà facilmente comprendere l’impressione di spavento, che tutte queste cose avranno fatto nel Putto, e il suo timore d’essere un giorno ucciso da lui, donde facilmente sarà uscito il sogno della sua disgrazia.
Nel convito di Zenofonte, ove secondo l’usanza di que’tempi, si trovavano diversi Filosofi a mensa, e a godere, fra gli altri ragionamenti si prese a dire qual mestiere fosse il migliore degli altri. Chi profferì questa cosa chi quella. Socrate, che pure fu un buon cervello, e un uomo dabbene disse, che sopra tutti i mestieri del Mondo, egli facea conto del Ruffianesimo. Tutti smascellarono a udire un parere così strano in un Filosofo morale. Intendete sanamente, diceva il valentuomo, io non vorrei, che voi carnalacci intendeste qualche sozzura. A dire ruffianesimo intendo un vincolo, che leghi insieme due animi, un certo lavoro, che congiunga gli spiriti in una buona amicizia; un dir bene d’uno ad un altro, perchè facciano stima l’uno dell’altro; riferire a questo il bene che quegli avrà detto di lui, narrare a quello le buone parole che furono sparse in prò di lui da una buona lingua; e in questo modo far sì, che nasca, e si mantega (sic.) l’amicizia fra le genti, sicchè tutti pajano Fratelli. In tal guisa il vocabolo ruffianesimo, che ha un certo che di mal odore, può essere esercitato da ogn’onesto’uomo, e al modo di Socrate non è vergogna.

Metatextualität

Nel passato Foglio vennero da me Stampati (sic.) que’versi, ne’quali il Signor di Voltere avea lodato il Signor Carlo Goldoni, questi gli ha veduti, e m’ha mandato una Polizza con alquanti altri versi, che lodano l’Autore Francese, e io pubblico anche questi. Ecco l’ufficio da Socrate anticamente lodato.

Ebene 3

Brief/Leserbrief

Al Gazzettiere Carlo Goldoni~k. Sol che poco vi facciate a riflettere sulla forza dell’amor proprio, rileverete l’effetto, che possono in me aver prodotto i versi di M. Voltaire nei vostri Fogli Stampati. L’essere da un sì grand’Uomo lodato è una marca indelebile all’onor mio, di cui ringraziar lo vorrei, se degnamente sapessi farlo. Mi sono usciti dalla penna, e dal cuore alcuni versi, che nulla rendono a M. Voltaire in contracambio del dono; ma che manifestano solamente la cognizione, che ho d’un tal benefizio, e l’esultanza dell’animo; con cui l’ho accolto. Mando a voi questi versi pregandovi di pubblicarli, se li credete degni di tanto. Permettetemi in questo mentre, che con voi consoli della felice vostra intrapresa, da cui l’utile, e il diletto alla civile Società nè deriva. Io ne ho ritratto abbondantemente la parte mia in quelle occasioni non solo, in cui vi siete compiaciuto più d’una volta onorevolmente di nominarmi, ma profittando altresì d’alcuno de’vostri suggerimenti, tanto riguardo allo spirito, quanto alle necessità della vita. Fatevi animo per continuare, ed io v’auguro di cuore pace, salute, e buona fortuna.

Ebene 4

Zitat/Motto

Madrigale.
Nel Mondo m’assicura L’onore, e il buon concetto Volter, della Natura Conoscitor perfetto. Volter della Tragedia Primo Maestro, e Duce; Volter, che alla Commedia Diede ornamento, e luce; Talento universale, Pien di Filosofia, Di Critica, e Morale, Di Storia, e Poesia. La Gloria mia novella Soffrite, o malcontenti: Tacete, ove favella L’oracol delle genti.
Non posso chiudere questo Articolo senza ringraziare il Signor Dottore della buona opinione, ch’egli ha del fatto mio. Gli confesserò, che fui tentato a troncare quella parte della sua Polizza, in cui parla di me sì vantaggiosamente: ma la buona fede nella relazione prevalse ad ogni altro rispetto. Fu poi essa buona fede, o un certo pizzicore dell’anima, che ha ognuno delle sue lodi? stiasi il giudizio de ciò ne’Leggitori.
Cose da vendere. E’(sic.) stato composto da un Soggetto di Vaglia con fatica di 3. anni un Quaresimale intero, che dovesse servire poi per suo uso. Ma questo dalla morte immatura colpito, senza poter porre in effetto con la sua voce i suoi scritti, lasciò il Manuscritto in mano del suo Erede, che avrebbe volontà anche di darlo a chi con conveniente spesa sel volesse procacciare. Se questo fosse a grado di qualcuno, si farà vedere la Persona con il Libro alla Bottega del Signor Paolo Colombani in Merceria. Persone, ch’esibiscono la loro capacità. Il Signor Conrado Wenger, che abita sulla Riva del Vino sopra il Caffè de’Grigioni, esibisce la sua attività del dipingere tanto ritratti, quanto Quadri Storiati. Egli dopo d’avere studiata l’Arte sua in diverse Città principali d’Italia, come Roma, Napoli, Firenze e altre, è venuto per dimorare qualche tempo in Venezia, ad esercitarla. Libri Forestieri. Bonhomo, Gabriel. Ord. Min. S. Francisci de Paula. Automatum inaequale, sive Horologium antiquum Automatis animatum, opusculum sane perutile, in quo multiplex datur Hoc nondum excogitatum Automatum condendi Methodus; cui adjecta est duplex appendix, una suppletiva de alia praesentiore machina, qua Index, & Avis horaria miro artificio animantur, altera Exotica Trigonometrica de Trianguli sphoerici obliquanguli Neperiana solutione. Panormi 1747. 4. cum fig. Ejusd. Trigonometria plana, & sphoerica perspicuis demonstrationibus, Corollariis ac scholiis illustrata. Panormi 1754. 4. cum fig. Ejusd. Horographia Trigonometrice pertractata, sive Sciatericorum omnium planorum, tum Horizontalium, tum Verticalium, tum etiam inclinatorum ac portatilium, nec non Catoptricorum, & Diopticorum Triangulorum Analysi compendiaria decriptio. Panormi 1758. 4. cum fig. I Libri ch’escono in Paesi, dove i Libraj non abbiano gran polso da spendere fanno un commercio tardo, e per così dire senza vita. Sono di ciò, vera prova quelli, che vengono pubblicati in Palermo, dove gli Autori spendono per la Stampa, e i Libraj fanno piuttosto l’ufficio di Direttori di quella, che di Mercanti. S’indugia nell’altre Città molti anni prima di sapere qual Libro sia colà uscito; onde le ordinazioni riescono tarde, e il giro de’Libri è infermo, e idropico (siami lecito di dir così) tanto che a pena poche copie in lungo tempo vanno fra le mani degli Uomini. Naturalmente così dee avvenire, quando gli Autori spendono essi. Questi poichè sono stati più anni a comporre un Libro (e pongo chè sia buono) hanno sì pieno il capo delle loro meditazioni, che altro non veggono, e non odono fuori, che l’opera loro. Prendono da ciò un fallace argomento, cioè, che ciascheduno abbia lo stesso pensiero in ogni parte del Mondo, e si lusingano che uscito il Libro, venga ricercato in breve da tutte le Città, come cosa utile alla Società, e desiderato da tutti. E io non nego, ch’essendo veramente l’opera buona così non dovesse essere; ma la ricerca universale, e presta non deriva dalla bontà dell’opera. Appartiene questa seconda parte a’Libraj, i quali se ricchi sono, e di polso hanno infiniti rami di corrispondenze, e partecipano la pubblicazione e con Lettere, con Manifesti, e con Indici ne’più lontani Paesi a’loro corrispondenti Mercatanti, a’dilettanti di Libri, e ne fanno fioccare le notizie in ogni luogo, e in breve tempo. Gli Autori all’incontro hanno poche vie private, ristrettezza di corrispondenze, e quelle, per lo più con persone, che non trafficano in Libri, onde o niuno o pochi esemplari ne esitano. Se ne scrivono a qualche Librajo, poco giova agli Autori, perchè questi per lo più si vogliono rimborsare de’Danari, ch’hanno speso, e non danno i Libri loro a cambio con altri, e i Libraj non possono sborsare Danari a risico di prendere una mercatanzia, che stagni ne’magazzini. Movimento e anima di questo traffico sono i cambii, i quali poi dalle ordinazioni, e dalle voglie de’privati vengono a poco a poco ridotti a Danari; e chi non ha aperte le vie di tali scambiamenti ha solo un capitale morto di carta Stampata. Non so che mi mova a far queste ciance. Ora sono fatte. Abbia pazienza chi legge. Seguono i Libri Forestieri. Hasenoehrl, Joannes Georgius. Historia Medica Morbi Epidemici, sive Febris Petechialis quae ab anno 1757. usque ad annum 1759. Viennae grassata est. Adjecta notabilium observationum Anatomicarum decas. Vondobonae 1760. 8. Storck, Antonius. Libellus quo demonstratur Cicutam non solum usu interno tutissimo exhiberi, sed & esse simul remedium valde utile in multis Morbis, qui hucusque curatu impossibiles dicebantur. Vindobonae 1760. 8. ---Annus Medicus, quo sistuntur observationes circa morbos acutos & chronicos, adjiciunturque eorum curationes, & quaedam Anatomicae cadaverum sectiones. Vindobonae 1759. 8. Haen, Antonius de. Theses sistentes Febrium divisiones natamque ea de causa de Miliaribus, ac Petechiis ceterisque Febrilibus exanthematibus Dissertationem. Vindobonae 1760. 8. Recherches & considerations sur les Finances de France depuis 1595. jusqu’en 1725. a Liege 1758. 12. Vol. 6. Tanto i Libri segnati di sopra, quanto questi si vendono dal Sig. Giambattista Pasquali Librajo in Merceria. Case da Fittare. Casa grande d’affittar in Corte delle Candele alli Gesuiti, paga all’anno Duc. 85. Le chiavi sono dal Sig. Domenico Specchier in detta Corte appresso la suddetta Casa. Casa da fittare di nuovo restaurata, con terrazzi nuovi, o tutte le sue comodità in Barberia delle Tole, paga all’anno. D. 110. Le chiavi sonu (sic.) appresso al Negozio Rizzardi di Tavole in detta Barberia. Legni arrivati. Addì 4. Luglio. Pieligo, Patron Antonio Cherin, venuto da Sebenico, con 6. cai Oglio. Detto. Trabacolo, Patron Mattio Silvestri, venuto da Zara, con 4. cai Oglio. Detto. Pieligo, Patron Francesco Ghezzo, venuto Monte Marchiano (sic.), con 6. Miera, e 410. Libre Formagielle. Detto. Trabacolo, Patron Apostolo Brazzan, venuto da Zara, con 2. cai Oglio. Detto. Pieligo, Patron Ippolito Nicolosi, venuto da Rimani con 50. Miera Solfere. 3. Ceste Formagielle. 300. Libre Persutti. Detto. Pieligo, Patron Francesco Venturini, venuto da Rimani, con 2. Miera Giesso. Detto. Bracera, Patron Giusto Scolin, venuto da Trieste, con 1. Bar. Fil di Ferro. 14. Bar. Sortiti. 7. Bar. Feramenta. 5. Bar. Orzo Todesco. 1. cassetta Lametta Bianca, zala, e Argento Falso. 16. Bar. Chiodi. 4. casse Acqua di Cila. 2. Balle Telle. 1. cassa Vetriol. 1. Bar. Ottoni. 5. Bar. cera. 4. Bazze Fenestrine di Ferro. Detto. Pieligo, Patron Marco Vianello, venuto da Palaciol, con 2. Sacchi Orzo. 106. Sacchi Farina zala. Detto. Peota, Patron Anzolo Bortolan, venuto da Porto Gruer, con 37. Sacchi, e 7. Balle, e 1. cassa Farina. 1. cassetta Vero rotto. Detto. Pieligo, Patron Giacomo Vianello, venuto dalla Tisana, con 450. Stera Formenton. 97. Sacchi Farina zala. Detto. Trabacolo, Patron Domenisco Bognolo, venuto da Pago, con 126. Moza Sal. Detto. Marciliana, Patron Vicenzo Telich, venuto da Pago, con 36. Moza Sal. Detto. Bracera, Patron Mattio Carrer, venuto da Capo d’Istria, con 2. casse cera vecchia. 2. Balle, e 2. Sachi carnuzzo, 3. Sacchi coe di Manzo. 8. Detto. Pieligo, Patron Zuanne Bergamin, venuto da Sebenico, e Zara, con 2. Balle Becchine, e Scorzi di Pecora. 5. cai Oglio. Detto. Pieligo, Patron Michiel Pasara, venuto da Trieste, con 95. Sacchi cera zala. 11. Bar. chiodi. Detto. Trabacolo, Patron Zorzi Saulosich, venuto da Segna, con 400. Mazzi Doghe. Detto. Pinco nominato Madonna del Lauro, e Sant’Iseppo, Capitan Francesco Cassiero Napolitano, manca da Fiumesino 45. giorni, e da Napoli 28. giorni, raccomandato a sè medemo, con 375. caratade Porcelana. 3. Fagotti Pasta di Libre 500. Detto, Polaca nominata San Giorgio Capitan Zuanne Salaca, manca da Tripoli 2. Mesi, e da Svara 1. Mese, raccomandata D. Abram Curiel, con 235. Caffis Sal. 28. Balle Pelle Bazzane. 11. Balle Seda. 4. Casse, e 4. Balle Pelle cremese. 28. Balle Sponze. 4. Balle Penachi. 2. Botte, e 1. coffa cera zala. 1. Stiora Lana. 3. Balle cordoani. 1. Balla Siena. 1. Balla Pelle Cociniglia. 34. Panni Rame. 2. Balle Fasse di Lana. 1. coffa Bagigi. 1. Balla Tusacle. Detto. Nave nominata Madonna dei Carmini, e Sant’Antonio di Padova, Capitan Domenico Fabiani, manca da Salonichio li 12. Maggio, da Atene 32. giorni, e dal Zante 22. giorni, raccomandata a sè medemo, con 788. Balle Gotton. 1. Rodolo Zenie. 1. Fagotto Telarie. 16. Barile Petimè. 48. Fagotti Uvapassa. Detto. Trabacolo, Patron Iseppo Fachinetti, venuto da Pago, con 75. Mozza Sal.

Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 11. Luglio 1760.

Lione Ducati- 59 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno. Bolzano Soldi- 132 per un Scudo da Carantani 93. Roma Scudi Oro Stampe 62 ½ per Ducati 100. Banco. Napoli Ducati Regno 121 ½ per Ducati 100. Banco. Firenze Scudi- 80 ¼ Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco. Livorno Pezze da 8/r 104 ½ per Ducati 100. Banco. Milano Soldi- 155 ¾ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali. Genova Soldi- 94 1/8 per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco. Anversa grossi- 95 per un Ducato Banco. Amsterdam grossi- 91 3/4 per un Ducato Banco. Amburgo grossi- 85 3/8 per un Ducato Banco. Londra Sterlini- 52 ½ per un Ducato Banco. Augusta Taleri- 98 7/8 per 100. Ducati Banco. Vienna Fiorini- 190 1/3 per Ducati 100. Banco.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.