La Gazzetta Veneta: N. 45

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N.o 45.

Mercoledì addi 9. Luglio 1760.

Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

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Quando rimane ad alcuno qualche poco di tempo, in cui non abbia a parlare del gran bollore della stagione, ch’è il ragionamento Universale, si sfoga a dire che le novelle da me poste in questo Foglio non sono vere: e so che ne sono state allegate alcune, come dettate dalla fantasia, e non accadute. Quella dell’Oste, del Forestiere, e dello specchio spezzato col capo fu una delle principali, come se non fosse avvenuta in Merceria, non avessero veduto il caso parecchi Uomini, e non ne fosse stato ragionato più dì quasi da tutti. È egli possibile, dice un’altro, che un Giovane non abbia veduto mai a nascere farfalle fuor de’bozzoli da seta, e che gli credesse Uccelli?

Metatextualität

E tuttavia la cosa mi fu mandata per Lettera, e io ne presi poi qualche informazione, e trovai che così era, come m’era stato scritto. In breve in quanto viene in questi Fogli pubblicato, io non ho di mio altro, che la scrittura; e se un certo rispetto non mi ritenesse dal dire nomi, e cognomi, e dall’assegnare appuntino le case, e i luoghi dove le cose accaggiono, egli si vedrebbe chiaramente, ch’io sono Storico, e non favoleggiatore.

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Exemplum

Per esempio, poche sere fa a San Paterniano verso l’un’ora e mezza di notte passava un Uomo di condizione, che non è di questa Città, e di cui so il nome, e la Patria. Avea il mantel suo di seta ripiegato sotto il braccio, e se n’andava passo passo alla volta di casa sua. Gli s’affaccia uno col coltello in mano, lo minaccia, gli prende il mantello, va via, e lo lascia attonito. Il Galantuomo prima pensa quasi fuor di sè che è stato; poi dice fra sè; grido, o non grido? finalmente stabilisce di gridare: Al Ladro, al Ladro. Escono le genti delle case. Dov’è, dov’è: chi corre di quà, chi di là: ma il gridare dell’Uomo dabbene era stato troppo tardo, e il mantello era già lontano di là forse tre Contrade.

Metatextualität

Il nome del Forestiere, e la Patria io gli so, ma non gli pubblico, perchè a lui non sarebbe caro; il nome del Ladro, ch’io scriverei volentieri, perch’altri se ne guardasse, non m’è noto. Non per questo è da dirsi l’è invenzione, poichè veramente i casi non nascono fra nomi e cognomi, ma fra Uomini, e Uomini, i quali sono sostanza, e non suono e voce, come i nomi, e i Casati.
Quando si gitta una pietruzza nell’acqua, la fa un cerchiellino che a poco a poco allargando la circonferenza sua divien cerchio grande e s’allarga in infinito. Non altrimenti fa un buon ingegno, e una bella fantasia quando la si dà a qualunque genere di Studio. Comincia ad aver onore nella sua Patria, a poco a poco nelle vicine Città, poi più oltre, e più oltre; sicchè l’onore si va ampliando sempre, e il cerchio s’allarga. Chi potesse vedere il concorso degli animi in ciò, e la catena che gli unisce a poco a poco a stimare quell’Uomo, e come nasce, e cresce il concetto suo passando di voce in voce, e di sentimento in sentimento, sarebbe una vista gratissima e io credo, che molti più s’affaticherebbero per acquistare qualche lode. Sopra tutto è grandissima consolazione, quando fra lodatori si trovano Uomini approvati nell’arte da te professata; e se spontaneamente si movono a commendare, perchè questa non è veramente lode; ma decisione della tua attività. Usciamo de’generali. Il Signor di Voltaire~i, più conosciuto a dir così semplicemente, che s’io volessi dire mille altre cose di lui, vedute e lette le Commedie del Signor Dottor Carlo Goldoni ha composto alcuni versi.

Metatextualität

Essendomi essi pervenuti col mezzo d’un mio Amico alle mani, gli dò al Pubblico per manifestare la gentilezza dell’Autor Francese, e il concetto del nostro in Paesi lontani, e sperando di far cosa grata a’Leggitori di questi fogli.

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Vers

de M. de Voltaire~k

Sur les talens Comiques

De M. Goldoni.

Zitat/Motto

En tout pays on se pique De molester les talens, De Goldoni les Critiques Combattent ses Partisans. On nè savait à quel titre On doit juger ses ècrits; Dans ce procès on a pris La Nature pour arbitre. Aux Critiques, aux Rivaux La Nature a dit sans feinte: Tout Auteur a ses dèfauts, Mais ce Goldoni m’a peinte.
Quando più bolle la Stagione, le muraglie sono accese intorno, la terra è di sotto infocata, l’aria entra ne’polmoni come uscita d’un cammino, non ho maggior tentazione, che di veder a nuotare fanciulli, i quali senza punto pensare a’circostanti, nè a’legami della vita civile, trattasi la camicia, entrano nell’acqua, fanno capitomboli, guizzi, balzi, si tuffano, galleggiano, diguazzano braccia, e piedi. Ho più volte desiderato di poter fare lo stesso, parendomi pure una bella cosa, mentre, che tutti gli altri sbuffano, si rasciugano la fronte, si querelano, e sono ansanti, poter essere, come dire in un altro clima lontano pochi passi dal nostro, e cotanto diverso.

Metatextualität

Ma una notizia, ch’io ho ricevuta pochi giorni sono, mi fece conoscere, che sia molto meglio nuotar nel sudore, che nell’acqua.

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Allgemeine Erzählung

Un’Calzolajo di Vicenza giovane d’anni ventiquattro in circa bramoso di sfuggire il calore della Stagione, preso seco un Compagno, che buon nuotatore era anch’esso, n’andò sulla riva del Rerone, e quivi spogliatosi, si lanciò nel fiume. Buona pezza quivi si stette, e nuotò a suo piacere, facendo lo stesso il compagno di lui. Ritornò il Calzolajo a riva, e quivi statosi alcun poco, come si fa, per riavere il fiato, prese nuovamente un salto tanto che cadendo ritto ritto nell’acqua ficcò i piedi nel pantano, e in esso gl’impaniò sì forte, e gli sprofondò, che non potè più trarnegli fuori. Era pochi giorni prima, per le venute acque giù da’Monti, cresciuto il Fiume, e poscia calando, lasciato avea un certo pantano, e melma molliccia, e tenacissima, che parea vischio, onde quanto più il meschino si dimenava, e cercava di spastojarsi, tanto più andava all’ingiù, e si sentiva avviluppare nel laccio mortale. Le grida di lui mossero il compagno a dargli soccorso, il quale colà nuotando velocemente, e vedutolo già coll’acqua presso al collo, e che sempre più s’affondava, usò ogni opera, e ogni fatica fece per trarnelo fuori; ma tutto fu invano, chè gli toccò di vedere l’amico suo a poco a poco sempre più conficcarsi, andare all’ingiù, raccomandarsi spaventato a lui, e finalmente sotto agli occhi suoi affogarsi.

Metatextualität

Da questa crudele Tragedia passeremo ad una Commedia.

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Allgemeine Erzählung

Un giovanetto d’anni diciotto in circa vedendo che il Padre suo fra pochi giorni stabiliva d’andar a villeggiare, e spiacendogli di dover esser seco, perch’egli avea ad allontanarsi da una certa Giovane da lui amata, finse d’essere aggravato da un acuto dolore di capo, e d’avere la febbre. Il Padre, che grandemente l’amava, sbigottitosi per affezione, gli pose le mani al polso, e in effetto ritrovò al figliuolo quella febbre, che non avea, onde fattolo di subito coricare a letto, mandò pel Medico, il quale era un certo giovinastro, che fa l’arte sua come la viene, e con le belle, e buone parole, allegando Ippocrate, e Galeno, s’acquista l’animo degli ascoltanti. Giunto dunque il novellino Esculapio al letto del malizioso infermo, gli fece prima diverse richieste, alle quali rispose il Giovane quel che volle, con una vocina impacciata, e debole, onde l’interrogante fece le sue conghietture, e stabilì fra sè la natura del male, toccandogli fra tanto il polso, e trovandogli una febbretta, a suo giudizio, di pessimo carattere. Disse tuttavia, ch’egli sarebbe stato ad indugiare fino al vegnente dì, per vedere se la febbre fosse proseguita o no, lodando infinitamente chi in tali materie va col calzare del piombo, e comentando varii passaggi d’Ippocrate, i quali sempre più consolarono il Padre che il figliuol suo infermo fosse nelle sue mani. Venuto l’altro dì, e lagnandosi il putto, che il dolore del capo gli cresca, come quello, il quale vedea giovargli la finzione, ecco di nuovo il Medico, il quale toccandogli il polso sente la febbretta accresciuta, onde fattosi innanzi arrecare calamajo, e fogli scrisse una ricetta, ordinandogli una gagliardissima Medicina purgativa, e dicendo che la mattina vegnente la prendesse assai per tempo, di là si partì. Cominciò il Putto a pensare a’casi suoi, e giurava fra sè che siffatta medicina non gli sarebbe mai entrata nel corpo; temendo, che alfine la finzione lo facesse ammalare daddovero. La mattina per tempo entrano uno Staffiere, e una Donna in camera di lui con le ampolle; la Donna va per alzargli il capo, e mettergli sotto più cucini, e lo Staffiere coll’ampolla, e colla tazza in mano sta per versare. Il Putto comincia a dir, che non vuole: essi pregano, fanno istanze, ammoniscono, egli perde la pazienza, e stride di rabbia, da un pugno alla femmina e caccia via lo Staffiere con le ciabatte. Essi corrono al Padre, dicendogli, che il Figliuolo è in delirio, il Padre manda subito pel Medico, e intanto entra vestito così a casaccio nella Stanza del Putto. Lo trova fuori di sè per la collora. Con le buone cerca d’acquetarlo. Dice il Figliuolo: io sto bene. Dice il Padre: al nome sia di Dio io l’ho caro; ma se tu prenderai la pozione starai meglio, e gli tocca il polso. In effetto gli parea che non avesse febbre. Giunge il Medico; va anch’egli al polso avvisato dal Padre, che febbre non avea, e lo trova libero; ma avendo udito dallo Staffiere la passata furia, e postosi in capo che quello fosse stato vaneggiamento, prova con molte ragioni, che ci sono alcune febbrette sorde, e mutole, che non appariscono di fuori; ma lavorando di dentro fanno tali effetti; onde stabilisce, che la pozione debba essere risolutamente bevuta. Il povero Giovane, vedendo, che lo stare a letto era per lui finalmente lo stesso, che andare alla Campagna, disse che voleva dire due parole da sè a se al Padre, onde il Medico fatti i suoi convenevoli si partì, e il Giovane singhiozzando, e non senza lagrime, narrò la sua invenzione al Padre, il quale si rise, e fatta venire la barca alla riva, v’entrarono insieme, e il Giovane ebbe per allora più caro di fuggire le pozioni, che di vedere la Fanciulla.
Persone, ch’esibiscono la loro capacità. Un Religioso Sacerdote pratico nel Suono dell’Organo e nel comporre in Musica Sacra, esibisce l’opera sua, e la sua Persona. Più esatta informazione darà il Sig. Gio: Domenico Corrà in Salizada de’Turchi. Case da Fittare. Casa d’affittar in Castello dietro alla Tana, sul principio di corte Frisiera, paga all’Anno Duc. 38. Le chiavi sono presso al Scalletter sulla Riva vicino a San Francesco di Paula. Un Appartamento, cioè un Cameron, e due Camere, ed altra Camera con fogher, il tutto fornito, in Calle delli Specchieri a S. Marco, la porta vicino al Galliner. Legni arrivati. Adì Primo Luglio. Pieligo Patron Iseppo Botter venuto da Palaciol, con 2. Barile Vin. 170. Stera Farina zala. 5. Sachi detta bianca. Detto. Pieligo, Patron Zanin di Grassi, venuto da Capo d’Istria, con 3. cai Oglio. 1. cassa cera Brusata. Detto. Pieligo, Patron Marco Vadagnin, venuto da Spalatro, Sebenico, e Zara, con 650. Pezze Formaggio Salato. 3. cai Oglio. 2650. Oche Lana. 1. Fag. Rame vecchio a reffuso. 1. Rodolo Rassa in più Cavezzi. Detto. Pieligo, Patron Elia Tomich, venuto da Catarro, con 2712. Pezze Formagio Moriotto. 705. Pezze detto Morlaco. 5. Miera Scodano. 2. Fagottini Rame vecchio. 1. Fag. cera. 1. Rodolo Rassa in più cavezzi. Detto. Trabacolo, Patron Mattio Maraspin, venuto da Pago, con 95. Mozza Sal. Detto. Trabacolo, Patron Michiel Vice, venuto da Pago, con 90. Moza Sal. Detto. Trabacolo, Patron Bortolo Supisich, venuta (sic.) da Zara, con 4. cai Oglio. 1. Sacco Pelle di Volpe. Detto. Tartana nominata Santissimo Crocefisso, e la Madonna del Rosario, Capitan Lorenzo Farugia Maltese, manca dalla Vittoria li 23. Maggio, da Malta li 2. Giugno, da Algusta li 8. detto, e da Brindesi li 15. detto, raccomandata a sè medemo, con 29. Bar. Inchiò. 2202. cantara cenere in Sachi, e a reffuso. 1. cassa crestalli di ritorno. 14. Sachi, e 1. Balla Filadi. 14. Sachi Comin. 10. Sachi Pestachi. 1. Sacco calce, e Barette. 3. car. Datoli. 1. car. capari. 20. Sachi Noselle. 500. Pastieri di Manzo. 3. colli Zenfaro. 200. coffe di Paglia. 1200. Scoe. 600. pezzi Suro. 1. cassetta Chiocolata. 1. cassa Barette. 1. cassa Quadri. Detto. Tartana nominata Madonna del Lauro, e S. Iseppo, Capitan Vicenzo di Trapano Napolitano, manca da Fiumesino 2. Mesi, da Napoli 28. giorni, da Regio 24. giorni, e da Cotron li 17. Giugno, raccomandata a sè medemo, con 420. Carattade Porcelana. 10. ceste, e 20. Fag. Pasta. Detto. Chechia nominata Madonna del Rosario, e S. Spiridion, Capitan Alessandro Giolma, manca da Alessandretta li 15. Aprile, da Cipro li primo Maggio, e da Corfù 15. giorni, Parcenevole D. Polisoi Spiro, con 22. cai, e 50. Barille Vin di Cipro. 278. Sachi Gala. 1. Balotto Fassoletti. 7. casse Tace da Caffè, e Terraglie. 67. Balle, e 2. Fag. Tellarie. 22. casse, 8. colli, e 3. Balle Droghe. 23. Balle Pestachi. 4. Stivaletti Scamonea. 1. Sachetto Salarmoniaco. 9. casse Canella. 2. Fagottini, e 3. coffe Caffè. 1. Balla, e 1. Sacco Legno Sandolo. 2. casse Riobarbaro. 30. Pelle cuori Salati. 1. Sacco Nose di India. 1. cassa Libri in stampa di ritorno. 8000. Caminetti di Stanchio a reffuso. Detto. Pieligo, Patron Piero Cranueli, venuto da Segna, con 150. Stanghe da calesso. 60. Tolle di Tilio. 300. Fassi Doghe. 90. Libre Rame vecchio. 5. Albori. Detto. Pieligo, Patron Andrea Scarpa, venuto da Torre, con 300. Stera Formenton. Detto. Pieligo, Patron Antonio Nacari, venuto da Rimani, a Cesenatico, con 25. Panni Solfere. 6. Miara Strazze. 7. ceste Formagielle. 3. Detto. Pieligo, Patron Battista Doria, venuto da Ravena, con 5. casse, e 2. Sachetti cera zalla, e colladure. Detto. Pieligo, Patron Ambroso Basso, venuto da Vegia, con 170. Remi di Fagher. 250. Padelle di Fagher. 90. Subi. 50. Staze da Calesso. 3. Mogliazzi Ton cotto. Detto. Pieligo, Patron Giacomo Ragusin, venuto da Trieste, con 17. Bar. chiodi. 1. Bar. Fil. di Otton. 21. Bazza cortine. 1. cassa Telarie.6. Bar. Sortiti. 6. Some Scatole. 2. Some crielli. 10. Fassi Doghe. 3. casse Azzali. Detto. Gondolla, Patron Zamaria Picello, venuto da Ancona, con 7. Balle pelle di Lepro. 16. Sacchi polvere di Gripola. 4. cane Pietra di Giesso. Detto. Pieligo, Patron Zuanne Botter, venuto da Città vecchia, con 21. cao Vin. Detto. Pieligo, Patron Andrea Bernetich, venuto da Castua, con 1000. Subi. 2000. corniali. Detto. Trabacolo, Patron Antonio Masato, venuta da Pago, con 120. Mozza Sal. Libri Forestieri. Ne’passati tempi il Signor Filippo Angelati pubblicò prima della sua morte quattro Volumi spettanti alle monete, ora sono usciti in Milano i Tomi V. e VI. sarà (sic.), cred’io, cosa grata al Lettore, se gli darò l’elenco delle cose contenute nel Tomo V. I. Vincentii Bellini Ferrariensis de monetis Italiae Medii Aevi hiactenus non evulgatis, quae in suo Museo servantur una cum earundem iconibus Dissertatio. II. Dominici Mariae Manni Accademici Etrusci Cortonensis de variis Italiae Monetis Medii Aevi Ratiocinationes XL. nunc primum in lucem prodeunt. III. Osservazioni sopra il Saggio, Conio, e valore delle Monete, del Chiarisimo Signor Abbate Pompeo Neri. IV. Appendice dello stesso Autore.

Tomo VI.

I. La Zecca in consulta di Stato del Dottor Geminiano Montanari Pubblico Professore di Matematica nell’Università di Padova, Trattato Mercantile, ove si mostrano con ragioni, ed esempii antichi, e moderni, e si spiegano le vere cagioni dell’aumentarsi giornalmente di valuta le Monete, e i danni sì del Principe; come de’Sudditi, che ne succedono; con modi di preservarne gli Stati. II. Dello stesso: Trattato breve intorno alle vere cause dell’accrescersi, che fanno di valore le Monete specialmente minute in tutti gli Stati. III. Discorso sopra le Monete del Regno di Napoli, per la rinnovazione della lega d’esse Monete, ordinata, ed eseguita nell’Anno 1622. e degli effetti da questa proceduti: e se il cambio alto per extra-regno sia d’utile, o dannoso a’Regnicoli, di Giandonato Turbolo, con diverse relazioni, e copie d’altri Discorsi dati fuora negli Anni 1618. 1619. 1620. pertinenti alla medesima materia. IV. Progetto presentato all’Illustriss. Maestrato delle Regie Ducali entrate di Milano, nell’Anno 1624. da un Partitante, per coniare nella Zecca della stessa Metropoli Monete d’oro, e d’argento, rigettato sopra consulta dell’Illustriss. Signor Conte Lorenzo Taverna Vicario di Provisione nell’anno suddetto. V. Informazione dell’Avvocato Fiscale Alessandro Rovida intorno alle Monete. VI. Consulta di sua Eccellenza il Sig. Conte Presidente Carlo Pertusati, quando trovavasi Reggente nel Consiglio d’Italia in Vienna sopra i progetti della Zecca di Milano, cominciata li 20. Dicembre 1720. e ridotta al suo compimento negli Anni seguenti, tradotta ora dalla Spagnuola nell’Italiana favella. Vendesi il presente Libro appresso il Sig. Giambattista Pasquali Mercante di Libri in Merceria.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.