La Gazzetta Veneta: N. 41
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N.° 41.
Mercoledì addi 25. Giugno 1760.
Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.Level 2
QUando (sic.) la paura entra nel corpo, fa come vuoi, e ammonisci quanto ti pare, che pesti l’acqua nel mortajo. Molti ci sono, che spiritano a vedere un ragnatelo. Quasi tutte le donne, s’esce un topo, e passa di quì colà, stridono, e tremano. E tuttavia si può vedere animaletto più pulito, più lucido, con occhiolini più vivaci di un topolino? Maladetto Gazzettiere, dirà alcuna, che legge queste lodi. Oh! può egli essere, che paja bello un sorcio? Ma torniamo al filo. Tante sono le paure, che non si può noverarle. Fra gli altri paurosi non pochi sono quelli, che all’udire lo strepito d’un’archibusata si turano gli orecchi, e più ancora gli altri, che non possono sentire per l’aria lo scoppio de’tuoni, e quell’ampliamento di fracasso, che vanno facendo per un pezzo di tempo. Chi si rinchiude in una stanza all’oscuro, e ad ogni lampo china il capo, e dice Oi; chi scende nella cantina, un altro va a letto, e si rinvoglie nelle coltrici, col cucino sul capo.
I Pittori hanno sempre dello strano, e del fantastico. Chi nol sapesse quasi per provverbio, legga le vite del Vasari, quelle, che scrisse il Ridolfi, e altre siffatte, che ne sono molte, e vedrà s’io dico il vero.
Tali sono i pittoreschi cervelli.
È avvenuto a’questi dì un caso, che sempre più lo manifesta; ed è questo:
Avviso
Di quanta utilità sia stato giudicato questo Dizionario di Commercio, ne sono prova evidente le varie Edizioni fatte in diversi luoghi, e in lingue differenti. Nè può esser di meno, essendosi state trattate in esso quelle materie, le quali interessano il Pubblico, e il particolare; e da tali Autori, che più d’ogni altro erano in istato d’intraprendere una tal Opera, e di ridurla alla sua perfezione.
Io, che sempre ho pensato, per quanto potessi, di giovare all’Italia, m’accingo a dar tradotta la presente Opera con tutte quelle Addizioni, che sono uscite fino a questo tempo; anzi con altre dilucidazioni, e notizie, che risguardano particolarmente la nostra Italia, colle quali mi lusingo di rendere il Dizionario più compiuto. Pel qual effetto supplico tutte le Persone, che hanno a cuore l’utilità generale, o il loro particolar vantaggio, di benignamente volermi somministrare quei lumi che avessero, relativi alla materia del Commercio presso di noi; sicuri, che ne sarà fatta la dovuta menzione delle loro Arti, e Manifatture; o se lo permettono, del loro nome, colle osservazioni, instruzioni, progetti, e memorie, che mi facessero avere.
Per maggiore commun profitto intendo poi di unire al Dizionario Universale di Commercio anche il Trattato del Perfetto Negoziante; e perchè tratta della stessa materia , e perchè provegnente dalla stessa penna.
L’Opera così tradotta sarà di 12. Toni in 4. con buona carta, puliti caratteri, e con quella correzione, nella quale prometto di usare la più possibile diligenza.
Propongo la medesima al Pubblico per via di Associazione; nel che mi consola il potermi persuadere, che m’abbia egli trovato fedele adempitore anche negli altri miei impegni. Pei Signori Associati il prezzo d’ogni Tomo sarà di lire undeci Moneta Veneta; con questo però, che paghino un’anticipazione: per quelli che non si associassero, mi riservo sul fine dell’Opera a stabilire il prezzo, siccome ho fatto in tutte l’altre mie Edizioni.
Ed avendo gli illustri Autori di questo utilissimo Dizionario formato della sola Voce Commercio un grosso Volume prendendolo in tutte le sue viste, e conducendolo per tutta la sua estensione; penso per utile maggiore del Pubblico, di cominciare la stampa da questa Voce, la quale formerà due Tomi in quarto, e poscia continuare l’Opera dalla Lettera A e seg. fino al fine.
Da questo giorno si riceveranno li Nomi de’Sig. Associati, previo l’esborso di Lire undeci per anticipazione, e li loro Nomi saranno stampati secondo l’ordine con cui si daranno in Nota al fine d’ogni Tomo. Si riceveranno le sottoscrizioni oltre al mio Negozio, anche dal Sig. Giovambatista Novelli, Librajo pure in Venezia.
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Example
Fra siffatti uomini atterriti da questo romore io ne conosco uno, il quale levatosi la State, apre la mattina le fenestre e scorrendo con gli occhi dall’Est all’Ovest, e dal Nord al Sud, s’egli vede un nuvoluzzo, dice di subito: Addio faccende; e se quel giorno si trattasse della sua rovina egli si move come se fosse fasciato. E pure non è sì benestante, che non avesse gran bisogno di moversi; perch’egli alle volte ha poco di che mangiare. Poche sere fa egli s’era provveduto per la cena d’una coppia d’ova, e d’una cartuccia con un poco di burro per friggerle in un tegame, e andava pian piano alla cucina con un ovo per mano. Era appunto arrivato in sulla soglia d’essa cucina col pensiero tutto rivolto alla sua cenetta, quando improvvisamente scoppiò un altissimo fragore di tuono; ond’egli tutto attonito, facendo una soave esclamazione aperse le palme, e si lasciò cader l’ova; nè se ne accorse, se non quando vide quel giallore sparso sul terreno, e poco mancò, che non credesse, che le fossero state percosse dalla saetta.
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Heteroportrait
Nella passata settimana fu veduta una compagnia di trenta Persone a pranzare sulla Riva degli Schiavoni all’aria aperta, per godersi mangiando il diletto di veder passare le genti, e far brindisi a chi voleano, e cui voleano invitar a bere. Non fu mai tanta allegrezza, e schiamazzo festevole in alcuna Sala, o Tinello del Mondo, quanto in quel pubblico convito. La soggezione non lascia trionfare; e gli studiati condimenti de’cibi non daranno mai tanto piacere a’palati, quanto ne diedero a que’compagnoni trenta libbre di riso, due castrati, che pesavano libbre settantadue l’uno in circa, due prosciutti, che ne pesavano trentadue, e pane, e cacio, e frutte a ceste; coll’annaffiamento di tre barile di vino. Gli stomacuzzi, che vivono a morselletti, e ricevono le cose masticate con fastidio, e beono in bicchierini a sorsi, non possono mai acquistarne quelle solide, e nerborute braccia, que’massicci muscoli, que’colori da maschi. S’invidiano mille cose inutili, io quella forza, e quella salute.
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General account
Example
Guido Reno celebratissimo Pittore quanto ognun sa, giuocava a carte disperatamente. Pentitosi di ciò raccolse non so quante migliaja di scudi, e volea investirgli in terreni. Un giorno non si potè più ritenere, e gl’investì sopra un tavolino alla bassetta per modo, che non gli rimase un quattrino. Non fu mai veduto a ridere tanto saporitamente quanto quel giorno. Anzi provava con argomenti, che avea fatto benissimo: che difficilmente avrebbe trovato fondi sicuri, che sarebbe stato alle mani con Villani, che avrebbe avuto spavento delle gragnuole, e d’altre calamità. Il Tintoretto usciva di casa con lunga veste, e quando era piovuto, non curandosi mai di rialzarla di sotto la orlava di fango quanto potea. La Moglie era disperata, e gli dicea, vedi quà. Prendila così, alzala a questo modo, e massime quando tu sali sui ponti, o scendi da quelli avvertisci a quello che fai. Tu vieni sì imbrodolato, che sembri rinvolto nel pantano. Il buon Uomo impacciato, e voglioso di seguire le ammonizioni della Moglie esce di casa, che il fango era alto un dito, e salendo i ponti si tien su di dietro, e quando gli scende alza i panni dinanzi, onde se mai fu imbrodolato fu quella volta.
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General account
un certo Legnajuolo, che lavora in casse avea di bisogno di farne dipingere parecchie, onde trovato un dipintore suo amico lo pregò a fare quell’opera. Il dipintore disse che sì; ma ch’egli avea bisogno di Danari, e che gliene desse una porzione, prima che si mettesse a lavorare. Così fu fatto. Ne’primi giorni il lavoro andò innanzi; ma fra poco venne dal Dipintore tralasciato, per modo, che non lasciandosi egli più vedere, il Legnajuolo fu obbligato a chiamare un altro di quell’arte, perchè lo guidasse a fine, e così fu. Avvenne per caso, che riscontratosi il Legnajuolo col primo Pittore, si querelò seco agramente che l’avesse piantato in tal forma, e si dolse della poco buona fede, con cui s’era diportato seco. Il Pittore posta la mano nella scarsella, senza punto scusarsi, nè dire parola gli sborsò i Danari, che ricevuti avea, e gli volse taciturno le spalle. Giunto a casa sua scrisse al Legnajuolo una Lettera in cui gli diceva; ch’essendo egli uomo di sentimento fino, e delicato, deliberava d’avvisarlo d’una cosa francamente, cioè ch’egli avea risoluto d’ammazzarlo la prima volta, che trovato l’avesse; e che perciò si guardasse bene dall’andare disarmato, perchè in ogni modo egli volea cacciargli lo spirito fuori del corpo. Il Legnajuolo ricevuta la Lettera, e pensando che l’armi sue egli era usato ad adoperarle sull’asse, e sui travicelli, ebbe ricorso alla Giustizia, e quivi fece palese, che la sua sega, e le pialle erano arme disuguali da opporle alle spade, e agli stocchi. Fu ordinato a’Birri, che andassero incontanente in traccia dello Scrittore della Lettera, i quali ne lo trovarono appunto, che con uno spadone sotto al braccio coperto dal mantello usciva di casa in traccia del suo nemico; e lo condussero per altra via alla Prigione.
Metatextuality
(e avverti o Lettore, ch’io fo quì paragone de’cervelli pittoreschi non del loro sapere, che non dicessi: oh che hanno che fare i pittori nominati di sopra con questo?)
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General account
Diversi uomini incarcerati Sabato verso le ore diciannove furono vicini a sciogliersi dalle Prigioni. Abitavano essi in due Stanze, che vicinavano insieme. Accordatisi, non so come, quelli che rinchiusi erano nella Stanza più interna, forarono un tramezzo, che gli segregava, ed entrarono nella più esterna, e quivi tutti insieme congiunti, tanto fecero, che fatto un foro anche in questa riuscirono nell’Andito delle Prigioni. Provveduti erano d’arme da fuoco, e da taglio, onde colti i Custodi all’improviso (sic.) gli sbigottirono, e uno di quelli percossero con gravi ferite. Gridavano i Custodi che si chiudesse ad alta voce, onde un cert’omicciato avvezzo a portare acqua alle Prigioni udendo il romore, e a gridare serra serra, uscito della Corte, tirò a sè il maggior portone, e lo serrò col chiavistello di fuori. I Birri avvertiti rimediarono al disordine, e di nuovo incarcerarono gli usciti, il numero de’quali vien diversamente specificato.
Metatextuality
Di Giovambatista Pasquali~i Librajo in Venezia~i a S. Bortolamio, sopra il Dizionario Universale di Commercio dei Fratelli Savary.