La Gazzetta Veneta: N. 36
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N.° 36.
Sabbato addi 7. Giugno 1760. Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico. In uno de’primi Fogli so che pubblicai, che un Uomo cercava d’ammogliarsi, e la sua stimata una baja, e un’invenzione da ridere. In effetto il partito fu vero, trovò moglie, dopo d’averne esaminate molte, e il Matrimonio è, non d’Uomo, o Donna; ma, si può dire, di due Colombi, tanto è la vita loro felice e quieta. Oggi pubblico un’altra occasione di maritaggio. La non è favola nò. Chi trova il partito al proposito suo, ne faccia conto, che non è picciola cosa quella, ch’io dirò. Una Vedova di nobile condizione, saggia, ben fata, e d’anni 32. in circa, bramerebbe di collocarsi nuovamente in Matrimonio con Persona onesta, e civile. Consiste la sua dote in ducati fra i quindici e i sedici mila: ottmila de’quali sono in cotanti, e il restante in gioje, argenterie, ed effetti. Chi aspirasse a volerla per Moglie, ne parli col Signor Paolo Colombani Librajo in Merceria di S. Salvatore all’Insegna della Pace. Per l’Estrazione 4. Giugno 1760. in Venezia. Introito Di Venezia- L. 137206 : 16 Di Terra Ferma- L. 56019 : 8 Di Capo d’Istria, e Rovigno- L. 1596 : 16 L. l94823 : sono Duc. 31415 : 2 Numeri Estratti 4. 37. 26. 63. 30. Vincite. Ambi con l’Augmento D. 9060 Terni simili D.8910 Estratti D. 500 D. 18470 Qualità, e quantità de’Terni. N. 1- di D. 1000 - 1 - di D. 400 - 1 - di D. 300 - 2 - di D. 200 - 1 - di D. 150 - 1 - di D. 125 - 16 - di D. 100 - 13 - di D. 50 - 13 - di D. 25 N. 49 La ventura Estrazione sarà li 19. Luglio 1760.Livello 2
Quando la fantasia s’interna in una cosa sola, e tutti i pensieri corrono a quella, può chiamarsi malattia; perchè quanto gli occhi veggono, e quant’odono gli orecchi, tutto si tira a quel proposito; l’Uomo pare ammaliato, dimagra, si copre di pallore la faccia, e non sa parlar d’altro, che della spina, che porta nel cuore. Io ho veduto anche molti impazzire in tal maniera; e la carità, o ignoranza degli Uomini gli ha fatti dar la volta al cervello più presto di quello, che avrebbero fatto da sè, col contrastare alla loro salda opinione, e col moralizzare fuori di tempo, o col ridersi del fatto loro; chiamando una tale calamità di spirito col nome di grilli, o come s’usa quì di dire, di ranocchi, o altri siffatti nomi, i quali sono un male effettivo. Abbiamo udito a narrare casi d’Uomini, che si credettero divenuti di vetro, e guardavansi per le vie dall’essere urtati, per timore d’essere spezzati, d’altri che si posero in capo d’essersi tramutati in vasi da fiori. Vi fu uno il quale si pose in capo, d’avere nella vescica il diluvio, e temendo d’allagare la Città se faceva acqua, tanta fu la carità per la sua patria, che si ritenne, e moriva, se un accorto Medico, in iscambio di dirgli pazzo, o di valersi di medicine; non gli fosse andato correndo al letto tutto affannato e gridando. O amico, o vero figlio della tua Patria, tutta la Città arde, s’è appiccato il fuoco alle case, fra poco sarà un incendio. Soccorrila tu che puoi farlo, mostrati vero figlio di lei. Su, renditi immortale. Balzò di letto l’infermo animato dall’amore della Patria, e della gloria, e affacciatosi alla fenestra, lasciò correre il ritenuto lago, guarì, e fu contento. Fuvvi uno quì, e non è gran tempo, il quale si giudicò gravido, e standosi a letto sgridava a tutti i Medici, che non conoscevano il suo male, finchè uno gli dette ragione, e operò in modo, che si credette d’aver abortito, tenendosi un pezzo di carne di bue per sua legittima figliuola, amandola teneramente, e piangendo sopra la sua sconciatura. Di tali esempj se ne potrebbono contare le carra. Un’altra ragione di vaneggiamento si da ancora, che c’è alcuno, il quale stima una cosa essere disgrazia, e tanto vi riflette, che vi perde la vita, o la si toglie da sè. Anche di questo caso se ne potrebbero arrecare innanzi varj esempj.
Leggesi nel Foglio 32. l’invito per la concorrenza di Medico a Rovigno, e nel giorno della passata Domenica vi fu eletto il Signor Dottore Pietro Biancini del fu Signor Dottor Clemente, mentre che si trovava di condotta nella Contrada di San Samuele di questa Città.
Metatestualità
Nè scelgo uno fra gli altri accaduto pochi dì sono nella contrada di San Barnaba in una fanciulla.
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Esempio
Era questa Giovane, figliuola d’un Suonatore, il quale al presente è in Francia; e rimase quì sotto la custodia della Madre. Che che ne fosse la cagione, incominciò la Giovane a desiderare ardentemente di rendersi Monaca, e del suo desiderio fece più volte parola alla Madre da sè, e più volte gliene fece dire per interposta persona. La Madre di lei assentendo alla sua brama, ne scrisse al Padre, il quale stette lungo tempo senza rispondere, di che la fanciulla piena di malinconia, incominciò fra sè a credere, che mai non potesse venire il giorno di vedersi nel Monistero; e a tenere in orrore la sua vita, e quante cose vedevasi intorno. Non avea più il Mondo passatempo, che la potesse ritrarre dal suo profondo pensiero, e tanto si riscaldò in questa immaginazione, che più volte diceva alla Madre, e alle amiche sue, essere già prossima la fine della sua vita, e chiudeva il corso delle sue parole con qualche lagrima. Un giorno essendole capitata una lettera in casa d’una sua Zia, poco da Venezia discosta, e avendo udito a leggerla: Ecco, disse, lettere ci vengono dappertutto fuorchè dal Padre mio; e pianse. Cercò di racconsolarla la Madre quanto potè; ma la figliuola infiammata nel suo dolore, si lasciò uscire di bocca, come anche altre volte fatto avea, che si sarebbe annegata. La rimproverò la Madre, e con molte ammonizioni cercò di ritrarnela dal suo perverso pensiero, e parendole d’averla in parte ricreata, le diede non sò qual roba da farsi fare una vesticciuola nuova, e ne la mandò ad una Sartorella sua conoscente, che le sta a casa dirimpetto. La Sartorella esaminata la roba le disse, che ne avrebbe fatto riuscire una galante vestetta, e ch’essa l’avrebbe fatta appariscente, e bella come una Reina. Strinsesi nelle spalle la fanciulla, e rispose, che invano si facevano oggi mai queste galanterie, le quali non erano a proposito per lei, che prevedeva d’aver fra poco tempo a morire: nè per quanto facesse la Sartorella potè levarle dal capo la sua ostinata previdenza. Partendosi di là, e trovata sulla scala una Giovanetta sua amica, la baciò, abbracciò, e strinsela cordialmente, dicendo, che prendeva congedo da lei, e domandata dall’altra, perchè così facesse; le rispose che vicina era la fine della sua vita. L’altra la chiamò pazza, rise, cercò tuttavia di consolarla, e si divisero in tal forma. Andò la Giovane a casa, cenò con la madre d’un umore passabilmente allegro, e andò a coricarsi nella sua stanza. La mattina, la Madre levatasi, entrò nella stanza della figliuola; e trovato il letto voto, sentì a battersi il cuore, e guardato intorno; vide tutti i vestiti dalla camicia in fuori, e fino alle scarpe. Qual fosse il suo dolore si può piuttosto immaginare che dire; nè si possono così facilmente esprimere i lamenti, e i pianti che ne fece. Accorsero le genti a suo soccorso; e intanto per tutti i canali di quella vicinanza si ripescò il corpo dell’infelice figliuola, il quale però non odo, che sia stato ritrovato.
Metatestualità
In una Città non molto di quà lontana, è avvenuto a’giorni passati questo caso.
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Racconto generale
Un certo vecchio di pochissime forze; ma collerico di temperamento, avea trovato alloggio in casa d’un Barbiere suo amico, dove teneva uno stanzino a posta sua, e vi dormiva la notte. Il Barbiere avea moglie, e come avviene ne’maritaggi aveano il marito, e la femmina spesso di che borbottare insieme; e quasi mai non passava giorno, che non fossero insieme a parole, e quistionavano sì ad alta voce, che il vecchio ne perdeva la pazienza. Onde entrando spesso egli per terzo a cagione di pacificargli aggiungeva alle due voci la sua, e facevasi un romore, che tutta la vicinanza n’era assordata. Spiaceva soprattutto al vecchio, che non lo lasciassero dormire, e che quando appunto avea appoggiati gli occhi sul capezzale incominciasse la musica; e più volte gli avea ammoniti, che gridassero in altro tempo, se pur voleano; ma che al tempo del dormire, rimettessero le querele alla mattina vegnente. Avvenne per caso, che andato egli una sera a letto, entrò la discordia nel matrimonio, e si diede principio alla zolfa, la quale andò tant’oltre, che il marito prese pe’capelli la femmina, e si diede a menare una mano con tanta furia, che la poveretta non sapendo, che altro farsi, si diede a chiamare il vecchio, pregandolo per carità, che le salvasse la vita. Il vecchio uscito di camera fra’l vegliare, e il dormire, contra l’usanza sua, ch’era quella del gridare anch’egli; incominciò con due o tre pacifiche parole ad esortare il marito alla pace; ma intanto tenendo un coltello nudo in mano, gli diede freddo freddo tale una coltellata, che il meschino basì sul fatto, e caddè morto. La Donna atterrita uscì di casa; e il vecchio, come se nulla fatto avesse ritornò al letto suo, e in quel profondo silenzio si dormì tutta la notte. La mattina certi amici di lui saputo il caso andarono a ritrovarlo, e a fargli fretta perchè si fuggisse: ma egli diceva: voi siete pazzi. Io ho ottantaquattr’anni, e le gotte mi legano i piedi, sicchè appena potrei camminare adagio, e col bastone, e voi mi parlate di fuggire. Io sono ben ora al caso di correre. Dove volete voi, ch’io corra? Finalmente a grandissima fatica lo fecero vestire, e ajutandolo da tutte due le braccia, che a pena si potea movere, lo trassero ad una barca, la quale fece quello, che non avrebbero potuto le gambe di lui, e lo condusse in altro Paese.
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Avviso
Un Signore, il quale ha diletto di coltivare un orticello comperò negli anni scorsi diversi piccioli alberi, e gli piantò in esso. Fra questi v’è un ciregio, il quale fruttificò nell’anno scorso, e produsse que’frutti, che quì chiamansi Marinelle; Nel presente Anno fruttò nuovamente; e i frutti suoi sono cirege. Afferma di non essersi punto ingannato, avendo lasciate quelle dell’Anno passato venire ad una perfetta maturità. Desidera egli, che alcuni intelligenti gli rendano qualche ragione di tal cambiamento.
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Risposta ad una Polizza.
Lettera/Lettera al direttore
Se le Donne allevate come i Maschi fossero capaci quanto loro negli studj, e nelle imprese grandi, è una cosa domandatami da lei, e dibattuta più volte ne’tempi antichi, e ne’nostri. Io quanto a me sono d’opinione di sì. Lascio stare il parere di Platone, che nella sua Repubblica sostiene gagliardamente il partito delle Donne, e d’altri Autori, che sono inclinati a crederlo; e lo provano con ragioni. Non parlerò delle Donne Spartane, che faceano maraviglie; non delle Portoghesi, che nell’assedio di Diù, salvarono la fortezza già quasi in mano de’nemici. Mille Storie lo provano, e infiniti esempj. Dico solo, che avendo le Donne una testa, e un cervello, che pensa, e medita, tutta la differenza sta nel riempirlo ne’primi anni d’altre idee diverse da quelle, che hanno; acciocchè crescano pensando e meditando a quelle, piuttosto, che alle usate ne’nostri giorni. Prendete un maschio, e lo mettete ne’primi anni ad un telajo; egli a poco a poco s’inzuppa la testa di fili, di spuole, di navicelle, e non sa altro finchè vive. Un altro è Maestro di calzette, e altri d’altre cose simili. Se tutti gli Uomini da due o tremila anni fossero allevati in questa forma, chi crederebbe mai, che potessero essere atti a cose maggiori? Credetemi lo stesso è delle femmine. Se da principio in iscambio de’fiorellini, delle cordelle, o d’altre somiglianti chiappolerie, parlaste loro di spade, di coltella, di Scuole, d’Accademie, e di Dottorati, voi ne vedreste uscire Amazzoni, e Maestre. Oh! le non hanno quel vigore d’intelletto, che hanno i Maschi! Non tutte, è vero. Ma tutti i Maschi l’hanno questo vigore? Io ne veggo tanti, che vanno alle Scuole, e n’escono ceppi. Altri si danno all’arme, e tremano. Rispondo così in fretta per ora. Se V. S. brama di più mi dia tempo; e dica il suo desiderio, ch’anderò più oltre. Intanto prenda questo poco, e sono suo servidore.