Citation: Gasparo Gozzi (Ed.): "N. 35", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\035 (1760-06-04), edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3646 [last accessed: ].
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N.° 35
Mercoledì addi 4. Giugno 1760.
Che contiene
Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.
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Uno della Congrega de’Pellegrini
Al Sig. Pietro Marcuzzi.
Fino a tanto, ch’io m’arresterò in questa Città, anderò vedendo ora quà or colà le funzioni, che vengono fatte, ve ne darò ragguaglio. Questo potrà giovare a’fogli vostri, e farà vedere quella fede che vi fu data dalla Congrega nostra, di mandare a voi qualche notizia di tempo in tempo.
Domenica dunque fui alla Chiesa de’Padri Minori Conventuali di S. Francesco, quì detta de’Frari, e vidi la Consagrazione di Monsignore Pasqualigo Vescovo di Scardona. Cotesto Prelato già Canonico di Padova, essendo solito qual volta veniva per suoi affari in Venezia, ad alloggiare nel Convento di que’Padri, desiderò per affezione d’essere Consagrato Vescovo in essa Chiesa. A ciò consentì Mons. Illustriss. Patriarca di Venezia, e accompagnato da tutta la sua Corte; quivi si portò a fare la Funzione. Seco furono altresi Monsignor Cornaro Vescovo di Torcello, e Mons. Gabbrielli Vescovo di Famagosta. L’apparecchiamento della Chiesa fu bello, e grande; tenuta la plebe indietro dalle Milizie della Città; e vi si vide una gran concorrenza di Nobili, e qualificati Personaggi. Vi fu cantata una buona Musica, e terminata la funzione, che durò due ore, vennero da tutti i Padri accompagnati il Patriarca, ed i Vescovi alle Stanze, nelle quali suole abitare Monsignor Pasqualigo. ◀Letter/Letter to the editor ◀Level 3
Nessuno mi dica più, che le Donne non hanno grande animo, e una forza di mente insuperabile. Level 3► Exemplum► Un notabile esempio ne vidi Lunedì in una Donzella Nobilissima, dotata da natura di tutte le più belle qualità di corpo, e d’intelletto; e da fortuna di tutti i beni. Questa dimenticatasi di tanti vantaggi, penetrando con occhio di Cristiana Filosofia, la picciolezza delle mondane cose, deliberò di rendersi Monaca nel Monistero delle Vergini di Castello. Il giorno dunque de’due di Giugno fu lo stabilito alla sua Professione. Vennemi in cuore di trovarmi a quella funzione. In tutto l’apparecchio, e nella magnificenza delle cose, mi s’affacciò l’amore e l’attenzione de’suoi Nobilissimi Genitori, e nella concorrenza delle Nobili Dame, e de Cavalieri, un affetto universale. Tutto spirava grandezza, diligenza, e perfezione. Ma profondamente mi colpì l’aspetto della egregia Donzella, e secondo un certo mio costume, staccato il cuore dalle cose che mi vedea d’intorno, cominciai a rivolgere le mie riflessioni a lei. Appariva nel suo aspetto una freschezza di colorito, e il suono della sua voce era sì alto, fermo, e sicuro, che tutti i circostanti provavano una certa contentezza del vedere contenta lei. Di che io diceva: Quanto più belle, e quanto più grandi sono quelle magnificenze, ch’ella vi vede d’intorno, tanto più ha sotto gli occhi visibilmente gli agi, e la grandezza della sua Famiglia; e tanto più conosce quanto viene abbandonato da lei. Quella sua serenità di faccia, quella sicurezza che veggo patente in lei, di che altro è segno, se non che veramente riconosce di cuore un’altra grandezza, che non è agli occhi di tutti palese? In quell’anima non c’è più combattimento: me lo dice quella tranquillità esteriore, nella quale nessun occhio più fino, e malizioso può ritrovare un segno, un’ombra di dubbio, o di rincrescimento. Mai non si cambiò dal principio sino alla fine, anzi quanto più al termine andava della funzione, più rassicurata appariva, e più serena. Gratissimo spettacolo furono agli occhi miei alcune lagrime di tenerezza universale, nate dalla maraviglia di tanta costanza, e dopo le congratulazioni, e le affettuose parole de’Parenti, e degli Amici. Io confesserò, che uscii di là con l’animo ripieno d’ammirazione, e di non minore tenerezza di quella, che avea veduta negli altri. ◀Exemplum ◀Level 3
Io ho un solenne difetto, che passato tutto il giorno fra ‘l calamajo, e i fogli, quando la sera vado a letto, non posso chiudere occhi, se non leggo prima. Per lo più prendo in mano qualche libro, che non abbia nè polpe, nè ossa, asciutto magro, e da far venir la noja alla prima, o alla seconda facciata; nè stento pure a trovarne. Jersera non so qual caso mi fece venire alle mani il terzo Tomo di Platone, che all’incontro dell’usanza, è un de’più massicci Libri, che mai uscissero al Mondo. Poichè tu ci se’, tu sia il ben venuto, diss’io, e vi detti dentro. Egli ha un certo fare sottile, pieno d’immaginativa sta sempre in sul grande, leggi leggi, mi riscaldai il cervello, sicchè anche dopo avernelo riposto, stetti buona pezza con gli orecchi rossi, prima d’addormentarmi. Finalmente chiusi gli occhi, e Metatextuality► udite, che m’avvenne. ◀Metatextuality
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Bugia
Traum► Egli mi parea, ch’era entrato in un Salotto, dov’io vedea certi Uomini con alcune coltella in mano sguainate, i quali aveano però un viso composto, e nello stesso tempo gioviale, che non dispiacevano a guardargli. Domandai ad uno di loro, chi essi erano, e mi rispose. Siamo Maestri d’armonia, e di danza; e se tu starai quì alcun poco vedrai a uno a uno venire gli scolari, e a fare la scuola. Che diavol sarà? diss’io, e che vogliono dire quelle coltella. Può essere, ch’egli s’abbia a far prova di qualche danza d’accoltellatori, o di Soldatesca. Aspettiamo. Così detto, eccoti, che da uno stanzino da lato, ne venne fuori un Giovane, che parea la pigrizia, avea gli occhi mezzo chiusi, e mostrava di non avere altra voglia, che di dormire. Questi zoppicava da un piede, e avea certe braccia sproporzionate, ch’erano a vederle uno sproposito della natura. Che impara costui, diss’io a colui, a cui avea domandato prima. A danzare; mi disse l’Amico. E io fra me: Oh! danzano così fatti corpi in questa Scuola! e risi. Quando gli andò incontra il Maestro suo, e con una mirabile destrezza, preso in mano il coltello, lo sparò appunto nel mezzo, e n’uscì fuori una figuretta, la quale camminava a fatica; ond’egli presola per la mano, e fatto dare in un certo strumento la cominciò ora con la voce, e ora con gli atti a stimolare, e ad affrettare, che la n’andasse a tempo, e a battuta col suono, ch’era prestissimo, e durò più d’un’ora questa fatica. Volete voi più, che nella fine la figuretta, in iscambio d’essere stanca, l’avea preso vigore, e danzava leggiera come una penna? Allora il Maestro le disse. Oggi io non ti stancherò più; ma ne vegnenti giorni tornerai al tuo esercizio, e a poco a poco tu sarai una delle più svegliate ballerine, che ci sieno. Rientra nel cassettino del corpo tuo, e va a’fatti tuoi. Così fu fatto, e com’ella fu rientrata nel corpo; le gambe zoppicarono meno, le braccia mi parvero più proporzionate, e il Giovinetto era allegro, leggiero, e voglioso di darsi all’opera piuttosto, che al sonno. Venne dipoi un altro Giovane, che parea fatto di fuoco, tanta era la sua velocità, e tale il suo movimento. A questo, senz’altro indugio corse vicino il Maestro, e gli trasse del corpo la figuretta, che v’era, e legatala alle polpe delle braccia sopra il gombito la tenea salda, ordinato allo strumento, che suonasse adagio. Di quando in quando la figuretta facea sbalzamenti fuori di tempo, e volea andare a forza, più pronta del suono, ma il Maestro ora sgridando, ora ritenendola, la facea andar lenta, per modo che alla fine la cominciò a danzare misuratamente; e con un certo brio mescolato, ch’io ne rimasi maravigliato. Dopo la rientrò anch’essa nel suo abitacolo; e di mano in mano fu fatto così ad altre figurette, quali rattratte, quali malaticcie, e difettose in molti modi; e finalmente, furono tratte fuori tutte ad un tratto, e fatte danzare, come chi dicesse a coro. Non fu mai veduta tanta concordia, e come l’una s’ajutava con l’altra, e l’armonioso spettacolo, che facea quella danza comune. Io non ho mai veduta scuola siffatta di ballo, dissi al mio conoscente; e quali sono quelle figurette, ch’io veggo? Noi diss’egli, insegniamo le misure, che tu vedi agli animi de’Giovani, riducendogli a regola di armonia e di concordia, e se tu starai a vedere saprai in qual forma vengono da noi ammaestrati anche nella Musica. Mentre ch’io attendeva la seconda Scuola, gridò ad alta voce uno Zoccolajo per la via, e mi risvegliò; io presi il calamajo, e scrissi subito quel poco che vidi. ◀Traum ◀Level 3
Una delle Galere Riformate, accennate già nel Foglio 24. è uscita dell’Arsenale; ed è quella, che verrà comandata dal N. H. Renier. Fra poco uscirà l’altra ancora, e quando saranno armate passeranno alle loro incombenze.
Avviso
Si fa sapere al Pubblico che il Secreto della manipolazione del vero, e legittimo Empiastro Emolliente Magistrale Omogeneo, detto volgarmente Cerotto del Sig. Antonio, il quale fu sempre composto da Niccola Corradi e da’suoi Maggiori alla Spezieria del Lupo in Campo a SS. Filippo e Giacomo, essendo il detto Corradi passato all’altra vita, e ora unicamente posseduto dalla di lui Vedova Sig. Lucia Visomio, non mai in verun tempo ad altrui manifestato, e però da lei sola presentemente fabbricato e dispensato alla sua abitazione in Piscina a S. Samuele presso a Casa Galante. Si tralascia di parlare della maravigliosa virtù di tale Cerotto, che è attivissimo spezialmente pei Tumori è (sic.) Bubboni in qualunque parte del Corpo, imperocchè le continue giornaliere esperienze di esso in questa Sereniss. Dominante lo rendon noto è (sic.) famoso quanto esser possa ogni altro accreditato specifico. Si da questa notizia acciò sappiasi da chi ricorrere alle occorenze di un rimedio cotanto efficace e sicuro in tutte le operazioni necessarie per ben diporre, purgare, e del tutto sanare sì fatti malori; e le persone che ne profiteranno, si troveran dalla Vedova predetta informati pel miglior modo di servirsene.
Persone ricercate
Come nel Foglio Num. 21.
Nella Parrocchiale di Sant’Andrea di Pontelongo Diocese Padoana, si desidera da quel Sig. Vicario Parroco un Sacerdote nell’età dalli 38. alli 50. anni, il quale approvato per ascoltare le Confessioni, nella Curia Episcopale di Padova volesse esercitarsi per Capellano Curato in quella Parrocchia. Se vi fosse chi v’applicasse, o si presenti al nominato Sig. Vicario, o si faccia intendere con lettera; oppure faccia ricapito dal Sig. Paolo Colombani Librajo.
Informazione
Per chi volesse applicare alla Cappellanìa di Sant’Andrea Pontelongo Diocese Padoana.
Il Sacerdote che applicasse, deve essere approvato dalla Curia Episcopale di Padova per ascoltare le Confessioni. Non deve esser di minor età d’anni 38. nè maggior d’anni 50. Due mesi di tempo prima di stabilire scrittura per provarsi scambievolmente, se al concorrente piacerà il Paese, e l’impiego; e se al Vicario Parroco accomoderà il suo temperamento, e servizio alla Parrochia.
In ricognizione del servizio averà Ducati ottanta per lo meno all’Anno per la Mesa quotidiana che riceverà dalla Sacristia, più Ducati quaranta pagabili dal Sig. Vicario all’Anno a piacere del Capellano, o di tre in tre, o di sei in sei Mesi.
All’occasione di Funerali che siano chiamati più Religiosi di Vicario, e Curato, e Cappellano della Compagnia da sette Dolori di San Giovanni, il Cappellano di Sant’Andrea, cioè il concorrente sarà il primo chiamato. Oltre ciò avrà alcuni altri vantaggi, che quì per brevità non si descrivono.
Libri in Venezia.
Manifesto d’una nuova Edizione della Gerusalemme Liberata.
La moltiplicità delle Edizioni in varj tempi uscite del divino Poema della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, adorne di que’fregj, che per vieppiù decorarle esternamente ha saputo inventare l’umano artifizio, doveva per avventura nell’animo di chiunque ben consigliato introdurre opportunamente il riflesso di astenersi dall’intrapresa di produrre nuove ristampe, in un tempo principalmente, in cui se n’è veduta da Torchj del Sig. Giovanbatista Albrizzi una sì celebre e magnifica comparire, che e (sic.) per la nitidezza de’caratteri, qualità della carta, e preziosità delle figure riuscirà mai sempre senza confronto. Ma non essendovi bellezza, che non possa vieppiù risaltare, in materia principalmente di stampe, in cui il genio d’ognuno v’ha la miglior parte; così avendosi Antonio Groppo con altro suo compagno proposto d’intraprenderne una nuova ristampa con vestirla di qualche pregio, per cui a differenza dell’altre comparir potesse nel mondo adorna di qualche merito, pensarono cosa ottima, ch’oltre la scelta delle venti Tavole per lo addietro dal Castelli apposte ai venti Canti di esso Poema, rimodernate, e ridotte al gusto de’giorni nostri, aggiugner dovessero frammezzate ne’canti stessi moltissime altre figure, esprimenti i fatti più rimarchevoli che vi si incontrano. Lo fecero di buon grado, e n’appoggiaron l’assunto a Valente Pittore che l’inventò, e delineò a meraviglia; indi da perito Incisore furono esattamente eseguite, ed ascendono al numero di ottanta sei della metà della grandezza di quelle, che servono d’antiporta ad ogni Canto. Con ciò ben vollero dimostrare, che in quest’impresa non è stata loro intenzione di superare qualunque altra Edizione, ma cavandosi solamente dall’ordinario, di produr solamente quegli ornamenti, che da nessuno finora furono giammai pensati, sulla speranza d’incontrare con siffatta novità la pubblica approvazione. S’avanzarono oggimai nella stampa, e senza alcun sussidio d’associati, com’è solito praticarsi, compierono il Primo Tomo, e di molto s’inoltrarono nel secondo con gravissimo esborso; onde col presente suo manifesto ne rendono avvisato il Pubblico d’essere a portata di renderlo servito, tanto del primo Tomo intiero in una sol volta, quanto d’una piccola porzione di fogli settimanalmente, al genio di chiunque. La dispensa di tutti i fogli nel termine di un’anno sarà compita, e riuscirà la spesa di soldi venticinque in circa per settimana. E siccome Antonio Groppo come Stampatore matricolato, si ha preso l’assunto di eseguirne la Stampa con nuovi, e puliti caratteri sul gusto d’Ollanda, e corrispondente alli medesimi anche la qualità della carta; l’altro compagno altresì, ch’è Giovanbattista Adami a Santa Soffia in calle degli Albanesi, si prese a suo impegno il peso di ricevere a tener nota di tutti li nomi di quelle persone, che vorranno ascriversi alla società, a quali sarà dispensare e portar li fogli alle case loro. Lo sborso sarà computato nella maniera che segue.
Li Rami grandi di foglio soldi 15. l’uno.
Quelli della metà soldi 6. l’uno.
Li fogli di Stampa soldi due e mezzo l’uno.
La spesa del primo Tomo ascenderà a Lire 33. e soldi 11.
Sperano in tanto che il Pubblico accoglierà con aggradimento queste loro intraprese, per le quali annullano qualunque altro Manifesto per lo addietro da essi prodotto; e sarà dato loro il coraggio di condurle al termine, e perfezione come desiderano. Vivete felici.
L’Edizione di questo Libro merita veramente ogni lode; e l’invenzione delle Figure frammezzate negli stessi Canti la rendono per una certa graziosa novità, molto pregevole. Tutti i fatti espressi dal Poeta in un Canto non possono venire significati in una sola Figura, e ne nascono due inconvenienti. O dee il Pittore attenersi ad un fatto principale, e gli altri lasciare indietro; e allora la Figura poco esprime della sostanza del Poema; o chi vuol esprimere di più vi fa un garbuglio, e una mescolanza di figurette senza garbo, nè arte. Nella presente Edizione col trovato nuovo, fu levato via l’uno, e l’altro di questi difetti, venne ajutata colle carte l’intelligenza del Poema, e dato campo al Pittore di rendere le sue invenzioni più libere, più varie, e più artifiziose. Principal cura d’ogni Arte si è il conservarsi la libertà del pensare; chi più s’obbliga a legame può spaziar manco, e la molteplicità delle riflessioni, e per così dire de’timori, toglie il nervo alla fantasia, e la fa sconciare i suoi parti.
Persone, ch’ebiscono la loro capacità.
Vi sarebbe Persona, che desidera impiegarsi per Agente di Campagna d’età di anni 30. in circa con Moglie, con ogni cognizione in materia di far lavorar terre, in somma in tutto quello potesse occorrere a tal Agenzia, con tener esatto registro, e scrittura; e chi applicasse a tal Persona il suo recapito e dal Signor Zuanne Gritti Caffettiere sotto li portici a Rialto.
Case da Fittare.
Casa d’affittar in Soler, con tutte le sue comodità, e Pozzo d’acqua perfetta, a Castello sopra il Rio della Tana, in corte Frizziera, paga all’anno Duc. 38.
Chi la vuole parli con il Scaletter a S. Francesco di Paola.
Camera con Tinello fornita, d’affittar in calle de’Botteri a S. Cassan, chi la volesse parli con quel dal Caffè in detta calle.
Appartamento di casa d’affittar con alquanti mobili, che sarà vuoto per il primo del prossimo venturo Mese di Luglio, paga d’affitto all’anno con li mobili Duc. 45. è senza li mobili D. 40.
Chi lo vuole parli con il Reverendo Signor D. Antonio Pensa, abita per ora in detto Appartamento, ovvero con il Sig. Giacomo Antonio No- ? in corte dell’Opera a San Gio: Grisostomo.
Casa d’affittar in calle degli Armeni a San Giuliano al num. IX. paga all’anno Duc. 90.
Le chiavi sono dal Luganegher in essa calle.
Appartamento d’affittar in Contrada di San Canziano, in calle del Traghetto, con due camere Portico, e cusina, e suoi Terazzi, con Pozzo, Magazen, e corte, paga all’Anno Duc. 30.
Chi lo vuole parli col Sig. Michiel da Bottiro in calle di Kà Dolfin.
Casa d’affittar in Canareggio nella Contrada di S. Lunardo in faccìa Kà Labbia; paga all’anno Duc. 150.
Le chiavi sono presso il Sig. Gioan Antonio Nazari Agente di Kà Bonsadini, sta di casa sopra la fondamenta di Canareggio.
Casa d’affittar con tutte le sue comodità posta nella Contrada di S. Apponal in corte detta del Bonomo; paga all’anno Duc. 225.
Le chiavi sono nella casa medesima.
Case da Fittare fuori di Venezia.
Casino d’affittar nella terra di Moncelice nel Borgo di S. Giacomo, con tutte le sue comodità, cioè Stalla, Rimessa, Forno, Caneva, Canevone e piciolo Brollo ed altro; di ragione del Sig. Ippolito Pietro Bon di Moncelice, chi desidera applicarvi, parlerà con il Sig. Colombani.
Legni arrivati.
Adi 26. Maggio. Bracera, Patron Iseppo Taolato, venuto da Trieste, con 2. Bar. chiodi. 1. Bar. Lime. 1. Bar. Orzo Todesco. 2. casse, e 2. Balle Telarie. 6. Bar. cera zala. 2. Bar. Rosa. 2. Bar. Bande Raspade. 5. Bar. Sortiti. 1. Bar. Merce di Norimbergher. 6. Bar. Fil di Ferro. 1. Bar. Antimonio. 1. Bar. Fil di Otton. 1. Bar. Inchiò. 35. casse Sugo di Liquerizzia. 1. Bar. Argento vivo. 1. Soma Legname.
Detto. Nave nominata Corrierea delle Isole, Capitan Iseppo Adorno, manca da Corfù, 14. giorni, Parcenevole D. Zuanne Vanautgarden, con 167. Miera Valonia. 6. car Oglio 168. Mozza, e mezzo Sal.
29. Detto. Pieligo, Patron Francesco Maraspin, venuto da Sebenico, con 4. cai Oglio. ◀Level 2
Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.
A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.
In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.
Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.
In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.
Con Privilegio. ◀Level 1