Référence bibliographique: Francesco Grassi (Éd.): "Num. 20", dans: Spettatore piemontese, Vol.1\20 (1786), pp. 147-159, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3622 [consulté le: ].
Niveau 1►
N.o 20.
Citation/Devise► Miscueruntque Herbas, & non innoxia Verba. ◀Citation/Devise
18. Settembre 1786.
Niveau 2► Niveau 3► Récit général► Divenne Orfanio nell’Adolescenza sua ciò, che senza esagerazione alcuna suol dirsi Fanciullo veramente disgraziato. La Madre di lui ridotta da Malattia acerba al Momento fatale d’immatura Morte (stretta piangendo nella sua la mano del piangente suo Fanio di poco allora oltrepassante il settim’anno) Mio Caro! (disse all’astante suo Marito che asciugavasi gli occhi) Lascio senza Madre quest’innocente Fanciullo! – ah se è vero che m’amaste, convertite voi solo (quando non sarò più!) tutto l’Affetto d’ammendue verso il caro Pegno del nostro scambievole Amore! – Già erano passati sei Mesi oltre l’Anno vedovile. Il Padre di Orfanio (d’età già declinante verso la Vecchiaia) non avrebbe più pensato per Vaghezza (dirò così) di Nozze a nuovo Accasamento. Ma egli (così era solito di dire) tantochè viveva, volea vivere. Il dover dare all’Attenzione del Maneggio domestico [148] quelle ore, che l’Impiego, cui addetto era, concedeva al suo Riposo, pesante riuscivagli Sacrificio. Egli era (come accostumiamo di dire) propriamente un buon Uomo: il quale aveva bensì accelerato nella sua Giovinezza un Corso di Studj per procacciarsi decoroso Titolo. ma, divenuto Persona d’Azienda Civile per li’differenti Gradi d’iniziata Carriera, il moltiplice Disimpegno degli Affari al suo Dispaccio ricorrenti (rendendolo ragionevolmente avidissimo di Quiete) lasciato avealo dentro quel Cerchio stesso di Teoriche Cognizioni, ove trovossi appunto al finire dello scolastico suo Corso. Nè queste Cognizioni erangli già disutili: perchè, amando egli al debito tempo di disciogliersi alquanto al Buonumore co’suoi prescelti, e geniali Amici, servivangli (o alle Frutta di fervido Pranzo; od in un accerchiato Convito di Cioccolato, o Caffè; o finalmente dattorno a ravvivante Bottiglia di spumoso Nebbiolo) per riempire coll’animata moltiplice Confabulazione gl’intervalli de’Bicchieri, o de’Ciantellini. Questi Possatempi con alcuno opportuno Passeggio (non senza solazzevole Chiaccherata) alla bella Stagione; ed una regolare Partita di Giuoco onesto in una Assemblea confidente nelle invernali Veglie, erano [149] così dolci, e così ragionevoli Ricreazioni al Padre d’Orfanio dalla quotidiana Contenzione delle Incombenze del suo Officio, che gli sembrava crudele di dover, tornando a Casa, ricevere i Conti con mente distratta or dalla Cuoca, or dalla Lavandaia, or dal Mercante, dal Sarto, dal Calzolaio: in una parola, provvedere ai Ritagli del Maneggio della Famiglia. – Egli tuttavia (comunque tra se borbottandone) sempre l’avea fatto fin dalla Morte di sua Consorte; ed era per necessità disposto ancora di farlo. – Senonché in Occasione opportuna Insinuellio divenutogli Amico, scusossi della Confidenza di dirgli, ch’egli, ed ognuno maravigliavasi, non cercar lui nel suo Stato sì comodo a novellamente ammogliarsi! – Quanto più giova (continuava con vivo Interessamento Insinuellio) affidare la Casa nostra alla zelante Cura di Consorte che ci ami; che abbandonarla alla Discrezione di Servitù o negligente, od infedele! – Ma quel, che vantaggioso è ad ognuno, necessario diventa a colui, cui le Occupazioni d’Impiego rendono incapace d’ogni domestica Briga. – Dee la Casa ad un tale servir di Riposo, di Conforto, e d’Asilo dalle straniere Cure, non di Rompicapo nell’esaminare se le Masserizie, Pentole, o Stoviglie stiano in buon sesso [150] se abbronzato sia, come va, l’Arrosto; ed altre Seccaggini somiglianti! – Io non parlo (continuava sempre) del Conforto d’aver giorno, e notte allato una fida Compagna. Ma egli è certo, che l’età aggravante adduce degl’Incomodi, e dei Bisogni, che non si raddolciscono altrimenti che dall’Attenzione, Zelo, Affettuosità d’un’amorosa Consorte! – Molto meno di questo ci andava per dispor l’animo del Padre d’Orfanio a rivolgersi a nuove Nozze – Vostre Ragioni (gli rispose) mi toccano al vivo! La difficoltà sarebbe nel trovar Donna che convenisse! – Oh quanto a questo poi (ripigliò Insinuellio con Gesto adattato alla più guardinga Ripugnanza) nè debbo, nè posso immischiarmene. – Io vi suggerii da Amico quel che mi parea vi convenisse. – Permetterete del resto al mio Zelo nel dilicato Affare, che quì si tratta, di non proceder oltre - Bensì (soggiunse poscia) dirvi posso così per via di generale Consiglio, che nel Caso vostro preferirei io Età mezzana ad immatura Giovinezza; e Vedova piuttosto, del Domestico Maneggio pratica, ad inesperta Zitella da doversi ammaestrare. – Or quì il mio Lettore dev’essere informato, che il Padre d’Orfanio dopo molte Istanze prevalse finalmente su’ la modesta Ripugnanza d’Insinuellio d’ajutarlo [151] de’suoi saggi Lumi nell’importante Esecuzione d’un Disegno, di cui avea egli suscitato l’Idea: e che (a dirlo in poche parole) fu l’Intrigo sì destramente maneggiato, che ‘l buon Uomo recossi a gran ventura d’ottenere coll’Assegnamento di larga Sovradote per Isposa Colei, ch’era ordita Trama gli venisse offerta alle Condizioni, che più fossero a lui piaciute. – Non avea Vafrinia (era il Nome della novella Madre d’Orfanio) ancora aggiunti i trent’Anni; e viveasi, già da cinque, Vedova del suo primo Marito: le quali Nozze (per valermi di Frase molto da lei usitata) non aveanle fruttato altro che un Ragazzo (del quale peraltro mostravasi assai contenta perchè le rassomigliava assai nelle Fattezze); e poche centinaia di Lire d’annua Rendita. Tale tenue Provigione però, un po’ d’Industria, e l’Assistenza d’Insinuellio (ch’era antico Amico di Casa) aveanle mantenuto in piedi un tale Maneggio, che vi fu nulla, o molto che dire. – Quanto alle Doti Personali, tuttochè non fosse Vafrinia una Bellezza, avea però saputo con cert’Arte non comune darsene tutta l’Influenza. E (a dir vero) non dovette nodrir ella tropp’alta Idea della Sufficienza degli Uomini, che di volgere, e rivolgere a sua Fan- [152] tasia sempre aveasi fatto particolare studio: poichè alla sola Espressione di due negr’Occhi or teneri, or raccolti, spesso modesti, talor accesi, al bisogno severi, sempre però allettevoli veduto avea mutarsi ugualmente (non senza ridersi nel suo Cuore de’suoi Trionfi) e prime Lanuggini, e canute Barbe, e togato Senno, ed armato Valore. Conviene peraltro renderle quì Giustizia che il dolce Artifizio di sue fiorite Guancie sempre da sottil velo coperte, salvo quando era a proposito di balenare una Vista soavemente conquistatrice; e la negletta Squisitezza del Modo tanto d’acconciarsi le Chiome, quanto d’assettarsi gli Abbigliamenti (come Grazie erano queste atte a far preda generale di Cuori) così non senza assai convincente Ragione sarebbero state da Lei rivolte a particolare Conquista. – In somma a renderla perfetta nel suo Carattere non mancavale dolce, insinuevole, preveniente Favella; ed ottimamente foggiata al più raffinato Spirito di Mondo. accoppiava ad una pratica Conoscenza degli Umori diversi degli Uomini una prima Congettura d’Occhio finissima. – Qual maraviglia se tal Donna (che conosceasi non già a suo Pregiudizio) fomentato avesse in età più fiorita delle Idee d’Ambizione assai vaste? Ma, svaniti alcuni Disegni d’alta [153] Speranza, volavasene Giovinezza: e le parve cauto Consiglio il tirare quel Pro che potesse dalle Circostanze dell’anzidetto Vedovo. – Ma egli è omai tempo di tornare all’infelice Sorte del povero Orfanio: Metatextualité► della quale se finquì ho differito di ragionare, ciò solamente fu per mettere il mio Lettore profondamente al fatto della vera Cagione, onde potesse originare. ◀Metatextualité – Non tardò guari il misero Fanciullo a provare gravemente gli Effetti dell’illimitata Influenza della Matrigna sullo spirito del Padre, avendo avuto l’Arte la scaltra Donna di farlo intieramente decadere dal pristino di lui favore, mentr’ella sapea ostentare pel Figliastro il più acceso Impegno, e quasi materna Protezione! L’essere ognidì o ripreso, o castigato, od in qualunque modo rabbuffato da quel Padre medesimo, che dianzi così teneramente l’amava, accorava proprio il sensibile Giovinetto. Accresceva il pueril Cordoglio il veder altrettanto accarezzato il Fratellastro Vezzosillo, quanto vedea se mortificato, e depresso. Ma Vezzosillo era un vago Fanciullo; il povero Orfanio (tuttochè assai ben disposto della persona) vago propriamente non era. Vezzosillo avea il grazioso Difetto di vezzeggiare la Prononcia d’alcune consonanti dell’Alfabetto; ed il povero [154] Orfanio avea la Disgrazia di prononciarle intiere alla Maniera volgare. Vezzosillo sapea già gorgheggiare alcun Passaggio di moderno Rondò; ed oltre la Riverenza, Passo, e Figura del Minuetto, già cominciava a saper intrecciar la Contradanza: mentre il povero Orfanio non sapeva altro che quanto gli era stato insegnato, vale a dire le Regole di parlare, e scrivere la propria Lingua, un po’d’Aritmetica, di Geografia, ed i primi Lineamenti d’Istoria Civile, e Naturale, con poche altre somiglianti Pedanterie. Finalmente Vezzosillo sapea già darsi qualche aria avvenente nel suo Portamento camminando la Test’alta, ed i Piedi infuori rivolti; e guardando con Sorriso: laddove il povero Orfanio camminava ancora là come la Natura, e l’Esempio della maggior Parte degli Uomini avealo avviato. – All’infelice Orfanio, che ignorava ancora il Pregio degli aggraziati Modi di Vezzosillo, riuscivano altrettanto più punenti gl’immeritati Rimproveri di sgarbato, di zotico, di villanaccio: nè questo solo affliggevalo nel più vivo del suo ulcerato giovin Cuore: ma vedendo il suo Padre regalare il favorito Idolo ora di ricamato Abito, ora di piumacciato Cappellino, or di Fibbie, Guanti, Manichini, ed altre somiglianti Cosuccie assai care [155] alla fanciullesca Età, oltre di che vedendo Vezzosillo ritenuto sovente alla Mensa Paterna, Vezzosillo chiamato sempre a comparire alle Frutta quando v’avea Compagnia, Vezzosillo da tutti lodato, accarezzato, regalato, il misero Fanciullo in abbandono, e dimenticanza nel più appartato Angolo della Casa (come se Figlio non fosse dell’acciecato Padre) ivi notte e dì struggevasi in amarissimo Pianto! – Venturossi non pertanto il sensibile Giovinetto nella Camera un giorno trovata socchiusa di suo Padre, allora detenuto nel Letto da pericolosa Malattia: e con Cuore palpitante parte di Timore, parte di Desiderio di vedere l’infermo suo Genitore, avanzossi pianpiano a’sospesi Passi fino alla Cortina. Ma sbravacciato via all’improvviso con durezza da quella Voce statagli in altri tempi tanto cara ad udire, se ne andò ambasciante a bagnare il suo Letticiuolo di caldissime Lagrime. – Ora allo sventurato Ragazzo, quantunque esercitato agli acerbissimi Cordogli, soprastava il più sensibile affanno, che avesse ancora provato mai, nella Separazione dal suo amato Precettore: il quale potendo rendere buon Conto del considerevole Avvanzamento fatto da Orfanio (giunto allora al suo duodecim’ Anno) in un ben [156] diretto Corso d’utili Ammaestramenti fin d’allora incominciato, ch’era la sua vera Madre ancora in vita, stimossi finalmente in dovere di richiamare davanti al Padre stesso (già riavutosi d’Infermità) del Torto manifesto dell’immeritevole Fanicullo; e molto distesosi in lode d’Orfanio. Quanto al vostro Idolo Vezzosillo (ebbe l’arditezza di conchiudere) altro non so vedere in lui ch’un infatuato crescente Damerino. – Fu l’Audace immantinente dismesso senz’aver riguardo od alla sua Capacità, od al suo lungo, e fedele Officio: e Commissione fu incaricata ad Insinuellio (sempre attaccato al Corteggio di Madama) di provvedere la Famiglia di Precettore a proposito. – Che non fe’? che non disse nel separarsi dal suo caro Maestro, dal suo confortativo Amico, dal suo vero Padre il quasi forsennato Orfanio? Restò (senza potersi smuovere) attaccato al Seno del buon Vecchio, che irrigava di largo Pianto: al quale spezzandosi anco il Cuore sulla sorte infelice dello sgraziato Discepolo; e dovendosi pur partire, fa coraggio, mio caro Figlio! (dissegli con Lagrime spremute dal più acceso zelo) che, armandoti per ora della più inusitata Costanza, troverà in breve il Cielo forse qualche via di sottrarti dalla tua acerba [157] Afflizione! – Sparito dal fianco d’Orfanio il suo savio Precettore, sparì con esso lui ogni Barlume di Conforto dagli occhi dell’abbandonato Fanciullo: e colui che sottentrato era alle Veci di quello, sapendo bene come dovesse fare con Profitto la sua Corte, la vita dell’Infelice divenuta era una continua Catena di Crepacuori: tantochè non potendo omai più reggere l’estenuata Complessione alla Piena di tanta Amarezza, n’ammalò infine pericolosamente il Giovinetto. E crescendo ognidì ‘l Male ad un Cuore sì tenero, e sì abbattuto dagli Affanni presto ridusse la Vita del Fanciullo quasi fuori di Speranza. – Ora non istupisca quì il mio Lettore all’intendere con quanto zelo Vafrinia metteva ogni cosa in moto, affinchè si preparasse al suo caro Orfanio una bella Sepoltura. Ella non aveva obbliato un bel Coro di Musica; e quanto alla bella Ghirlanda (tuttochè il Fanciullo trascorsa avesse l’Età di portarla) ella avea voluto che il suo Orfanio stesso la vedesse, prima di morire. Ella era poi Donna capace d’amar sempre Orfanio quando fosse morto! Del resto ella aveva Intenzione di professargli tutta la Gratitudine, sapendo bene che suo Marito (cioè ella stessa) veniva investito per la Morte del Ragazzo della ricca [158] Dote della prima sua Moglie costituente più della Metà del di lui Patrimonio. – Ma giova quì il dire che tale buone Intenzione della Matrigna non ebbe il suo Effetto: perchè migliorò Orfanio con quasi repentina Guarigione. – Credettesi che il motivo di sì prospero Evento fosse stato l’antico buono di lui Maestro: il quale, avuto mezzo per la Pietà di qualche Domestico d’introdursi di notte al Letto del giacente Fanciullo, seppe in guisa calmarlo, che lo ritornò proprio da Morte a Vita. – Il fatto fu che dopo alcuni giorni di Convalescenza sparve Orfanio di repente avendo lasciato scritte in una Carta al Padre indirizzata le Parole estreme di sua Madre moribonda; nè più seppesi di lui novella per vent’anni – Al qual tempo oh come tutto fu cangiato! – Giaceasi il decrepito Vecchio Padre d’Orfanio, abbandonato, vilipeso, abborrito da una falsa Moglie e Figliastro, che (avendo loro tutto donato) cercavano d’affrettargli una troppo pigra Morte! – Pianse dirottamente il sempre sensibile Orfanio (allora Uom fatto) alla commovente vista; e, volendo darsi a riconoscere all’addolorato Padre, videlo ribaciare più volte, e bagnar di pianto una quasi logora Carta, esclamando con infocati Sospiri Oh mio Delitto! – [159] Oh Orfanio, Orfanio – Non potendo più reggere l’affettuoso Figlio tutto disciolto in lagrime, il Vostro Orfanio (dissegli inginocchiandosi alle Sponde del Letto) sempre vi ama! e sempre saravvi ubbidiente! – A que’detti, e all’Atto riconobbe il Padre suo Figlio: e gittato un grido d’Allegrezza gli svenne tra le braccia. Metatextualité► – Quì il mio Lettore dev’essere informato, che, ◀Metatextualité quando il Padre si fu riavuto, intese dalla bocca d’Orfanio come il suo buon Maestro condotto avealo in Londra: dove, avendo data contezza di sue Circostanze ad un onesto, e ricco Negoziante di quella Città, era stato accolto prima nel Negozio, poscia nella Famiglia stessa di quel degno Uomo, sposandone la Figlia, che già lo avea fatto Padre di due Figliuolini. Saprà inoltre che il Padre rinvigorito dalla Speme di abbracciare i Figli, e la Moglie del suo Orfanio, risolse (così decrepito com’era) il Viaggio di Londra. E che finalmente (quanto a Vafrinia, e Vezzosillo) siccome, quanto rimasto era del Patrimonio dai loro Scialacquamenti, tutto apparteneva ad Orfanio per diritto di Materna Dote, lasciati furono al secco a consultarsi col loro fido Insinuellio. ◀Récit général ◀Niveau 3 ◀Niveau 2 ◀Niveau 1