Citazione bibliografica: Francesco Grassi (Ed.): "Num. 17", in: Spettatore piemontese, Vol.1\17 (1786), pp. 112-126, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3619 [consultato il: ].


Livello 1►

N.o 17.

Citazione/Motto► Nullius addictus jurare in Verba Magistri:
Quo me cumque rapit
(Ratio Dea) deferor Hospes. ◀Citazione/Motto

21. Agosto 1786.

Livello 2► Metatestualità► Contenendosi nella seguente Conversazione parecchie Cose concernenti lo Stile, l’Italiana Favella, e la Moderna Letteratura (le quali da due Gentiluomini, ed una assai istrutta Signora furono disputate così per modo di solazzevole Esercizio al Rezzo d’ombroso Pergolato in un pomeridiano Consesso, avendo somministrato Occasione al Discorso certo novello Periodico Scritto) stimo non sia discaro, ovvero del tutto disutile al Pubblico, ch’io diane quì l’Estratto. Gl’Interlocutori saranno da me nominati Filocrito, ed Aristo: ed il Nome caratterizzante la Gentildonna quello sarà di Logistilla. Quanto a me, che assistetti al Discorso nel mero Carattere di Spettatore, o, per dir meglio, d’Ascoltatore, non occorrerà farne menzione alcuna. ◀Metatestualità Livello 3► Racconto generale► Livello 4► Dialogo► Incominciò Logistilla: - Quantunque alcune Cose dello Scritto in Questione non v’andassero, caro [113] Filocrito, a genio, sembrami troppa Severità profferire definitiva Sentenza, non udito ciò, che potrebbesi addurre in lor Difesa: e la buona Intenzione di tal Opera, se non iscusala dai Difetti veri, dee conciliarle almeno la Facoltà legittima di purgarsi dall’Imputazione dei falsi. Ora come possonsi gli uni dagli altri distinguere, se, mentre havvi chi accusa, non siavi chi scusa? se alle Ragioni, che condannano, le Ragioni non oppongansi, che assolvono? Sarà dunque Parte questa d’Aristo di vedere, se alle Obbiezioni, che saranno da voi, Filocrito, fatte a’questi Fogli, siavi Ragion vera di Difesa, o nò. Che ne dite, Aristo, non avendo noi per ora miglior Soggetto tra le mani? Questo Discorso tratterracci finchè, occultandosi ‘l Sole dietro di quel Poggio, l’ombroso Stradone c’inviti al solito Passeggio. – Aristo – l’Officio d’Avvocato Difendente, onde voi, Signora, avete voluto investirmi, quanto per me onorevole, altrettanto mi sia difficile a sostenere contro l’Acutezza d’un tale Avversario, qual è Filocrito! Ma la Prudenza vostra mostrò di provvedere a questo ancora coll’assegnarmi dei Limiti, dentro i quali posso (a peggio andare) ricoverarmi a salvamento. – Logistilla – Come sarebbe a dire? – Aristo [114] Non piacquevi già d’ingiungermi di (d’una Causa buona, o rea) farne ad ogni modo una buona: ma di vedere soltanto se, dove tener si possa per avventura per cattiva, sianvi delle Ragioni, da sostenerla per buona. Nel che tanto sono io d’accordo con la Massima vostra, che (fosse anche Amico mio l’Autore di questi Fogli, il quale nè Filocrito, nè io conosciamo) sempre distinguerei in Lui l’Amicizia dalla sua Opera: e (posto che questa sostener non si potesse con buona Ragione) il mio Cuore abbraccierebbe l’Amico; ed il mio Giudizio disapproverebbe l’Autore. – Logistilla – Io non potrei darvi Torto: né quì trattasi di difender altro, che quanto abbia in se Ragione di Difesa. – Ma non diasi omai più lungo Tempo di Preparazione al meditativo Filocrito; ed udiamo infine quali siano le Mende, di cui accusar possonsi i Fogli dello Spettatore. – FilocritoMoltiplici, Signora mia, esse sono; e queste non già lievi. E quando avrò scardassato a modo mio cotesto Spettatore inquanto riguarda o ‘l Disegno dell’Opera, o ‘l Titolo stesso, o la Lingua, o lo Stile, od i Sentimenti, vedrò come riesca al Difensore appuntatogli di rassettargli la Chioma. – Lo Spettatore Italiano-Piemontese! – Chi è costui? o che pre-[115]tende? – S’egli scrive Italiano, non debbo comprendere (dal suo modo d’enunciarsi) ciò ch’e’voglia dirsi: poichè chi mai usò il Vocabolo di Spettatore nel senso d’Osservatore, salvo quando intervengasi a Spettacolo che s’eseguisca? – Ma non v’è luogo ad Equivoco. Egli s’interpreta Censor del Costume! Riformatore del Gusto! Emolatore dei celebri Inglesi Steel, e Addison! – O egli non conosce le Italiane Cose; ed inetto a tal Disegno non dovette intraprenderlo: o egli le conosce; e non dovette tentare in Italia un’Impresa, che lo Spettatore Inglese poté eseguire in Inghilterra. Ma conoscerebbe egli abbastanza se medesimo nell’osarsi misurare coi rinomati Autori suddetti addossandosi un ugual Peso! – Che pretende poi egli farci intendere col suo Italiano-Piemontese? L’Amfibio Epiteto o si riferisce alla Persona (vale a dire alla Patria sua); ed è ridicola la prima Metà del Vocabolo: o si rifersice all’Autore (vale a dire al Carattere dell’Opera); ed è l’altra Metà ridicola. Onde noi possiamo riderci in buona Logica a tutto il Vocabolo! – Ma veduto il Disegno, ed il Titolo passiamo oltre alla Lingua. Nel che que’Vocaboli, o Frasi, che col Dizionario alla mano (se sia d’uopo) proverò o del tutto nuovi, o senza [116] esempio nel Significato, vorrò un po’vedere come potranno essere da Aristo anche con ombra di Ragione sostenuti? In qual modo difenderà egli Interessamento nel (N. 3.) salvochè col Francese Vocabolario? Sotto qual Guarentigia potrà mai egli far passare le Arti (nel N. medesimo) cogli Epiteti di Fucinali? di Plastiche? di Metallurgiche? d’Orificine? Se il Vocabolario della Crusca è la Norma dell’Italiana Favella, questi Vocaboli non vi si trovano. Ma dicami Filocrito come potrà seriamente difendere il rider via vapori del (N. 5.)? ovvero quale Salvocondotto dare (nel N. stesso) al passeggiare il Minuetto? scimieggiare gabbo gli Atteggiamenti? Matroneria? Giardineria? – Sotto questo medesimo Capo riduco quella Particolarità di scrivere unitamente Buongusto, Belsesso, benadombrato, inlà &c. piuttostochè separatamente Buon Gusto, Bel Sesso, bene adombrato, in là, come scrivesi dagli altri. – Ma la Particolarità dello Stile è molto ancora maggiore. Chi non sente qualche Cosa di Strano nel leggere questi Fogli? Quantunque i Vocaboli, e le Frasi non puzzassero sovente (siami lecito di dir così) il Forestume, chi non s’accorge o nell’arguire, o nel descrivere, o nel raccontare; e nell’istessa Forma, o Giro tanto del Raziocinio, quanto del Pe- [117] riodo: infine nelle Tinte medesime o del Patetico, o del Giocoso, che risalta al Senso un Nonsochè di non Italiano? In somma non solamente io disapprovo nello Stile cotesto Inglese Colorito, anzi diciam meglio Anglomania; ma trovo ancora riprensibile quel sì perpetuo epitetare. – E quì, prima di lasciarmi fuggir dalle mani lo Stile, voglio che notiate l’Affettazione di frammettere in ogni Periodo tanti Vocaboli in Carattere corsivo. – Ora se vi ho dimostrato quest’Opera troppo ardita nel Disegno, male espressa nel Titolo, inesatta nella Lingua, ed impropria nello Stile, non crediate già, ch’io voglia menarla ad essa più buona quanto a’Sentimenti: altri de’quali io taccio di Bassezza; altri d’Oscurità; ed alcuni altri del non essere trattati più metodicamente con maggiore Estensione. Chi può digerire in Vocaboli la Trivialità degli Ingredienti di quella Galantina, com’egli l’appella, del (N. I.)? Chi non trova oscuro ed il Sogno del (N. 3.)? e l’Antroposcopo del (N. 4.)? E chi non desidererebbe più di Metodo, e di Teoria nei (N. 6. e 9.)? Taccio poi quella bizzarra Nomenclatura ne’Racconti: la quale però non lascia di farmi contorcere il Naso. – In somma, mio caro Aristo, siccome vedete ogni mia Obbiezione [118] fondata sopra Massime di soda Critica, vostra Ragionevolezza mi persuade, che vorrete sacrificare alla Verità, e Causa, e Cliente: pe’quali altro Motivo non avendo d’interessarvi che la Raccomandazione di questa sì discreta Signora, ella vi disimpegna volontieri d’una Commissione creduta eseguibile, or che ne vede la Malagevolezza, anzi l’Impossibilità d’Eseguimento. – Filocrito – L’udite, Signora mia, com’egli applaudisca solo alla sua Vittoria prima d’aver provato in Battaglia le Forze del suo Avversario? com’egli creda irrefragabile ogni sua Ragione? dimostrativa ogni sua Prova? e ciò che nella Cosa stessa non è che puramente disputabile, diventi nel Tuono di sua Voce Decisione positiva?- Distinguete meco dall’Arte del mio Amico Filocrito il Peso de’suoi Argomenti: e preservate al Giudizio della Controversia, che agitiamo, non prevenuto Orecchio. Non già che sia quivi Intenzion mia di tessere vano Panegirico al nuovo Scritto, di cui parliamo (ciò che giudico alieno dall’Incombenza impostami): ma quanto alle Opposizioni, con qualunque Enfasi da Filocrito fatte, voi le vedrete, Signora, con la facilità medesima dileguarsi, colla quale le vedeste (dirò così) insoffiarsi: quando però (così per dare alla nostra [119] Conversazione un po’più d’Importanza) avrò premesso alcune cose intorno allo Stile in generale. – Logistilla – Da bravo Aristo! applaudirò volontieri al Campione da me eletto! – Intanto sappia Filocrito (benchè mi vegga sorridere) che avrò molto a caro di vedere un poco abbattuta quella sua Aristarchica Fierezza. – Filocrito – Ha prevaluto presso i Popoli più colti d’Europa, già nostri Discepoli, or nostri Giudici, una Opinione quanto dir si possa ingiuriosa all’Italia: vale a dire, non essere l’Italiana Favella suscettibile, che di vane Dicerie da Parabolano, senza Nerbo, senza Energia, senza interessante Conoscenza di Cose, utile Distinzione di Fatti, niuna Forza di persuadente Ragione, o Fomite d’accensibile Affetto, niuna intima Teoria dell’uman Cuore, od estese Viste di Natura, delle Arti, d’Antichità, o degli odierni Tempi; ma in uno Stile floscio, languente, diguazzato verbose Baie! In somma un vero Niente in Enfiagione! – Se abbia fondamento, o no questo altrui Giudizio delle Opere scritte nella Lingua nostra, questo non è tempo proprio di ricercarlo. Due Fatti però derivano quindi incontrastabilmente: l’uno che (tranne i Classici) pochissimi degli altri Libri nostri letti sono; e molto meno ristampati [120] dilà da’Monti; l’altro che noi medesimi Italiani sembriamo concorrere nell’Opinione stessa cogli Stranieri riguardo gli Scritti nostri: mentre, essendo tutte le Città nostre inondate di Libri Stranieri o nella propria lor Lingua, o Tradotti, a’questi o per l’Istruzione, o pel Diletto abbiam noi ricorso. Laddove della Lettura di que’Volumi, che tra noi si stampano, solo prendiamo piccola interpolata Dose a niun’altro Intento (cred’io) che di comporci ad una Soporifera Meditazione a cert’ore determinate o del Giorno o della Notte. Quindi fa pietà il dire quante Opere o di dotti Filologi, o di Poeti d’ottima Vena, o d’elaborati Retori, Istorici, Fisici, Politici, ammuffiscano sopra gli Scaffali, mentre (non dico i Reynal, i Marmontel, i Thomas, gli Arnaud, i Dorat, i De l’Isle, i Mercier, i Beaumarchè, i Linguet, che per la maggior parte esauste tra noi hanno numerose Impressioni) ogni Libricciattolo ancora di Bibliografica Specolazione viene avidamente ricercato ad ogni Prezzo. Dovrò io dire una dura Verità? Le sovraccennate Opere sono troppo Italianamente scritte per poter piacere! – Veniamo ora alle Obbiezioni di Filocrito circa i Fogli dello Spettatore. Egli ha (dice egli) uno Stile strano. Ecchè perciò? apparente-[121]mente vorrebbe egli piacere a’suoi Leggitori. – Ma che intende Filocrito per istile strano? Dal non aver fatto Obbiezione alcuna all’Energia, Forza, e Concatenazione di quello, è prova che ve la riconobbe. Ma non sarebbe forse l’Espressione più dell’ordinario animata di queste tre Doti appunto che fa parere strano a Filocrito lo Stile dello Spettatore? Crederei al certo di sì, consistendo appunto l’Anglomania da Filocrito all’Autore rinfacciata nel cercare studiosamente quanto possa dare maggior risalto alle tre Doti suddette giusta l’Imitazione degl’Inglesi. – Ma prescindendo da ogn’altra Cosa, dicami Filocrito, se riputerebbe giusto, che si vietasse ad un Pittore di seguire ne’Quadri suoi lo Stile di quella tra le Scuole famose, cui più l’inclinasse ‘l suo Genio? Chepperciò se quello Stile fosse di Scuola di tutt’altro Paese da quello, dove il Pittore dipingesse, purchè fosse una delle Rinomate? Confesso invero che allora quel Gusto di Lavoro sarebbe straniero al Loco; e direbbesi, con più proprio Vocabolo, Pellegrino: non però giammai Strano. Credo altresì che alla libera Scelta del Pittore, anzi che Biasimo, Lode attribuir dovrebbesi d’aver introdotto alla Disamina una novella Specie. Ora che risponderà Filocrito se la [122] Maniera predominante nel Luogo stesso fosse discreditata presso gli Stranieri; e presso i Paesani medesimi male gustata? Questo è però quanto con non minore Argomento dell’Esperienza a’tutti nota ho dimostrato poco sopra. – Ma per distruggere affatto ogni Obbiezione di Filocrito riguardo lo Stile dello Spettatore basta che consideriate, Signora, che un Lavoro modellato sopra d’un altro esiggeva di necessità lo Stile del suo Originale; salvochè colla sua Acutezza voglia provarci Filocrito come un Pittore di Scuola o Lombarda, o Veneziana, o Fiamminga possa rappresentare la famosa Scuola d’Atene senza imitare lo Stile Fiorentino, nel quale è dipinta! – Fondata così inconcussamente l’Adottazione dello Stile dallo Spettatore, ne segue di necessaria Conseguenza, che l’Uso di quello nella nostra Favella recida ad un colpo solo la massima Parte delle Obbiezioni da Filocrito apposte ad esso Spettatore. Quindi è che dall’Energia d’esso Stile diventato più energico il Genio stesso della Lingua, intende (per ispogliarsi del Vuoto verboso d’ogni Circonlocuzione) la Forza de’suoi Verbi, Preposizioni, ed Avverbj, sempre però con avvisata Cautela, nonmai con pedantesco Scrupolo. Di questo Fonte osano derivarsi il rider via i Vapori, e lo [123] scimieggiare gabbo, e ‘l passeggiare il Minuetto, di cui Filocrito fa tanto rumore. Quindi ancora e s’avvivano l’Immagini di scelti Epiteti; e piuttosto uniti che separati scrivonsi certi Vocaboli d’Energia nel Periodo, come Buongusto, Belsesso; ed altri finalmente, su cui cade il Senso principale, distinguonsi in Corsivo. Ma di queste Cose Ortografiche non avrei io parlato, se Filocrito non le avesse giudicate degne di sua Censura. – Con quale Autorità (dice egli) difenderassi Interessamento, e gli Epiteti, Fucinali, Plastiche, Metallurgiche, Orificine? – Con quale Autorità? In primo luogo una Conoscenza della Lingua non servile, ma cautamente libera servirassi dell’Uso comune (prima Legge, e Norma del Dizionario medesimo) ne’Vocaboli Plastiche, Metallurgiche &c. Dipoi quella medesima prudente, non servile Conoscenza varrassi del Dizionario stesso nelle autorizzate sue Analogie: il quale avendo Interessare, così come Parlare, è supposto avere Interessamento, così come Parlamento: e così degli altri. Una simile Libertà (che suppone però una non volgare Conoscenza della Lingua, come s’è detto) quando sia guardinga, e discreta, mentre arricchisce una Lingua d’Energia senza Pregiudizio di sua Chiarezza, mette [124] un Autore al disopra di certe Minutezze Scolastiche. – Voi vedete, Signora, che le Obbiezioni di Filocrito finquì confutate sono così improprie allo Spettatore, come sarebbero le Critiche d’un Quadro d’un certo Stile del non avere ciò che fosse proprio di qualche altro Stile. Del che nulla sarebbevi di più assurdo. – Riguardo poi all’Obbiezione d’Oscurità ai (N. 3. e 4.) e di Mancanza di Metodo e di maggiore Estensione ai (N. 6. e 9.) risponderò in poche parole. Tanto era richiesta nel Sogno, e nell’Antroposcopo un po’d’Oscurità allegorica; quanto ogni Specie di Metodico-Scolastica Dissertazione si disdice in tal Genere di Lavoro. In quanto poi alla Galantina del (N. 1.) quanto più indigesta parer possa a Filocrito, tanto più risponde all’Idea dell’Autore: il quale vorrebbe rendere ugualmente indigeribili certi Teatrali Farciumi imbottiti appunto di Miscugli analogi agl’Ingredienti particolarizzati nella Descrizione. – Ora per finire dove Filocrito ha cominciato, rimane ancora a parlarsi del Disegno e del Titolo dell’Opera. E quanto al primo chi potrà non applaudire ad un Disegno diretto, se non altro, a far meditare sopra certi Punti di Raffinamento Nazionale? – o conosce, dic’egli, o non conosce le [125] Cose Italiane! – Appunto (rispondo io) le conosce abbastanza da saper discernere ciò che possa dirsi quì da ciò che potrebbesi solamente dire in Inghilterra. – Doveva poi forse scoraggiarsi egli vilmente da ardir d’intraprendere quanto Steel, e Addison hanno intrapreso? O dovremo noi tacciarlo d’Audacia piuttosto che favorire la sua Emolazione? – Veniamo finalmente al Titolo di Spettatore che Filocrito stima non Italiano. – Domandovi, Filocrito: se voi aveste scritto in Italiano un nuovo Simposio, od una novella Ciropedia, stimereste voi buona Critica la mia se vi tacciassi l’uno, o l’altro Vocabolo come non Italiano? Il caso è l’istesso con la Differenza che Spettatore d’origine Latina cade perciò solo sotto la Giurisdizione Italiana. – Rimane . . . . ◀Dialogo ◀Livello 4 Volea Aristo proseguire quando Logistilla alzandosi all’improvviso da sedere, e preso me per la mano, che erami stato fin allora tacito ad ascoltare, il resto (diss’ella sorridendo, e presentandomi ai due Gentiluomini) lo spiegherà l’autore medesimo dello Spettatore. Dopo così un po’di sorpresa que’cortesi Signori m’onorarono dei loro Abbracciamenti: ed avendo lor detto che aveva forse maggior Motivo di credermi tenuto alle correttive Osservazioni di Filocrito, [126] che alla troppa Indulgenza d’Aristo, n’andammo con la Signora ad una giovialissima Passeggiata. Dove avendomi detto Filocrito amichevolmente non volere in niun conto chiamarmi che Spettatore Italiano, risposi, ch’egli verrebbe così a defraudarmi di quella dolce Parte del mio Nome, della quale la principal mia Ragione consisteva nella mia Predilezione. Sopra del che avendo quella erudita, e spiritosa Signora osservato a Filocrito con gentile scherzo che il suo Riso di testè, in vece d’essere in buona Logica, era dunque stato in Paralogismo, applaudì Aristo al Motto; e Filocrito che teneva casualmente la Mano di Logistilla con triplicato bacio volle sopra quella vendicarsi. ◀Racconto generale ◀Livello 3 ◀Livello 2

Torino presso G. M. Briolostamp. e lib. della r. accad. delle scienzecon permissione.