Zitiervorschlag: Gasparo Gozzi (Hrsg.): "N. 9", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\009 (1760-03-05), ediert in: Ertler, Klaus-Dieter (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2087 [aufgerufen am: ].


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N.o 9.

Mercoledì addi 5. Marzo 1760.

Gazzetta Veneta

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Ebene 2► Larghissimo campo è agli Scrittori la morale, e lo studio universale degli Uomini. Due sono i mondi, ne’quali possono fare le riflessioni. L’uno è il Mondo vivo, ch’è una continua rappresentazione di fatti, che abbiamo sotto gli occhi, e l’altro è il Mondo morto, le cui azioni si leggono nelle cronache, nelle storie, nelle lettere, nelle novelle, e in altre scritture, che ci serbano le memorie de’tempi passati. Metatextualität► Per al presente io scrivo una Novelletta, ch’io trassi dal Mondo de’morti, descritta in una cronachetta da un bell’umore, che andava segnando dì per dì le cose, che accadevano a’tempi suoi, e afferma nella Prefazione, che a’suoi figliuoli non avea mai dato altri Maestri, ma leggeva di giorno in giorno que’fogli alla sua famiglia. ◀Metatextualität

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Novella amorosa.

Allgemeine Erzählung► Bellimbusto, dice dunque la Cronaca, è un Giovane d’anni ventidue in circa, che stimasi bell’Uomo a perfezione, bench’egli abbia non so quali difettuzzi, che gli guastano alquanto la proporzione della faccia. La fronte sua non passa in altezza le due dita, e quelle ancora sono coperte da una certa peluria, che gliele impaccia, e se la volesse radere, gli lascia un colore, che trae allo sbiadato, di tale ostinata prosunzione, che vince tutte le diligenze, e gli artifizii suoi, e quelli d’un Parrucchiere, che vi perde intorno la pazienza, e l’ingegno. Ha gli occhi piccolini, e bigi, l’uno scerpellino, e tuttadue orlati le palpebre quasi d’una cordellina vermiglia; il naso nella sua origine è schiacciato, ma quando è a mezzo, si prende una subita licenza, e con una repentina rivoltura si piega a sinistra alquanto: il mento suo è lunghetto, sicchè se cominci dal principio della fronte, e vai con l’occhio fino alla punta d’esso mento, tu trovi, che la bocca è situata appunto alla metà della faccia, la quale è tutta forellini, intarlata dal vajuolo per modo, che in lontananza di mezzo miglio n’acquista un bell’aria. È vero che la carnagione acconcia tali erroruzzi della natura, perchè un bel colore di bossolo sparso per tutto il viso fa una grata armonia con quello dei denti piuttosto grandetti, e piantati in due solchi di gengìe d’ebano, che sono una rarità maravigliosa. Con tutto ciò, come s’egli fosse Ganimede, o Adone, va sempre assettato della persona, e tale è la sua delicatura, anzi fastidio del vestire, che gl’ingegni penetrativi gli veggono la mente fuori del corpo, ora svolazzare intorno ad un bel paio di manichetti di pizzi finissimi, ora volteggiare intorno ad una parrucca, e talvolta sopra un lucido anello, e fino fu veduta errare sopra un pajo di fibbie, e tanto in esse intrinsecata, che non udiva chi lo chiamava. Quando poi la mente sua ritornava talvolta a segno, ed egli principiava a cianciare, i suoi ragionari non erano altro, che vantamenti di favori ricevuti dalle Signore; e volea ora con ghigni, ora con attucci, ed altri suoi artifizii dare ad intendere, ch’egli era caro alle femmine, e che a tutte avea ritrovato il cuore di cera molle. Avvenne dunque, che ritrovatosi questo giovane una sera in una compagnia d’uomini, e di donne, dopo d’avere empiuto gli orecchi de’circostanti con tali cicalamenti, senza punto avvedersi, che ognuno credeva il contrario di quanto dicea, la compagnia si divise, e ognuno andò a’fatti suoi. Passati due giorni entrò il nostro giovane in una bottega da Caffè, ove sendo richiesto da un omicciato, che conosciuto quivi non era, gli venne presentata una polizza; il cui tenore si era, che alle ventudue ore di quel giorno si fosse ritrovato ad un assegnato luogo rimoto, ove sarebbe approdata una barca, con entrovi una persona, a cui grandemente abbisognava la sua presenza; ed era soscritta la polizza: Sua amica un’Incognita. Immagini chi legge qual fosse allora la boria di Bellimbusto, ch’io non so perchè il cuore non gli scoppiasse in petto per l’allegrezza. Non si può dire quante volte lesse, e rilesse la carta; massime s’egli si accorgeva, che alcuno lo stesse spiando, perchè allora più misteriosamente la leggea, per far venir voglia altrui di domandargli, che leggesse; e se gli veniva domandato, facea prima alquanto il ritroso, poi finalmente gli dicea in segreto ogni cosa, raccomandandogli caldamente, che tacesse, e così fece con più, che sedici persone. Mille volte intanto, quando egli ebbe pranzato, trasse fuori l’oriuolo, e altre mille stette in ascolto per udire se gli oriuoli della Città scoccavano l’ore ventidue, che gli pareano pur troppo infingarde. Ma non sì tosto gli parve l’ora a proposito, ch’egli si partì per trovarsi allo stabilito luogo, ove poichè fu giunto ogni cosa gli parea barchetta, che approdasse, e Incognita, che gli venisse incontra. Mentre ch’egli dunque si sta fra tanti pensieri occupato, eccoti la barchetta, e facendogli un Barcajuolo cenno, ch’egli entrasse, entra, e vede veramente una giovane di suprema bellezza, la quale chiedendogli scusa dell’averlo sturbato, lo prega, che non apra bocca fino a tanto, che non sieno pervenuti ad una certa casa, ov’essa gli avrebbe le sue intenzioni spiegate; e tanto graziosamente ne lo prega, che non ardisce Bellimbusto di fiatare non ch’altro. Giunsero in questo mezzo ad una casa, alla quale smontati, venne loro incontro un galantuomo lieto in viso, a cui la Signora rivolta disse: Questi è l’uomo. Voi vedete. Linea per linea puntualmente; e il dire queste parole, e il rientrare essa sola nella sua barchetta fu un punto solo. Il nostro Adone smemorato, e mezzo balordo, non sapendo, che fare, nè che dire, o in qual mondo si fosse, o a qual fine dovesse l’accidente riuscire, si rimase un pezzo senza parlare; pur finalmente rivoltosi al Padrone della casa, gli facea instanza, che gli dichiarasse la faccenda. Quegli stato alquanto sopra di sè, e vergognandosi forse di dire quello, ch’era veramente, infine dalle preghiere stimolato, rispose. Voi dovete sapere, Signor mio, ch’io sono Pittore, e mi sono obbligato alla Signora, che avete veduto di fare un quadro con dentrovi. . . . . nel deserto, e un Diavolo che lo tenti, e non avendo mai potuto darle nell’umore a dipingere questo ultimo, sì che la ne fosse soddisfatta, mi promise un originale, da poterlo imitare. La Cronaca racconta l’ira di Bellimbusto, l’impaccio del Pittore, il ridere, che si fece del caso, quando fu saputo; ma io non vado più oltre. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3

Il Mercoledì primo di Quaresima s’apersero le lezioni di Fisica Sperimentale nella Camera d’Ingresso alla Specola de’R.R. P.P. Gesuiti. Un mio detto Amico mi scrive la Storia di tale instituzione, ed io pieno d’obbligo alla sua cortesia ne fo parte al Pubblico sperando, che l’avra cara.

La Cattedra di Matematica, che nel 1744. s’eresse in Venezia presso i R.R. P.P. della Compagnia di Gesù, fu cagione nobilissima di molti vantaggi alla Repubblica de’Letterati. Il Dottissimo P. Paolo Mangini Bolognese, che con applauso de’Saggi la sostenne, il primiero s’adoperò tosto perchè in allora fosse alzata per le Celesti osservazioni una Specola Astronomica, e cominciò anche a far travagliare sotto a’suoi occhi alcune Macchine per la Fisica sperimentale, col disegno di introdurre in qualche maniera le utilissime Scienze, colla osservazione e colla esperienza. Molt’anni corsero intanto senza che con altri tentasse egli un qualche sperimento, o ‘l Cielo e i Fenomeni suoi investigasse, fuorchè con pochi Amici suoi, vale a dire con alcune altre onorate e studiose Persone. Senonchè nato vivissimo a questi in cuore il desiderio di applicarsi più di proposito allo studio de’meravigliosi effetti della natura s’unirono finalmente con un bastevole numero d’altre Persone a’somiglianti studj inclinate, e fecero sì, che volontieri l’ottimo Professore il peso accettasse di accudire al lavoro delle Machine, che per il bisogno de’sperimenti andassero successivamente occorrendo, e alla nascente Accademia desse mano, e guidassela. Scelse egli allora per le raunanze la Camera d’ingresso alla Specola, che nella sua parte inferiore è collocata, ove tennesi la prima riduzione a’28. Luglio 1754. a ore 24. col recitarsi dal Professore a’dunati Accademici un preliminare ragionamento, su l’utilità dello Studio della Fisica Sperimentale; su lo scopo propostosi dall’Accademia di allestire una serie compita di Machine allo Studio inservienti; e finalmente su i mezzi, onde ottener questo fine. La bilancia idrostatica dello s’s’Gravesande fu la machina che diè occasione alle moltiplici sperienze di quell’anno, in cui si stabilirono le raunanze per tutte le Domeniche dopo pranso. Venne in seguito per commodo de’Signori Accademici cambiato il dopo pranso delle Domeniche, in quello de’Mercoledì, il qual giorno si mantiene tuttora per le riduzioni. Avenne poi che al P. Mangini successe nel 1758. il chiarissimo P. Bartolommeo di Panigai, il quale dilettantissimo come si è della Storia naturale, fece la Camera stessa dell’Accademia in convenevol forma ampliare, ed unir piacquegli a’due d’Astronomia, e di Sperimentale Fisica quest’altro utilissimo Studio. Gli riuscì fortunatamente di trovare, chi ad alquante rarità da lui già innanzi possedute, e ordinatamente in alcuni armaj collocate, unissene molte altre a vantaggio degli Studiosi, sicchè fattane già una lodevole serie, e veduta questa dall’eruditissimo Sig. Vitaliano Donati celebre Professor di Torino, e da moltissimi altri valenti Uomini della naturale Storia intendenti meritasse la impresa raccolta il loro sincerissimo applauso. Da qualche principio si spera ancora, che non andrà diviso dai tre summentovati Studj lo Studio dilettevolissimo delle medaglie, e d’altre antichità.

Tiensi adunque l’Accademia come diceasi nella Camera d’ingresso alla Specola alle ore 22. di tutti i Mercoledì non impediti da Festa di Precetto, od altra Solennità dalla prima settimana intera di Quaresima sino agli 8. di Settembre.

Comincia ogni Rauanza dal leggervisi una breve Dissertazione preparatoria agli esperimenti, che immancabilmente ci si fanno in ciaschedun congresso: dopo i quali può liberamente esporre ognuno i proprj sentimenti sopra l’esperienze fatte, proporne delle nuove, e comunicare in qualunque materia di Fisica, o per iscritto, od a voce i nuovi ritrovati o suoi od altrui, e chiamarli ad esame.

Gli esperimenti, per quanto permettono le circostanze, son fatti in modo, che abbiano fra sè legamento, e possano servire a nuovi discoprimenti di vantaggio all’arti, e alle scienze. Per questo dando principio dall’indagare le proprietà universali de’corpi, si passa alle particolari, seguendo i metodi de’più celebri Fisici, e disaminandone le opinioni, e le esperienze.

Le Dissertazioni, le memorie, le invenzioni, le dispute, le sperienze si registrano con diligente accuratezza, ed i registri si serbano; onde ad ogn’ora prevaler se ne possa l’Accademia, ed offrirne, quando che sia al Pubblico saggi profittevoli e decorosi.

Quattro sono le doppie Classi delle materie, a cui s’appigliano a loro talento i Signori Accademici.

  1. 1. 

    Geometria e Meccanica.

  2. 2. 

    Astronomia e Nautica.

  3. 3. 

    Anatomia e Medicina.

  4. 4. 

    Storia naturale e Botanica.

Cose da vendere.

Un fornimento intiero di Bosso ottimamente e maravigliosamente lavorato, consistente in dodeci caregoni, due pedestali simili, una foaza grandissima da specchio. Chi volesse il fornimento sudetto di bosso, parli col Sig. Paolo Boscovich Marzer in Campo a S. Filippo e Giacomo.

Chi bramasse far acquisto di due Canne di Spagna nuove e di ottima qualità, a prezzo discreto, si porti dal Schioppeter in Calle dei Fuseri, che da esso intenderà il prezzo.

Un fornimento d’Arazzi con figure grandi, e fondo oro; di pezzi numero sette. Chi lo desiderasse per comperarlo, vada dal Signor Paolo Colombani Librajo, che gli darà l’indirizzo.

Un Torcolo nuovo, di legno di noce, da stampare in rame, di larghezza capace per un stampo di cinque quarte è da vendere. Chi lo desidera parli col Sig. Antonio Bettini alla Bottega di Caffè del Sig. Anzolo dello stesso cognome in Frezaria.

Cariche da Vender della Serenis. Dominante per il Magistrato Eccellentiss. de Presidenti alle Vendite.

Acque.

Fante è speditor.

Fante è Comandador.

Soprastante a Caurle.

num. 4 Soprastanti alli Carichi.

Armamento.

Fante.

Artiglieria.

Sazador de’Salnitri.

Arsenal.

num. 4. Guardini alli Castelli.

Auditor Novo e Novissimo.

Lettor.

Auditor Vecchio.

Lettor.

Avogaria.

Ragionato.

Biave.

Sazador.

Cecca.

Scontro del depositario.

Scontro è Masser all’oro è spese de’Salariati.

Gastaldo alla Scrittura.

Chiozza.

Monizioner del Castello.

Conservatori ed Esecutori delle Leggi.

Fanti.

Cinque alla Pace.

Fiscal.

Fante.

Masser.

Cinque Savj alla Mercanzia.

Scontro al Nuovo Stallaggio.

Dazio del Vin.

num. 8. Stimadori.

Nodaro.

Esaminador.

Fiscal.

Sette Esecutori.

Masser.

Estraordinario e Nuovo Stalaggio.

Scontro.

Fontego de’Todeschi.

Quadernier.

Formento S. Marco.

Fante primo.

Fante secondo.

Formento Rialto.

Fante primo.

Fane secondo.

Governatori dell’Entrade.

Scrivan alla Cancellaria di Pò.

detto alla Pallada Torre Nova.

detto Pallada da Piume Novo.

detto al Castello di Chiozza.

detto in Cigagia.

num. 2. Fanti Segnati 3. è 4.

num. 4. Fanti sopranumerari.

Quadernier de’Dazj è Spese.

Cose rare da vendere.

Un astuccio, o piuttosto un picciolo Cannoncello, o Floch da tenervi dentro gli steccadenti è da vendere. Non si può descrivere quanto sia bello senza vederlo. È tutto d’oro massiccio con ben disegnati rilievi, è tempestato di diamanti con squisito disegno. La fattura è d’Inghilterra, e degna d’andare in qualunque mano più nobile. Chi volesse vederlo vadi dal Sig. Adalberto Hohenadel Orologiero Tedesco su la Riva del Vino a Rialto di sopra al Caffè del Grifone. Il prezzo è di zecchini 200.

Chi volesse applicar ad una Burella di avolio tutta intagliata, con entro altre otto Burelline similmente intagliate, cosa degna di Galleria; Parli col Sig. Florian Caffettier, che vi troverà la medesima.

Cose perdute.

Chi avesse ritrovato una Cagna Levriera bianca con un taccon di color d’isabella sulla testa, e con la golziera con un’arma, e due parole, e quattro campanelle, la porti a Cà Capello ai Tolentini, che gli sarà data un’abbondante cortesia.

Persone, ch’esibiscono la loro capacità.

In fondo alla calle lunga di S. Maria Formosa, giù del Ponte di Cà Cavagnis in calle della Madonna, o sia del Cristo, abita persona il quale ha un carattere bellissimo e chiaro:

In sua Casa vi è Scuola di belle Lettere, e Conti. Chi dunque desiderasse far apprendere a suoi figliuoli buon carattere con facile, e breve metodo, o avesse bisogno di far copie, se ne prevaglia.

Il suo recapito è alla Bottega del Carter sotto le Procuratie Nove.

Un Fattor di Campagna di capacità, d’anni 44. in circa, senza Moglie, con Sorella e Nipote. Sta in Treviso. Si domandi al N. H. Andrea Corner Zeno a S. Agnese l’informazione.

Libri nuovi fuori di Venezia.

Amburgo. Il signor Bohn Librajo ha date alla luce le opere Postume di Margherita Klopstock 1759. Furono esse pubblicate dal Signor Klopstock marito di lei; ch’è quegli, il quale come accenammo, compose la mirabile Tragedia intitolata: La morte di Adamo.

Nella prefazione dà alcuni tocchi del carattere di sua moglie; e mette alcuni stratti di varie lettere, scritte da lei al marito negli ultimi mesi della sua vita. L’opere della Signora Klopstock hanno per titolo: Lettere de’morti a’vivi; e dietro ad esse ne vengono diverse del marito già scritte a lei. Avvi anche una Tragedia, che porta il titolo di Morte d’Abelle, due canti spirituali sopra le cose avvenute l’anno passato; ed un Poema appellato: L’amore di Dio, col frammento d’un Dialogo.

Addi II. del Corrente sì darà principio alla divota Annua Novena di San Giuseppe, Sposo di M. V. nella Chiesa Parrocchiale di S. Stin. Nel giorno Festivo del Santo, reciterà l’Orazion Panegirica il Reverendiss. Sig. D. Carlo Dottor de Albertis, Cappellano Curato Parrocchiale di S. Severo. Di questo degno Ecclesiastico si trova qualche Opera stampata, che fa molto onore alla sua pietà, ed al suo nome.

Case ricercate.

Un Negoziante cerca abitazione non troppo dalle Piazze discosta, con Magazini, Mezzadi, e Casa sufficiente, chi potesse provederlo ne parli col Sig. Colombani.

Case da Fittare.

Palazzo d’affittar alle Toreselle a San Vio, sopra Canal Grande; paga all’anno Duc. 270.

Chi lo volesse parli a Cà Foscarini a S. Tommà.

Casa grande a S. Gregorio d’affittar sopra Canal Grande,

Paga all’anno Duc. 220. con tutte le sue comodità, è di perfetta vista.

Chi vi applicasse, parli con il Sig. Zuane Regini al Lion coronato sotto le Procuratie Vecchie, che averà tutti quei lumi che desidera.

Due Camere, una fornita e l’altra desfornita d’affittar, nel principio della calle larga vicin al Relogio.

Chi le volesse dimanderà al Corteler all’Insegna dell’Anello in principio della Spadaria.

Una porzion di Casa in Biri a S. Canzian, paga all’anno Duc. 20.

Chi la vuole parli col Sig. Paolo Boscovich Marzer in campo a S. Filippo e Giacomo.

Un Magazen in Soler in Calle dell’Aceto.

Le chiavi sono nella calle sudetta dal Caleger ai Servi.

Ancora Cose rare da vendere.

Una Scattola quadra di Porcellana fina bianca di Sassonia, con varj fioretti naturali sparsi nella sua superfizie, legata in oro, nuova, chi la volesse vedere e contrattare, faccia capo dal Sig. Paolo Colombani Librajo, che gl’indicherà chi la possiede, e chi può farne il contratto.

Prezzi delle Merci.

Aloe Epatica D. 60 C.

Socotrina D. 70--80 C.

Caccao di Caracca D. 46 C.

Caffè d’Alessandria D. 42--44 C.

Cantarelle nove G. 28 lib.

Assafetida fina D. 70--75 C.

mezzana D. 52--58 C.

Comma Draganti D. 32--36 C.

Drag. electa G. 15--16 lib.

mastric. cerniti G. 18--20 lib.

Hermodactyli D. 6 C.

Magisterio di Scamonea L. 27 lib.

Radice Salappa D. 60 C.

Turbiti G. 8--10 lib.

Zedovaria D. 6 C.

Manna Calabrese G. 8 e m. lib.

Canelata G. 16--17 lib.

Mitridato ff. G. 12--16 lib.

Pestacchi novi rotti G. 8--10 lib.

Sapone di Venezia D. 82--86 m.

Seme di Cedro G. 4 lib.

Sponze fine G. 10--28 lib.

Storax di Cypro ff. G. 14 lib.

Theriaca Veneta G. 12--24 lib.

Gottoni di Smirne D. 18--19 C.

di Salonicchio D. 18--19 C.

Carobbe L. 20 C.

Pietra Pomice D. 18--24 m.

Scorze di Naranze seche L. 37--40 C.

Limon L. 45 C.

Sebesten G. 6 lib.

Seme Cucumeri L. 130 C.

Delle altre merci non essendosi cambiato il prezzo, vedi Gazzetta N. 8.

Metatextualität►

Avviso dello stampatore

Con tutta l’attenzione possibile alle mie forze procuro di servire al Pubblico nello stampare i Fogli presenti. Alcuni ci sono tuttavia, i quali arrecano a’posti destinati notizie non vere. Da quì avanti desidero, che la diligenza mia sia bastante a custodire la Gazzetta da cose, che possano dispiacere a chi legge. Intanto sperando, che quelli, i quali si dilettano di scherzare, possano anche riflettere, gli prego ad avere in mente, che la mia intenzione fu, ed è quella di giovare alle occorrenze della Società con l’approssimare ogni genere di contratti, e che la Pubblica Clemenza col suo Privilegio beneficò il mio disegno. In tal caso son certo, che animi ben educati eleggeranno l’usare onestà, e buona fede, piuttosto che scherzi. Se mai però uscisse qualche notizia, che fosse falsa, con tutti i miei esami, e la mia diligenza, altro non posso fare, che chiedere per allora scusa a chi legge, e pregare, che sia conosciuta a fondo la mia buona intenzione. ◀Metatextualität ◀Ebene 2

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombiani Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio. ◀Ebene 1