La Gazzetta Veneta: N. 4
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N.° 4.
Sabbato addi 16. Febbraro 1760. Gazzetta Veneta Che contieneQuello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.
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Metatextualidade
Benché le Feste della Piazza del Giovedì grasso abbiano avutol’ordine (sic) consueto, meritano, che se ne scriva qualche cosa, per avere in sè avuto qualche particolarità più rimarcabile degli anni trascorsi.
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Narração geral
Quattro furono i voli delle persone, che per la fune del Campanile di San Marco sogliono salire, e discendere. Una persona era a cavallo d’una figura rappresentante un Satiro, l’altra in un Copano a sedere con un remo in mano, fingendo di vogare per l’aria, e il terzo v’andò con due cannoncelli l’uno legato ad un braccio, e l’altro ad un piede. Ma più di tutti fu maraviglioso il quarto, il quale fu un fratello dell’infelice Nane Bailo , accoppatosi per l’impalo sul Lione. Narrasi, che tutta questa famiglia sia solita a lasciar la vita in tali cimenti. Questo dunque del volo, di sua volontà si pose a calare giù per la fune a mano, con tanta sicurezza, e coraggio, come se giù per una comodissima scala fosse disceso, nè contento di ciò, una volta attenendosi con le mani, si lasciò cadere con tutto il corpo penzoloni, e un’altra incrocicchiando i piedi sulla fune, e con quelli attenendosi, si lasciò andare col capo all’ingiù; si cavò in quello stato la berretta, se la ripose, battè le mani, e poscia proseguì il suo coraggioso viaggio, con maraviglia universale.
Nel giuoco delle forze d’Ercole il secondo cimiero de’Niccolotti vacillò una volta, e scompose gli Sforzanti. E nel replicare il giuoco rovinarono sbilanciati con tanta furia, che corsero un gran pericolo, onde parte disanimati, e parte offesi nel corpo dalle cadute, tralasciarono di rinnovare il giuoco; nè lo terminarono con la Moresca.
I fuochi furono bellissimi, e stimati. Molte maschere però non gli lodano affatto, perchè le rocchette abbruciarono loro il tabarro; e ad una donna si appiccò il fuoco ad un abito d’oro, che le rimase in un luogo arso, e affumicato. La macchina, ch’era a tre palchi, secondo, che andavano terminando i fuochi, restava con bell’artifizio illuminata dall’un palco all’altro, ed eranvi sopra due Orchestre di strumenti, che suonarono per diverse ore, anche dopo terminate le feste. In quel mare di popolo vi furono alcune baruffe, di picciola conseguenza; fu data una ferita; e un tabarro squarciato in due pezzi.
Metatextualidade
Tali feste mi richiamano alla memoria un certo festeggiare antichissimo, di cui trovo menzione, che quì s’usasse, nelle Cronache Veneziane, e spezialmente nel Sanudo.
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Exemplo
Formossi un Castello di legno con una vistosa architettura, circondato da finte muraglie, con un portone, e col ponte levatojo. Entrarono in esso Castello molte delle più garbate e belle giovani del Paese, riccamente vestite, e quivi si chiusero. Diversi Popoli vicini, divisi secondo i Paesi in partiti, furono obbligati ad assalire il castello, e il patto era questo, che vincitori fossero quelli, a’quali le donne avessero volontariamente calato il ponte, e aperto il portone. L’armi usate nell’assedio furono d’una nuova invenzione, perchè standosi le Donne alle fenestre avanzavasi prima una fazione, e l’armi sue erano intrecciare balli, con lieti suoni di strumenti, veniva poscia l’altra, e assaliva le Signore con amorose canzonette, e cori cantati da’giovani di buon gusto. Un’altra fazione tentava un’altro assalto con tortelli, polli cotti, e molti mangiari. Ma tutti parvero grossolani, entrati in campo i Veneziani, i quali con un intrecciato ballo cominciarono a gittare per le finestre cannella, garofani, e un nembo di confetti d’ogni generazione, mescolati a certe monete d’oro, e d’argento, che ardevano. Valsero queste ultime armi più di tutte l’altre, e fu loro dalle Signore aperto il Castello, di che nacquero poi diverse risse, per le quali mi rimetto agli Storici.
Metatextualidade
Se vuoi scrivere siffatte cose, diranno alcuni, fa libri non Gazzette. Dirà un’altro io le leggo volontieri. Ora sono scritte. Mi raccomando alla sofferenza degl’uni, e gli altri ringrazio.
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Exemplo
Gregorio T. è un calzolajo in Corte di . . . . . . . che non saprebbe tirare uno spago, quando non avesse bevuto. Questa virtù gli pare al viso; perchè ha un naso spugnoso, e rosso, gli occhi scerpellini, e intorno alle palpebre orlati di prosciutto, con certi bottoncini vermigli sparsi quà e colà per le guance, che pajon coralli. Ha moglie, e non potendo bere lei ancora, sta sempre seco ingrognato, e ha giurato nel suo cuore per vendetta, di bere quante gonnelle, camice, e calze ella avrà in vita sua, e adempie il giuramento, perchè quanto gli può capitare alle mani lo porta al magazzino, e scambialo in vino subito, tutto allegro, come se avesse una vittoria. Poco prima, che si facesse l’ultima estrazione del lotto, andando costui a rivedere tutti i buchi, mentre, che la moglie era uscita di casa, tanto rifrustò, e cercò, che in una scatola nel fondo d’una cassa piena di cenci, e di ciarpe, ritrovò una firma del lotto, nella quale la buona donna risparmiando, e sudando avea certi pochi danari investiti. Come s’egli avesse trovato un tesoro, ne fu contento, e uscito tosto di casa, tanto pregò e scongiurò parecchi de’conoscenti suoi, che la comperassero, che finalmente si abbattè ad un certo Mercatante di panni, il quale parte per levarsi quella seccaggine dattorno, e parte ancora per augurio, comperò la firma, onde Gregorio volando andò alla taverna, ed ebbe il diletto del bere, e quello dell’aver fatto la burla alla moglie. Di là a due o tre dì fecesi l’estrazione, e la Donna, udito, che fra numeri cavati erano il 2. 5. 8. che nella sua firma si trovavano, cominciò a gridare, che parea invasata: o Gregorio, o marito mio, siamo usciti di stento, e andatagli attorno l’abbracciava, e baciava, che parea uscita di sé, per allegrezza. Gregorio che mezzo balordo dal vino non si ricordava più di nulla, e vedea tanta contentezza, strano, e imbizzarito, le domandava se fosse pazza. Che pazza, o non pazza rispose la donna. Ho vinto ol lotto. Vieni, e vedrai la firma. Allora Gregorio, a cui non parea d’avere il torto incominciò a dirle. Vedi tu, il Cielo t’ha gastigata. Va da quì innanzi a far le cose di tuo capo, e senza saputa del Marito, come hai fatto questa volta. In questa casa non si potrà mai aver un bene per tua colpa. Quella tua firma, quella tua maladetta firma, che istigata dalla tua maladetta astuzia mi volevi tener celata, il Cielo, che non vuole astuzie, me l’ha mandata alle mani tre dì fa; e l’ho venduta. La povera Donna cadde tramortita, e ammalò gravemente, e benché il Mercatante comperatore della firma le facesse alcuni presenti di danaro, e di robe poco le giovò, perchè il cervello le va attorno, ed è vicina ad essere pazza affatto.
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Exemplo
Ne’passati giorni fu licenziato un Cameriere, perchè giunto il suo Padrone a casa, il quale ha per uso di non cenare, ma d’andar subito a dormire, in cambio d’adoperare lo scaldaletto, ficcò tra le lenzuola, in grandissima fretta la torcia accesa, e cominciò a tirarla su e giù, come se fosse stata lo scaldaletto.
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Exemplo
A quello che dirò fu presente un mio amico. Una Maschera al Ridotto, dopo d’avere perduti molti danari sopra un Cavallo, attendeva quello, che dovesse succedere di quattro zecchini, che avea sopra esso Cavallo posti. Il punto venne primo. La Maschera si partì quieta avendo perduto. Il Tagliatore impacciato fra molti punti di maggior importanza, non si accorse, nè tirò il danaro. Un’altra Maschera vicina alla prima stava appresso al Tavolino guardando: venne intanto il Cavallo secondo. Il Tagliatore pagò. La seconda Maschera riscosse, e seguitando a giuocare vinse circa quarantasei zecchini, e andò a’fatti suoi.
Persone, ch’esibiscono la loro capacità.
Benedetto Dupuy Maestro di Lingua Francese, arrivato da Parigi in questa Dominante, s’esibisce d’insegnare alli amatori di quello idioma per un’onesto prezzo, ed anche col metodo più corretto, affine di procurare alli Studenti la pronunzia di esso linguaggio molto facile. Il medesimo possiede il talento di miniare perfettamente la Stampe fine, cioè in colori fini, dando ad esse quel chiaro, ed oscuro opportuni, ad imitazione della Pittura. Chi desiderasse il suddetto personale, abita in casa del Sig. Domenico Camminer in calle dietro il Magazzino di S. Benedetto. Veramente un benissimo formato, e perfettissimo carattere ha un Religioso, il quale chiamasi Signor Don Alvise Pellarini di Chiesa S. Marciliano. Se ad alcuno potesse accomodare, può domandarne ad essa Chiesa, ovvero da Giovanni Lamberti Librajo al Ponte di Noal a S. Felice. Intanto per qualche giorno il saggio del suo Carattere si può vedere alla Bottega di Paolo Colombani, ove fu lasciato. Santa Bonetti acconciateste, fa cuffie a Santa Maria Formosa in calle del Paradiso. Libri nuovi.Metatextualidade
Un capriccioso Libro Manuscritto in linguaggio Francese mi fu dato a leggere ne’due giorni passati. Avendone io fatto un estratto prima di restituirlo alla persona, che lo possiede, lo do quì sotto brevità, parendomi per la stravagante, e nuova invenzione degno d’essere a notizia de’dilettanti de’Romanzi. Il suo titolo è: La Metamorphose des haillons, la Metamorfosi de’Cenci.
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Carta/Carta ao editor
Signor Gazzettiere.
“Io vedo, che voi siete un’uomo ragionevole. Appena foste avvertito, che nella vostra Gazzetta non starebbero male i casi più curiosi e notabili accaduti nella Città, cominciaste a mettergli. Io v’indicherò un’altro mancamento della Gazzetta, e vi raccomando di correggervi. Il metodo, Amico mio, fu osservato un tempo; ma, oimè, oggidì è negletto dalla maggior parte degli Autori, il mettere un qualche assioma alla testa d’ogni storiella, che deve servir per dimostrazione e prova. Quando vidi, che un Filosofo si mise a scrivere Gazzette, allora sperai, di trovarvi in breve tempo tutto il sistema di qualche celebre Filosofo, di volta in volta, spiegato nella Gazzetta, ed illustrata ogni proposizione con un fatto nato. Coraggio dunque, fate a modo mio, e siate persuaso, che allora anch’io colla più gran premura del mondo anderò di volta in volta a comperare il vostro foglio, e lo raccomanderò a’miei amici; Un Autore può egli essere scongiurato più validamente? Io sono”
Methodophylax.
Metatextualidade
Come uomo di buona fede pongo quì la Lettera intera del Signor Custode del metodo. Riservomi a rispondere nel foglio nuovo. Egli la pensa benissimo; solamente gli dico, che il Filosofo Gazzettiere basta che sia Filosofo per osservare i costumi. Io non promisi Sistemi, ma Gazzetta.
F.