Lo Spettatore italiano: I giuochi di società
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I giuochi di società
Citation/Devise
Ludus enim genuit trepidum certamen et iram,
Ira truces inimicitias et funebre bellum. Horat.~kPerchè ‘l giuoco incerte zuffe ed ira,
Ira truces inimicitias et funebre bellum. Horat.~k
Perchè ‘l giuoco incerte zuffe ed ira,
Questa odii acerbi e mortal
guerra, spira.
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Non so bene se la società de’moderni da quella degli antichi, ed
eziandio de’nostri maggiori, per altro più si discerna che per l’usanza del giuoco. Egli fra noi
occupa tutto il tempo che le nostre bisogne e gli offizi del viver civile ne lasciano; e quelle
brigate conversevoli, state una volta tanto in uso e in pregio, e tanto acconce a formare
gl’intelletti, lo spirito e l’amabilità, sono divenute a noi quasi pellegrine. Il giuoco non
richiedendo nè ingegno, nè senno, nè dottrina, mette con loro ad una misura l’ignoranza e la
stupidità. In questo modo agl’stolti è venuto fatta di recare il giuoco ad essere sollazzo
necessario degli uomini assennati. Il conoscimento dei giuochi detti di società fa parte
dell’educazione; anzi ella è di tanto momento, che i genitori non s’attentano a fare uscir nel mondo
i loro figliuoli, fin che non hanno acquistata questa dottrina. Delle donne il principale ingegno è
sapere ordinarle partite, dar da fare a tutti, non concedere tempo nè agio ad alcuno di manifestare,
o di conoscere la sua dappoccaggine ed insufficienza. Dicesi che ai giuochi di brigata,
conciossiachè essi riempiano il vuoto della vita, si può, essendovi determinata la perdita,
attendere senza periglio. Ed io dico che questo peravventura netta qualità della cosa non risiede,
ma che l’abuso n’è a fuggir malagevole.
Tacitamente dalla vaghezza del giuoco deriva consuetudine di oziosità, e per conseguente di
un notabile perdimento di tempo, non lasciando egli che si soddisfaccia ai veri sociali obblighi ed
alle proprie bisogne. Giuocator che si pone al giuoco, disse un moralista, dee tenere per certo che,
se non altro, perderà tempo. Uno de’gran principii del viver molle dei moderni, furono tali giuochi
sedentari, cui fece abbracciare, più che null’altro, il desiderio di piacere alle
donne. Per la qual cosa furono tra essi interrotte le antiche esercitazioni ordinate a farli
divenire forti e sani, a costumare all’armi la gioventù, ed a conservare il vigore infitto all’età
più avanzata. Ma quanti per questi giuochi di società sono dalla società rimossi? La norma v’è fatta
dai ricchi; i quali provocano altrui a giuocare il lor giuoco, in cui essi non avventurano che
quello che lor soprabbonda: mentre coloro che quanto lor bisogna, tanto appena hanno, pericolano di
perdere il mantenimento di parecchi dì; e si vanno, senza avvedersene, consumando; perchè all’ultimo
conviene che dalla società prendano esilio. Alcune volte molti non vi ponno aver luogo e ne
rimangono esclusi: siccome, se in una casa ove usino di molte persone, si volesse menare un uom di
merito, incontanente si fa la dimanda, se egli giuochi? Comanda l’usanza che si giuochi, ed a modo
di tiranno comandalo sotto pena dell’esclusione.
A quella guisa che spesse fiate il giuoco discaccia dalla compagnia l’uom di merito non
troppo agiato delle cose del mondo, egli per compenso vi fa entrare benestanti
scimuniti ed uomini scostumati. Pesa egli ad una bilancia lo spirito e la balordaggine, la virtù e
‘l vizio, la gentilezza e la villania. È il giuoco un convenente tratto fuori ad adeguare le
disuguaglianze posteci dalla natura e dall’arte, ed a deprimere quelli che agli altri soprastanno,
ed a introdurre nella vita una fastidiosa uniformità, non lasciandovi altre speranze nè altri
timori, se non se di vincere o di perdere. Sono questi i piccoli danni che dai giuochi di brigata
procedono: ma egli ci ha de’più forti che da essi similmente surgono. Ad attoscare ogni semplice e
puro giuoco, e corrompere le amicizie, non è mestieri fuor che l’amor proprio; perocchè, sia qual
giuoco vi vogliate, non ci piace il perdere, perchè induce un basso concetto, il quale è contraria a
quello che si ha della nostra destrezza e della nostra fortuna.
— E certo il giuocar dell’amor proprio non è un giuocar di poco; e spesso incontra che del
successo c’incresce. Chi perde, cede mormorando ai capricci della fortuna, e sopra agli altri va del
poco suo accorgimento a far vendetta. Forte è giuocar per usanza e non riuscir giuocatore. In poco
tempo il giuoco di società comincia a non dilettare, e non si può giocare altro che
a’giuochi di sorte: perciocchè quelli segretamente si appressano a questi per le modificazioni che
l’impazienza e l’ingordigia de’giuocatori v’induce. Non avviene egli di rado che in questi mal
intesi giuochi di società si veggano grandissime quantità di denari commettere alla ventura? Or che
vi ha di meno sociale, che uomini i quali si chiamano amici, convenendo in alcun luogo per
sollazzarsi, si travaglino e si assottiglino di torre l’uno all’altro parte delle loro sostanze? È
da riprovare il giuoco, se affligge colui che nemica v’ebbe la fortuna; e d’uopo è rinunziarvi,
quando patisce avidità di moneta. Volete voi gl’inconvenienti del giuoco di società cessare?
Usatelo, siccome detta Cicerone, a modo del sonno, cioè dopo avere i vostri offizi forniti;
adoperando che egli di una severa probità immagine renda, e sia come una scuola.
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Exemple
Avendo Platone all’uno de’suoi scolari che giocava, fatto un severo
rimprovero, questi rispose per sua scusa di avere giuocato un piccolo giuoco: Or ti pare egli
niente, soggiunse il filosofo, l’usanza del giuocare che questo piccolo giuoco ti fe prendere? E
veramente l’abito del giuoco, eziandio innocente nell’aspetto, di quanti mali è cagione! Abbiamo già
detto che toglie il diletto della conversazione, molto più degno di persone ragionevoli. Deh! quanto
laida cosa è a vedere gente accolta a star più ore insieme maneggiando carte, non altro ragionamento
tenendo, se non quello che da pochi vocaboli dell’arte procede; nè altre immagini avendo innanzi,
fuor che quelle di segni o neri o vermigli, svariatamente impressi sopra le carte! E chi direbbe
questo essere il primo studio e il sommo piacere d’un secolo che di aver l’arte sociale a perfezion
condotta si vanagloria?
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Exemple
Di questi tiranni delle conversazioni è Giuliana, che gli amici suoi,
non badando alla loro possibilità, costringe a giuocare il giuoco suo. E un dì, sollecitando ella
molto Lamberto che egli dovesse seco lei far la sua partita, egli che i confini della convenevolezza
conoscea, non la domandò del giuoco di cui ella intendeva, ma le spiegò il proprio. E chi mai giuoca
per così poco? disse ella. Le duchesse, rispose Lamberto. Giuliana era figliuola d’un appaltatore.
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Exemple
Diceva ad uno de’suoi più cari amici Pollimio, uomo per altro
piacevole, modesto e magnanimo: Noi giuochiamo di nulla, o di quasi nulla; ma egli non monta: io
contra di voi non giuocherò più, perchè alla fine verrei ad avervi in odio.
Citation/Devise
Dice Seneca: Egli è ben fatto, dare al faticoso spirito alcun riposo, e con sollazzi
riconfortarlo, ma questi ancora deono essere profittevoli occupazioni.