Lo Spettatore italiano: La morale flebotomia

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Niveau 1

La morale flebotomia

Citation/Devise

Fuit haec antiquitus militaris animadversio, jubere
igtnominiae causa, militi venam solvi et sanguinem
dimitti. Postea ob pleraque alia delicta idem facti
tatum, quasi minus sani viderentur, omnes qui de
linquerent

Aul. Gel., lib. X, cap. 8).

V’era in antico questo militar castigo, di fare per dis
onore aprire al soldato la vena e trargli del sangue.
Poscia per più altri delitti fu praticato il simiglian
te, quasi che non sani paressero tutti coloro che in
fallo cadevano.

Niveau 2

Trarre sangue a’felloni, diceva Sanicordio, parte fu della militar disciplina tra’Romani; la qual cosa valse nel suo cominciamento più per un rimedio che per una pena; perchè, conforme a che Aulo Gellio racconta, s’avvisavano doversi stimare infermo, o mentecatto colui che mal vivea. — Ora io, ripensando questo ordine saviamente per li Romani serbato, venni a dire meco medesimo: dunque che vieterebbe che a’dì nostri non solamente nella milizia, ma eziandio nelle altre maniere di vivere fosse quello adoperato? Oh! quanta giovenaglia non trovano pace nè tregua anzi che abbiano altrui data materia di richiamarsi de’fatti loro, o siano per le riotte notturne divenuti famosi, o ne’singulari congressi si siano combattuti! E, conciossiachè caldezza di sangue induca cosiffatti perturbamenti, non senza certezza di guarigione si potrebbe flebotomare. E forse che riposatamente versata una e altra oncia di sangue farebbe sì che maggior copia di quello o per ispada, o per pistola, o per altr’arme, con pericolo di morte non si spargesse. Avvi una passione a cui suol darsi il nome di amore, la quale, invece di cagionare il bene di chi n’è l’oggetto, non bada nè alla pace nè alla fama di lui, e non cerca che di appagare i suoi sfrenati appetiti. Essa non partecipa in alcun modo nè della purità d’amore, nè della sua tenerezza, ma bensì della natura della febbre, come di leggieri dai sintomi comprendesi. E se così è, erra colui che di medicar sì furiosa infermità col rimedio de’morali consigli s’argomenta. Ma sangue tre e quattro volte largamente tratto, io confido che a compiuta sanità condurrebbe i cagionevoli. Quelli che hanno sete di gloria e di potere, si affannano ognora e si martirano, e per loro sembra angusto l’universo: sicchè odiando capitalmente la pace, spirano d’ogni parte furori e guerre, ed ambiscono d’inondar la terra di torrenti d’uman sangue. Copiose emissioni del sangue di questi ambiziosi, a tempo e luogo adoperate, da quante ruine e da quanti strazi scamperebbero i mortali! Di proponitori di nuove cose, di riformatori politici, che degli sconci loro volumi empiono l’universo mondo, n’è un esercito; siccome altresì di scrittori che saltano e volano a modo degl’impazzati; e similmente d’illuminati, d’entusiasti religiosi, a’quali appresso dormire pare essere di spirito profetico dotati. Il sangue che lor troppo al cervello soprabbonda, a sua stagion cavato, farebbe a questa gente far senno e rivedere il lume della ragione. Tante e sì manifeste sono le utilità della flebotomia morale, che meraviglia è che niun moralista ne abbia l’uso consigliato e prescritto. E veramente curar co’medicamenti corporali le malattie dell’animo, debito è della filosofica medicina. E però la temperanza da’filosofi commendatane, e l’astinenza e la mortificazione dalle religioni ingiuntane, riguardano a solamente purificare i sensi e santificar la vita. La flebotomia non è il solo fisiologico argomento ad accrescere la felicità e migliorare le qualità degli uomini: potrebbe similmente giovare l’audace ritrovamento del trasfondere il sangue: una mescolanza maestrevolmente fatta cangerebbe corrottissimi uomini in ottimi e santi. Sarebbe il giovenil fuoco per lo freddo de’vecchi intiepidito, e la frigidità senile per l’arsura de’giovani sarebbe riscaldata. Da questo mutuo tramutamento seguirebbe pure buona temperatura tra l’avaro e ‘l prodigo. Alcune stille del sangue volatile del poeta darebbero anima al torpido erudito, e l’ozioso e grosso sangue di questo calmerebbe l’estro sregolato del poeta e lo guarderebbe dalla follía. In somma le più discordanti e contrarie nature si potrebbero meravigliosamente comporre, e d’utili e grandi cose capaci divenire.