Odium omnia trahit in deterius . . . honestius putaoffendere quam odisse . . . . Odisse quem laeseris,proprium humani ingenii est
L’odio rivolge ogni cosa in peggio . . . più onesta cosa
reputa l’offendere che l’odiare . . . Odiare chi offeso
tu abbi, si è proprio dell’umana natura.
È l’odio, come l’invidia, un sentimento che niuno confessa e che tutti procurano di nascondere a se stessi. Donde procede che ognuno si discolpa di non odiare i suoi nemici, ed a suo potere s’ingegna di sprezzarli? Ciò nasce dall’esser l’odio una passione servile, e spesse volte ingiusta, a cui l’orgoglio nostro non vuol
Pochi ci ha al tutto liberi dall’odio; perciocchè con questo nome intender si vuole non pure l’ardente desire dell’altrui male, ma l’avversione eziandio verso ogni cosa nocevole, qual ch’ella sia. La gelosia è le più volte cagione che l’uno ha verso l’altro contrarietà. Perciocchè ella ingenera una rivalità, la quale così ai più piccioli oggetti dell’amor proprio si estende, come ai più grandi dell’ambizione e dell’interesse: ed ecco come il più onesto uomo meno si guarda dagli effetti dell’odio. Se maggioreggia alcuno nelle brigate e pel sapere e per la piacevolezza, egli guarderà con mal occhio chi vorrà usurparsi o dividere codesta sorta d’impero onde egli gode tranquillamente. Se due forniti sono del medesimo talento e corrono la stessa carriera, tosto il sentimento che uno ha per l’altro non è mica l’indifferenza, ma l’odio che ha suo fondamento sopra la rivalità. Da che procede quella mordacità nel disputare, e quelle ingiurie che alle ragioni sottentrano? Da un movimento di odio verso colui che si appalesa maggiore d’ingegno. E ultimamente, perchè non ci arrischiamo di aprire ai nostri amici i loro difetti? Perchè temiamo non abbia per questa sincerità a succedere l’odio all’amicizia; conciossiachè generalmente si odiano coloro, al cospetto dei quali abbiam torto.
Non pure l’odio muove da leggierissime cagioni, ma spesse fiate non si appoggia ad alcun
Si stima ragionevole l’odiare coloro che sono di corrotti costumi e d’una malvagia natura. Ma qui si leva la morale eziandio de’
Vuolsi che spesso sia sufficiente ad amare assai chi assai odia: la quale opinione è non men falsa che perniciosa. Perciocchè, se bene addentro si scorge qual sorta di affezione portino le persone all’odio inchinevoli, si troverà non essere altro che egoismo. E nel vero è qualche volta l’egoista molto benevolo in verso chi egli chiama suo amico, sua donna, suoi figli; ma questo interviene perchè il suo destino è al loro congiunto, perchè in suo vantaggio tornano le loro qualità, gli averi e l’esser medesimo. Più utili gli sono che cari, avvegnachè parte sian divenuti di sua proprietà, non di sua affezione. Costui che tanto ama se stesso, mentrechè vuol mostrare di amar gli altri, nutre un forte e durevol odio inverso di quelli che ai desiri, ai disegni e alle opinioni sue contrastano. Ma contuttociò proverà egli l’egoista nelle proprie affezioni quelle disinteressate cure, quei dilicati riguardi e quei generosi trasporti che un’anima adusata ad abbandonarsi ai sentimenti della benivoglienza prova nelle sue? Dolce e tenera si è la benivoglienza, soavemente industriosa e felice in ciò che fa per quelli che ama; nè può in lei capire un odio gagliardo e durevole, perciocchè il piacere di amare raddolcisce tutte le passioni, e siccome dice un poeta orientale V. .”
Ci ha di pochi uomini che non si vergognino d’essersi odiati poscia che lasciano di viver nemici.