Lo Spettatore italiano: La mormorazione

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La mormorazione

Zitat/Motto

Maledicus a malefico non distat nisi occasione

Quintil..

Non è il maldicente dissimile dal malfattore, se non se per l’occasione.

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Tra la veracità e la mormorazione havvi grandissima differenza; perchè la prima è abito conforme alla giustizia ed all’umanità, mentre che la seconda è sempre rea, come quella la qual da superbia, da odio e livore trae sua origine. Far vergogna a due persone, per sentenza di un moralista, è il minor male che faccia la maldicenza. Se il prestar volentieri orecchio alla maldicenza è lo stesso che esser maldicente, quanti mai fieno gli svergognati da cosiffatto vizio!

Zitat/Motto

Pose Plauto, che chi d’altrui mal dice, si vorrebbe appiccar per la lingua; e chi gli dà udienza, per l’orecchie; salvo che questa pena importerebbe la distruzione del genere umano.
Al vaso di Pandora rende similitudine la bocca del mormoratore, la quale, aprendosi, gitta fuori scandali e miserie a danno della società. Le orecchie di coloro che ascoltano le maldicenze, hanno sembianza di ventose, le quali non d’altro si riempiono che del più viziati umori. Il mormoratore è una specie di pubblica spia; e s’egli s’accorgesse del vile ufficio che fornisce, metterebbe in non cale il piacere ch’egli prova nel nuocere altrui. Piace la mormorazione, ma il mormoratore s’abborre. Ad avere in odio la maldicenza non si richiede altro, se non ripensare come quegli stesso al cui malizioso ragionamento siamo noi stati attenti, partitosi da noi, anderà a sollazzar co’fatti nostri altre brigate similmente ben disposte ad ascoltarlo.

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Zitat/Motto

“Egli convien esser verace (grida il maledico Malvolo) poichè importa sommamente al pubblico di conoscere la gente.”
Ma al pubblico si giova con la verità non de’privati vizi, ma dei delitti: e codesto uomo verace viene ad esser un tristo malandrino, se divulga le verità che guastar possono la buona fama, intiepidar le amistadi e danneggiar lo stato de’cittadini. Nell’umana società deve, non che ad altri, aversi rispetto agli sconosciuti, agli indifferenti, ai forestieri. Eziandio il miglior uomo del mondo di leggieri divien sospetto e perde fede, ove se ne dica quel male che si potrebbe; e se tutti quanti avessero da operare siffattamente, saria distrutta quella mutua stima e confidenza in su che principalmente siede il bene del conversare degli uomini e la dolcezza dell’amicizia. I più abbominevoli mormoratori son quelli che accortamente detraggono altrui, e facendo danno, studiano a fuggire che non ne siano ripresi.

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Exemplum

Asturo non afferma che Colomba si sia lasciata corrompere a Trifone; non, che Bromio abbia ad inganno fallito, nè che Damario nella battaglia abbia date le spalle; ma ei riferisce che ode andare attorno queste voci, senza ch’ei sappia se sono o no fondate. Or chi non comprende di quelle esser Asturo l’inventore e lo spargitore?

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Exemplum

Sapete voi, diceva Polindio in una gran conversazione, che Lermo marita la figlia? Gli dà soli tremila scudi di dota, ma prende un genero poco ricco, sciocco ed attempato. Qui veramente egli pecca: ma faccia egli, io non entro ne’fatti altrui. Prende moglie un’altra volta il vecchio Sammio, il quale, per quanto si dice, morta la prima moglie, ha rubato i suoi figli per isposare una donna ch’egli di gran tempo davanti ha vagheggiata, e che sarà la sua ruina. Basta, questo sta a lui: io non vo’ che mi caglia delle altrui faccende. Ha Orgiglio compero un ufficio al suo figliuolo, e non si sa come, perchè un anno fa poco mancò che non fallisse. Chi sa ch’egli non intenda di dar moglie al giovine, e di trovar ricca dota coll’inganno e col rigiro? Egli è da prendere guardia: ma io delle cose altrui non mi brigo. Con quest’arte, spallando della gente, vive Polindio la sua vita, e stima che con quella vana conclusione possa fuggire la taccia di mormoratore.

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Exemplum

La devota Dolcimara ha molto più accorgimento che Polindio: Peccato è, dice essa, dir male del suo prossimo; e perciò se ne astiene; anzi dà lode a tutti: ma dopo essersi largo campo spaziata circa le virtù di alcuno, fermasi e non fa più motto, facendo mostra di tacere qualche difetto o fallo. Si fa menzione della bella Giulia? Veramente, dice ella, è una gentil donna, piena di spirito, che ha succhiato buone massime; ma . . . . , e qui finisce. Ragionasi di Valerio? Egli è uomo di chiaro lignaggio, pieno di beni della fortuna, dotato di molto ingegno; e tutta questa commendazione fa fine in quel perfido ma. E se chi ascolta, a chiosar la sua reticenza la sollecita, ella da capo alle lodi tornando, lo conduce ad inferire dal suo tacere cose tanto più sozze e più ree, quanto più alto e più chiaro è stato il ben che ne ha detto.

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Exemplum

Il maledico Crescenzio, affermando esser vero quello ch’egli rapporta, crede di scolparsene. O Crescenzio, tu sei errato: tu immagini di essere un mormoratore solamente, ma sei tu certo di non essere altresì un calunniatore? Sei tu sicuro di lealmente raccontar gli altrui fatti, e senza alterazione o mutamento niuno? E non pati tu il vizio di porre e levare nelle tue novelle a tuo senno? La migliore e sola via di non calunniare altrui è, secondo un moralista, il non mormorare.
Molto più della maldicenza è odiata la calunnia, per timore, se altro non fosse, di esserne una volta il bersaglio; ma non perciò si sparge ella meno prestamente. Abbominiamo la calunnia, e ne siamo sempre complici o illusi. Se s’investigasse la radice di che germoglia questa velenifera pianta, non si farebbe meraviglia de’suoi dolorosi effetti, poichè invidia, odio, ira e perfidia ne sono i semi più efficaci. La calunnia cresce e si sparge subito oltre misura, per la medesima cagione onde nasce; e viene da tutti abbracciata, perchè a tutti piace di umiliare e vilificare il prossimo. A volersi schermire da un vizio sì tristo ne’suoi effetti, e per lo quale è colpa pur l’esser credulo, è uopo sospendere il giudizio; e quando si sentono imputazioni ingiuriose, rivocarle a rigida disamina, e stare bene a riguardo contro la illusion del falso zelo.