Lo Spettatore italiano: L’indiscrezione
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Livello 1
L’indiscrezione
Citazione/Motto
Arcanum
naeque tu scrutaberis ullius unquam,
Commissumque teges, et vino tortus et ira. Hor.~kTu non spiar l’altrui segreto, e serva
Commissumque teges, et vino tortus et ira. Hor.~k
Tu non spiar l’altrui segreto, e serva
Lo avuto, ancor ch’in te l’ira o ‘l vin
ferva.
Livello 2
Non havvi difetto che tanto noccia al ben sociale, quanto
l’indiscrezione, la quale da molti non altro è stimata che una stordigione o leggerezza, senza
badare che spesso è una reità mista d’ingiustizia e d’imprudenza. Perocchè manifestare il segreto, o
d’amico, o di chi che sia, è lo stesso che farsi padrone di un bene altrui e usare di un deposito.
Questo difetto quanto meno ha rimedio, tanto più ha colpa. Che s’uomo dissipa capitali a lui dati a
custodire, non fia peravventura impossibile ricoverargli a lungo andare: ma come si ricopre un
arcano svelato una volta? Non niegasi l’indiscrezione non essere sempre argomento di malvagità,
perchè spesse volte sfoga da stordigione e leggerezza: ma è però tolto che l’indiscreto sia più
nocevole del malvagio? Questo fa male altrui solamente quando n’ha l’animo; ma l’indiscreto comincia
dal tradire gli amici. Il malvagio è continuamente in fallo; l’indiscreto falla sotto buona
coscienza: il malvagio sta in riguardo per paura di pena o di vituperio, potendo la vergogna fare in
esso vece di coscienza; l’indiscreto non ha fren nè rispetto, nè da sue percosse è chi
si possa schermire. Quanto meno è gastigato, tanto più è agevole a pigliar questo vizio, perchè onta
nol perseguita; e con esso può ben persona tenersi da molto, non ostante che sia stata cagion di
ruina all’amico. Confessino i moderni, i quali d’aver dato compimento alla social arte si
vanagloriano, che in questo sono di gran vantaggio oltrepassati dagli antichi; i quali, secondo che
io stimo, di tante loro virtù, la più notabile e singolar che avevano, era la fedeltà nell’amicizia.
E se per questa parte attentamente consideriamo le loro operazioni, vedremo ch’essi non coltivaron
meno la santità dell’amicizia, che la religion degli Dei. Così stavano all’ara de’sagrifizi, come
alla mensa dell’amicizia; e i misteri di Bacco guardavano sotto segreto tanto, quanto que’ di
Cerere. Nasce da molte cause l’indiscrezione: e la prima è la vanità di appalesar un segreto, a
dimostrare che siamo stati degni che ci si commettesse. È veramente sconcezza l’aspirare a un onore
con modi significanti che non lo meritiamo: ma la nostra natura è così fatta, che togliamo anzi a
discuoprirci poco virtuosi che poco stimati, e vogliamo, con pregiudicio ancora della probità,
apparare uomini d’alto affare. S’aggiunge con la indiscrezion l’amor proprio.
A far manifesto un segreto senza avere scrupoli, nè temere di violar la virtù con appagar la
vanità, son molti modi. Si palesano le segrete cose di amico o signore a chi non si nasconderebbero
le proprie: e quegli le ridice a chi non ha interesse di tradirgli la fede.
Ne’primi congiungimenti di amicizia o di amore, che ferventissimi sono, si fa
palese il segreto, per dare con sì gran sagrificio testimonianza di nostro affetto e di nostra
benivoglienza; ma che che se ne sia cagione, la vanità v’occupa sua parte, essendo general desiderio
degli uomini d’essere ben reputati dalle persone che amano e con cui usano. Tra le cause della
indiscrezione convien porre la collera e le altre violente passioni, le quali, a modo di alcun
martorio, ne traggon dal cuore gli arcani. Procede certe fiate l’indiscrezione da una debolezza di
non poter celare quello che non è da dire;
Genti sono, alle quali non par fallo il divulgare un segreto, per non essere quello stato lor dato in guardia, ma per loro arte indovinato o sorpreso.
Più vituperevole indiscrezione non è che il rivelar le debolezze di onesto o valent’uomo, in
men che riguardati suoi punti scoperte, le quali cadono più da trascuraggine che da volontà, per cui
non peccati, ma errori deono giudicarsi. Tale indiscrezione, partorita il più dalla invidia, aspira
a fiaccare ed abbattere quel felice potere che sopra il cuor degli uomini hanno la virtù e il
valore. Nè da infamar meno è l’indiscrezione di far sapere i piaceri, sotto promessa di esser
discreto, dalle femmine ottenuti. Il che è un romper fede e un farsi reo della più iniqua
ingratitudine. Perverso è sempre colui dalla cui indiscrezione nascono scandali e vergogne e male
venture.
Nè in amore nè in amicizia per alcuna sopravvegnente discordia licito è tradire il
segreto: siccome il far rissa col creditore non assolve dal debito. Oh esecrabile perfidia, grida un
moralista, prender nell’ira le armi cavate di grembo all’amore ed all’amicizia! Se son dipartiti gli
animi e i cuori, son recisi ancora i vincoli di giustizia e di fede? Vietato è pure essere
indiscreto per vendetta d’una indiscrezione; conciossiachè per punire un traditore non sia licito
fare un tradimento. Una epistola aperta a qualunque legger la voglia, è l’immagine dell’indiscreto:
ed ha somiglianza ancora d’una mostra d’oriuolo che di fuor segna quel che di dentro si fa.
Livello 3
Esempio
Parla Fervaglio dei piaceri ch’egli prende, delle conversazioni
ch’egli usa; egli crede di procacciarsi maggior importanza ripetendo i ragionamenti ai quali
intervenne; e a dare ad intendere che è stato creduto degno che arcani di molto momento
gli si fidassero, quelli filo per filo riferisce. Ed a chi dicesse a Fervaglio, ch’egli è uno
indiscreto, risponderebbe: Ciò è perchè sono uomo franco. Ond’è che la riprensione non pur non lo
ammenda, ma lusinga la sua vanità; perciocchè egli tiene il difetto dell’animo per una virtù del
cuore.
Livello 3
Esempio
È Marullo un indiscreto di nuova generazione; perch’egli sente il
dover che richiede un arcano accomandatogli, e sta molto in pendente prima che lo apra. S’egli si è
obbligato di non mai profferirne iota, starà saldo ai patti; ma egli con atti e con segni e con
sorriso sa più artifiziosamente dirlo, che altri per parole espresse non farebbe. Ed è a determinar
malagevole, se più meraviglioso sia in esso o il proponimento di tenere il segreto, o l’ingegno di
svelarlo. Abbonda il suo conversare di equivoci, di motti a più sensi, di rattenute so io . . . se
volessi, potrei . . . e lascia a chi ascoltalo dedurre le conseguenze. E s’altri, gonfiandogli
quella sua vanezza, il conforta ad aprir bocca, comincia il noioso a rompergli il capo con una
filatessa di nascose novelle, per lui tanto più rapidamente contate, quanto per indietro state più
lungo tempo taciute.
Livello 3
Esempio
come fa Donello, al quale, s’egli è un mal guardiano di ciascun
segreto, è più da averne compassione che da dirne male. Porgli alcuna cosa in credenza è un fargli
perdere cibo e sonno, ed ogni diletto per lungo spazio sbandirgli. Come un viandante che seco ogni
sua cosa ne portasse, egli sgomentasi se alcuno se gli accosta, e sospetta che rubar gli voglia il
suo deposito. Non esce a diporto se non per solinghi e disusati luoghi, dove meno ha sospetto di
esser assalito; e se in casa dimora, egli arrompesi da tutta la sua famiglia, e ritrattosi nella sua
camera, se ne va di su e di giù soletto mormorando quello ch’egli arde di predicare all’universo.
Oppresso ultimamente sotto il gran fascio, e deliberando di nol più sostenere, lo discarica al primo
amico che trova, e ritorna a casa rifatto ed allegro, non altrimenti che se d’alcun gran periglio
campato fosse.
Livello 3
Esempio
È di costoro Vegliano, il quale con sue cure indefesse e con le
continue investigazioni insignoritosi de’segreti de’suoi amici, si pensa con giustizia poterli
gridare e spandere, come una cognizione per grande affanno acquistata, avendo questo privilegio per
un guiderdone delle sue fatiche. Il perchè non solamente è un indiscreto Vegliano, ma è spia e
delatore.
Livello 3
Esempio
Par che Fiorvale si brighi di aver tali favori per solamente
promulgarli, senza tacerli a nissuno: Con meco, dicendo egli, s’è dimesticata la selvatica Armina,
disingannata la spigolistra Cleonilla, riscaldata la fredda Amelia. Nè può essere accusato di
falsità, perciocchè in effetto Armina non ha più fronte di uscir fra la gente, Cleonilla piange
amaramente la sua follia in un monistero, e da Amelia s’è diviso il marito.