Citation: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "L’affettazione", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\39 (1822), pp. 201-206, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1029 [last accessed: ].


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L’Affettazione

Citation/Motto► On n’est jamais si ridicule par les defauts que l’on
a, que par les qualités qu’on affecte d’avoir

La Rochefoucault.

Niuno è mai tanto ridicolo pei difetti che ha, quanto
è per le buone qualità che affetta d’avere. ◀Citation/Motto

Level 2► Level 3► General account► Andavano su per un pubblico giardino diportandosi Eudosio e Aristo, e, secondo che usati erano, ragionavano dei costumi e delle passioni umane, quando da certi che lor vennero a vista, furono tratti a favellar dell’affettazione. Una delle cose più vere, diceva Eudosio, è che l’uomo è assai meno ridicolo pei difetti che ha, che per le doti delle quali affetta di esser fregiato. L’affettazione è nel tempo stesso e l’unica fonte e l’unica materia di una giusta derisione. Ciascuno ha un’indole particolare che dagli altri il distingue, e quella dee coltivare e sostenere, solo che alle universali leggi della società non sia contraria. Poche sono le brigate le quali non abbiano alcuno che spiaccia ed incresca agli altri. Ma se ben si esamina la cosa, sarà facile accorgersi che costui non per altro si rende rincrescevole, se non perchè esce fuori del suo naturale, ed affetta certe qualità che la natura e l’educazione gli hanno negato.

Chi non ha nè ingegno nè dottrina, certamente non può piacere; ma purchè questa due [202] cose non affetti nè infinga, non ispiace e non rincresce. Chi è sfornito di giocondità e di piacevolezza, non può sperare di cattivarsi i cuori; ma non è soggetto della censura e dello scherno, se non affetta quella franchezza che si addice solamente a chi conosce gli usi del mondo e le convenienze del conversare. La bruttezza medesima che non si studia per artifizi, per colori e per abbigliamenti di trarre a sè gli occhi altrui, e che non aspira ai vantaggi della bellezza, è con benevolenza riguardata più tosto che con avversione.

Mirate quelli che se ne vanno per questo giardino a diletto, i quali e con la figura, e col contegno, e con l’andamento vi fanno ridere, non che averli a schifo: credete voi forse che ciò derivi da qualche loro difetto involontario e spiacevole? V’ingannate: considerate bene costoro, e vedrete che le cagioni di questo sono la vana alterezza che dal sembiante traspira, gli atteggiamenti ricerchi a farsi osservare, il portamento o troppo grave o troppo leggiero, le sopracciglia dignitosamente inarcate, per farsi credere persone di alto affare.

È, nel vero, rispose Aristo, biasimevol cosa l’affettazione: ma si può dire ch’ella erri solamente nel non adoperare i debiti mezzi per aggiungere ad uno scopo lodevole, perciocchè ella sempre intende a piacere altrui. Se gli sforai, soggiunse Eudosio, che a cambiar indole si fanno, non fossero da biasimare, chi non riprenderà d’ingratitudine il mondo che sì dura impresa, come è il contrastare alla natura, paga di scherni e di dispregi? Ma stimano i [203] più che non intende a piacere altrui, chi affetta qualità a sè negate; ma vuole essere approvato e ammirato: e perciò gli rendono quel merito che si dee a chi è presuntuoso di tenere contro ragione in società quel luogo che non è da lui. Nè ancora il merito conosciuto ha talvolta la giusta sua lode: or qual meraviglia, se chi tanto di sè presume senza merito, sia da generale disdegno perseguitato?

Non è altro, ripigliò Aristo, l’affettazione che mi contraffare le qualità che non s’hanno; e conciossiachè noi sentiamo l’imperfezione nostra, c’ingegniamo di perfezionarci per via d’artifizi; e questo vi pare che sia da vituperar tanto? Certo, no, disse Eudosio; male è che le più volte si vogliono contraffar sì vane qualità, che colui che le affetta, avrebbe potuto farne a meno, senza che alcuno vi ponesse mente. Level 4► Exemplum► Vedete laggiù il dotto Canisio tanto rinomato in Europa: è egli meno perciò il giuoco di quanti il conoscono? Dopo aver passato molti anni nella solitudine, le sue opere gli hanno meritata tanta riputazione, ch’egli n’ha ottenute cariche ed onori, e gli fu aperta l’entrata al gran mondo. Se della stima del suo ben noto ingegno si fosse contentato, sarebbe egli in cortesia accolto anche nelle conversazioni più dilettevoli. Ma essendo egli presuntuoso di piacere alla gente, e non sapendo scherzare nè cianciare, come nelle piacevoli brigate si richiede, egli perde ogni prova. Avendo egli veduto che la piacevolezza e i modi leggieri e festevoli, un frascheggiar continuo e diverso, è ciò che generalmente piace; si è messo in [204] capo di richiamare sopra sè l’altrui attenzione per queste belle qualità. Ma perciocchè gli scherzi suoi sempre sono stravaganti, ride talvolta seco lui la brigata, ma non per altro, se non perchè egli è ridicolo. Ei però non se ne accorge, perchè la fiducia che il suo ingegno e la sua fama gli danno, non gli concede di vedere quanto anche l’uomo grande impiccolisce allorchè vuole uscire dalla propria sfera. ◀Exemplum ◀Level 4

Level 4► Exemplum► Ecco là Prinzio, il quale essendosi spedito de’più onorati officii, potrebbe fare una vecchiezza felice e reverenda fra i suoi concittadini: ma egli affetta gioventù; si adorna e si veste a modo di un damerino, e ne copia le maniere e il portamento. Oltre a ciò, crede potere proseguire il corso degli antichi suoi amori, e dà modestamente ad intendere che non gli mancano buone venture. ◀Exemplum ◀Level 4

Level 4► Exemplum► Ponete mente a Vario, il quale affetta, come sapete, un’indole singolare. Egli è sincero, ma non già per ischiettezza datagli dalla natura; perchè se a parer tale gli è mestieri una menzogna, egli la dice. Si trova comunemente che il dire ad uno i suoi difetti è un offenderlo, ma il dire a Vario i suoi è un accarezzarlo. Egli non si vanta di essere da più che gli altri, ma di essere altrimenti fatto che gli altri, e di non ne aver somiglianza. ◀Exemplum ◀Level 4

Level 4► Exemplum► A vedere quanta mala cosa sia l’affettazione, guardate Silveria. Essa ha spirito e bellezza; e pure non piace, perchè vuol contraffare le altre. Imita il portamento di questa, il suono della voce di quella; apre e chiude la bocca a battuta, e pare una macchina in sulle molle. [205] Chi niega che Silveria stata non sia per buoni esempi ammaestrata? Ma perchè ogni suo atto è fuori del naturale, ella sempre riesce spiacevole; onde si può dire una pessima copia di ottimi originali. ◀Exemplum ◀Level 4

Level 4► Exemplum► Vateria starebbe molto bene con Grinzio, perciocchè vecchia, come è, sessagenaria, non può dimenticarsi di essere stata bella, ma si dimentica che ora scorsi già sono trent’anni. Le pare d’aver ancora la bellezza, o di non istarne gran tratto lontana. Affetta l’abbigliamento, le pretensioni, i capricci che alla giovinezza ed alla beltà solamente si perdonano; e credendosi ringiovanire, tanto si carica più, quanto più s’invecchia. Con questa affettazione fa mostra di sè nei passeggi e nei teatri; va tentando i giovani, e mormora che di fermi e dilicati amori non sieno più capaci. ◀Exemplum ◀Level 4

Level 4► Exemplum► Rustina affetta di non affettare: ma per questo non piace; che nella sua artificiosa negligenza, più che in qualunque studio di adornamento, si scorge vanità ed industria. La semplicità vera è ignota a se stessa. ◀Exemplum ◀Level 4

Level 4► Exemplum► Fievilia si fa sempre cagionevole, quantunque abbia una robusta complessione, e pare che cerchi pregio e riguardo per via d’emicranie e di vapori. Con le narrazioni de’suoi patimenti s’affatica di muovere altrui a compassione, e muove. ◀Exemplum ◀Level 4

Non vi è specie di affettazione, proseguì Eudosio, che la vanità dell’uomo non inventi per esser adocchiata e distinta. Si affetta non solo la prosperità, ma anche la sciagura. Molti tanto sensibili e delicati si fanno, che ogni male [206] della vita, per quanto lieve sia, li dispera e li fa piangere. Io compatisco al dolore de’veri sfortunati, ed è sacro per me il loro pianto. Ma a coloro che studiano di parere infelici, e non sono, non meno scherno che vituperio è dovuto, perchè si fanno un giuoco dell’umana miseria, procacciando a sè quella pietà che a consolar le vere afflizioni è ordinata. ◀General account ◀Level 3 ◀Level 2 ◀Level 1