Lo Spettatore italiano: L’affettazione
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L’Affettazione
Zitat/Motto
On n’est
jamais si ridicule par les defauts que l’on
a, que par les qualités qu’on affecte d’avoir
La Rochefoucault~k.
Niuno è mai tanto ridicolo pei difetti che ha, quanto
è per le buone qualità che
affetta d’avere.
Zitat/Motto
On n’est
jamais si ridicule par les defauts que l’on
a, que par les qualités qu’on affecte d’avoir
a, que par les qualités qu’on affecte d’avoir
è per le buone qualità che affetta d’avere.
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Allgemeine Erzählung
Andavano su per un pubblico giardino diportandosi Eudosio e Aristo, e,
secondo che usati erano, ragionavano dei costumi e delle passioni umane, quando da certi che lor
vennero a vista, furono tratti a favellar dell’affettazione. Una delle cose più vere, diceva
Eudosio, è che l’uomo è assai meno ridicolo pei difetti che ha, che per le doti delle quali affetta
di esser fregiato. L’affettazione è nel tempo stesso e l’unica fonte e l’unica materia di una giusta
derisione. Ciascuno ha un’indole particolare che dagli altri il distingue, e quella dee coltivare e
sostenere, solo che alle universali leggi della società non sia contraria. Poche sono le brigate le
quali non abbiano alcuno che spiaccia ed incresca agli altri. Ma se ben si esamina la cosa, sarà
facile accorgersi che costui non per altro si rende rincrescevole, se non perchè esce fuori del suo
naturale, ed affetta certe qualità che la natura e l’educazione gli hanno negato. Chi non ha nè
ingegno nè dottrina, certamente non può piacere; ma purchè questa due cose non affetti
nè infinga, non ispiace e non rincresce. Chi è sfornito di giocondità e di piacevolezza, non può
sperare di cattivarsi i cuori; ma non è soggetto della censura e dello scherno, se non affetta
quella franchezza che si addice solamente a chi conosce gli usi del mondo e le convenienze del
conversare. La bruttezza medesima che non si studia per artifizi, per colori e per abbigliamenti di
trarre a sè gli occhi altrui, e che non aspira ai vantaggi della bellezza, è con benevolenza
riguardata più tosto che con avversione. Mirate quelli che se ne vanno per questo giardino a
diletto, i quali e con la figura, e col contegno, e con l’andamento vi fanno ridere, non che averli
a schifo: credete voi forse che ciò derivi da qualche loro difetto involontario e spiacevole?
V’ingannate: considerate bene costoro, e vedrete che le cagioni di questo sono la vana alterezza che
dal sembiante traspira, gli atteggiamenti ricerchi a farsi osservare, il portamento o troppo grave o
troppo leggiero, le sopracciglia dignitosamente inarcate, per farsi credere persone di alto affare.
È, nel vero, rispose Aristo, biasimevol cosa l’affettazione: ma si può dire ch’ella erri solamente
nel non adoperare i debiti mezzi per aggiungere ad uno scopo lodevole, perciocchè ella sempre
intende a piacere altrui. Se gli sforai, soggiunse Eudosio, che a cambiar indole si fanno, non
fossero da biasimare, chi non riprenderà d’ingratitudine il mondo che sì dura impresa, come è il
contrastare alla natura, paga di scherni e di dispregi? Ma stimano i più che non
intende a piacere altrui, chi affetta qualità a sè negate; ma vuole essere approvato e ammirato: e
perciò gli rendono quel merito che si dee a chi è presuntuoso di tenere contro ragione in società
quel luogo che non è da lui. Nè ancora il merito conosciuto ha talvolta la giusta sua lode: or qual
meraviglia, se chi tanto di sè presume senza merito, sia da generale disdegno perseguitato? Non è
altro, ripigliò Aristo, l’affettazione che mi contraffare le qualità che non s’hanno; e
conciossiachè noi sentiamo l’imperfezione nostra, c’ingegniamo di perfezionarci per via d’artifizi;
e questo vi pare che sia da vituperar tanto? Certo, no, disse Eudosio; male è che le più volte si
vogliono contraffar sì vane qualità, che colui che le affetta, avrebbe potuto farne a meno, senza
che alcuno vi ponesse mente.
Non vi è specie di affettazione, proseguì Eudosio, che la vanità dell’uomo non inventi per
esser adocchiata e distinta. Si affetta non solo la prosperità, ma anche la sciagura. Molti tanto
sensibili e delicati si fanno, che ogni male della vita, per quanto lieve sia, li
dispera e li fa piangere. Io compatisco al dolore de’veri sfortunati, ed è sacro per me il loro
pianto. Ma a coloro che studiano di parere infelici, e non sono, non meno scherno che vituperio è
dovuto, perchè si fanno un giuoco dell’umana miseria, procacciando a sè quella pietà che a consolar
le vere afflizioni è ordinata.
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Exemplum
Vedete laggiù il dotto Canisio tanto rinomato in Europa: è egli meno
perciò il giuoco di quanti il conoscono? Dopo aver passato molti anni nella solitudine, le sue opere
gli hanno meritata tanta riputazione, ch’egli n’ha ottenute cariche ed onori, e gli fu aperta
l’entrata al gran mondo. Se della stima del suo ben noto ingegno si fosse contentato, sarebbe egli
in cortesia accolto anche nelle conversazioni più dilettevoli. Ma essendo egli presuntuoso di
piacere alla gente, e non sapendo scherzare nè cianciare, come nelle piacevoli brigate si richiede,
egli perde ogni prova. Avendo egli veduto che la piacevolezza e i modi leggieri e festevoli, un
frascheggiar continuo e diverso, è ciò che generalmente piace; si è messo in capo di
richiamare sopra sè l’altrui attenzione per queste belle qualità. Ma perciocchè gli scherzi suoi
sempre sono stravaganti, ride talvolta seco lui la brigata, ma non per altro, se non perchè egli è
ridicolo. Ei però non se ne accorge, perchè la fiducia che il suo ingegno e la sua fama gli danno,
non gli concede di vedere quanto anche l’uomo grande impiccolisce allorchè vuole uscire dalla
propria sfera.
Ebene 4
Exemplum
Ecco là Prinzio, il quale essendosi spedito de’più onorati officii,
potrebbe fare una vecchiezza felice e reverenda fra i suoi concittadini: ma egli affetta gioventù;
si adorna e si veste a modo di un damerino, e ne copia le maniere e il portamento. Oltre a ciò,
crede potere proseguire il corso degli antichi suoi amori, e dà modestamente ad intendere che non
gli mancano buone venture.
Ebene 4
Exemplum
Ponete mente a Vario, il quale affetta, come sapete, un’indole
singolare. Egli è sincero, ma non già per ischiettezza datagli dalla natura; perchè se a parer tale
gli è mestieri una menzogna, egli la dice. Si trova comunemente che il dire ad uno i suoi difetti è
un offenderlo, ma il dire a Vario i suoi è un accarezzarlo. Egli non si vanta di essere da più che
gli altri, ma di essere altrimenti fatto che gli altri, e di non ne aver somiglianza.
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Exemplum
A vedere quanta mala cosa sia l’affettazione, guardate Silveria. Essa
ha spirito e bellezza; e pure non piace, perchè vuol contraffare le altre. Imita il portamento di
questa, il suono della voce di quella; apre e chiude la bocca a battuta, e pare una macchina in
sulle molle. Chi niega che Silveria stata non sia per buoni esempi ammaestrata? Ma
perchè ogni suo atto è fuori del naturale, ella sempre riesce spiacevole; onde si può dire una
pessima copia di ottimi originali.
Ebene 4
Exemplum
Vateria starebbe molto bene con Grinzio, perciocchè vecchia, come è,
sessagenaria, non può dimenticarsi di essere stata bella, ma si dimentica che ora scorsi già sono
trent’anni. Le pare d’aver ancora la bellezza, o di non istarne gran tratto lontana. Affetta
l’abbigliamento, le pretensioni, i capricci che alla giovinezza ed alla beltà solamente si
perdonano; e credendosi ringiovanire, tanto si carica più, quanto più s’invecchia. Con questa
affettazione fa mostra di sè nei passeggi e nei teatri; va tentando i giovani, e mormora che di
fermi e dilicati amori non sieno più capaci.
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Exemplum
Rustina affetta di non affettare: ma per questo non piace; che nella
sua artificiosa negligenza, più che in qualunque studio di adornamento, si scorge vanità ed
industria. La semplicità vera è ignota a se stessa.
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Exemplum
Fievilia si fa sempre cagionevole, quantunque abbia una robusta
complessione, e pare che cerchi pregio e riguardo per via d’emicranie e di vapori. Con le narrazioni
de’suoi patimenti s’affatica di muovere altrui a compassione, e muove.