Lo Spettatore italiano: L’amicizia delle donne
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L’amicizia delle donne
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Molti moralisti
hanno definito che gli uomini più delle donne sono capaci d’amicizia; ma forse questo loro giudizio
può dirsi poco ponderato e maturo. Se l’amicizia è il sentimento di due anime che con mutuo bisogno
si ricercano per servir l’una all’altra di sostegno, le donne più sensibili, più deboli, e quindi
più che l’uomo bisognose d’aiuto, sembrano all’amicizia più disposte. Nella domestica vita elleno
sono più soggette ai disgusti e alle pene segrete, e maggiormente risentono quei dolori dell’animo
che pungono la sensibilità, più che l’orgoglio. Nel mondo poi costrette quasi sempre a studiate
apparenze, spesso ricevono impressioni ed idee che nascondono, e che loro son gravi. Natural cosa è
che in questa condizione le donne più vivamente sentire debbano il piacere e desiar la libertà di un
commercio intimo, e quelle dolci confidenze che dall’amicizia partono e ad essa ritornano. Ma quegli
perfino che a favor degli uomini vuol siffatta questione determinare, e per l’uniformità e la
costanza della lor natura, e per i grandi oggetti che li congiungono, non niega che, quantunque più
rara, sia delle donne più delicata e più tenera l’amicizia. Gli uomini generalmente conoscono i
doveri, ma non le grazie dell’amicizia; talvolta volendo alleviare ne pungono, ed anche
i più teneri e leali ignorano que’piccoli riguardi di cui si grande è il prezzo. Ma la minuta e
scrupolosa sensibilità delle donne tien conto di tutto; nulla a loro sfugge, ed esse discoprono ed
incuorano l’amicizia che teme, e consolano dolcemente l’amicizia che soffre. I moralisti mentre
asseriscono che l’amicizia è più rara fra le donne, trascurano di addurne le vere cagioni. Molti di
loro, diffondendosi in ingiuste declamazioni, hanno procurato di stabilire una opinione ingiuriosa
alla più bella metà delle ragionevoli creature. Chi potrà credere che una donna la quale per virtù e
per intelletto è stata di tanto onore al suo sesso, abbia accolto questo ingiusto pregiudizio in
vece di combatterlo?
Non reca meraviglia il vedere che questa celebre donna abbia, riguardo al suo sesso, seguíta
l’ingiusta prevenzione degli uomini, poichè degli uomini soltanto essa ha sempre conosciuta e
accettata l’amicizia. Se gli uomini sono generalmente più capaci di una costante amicizia, dalla
femminil natura e condizione, paragonata a quella dei primi, la principal cagione ne deriva. Lo
stato del matrimonio è alla conservazione, all’ordine e al bene della società
necessario; ma esso a tante cure, a tante pene le femmine espone, che vincer non possono la lor
repugnanza, o di quello provare i piaceri, se non se abbandonandosi alla violenza di un sentimento
quasi insuperabile. E come potranno elleno esperimentare cotal sentimento, quando non venga in loro
eccitato dalle cortesie e dai riguardi degli uomini? Non sembra egli conforme alle intenzioni della
Provvidenza, che la precipua lor cura sia quella di attirarsi e di assicurarsi questi riguardi e
queste cortesie? E come giunger potranno a questo scopo, senza un frequente concorso di più
circostanze che acconce sieno a poter le più volte la gelosia, l’invidia e tutti gli effetti di una
mutua rivalità risvegliare? Rari sono quei sentimenti virtuosi, quel merito eminente che vagliano a
cosiffatte conseguenze prevenire, specialmente se si considera quanto difettosa è l’educazione che
si riserva alle donne. Gli uomini stessi che con tanto rigore si fanno giudici di questa specie di
gelosia, ne risentono la forza così come le donne, e per cagioni meno naturali e più vituperevoli.
Qual è difatto quell’uomo la cui amicizia resista alla rivalità, per gli officii, per gli onori, e
fin per la preferenza nell’ingegno? È duopo ancora considerare che le grandi passioni sono soggette
ad escludersi reciprocamente, e che quella dell’amore è più forte nelle donne, per un saggio
divisamento della natura, a compiere l’augusto scopo della maternità. Il lor cuore, pieno di amore,
non lascia alcun vuoto per un sentimento più tranquillo e più maturo. La donna è nata
per l’amore; fin quasi dall’infanzia essa è da questo dolce sentimento animata; il quale poi va
crescendo coll’avanzare dell’età, e per mancanza di un oggetto determinato (perchè havvi un tempo in
cui teme il cuore di seguire i suoi moti), si spande sopra tutte le qualità della persona, ne
penetra tutti i pensieri e trasparisce da tutte le azioni. Regna nell’amore uno spirito di
esclusione, che mal può tollerare un forte sentimento di altra specie. Un cuore per natura proclive
all’amore poco sente generalmente le dolcezze dell’amicizia, fino a tanto che non sia stata appagata
la passione dominatrice.
È da notare parimente, che le donne passando la lor vita nella ritiratezza e nelle
occupazioni delle cure domestiche, hanno molto minore occasione degli uomini di stringere quei
legami che sono così spesso fregiati del bel nome di amicizia. Quindi conviene esaminare se la vera
amicizia regni più comunemente fra gli uomini con quella proporzione che si pretende. È sempre sulle
loro labbra questa parola, come un mezzo di farsi onore, poichè non ignorano che ciascuno ha in
reverenza questo sentimento, almeno in astrazione. Può dirsi che nell’amicizia, come nella
religione, cui per molti capi rassomiglia, la teorica prende il luogo della pratica. Mentre si crede
di possedere questa qualità, mentre si spera di darlo altrui ad intendere, perchè si ambisce il nome
di amico, e perchè si è imparato a farne e ad ascoltarne l’elogio, l’esperienza giunge
ben presto a dissipar l’illusione. Rare sono le amicizie femminili in que’paesi ove ad esse non
s’insegna che a ricercare la compagnia degli uomini; ma dove le donne per consuetudine conversano
più spesso fra loro, più spesso si stringono in amicizia, e talvolta con vincoli sì forti, che ad
onta dei difetti opposti a questo sentimento, ad onta della gelosia e dell’invidia, veggonsi sovente
esempi di una smisurata famigliarità e dei più commoventi sacrifizi. Se per naturali cagioni sono
gli uomini più che le donne capaci di amicizia, questo sentimento è ben più onorevole per le prime,
quando esse lo inspirano, e con altrui lo dividono; e chiaramente dimostra che vanno esenti di molti
difetti che ad esse si appongono. Guai a quelle che, lungi dal procurarsi l’amicizia delle loro
simili, ne fuggono la compagnia, e osano di apertamente dichiarare il loro odio per le donne! Esse
vengono per tal modo a confessare la propria debolezza, e danno agli uomini diritto di tutto sperare
dalla loro predilezione per essi. Si è spesso addimandato, se potea sussistere amicizia, scevra
d’ogni macchia, fra persone di sesso differente: sì certamente; e comechè rara e difficile,
cosiffatta amicizia ha piacevolezze maggiori, e sempre conserva un grado di vivacità, il quale fra
le persone dello stesso sesso si desidera. Forse allora questa specie di vincolo forma una terza
classe di sentimento che tiene il luogo fra l’amicizia e l’amore. Tale è pure
l’opinione di La Bruyere. Spesso somiglianti unioni cominciano dall’amore e finiscono coll’amicizia;
ma l’amicizia, dice madama Lambert, è la ricompensa del solo amor virtuoso. Quando le passioni non
hanno nelle donne consumato le forze del cuore, la loro amicizia è tenera e commovente; poichè non
v’ha che una donna la quale sappia ritrarre da un sentimento tutto quello ch’ei può contenere.
Utilissima è l’amicizia fra due persone di sesso differente, giacchè procaccia alla donna saggi
consigli, ed assicura all’uomo dolci consolazioni. È vergognoso, dice un moralista, il credere che
la pura amicizia non possa darsi fra due persone di sesso diverso! Eppure dovrebbe sempre supporsi,
se si conoscesse la virtù.
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Citation/Motto
“Le donne, dice madama di Lambert, hanno la disgrazia di non poter far
conto dell’amicizia fra loro: i difetti, de’quali elle abbondano, vi formano un quasi insuperabile
ostacolo; le loro unioni son sempre dalla necessità, non mai dalla inclinazione procedono1.”
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Citation/Motto
“Chi troppo sperimenta l’amore, dice La Bruyere, non cura l’amicizia.”
1V. Trattato sull’Amicizia, della signora march. Lambert.