Lo Spettatore italiano: La civetteria

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La civetteria

Citação/Lema

Cette douce et timide modestie, sans songer à la cha
steté, en est la plus sure gardienne; cette reserve
attentive et piquante, en nourrissant à la fois dans
le cœur des hommes l’amour et le respect, sert, pour
ainsi dire, de coquetterie à la vertu. C’est la seule
coquetterie qui ne soit pas blamable

J. J. Rousseau~k.

La soave e timida modestia, senza pensare alla castità,
n’è la più sicura guardiana; il vigilante ed attrat
tivo riserbo, nutricando ad un tempo nell’uman
cuore l’amore e il rispetto, serve in certa maniera
di civetteria alla virtù; e questa si è la sola civet
teria da non biasimare.

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Voi estimate, o Arminia, la civetteria essere un’arte innocente ritrovata a crescer pregio ai doni della natura. Ma siete nell’inganno; e raccorgetevi, chè ancor ne avete tempo. È la civetteria un vizio dello spirito, cui dà alimento una folle vanità, e che guasta il cuore senza appagarne le brame. Una donna che da tal vizio sia presa, a null’altro aspira che al ridicolo vanto di piacere a tutti quanti, senza corrispondenza e senza legame di sentimento. Non sa ella naturalmente, e di non saper le diletta, che sia l’amare e l’essere amata. Sicchè la civetteria dimostra un desiderio di suscitare disonesti appetiti, per avere una signoria alla quale non devono le virtuose donne aspirare. Or non è egli una colpa l’accender le male fiamme nei cuori che ne dovrebbero essere esenti? Colei che intende a piacere a tutti, eziandio se nel cuore servasse purità, avrà almeno la mente corrotta. “Il minor difetto di una civetta, dice un gran moralista, è quello di essere civetta.” E certo ella è sempre presso a diventare galante sfacciatella, poichè non sapendo che cosa è amore, non da altro è ella dominata che dai piaceri de’sensi. Studiandosi di piacere per solamente uccellare altrui, e spregiando ogni riguardo per vincere piuttosto, viene a perdere con la modestia tutte le grazie e tutte le attrattive del suo sesso; e oltre a questo, perduta pure la stima e la reverenza degli uomini, non ha più alcun titolo ad invaghir i cuori, e più non le rimane che lo sciagurato partito della seduzione. Ma voi, Arminia, direte: Ci ha pur di molte femmine la cui civetteria consiste nel voler solamente piacere, e non muovere le passioni. Con tutto che fantastica sia questa distinzione, io la vi concedo. Ma voglio chiedervi, se cogl’intrighi della civetteria si viene a capo di tutto quello che la civetta ne attende. Più rade volte che altri non s’avvisa, ha effetto il desiderio di piacere, e le non cercate conquiste sono più frequenti che quelle di cui vassi in traccia. Non è vero che la civetteria insegni alle femmine di aggiungere più di leggiadria e di avvenenza alla persona. Chè se ciò fosse, più non vi sarebbe moda universale. Non ogni testa avrebbe la stessa acconciatura; non cingerebbe la stessa collana ogni collo; non tutte le vite vestirebbero gli abiti stessi. Onde è manifesto che il soverchio desiderio di piacere non è quello che rende più piacevoli le donne. A conoscere quanto ridicolo e pericoloso sia la parte della civetta, basta il por mente a quelle che hanno ottenuti tutti i trionfi della civetteria. Di queste niuna è sì famosa come

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Exemplo

Ismene, ch’io conobbi fin dal suo primo ingresso nel mondo. Costei era gioconda, vivace e naturale, con tutta la leggiadria e con tutti i vezzi della beltà. Gli occhi erano rilucenti, la bocca piena di riso, la vita quale si converrebbe alle Grazie. Pareva ella nel primo sguardo ornata di quella ingenuità che tanto c’innamora; semplice nelle maniere, verace nella favella, affettuosa nelle cortesie. Più d’uno era da questa piacevolezza e da questa sincerità preso; e senza avvedersene, perduta la libertà, si trovava prigioniere nelle catene, mentrechè per avventura credeva di solamente essere ammiratore d’Ismene. Fatto finalmente accorto di essere suo amante, a lei il faceva palese; ed essa l’ascoltava senza sdegno, e lasciavagli prendere speranza la quale sicura rendesse la sua vittoria. Ma non sì tosto era essa persuasa che la sua conquista non era più per fallirle, che, mostrandosi nel suo vero carattere, ceder faceva la sua finta dolcezza all’orgoglio. Troppo tardi s’avvedeva il misero amante che a lusinghevoli e false speranze aveva dato fede, ed era forza che si risolvesse a languire nei ferri della tiranna, senza aver altro conforto che quello di conoscere molti altri condotti da Ismene a simil pena.

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Exemplo

Ma che divenne ultimamente questa insidiosa Armida? Essa non è più che una invecchiata e fastidiosa bellezza, che più non può nè ritenere nè adescare gli adoratori; e se persona pur la riguarda, ciò addiviene per esser lei stranamente ridicola. Ridono le donne in vedere la sua affettazione, e gli inutili sforzi che ella pone in voler ricoprire i danni del tempo. Dall’altra parte, agli uomini aggrada molto il vedere questa bellezza tempo fa sì altiera e cruda, or negletta e schernita; e la considerano con quell’occhio stesso con cui un popolo libero vede il tiranno che l’oppresse, balzato dal trono.

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Exemplo

La civetta Cleora merita bene che sia osservata, siccome femmina che altro desiderio non ha, se non di essere desiderata. L’incostanza de’suoi amanti non le arreca noia alcuna, purchè ella possa darsi il vanto d’essere stata da loro visitata e corteggiata. Essa non ha che la stolta ambizione di rapire alle altre donne i loro adoratori, quantunque della passione che quegli hanno di lei, niuno sentimento la tocchi. Cleora, senza amare alcun uomo, è la rivale di tutte le donne. E chi potrebbe invidiare i suoi trionfi? Non andrà guari che ella diventerà, come Ismene, oggetto di disprezzo ad ambedue i sessi.
Più le civette che le altre donne corrono pericolo non solo di celare la loro età, ma tal fiata di metterla ancora in obblio, poichè l’attemparsi porta a loro ben più grave danno che alle altre.

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Exemplo

Benchè Dorimene sia già sul declinare da più di dieci anni, a lei pare ancora esser giovane, e crede di poter tuttavia ritener ne’suoi lacci coloro ai quali seppe inspirare teneri sentimenti. Laonde essa accusa i giovani di non esser più capaci di delicate passioni e costanti; come se la freschezza e la beltà le concedessero ancora ragione di far queste lagnanze. Essa è la sola che non s’avvegga che le vermiglie guancie sono scolorate, e che la luce de’vivi occhi di giorno in giorno vien meno. Si fatica indarno di volere arretrarsi verso la fuggita giovinezza e nascondere gli anni; perchè laddove ella s’argomenta di gabbare altrui, gabba solo se stessa.
Voi adunque, amabile Arminia, dalla civetteria vi guarderete, come si fa dalle ridicole cose, dai vizi e dai mali. Brigatevi di piacere solo al vostro sposo; la vostra ambizione sia solamente intesa alla stima ed all’amicizia delle degne persone, e così vi assicurerete un impero durevole quanto voi stessa. Ma sovvengavi che non basta il non esser civetta, se non se ne schiva ancora la fama.

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Exemplo

Voi conoscete ottimamente Elpinice, e sapete bene che essa è virtuosa, leale al marito ed attentissima ai suoi doveri. Nondimeno, perciocchè il suo vestire è troppo ricercato, la sua conversazione libera, le sue compagnie di poco pregio, appo la gente, la quale non passa con gli occhi dentro dell’anima di Elpinice, ad investigare l’innocenza de’suoi costumi, il suo processo è formato, ed ella è tenuta per civetta.
Per la qual cosa fuggite, giusta vostro potere, le soverchie acconciature e gli adornamenti, dai quali, senza altro argomento, si presume il desiderio di piacere; ma non sì, che v’esca di mente dimorare spesse volte più di vanità nell’affettata negligenza, che nello studio di apparere. Nè sono mai le femmine sì civette, come quando vogliono darci ad intendere che non lo sono. “Talvolta, dice un moralista, la negligenza delle femmine equivale alla nudità.” Ancora è da servare nei vostri modi e nei vostri discorsi quel contegno e quella convenevolezza per la quale nemmeno i sospetti ci abbian luogo. Gli atti fanciulleschi si è notato essere chiarissimi argomenti della civetteria femminile, ed essere graditi a quei solamente i quali rade volte stimano quello che amano. Ma ci ha niuna cosa da fastidire e vilipender tanto, quanto così fatte maniere, se sono studiate; o che altro è più ridicolo, se quelle usate sono poscia che gli anni giovenili sono già trascorsi?