Lo Spettatore italiano: La separazione impedita
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Level 1
La separazione impedita
Citation/Motto
Quid dulcius hominum generi datum est quam sui cui
que liberi? Amicitiae maximum vinculum est libero
rum procreatio Cicero~kChe cosa più dolce è stata all’uman genere
concedu
que liberi? Amicitiae maximum vinculum est libero
rum procreatio Cicero~k
Che cosa più dolce è stata all’uman genere
concedu
ta; quanto sono a ciascuno i propri figliuoli? . . . Il
maggior nodo dell’amicizia
si è la generazione de’
figliuoli.
Level 2
In su le prime strette del matrimonio gli sposi vivono contenti,
perchè vivono amanti: ma posciachè questo sentimento lusinghevole ci è per la possession della cosa
amata renduto meno dolce e meno vivo, ella ci piace meno, e meno ci è cara. Non istà guari tempo a
passare quella fantasia che perfetto e non altro ci facea parere l’oggetto dell’amor nostro, ed
allora si scuoprono difetti, e quando una cosa e quando un’altra ci vien disgustando. Muore la
compiacenza, nasce la non curanza, e questa genera il rincrescimento e l’odio, sino che due teneri
amanti divengono due sposi irreconciliabili.
Level 3
Example
Così Maurizio e Camilla, i quali per innanzi furono contenti di amarsi
riamando, incominciarono per leggieri cagioni ad aversi in dispetto, ed in questa guisa non avevano
più a cuore di piacersi; appresso all’amore venne il disdegno, e fatto il proponimento di separarsi,
più non conversavano insieme. Perciocchè la casa che abitavano, era della moglie; il
marito, per istar lontano da lei, ne prese un’altra. Già si erano formati tutti i patti; già si
avevano detto addio, e promesso di non rompere il proponimento; già la carrozza del marito aspettava
alla porta; quando non preveduto caso distornò la partenza. Avevano essi, in soave pegno di
quell’amore che più non sentivano, un’amabile figliuoletta, di nome Eleonora, la quale così a
Camilla come a Maurizio cara, compartiva intramendue quasi ad una misura le sue carezze innocenti,
correndo a stringere or le ginocchia dell’uno, or quelle dell’altra. Maurizio levatosi per
andarsene, disse alla cara sua Eleonora con una voce affettuosa: Tu, figlia mia, di’ addio a mamma.
Camilla tremante tutta, disse più forte: No, no, Eleonora, va pure, vanne ad abbracciar Babbo. La
figliuola rimarrà meco, con gli occhi pregni di pianto continuò ella. Sceglierà la fanciulla,
riprese Maurizio; e la tapinella Eleonora, già vicina a piangere, cominciò a guardare nel viso or
all’uno ora all’altra pietosamente. Camilla, già sollecita e timorosa, disse: Figlia mia, che? non
ti piace di star con me? Sì, rispose ella: e nel volto della madre, come che lagrimoso, trasparve un
sorriso. Vieni, Eleonora mia, seguitò Maurizio, non vuoi tu abitare col tuo caro Babbo? Sì, rispose
Eleonora. Allora la madre disse alla fanciulla, che non sa rinvenire dallo stupore: È omai passato
per te il tempo di stare con ambedue noi. Oggi ci separiamo per non riverderci mai più; scegli dunque. A questo dire se le spezzò il cuore, e proruppe in un dirottissimo pianto. Il che
veggendo Eleonora, e credendo non il padre se le fosse adirato, cominciò a fargli vezzi, e con dolci
parolette a volerlo placare. Ah! Babbo mio, gli disse, vogliate bene alla cara mamma mia! Mamma vi
vuol tanto bene! Qui Maurizio noti potendo resistere ai dolci affetti che lo stringeano, pose giù
tutto il suo vano dispetto; e non ismentirono i suoi sguardi i moti del cuore. Si lasciarono ambedue
trascorrere ai più soavi sfoghi: ambedue confessarono il proprio errore, e una nelle braccia
dell’altro promisero di seppellirlo nell’obblivione. Caricarono ambedue di baci e di carezze la
diletta loro Eleonora che li rendeva alla pace ed alla consolazione: fu lacerato lo scritto della
separazione, e, come era venuta, se n’andò la vettura.