Citazione bibliografica: Francesco Anselmi (Ed.): "N. V", in: L’Osservatore veneto, Vol.05\ (1773), pp. 16-20, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.964 [consultato il: ].


[17] Livello 1►

N. V.

Sopra le stampe, e gli autori

Livello 2► Quando voi mi dite, che scrivete, e date alle Stampe, voi vi dichiarate aggravato da una malattia pubblica, contagiosa, e incurabile. Tutti vogliono usurparsi il carico di scrivere, il quale non conviene che a poche persone. Un uomo che ha questo male, ne infetta molti altri; imperciocchè è tanto facile il voler imitare, quanto l’imitazione in fatti è difficile. Così il numero degli infermi sempre più cresce, e la malattia aumenta altresì le sue forze: in conseguenza gli Autori scrivono sempre peggio, perchè è più agevole il seguire, che il raggiungere i gran Maestri.

Volesse il Cielo che un tal furore non fosse così universale, e che gli uomini trattenendosi dentro alla circonferenza della loro capacità, fosse meglio osservato l’ordine delle cose, che viene tutto dì confuso dal temerario ardir de’mortali. Allora quelli che fanno, o che possono scrivere, adempirebbero al lor dovere; e gli altri si contenterebbero di udire, o di leggere. Non basta allo spirito il comprendere una cosa, che presume ancora di prender la penna, e di scriverla? O perchè alcuno avrà inteso, o crederà d’intendere una parte d’un Libro, si giudicherà tosto abbastanza abile a compor Libri interi?

Ma se questo trasporto non è da tollerarsi in coloro, i quali non fanno altro che copiare l’Opere altrui, riesce maggiormente insoffribile in riguardo a que’forti spiriti, che amano di produr certe novità, e spacciar alcune massime assai dubbiose, o già con-[18]dannate. Il minor male che faccian costoro è quello di stordire e di annojare il Mondo con uno stile rozzo ed ardito; e il frutto delle loro moderne invenzioni è quello di guastare il tutto; avvegnacchè quello di accomodar le cose, o mai, o assai di raro succede. Ciò non ostante tutti compongono Libri; nè giammai si è veduto secolo, ch’abbia avuto una sì grande abbondanza di Scrittori e di Ciarlieri; nè tanta carestia di veri Sapienti e di Oratori legittimi.

Avviene all’Opere di questi Autori quello che Cicerone disse di que’de’suoi tempi: Livello 3► Citazione/Motto► Leggono, dice egli, i lor Libri a loro seguaci; e niuno li adopera, se non coloro, che vogliono avere la medesima licenza di scrivere. ◀Citazione/Motto ◀Livello 3 Ciò, ch’era assai raro a’tempi di quel grand’Uomo, presentemente è assai comune. Tutti leggono l’Opere già fatte per avere libertà di farne; gli Autori si accordano scambievolmente di scrivere delle pazzie, e falsamente lodano i loro simili, per ricevere in cambio, anch’essi qualche lode posticcia. Da questa vena scaturisce l’audacia di tanti Scrittori, e la confusion delle cose. Io vi dico questo, per reprimere la vana compiacenza che avete di compor Libri, mentre che non dovreste averla che per fare buone opere.

In fatti, in cambio di produr Libri, voi fareste meglio a leggerne, e ancora meglio a ritrarre dalla lettura una regola per la vostra vita. Le cognizioni sono assai utili, quando ad esse corrispondono i fatti. Per verità il comprendere chiaramente e subito molte cose grandi, il tenerle bene in memoria, il discorrerne con grazia lo scriverne con arte, e il parlarne con successo non è forse questo lo strumento d’una vana ostentazione, non è uno strepito, e una fatica inutile?

E poi, in vece di scrivere e di comporre, quanti s’impiegherebbero forse più convenevolmente e con più profitto al commercio, all’agricoltura, o alla navigazione? Moltissimi spiriti che la Natura avea creati meccanici, vogliono suo mal grado e per forza filosofare; ed al contrario la mala sorte ne trattiene alcuni nati per esser Filosofi, o tra i banchi degli Artigiani, o in qualche vil mestiere, perchè nacquero di bassa lega. Quindi ne viene che coloro i quali ignorano le vere cagioni delle cose altamente si stupiscono di trovare alcuni vari talenti ne’villaggi e tra’boschi, quando s’incontrano tanti ingegni corti e meschini nelle Accademie e nelle Scuole. La ragione è questa, perchè difficilmente si supera la natura, se pur si può superarla. [19] Voi forse scuserete l’Opere vostre coll’ardor che vi trasporta a produrle. Ma dovete considerare che alcuni prima di voi ebbero assai più fuoco, il quale per altro ora è del tutto estinto; e che neppur sapremmo che avessero scritto, se altri dopo di loro non ce lo avessero fatto sapere. L’Opere degli Uomini non sempre durano; e le fatiche de’mortali nulla possono far d’immortale. Se voi scrivete molto, rammemoratevi che alcuni altri hanno scritto assai più di voi. Chi potrebbe numerar l’Opere di Aristotile di Cicerone, di Varrone, di Tito Livio, e di Plinio? Si dice che un solo Autor della Grecia compose sei mila Volumi. Se questo è vero, qual fuoco, qual forza di spirito! Ma se è fuor d’ogni dubbio che vi vuole una gran fatica per ben compor pochi Libri, non si dee credere così facilmente che un uomo solo ne abbia composti tanti migliaja. Tuttavia questa relazione è appoggiata a gravissimi Autori, a quali pare che debbasi prestar fede, mentre attestano di non aver udito a dire, o di aver veduti tanti mila Volumi, ma di averli ancor letti. E se è quasi un prodigio che una sola persona abbia potuto leggerli, qual portento sarà poi che un solo spirito abbia potuto produrli. Troppo mi dilungherei se volessi qui addurre i nomi e i titoli delle Opere di tutti coloro, che tra noi, o tra Greci, e Latini hanno scritto. Ma notate che niun buon Autore, mentre visse, fu pienamente felice nè per sua propria soddisfazione, nè per quella de’posteri dopo la sua morte. In fatti l’Opere di varj Autori si sono smarrite; sopra le produzioni di alcuni altri si dubita; tutte quelle di diversi sono interamente perite. Per tutti ciò considerate qual presagio voi abbiate a formar delle vostre, le quali avendo minor merito, non devono da quanto apparisce avere maggior durazione e fortuna.

Mi direte al certo che voi non curate della soddisfazione avvenire, e che scrivendo non pensate ad altro che a gustar frattanto il singolar piacere che vi recano i vostri Componimenti. A ciò io rispondo che scuso il vostro procedere se in fatti operate per esercitare il vostro spirito, e per istruir voi medesimo scrivendo per gli altri; ma non posso compatirvi se non pensate di por rimedio a questa malattia occulta e incurabile di scrivere. Sapete già ancor voi che vi sono alcuni Autori, i quali sempre scrivono, perchè non sanno mai terminar nulla: simili appunto a coloro, che rotolando da un luogo eminente, volendosi fermare, sono vi è più trasportati.

[20] Non lodate dunque più tanto quell’impeto veemente che vi spinge a scrivere. Vi sono diverse sorta di atra bile. Alcuni che ne vanno infetti lanciano pietre, e gli altri compongono Libri. Quegli scrivendo comincia ad entrar in furore, e questi per la stessa via n’esce impazzito. Che più parole? Se avete scritto, e scrivete ancor molto a fine d’esser utile a’posteri, questo è un impiego eccellente, che non conviene mai interrompere; ma se lo fate per cercare una vana stima per voi medesimo, ella è una vanità assai stravagante.

Per verità, siccome l’amor della gloria, e la cura ostinata di scrivere ha fatti molti uomini illustri, ha resi altresì molti pazzi e miserabili. Que’gran ciarlatori, che mai tacevano mentre erano Giovani, e che pensavano che nulla potesse lor mancare, venne un tempo in cui furono di spettacolo al popolo per la povertà in cui caddero nella lor Vecchiaja. Mortali insensati! Frattanto che voi scrivete, lasciate scorrere il tempo, che dovrebbe essere da voi impiegato in occupazioni di maggior importanza; ed essendo astratti, ed affarto fuor di voi stessi, non badate nè a’vostri vantaggi nè alle vostre perdite, fin che un’età cadente e una povertà insuperabile non vi risvegli da un sì profondo letargo. A voi che sperate che le Opere vostre vi facciano ammirare da tutto il Mondo, io dirò che questa è una passione assai strana di cercar del vento per le proprie fatiche. Io mi dava a credere che i soli Piloti bramassero i venti, ma veggo che voi pur li desiderate. Ancorchè soffiassero secondo il vostro desiderio, sarete sempre pieni di vento; e quand’anche portassero la penna vostra sopra le loro ali, la portarebbero sempre al vento. ◀Livello 2 ◀Livello 1