Il Filosofo alla Moda: Lezione XCV

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Nível 1

Lezione XCV

A Compositori di Lipogrammi, Enigmi, ed Ecchi.

Citação/Lema

Operosè mihil agunt.

Senec.~i de Brevit. Vitæ~i I. 13.

Nível 2

È cosa certa, che tutti gli uomini vorrebbono, se potessero, avere dell’Ingegno; e benche i Pedanti, che si vantano d’un sapere profondo e sodo, cerchino di screditare le opere d’un Autore polito, come se non avesse, che della inorpellatura, e della spiuma, non isparagnano, nè cura, nè fatica, per giognere alla elevatezza di quello, che pare dispregino. Per questo si applicano spesso a composizioni, che richieggono vivacità, e fuoco, costando loro dolori infiniti a partorirle. Bisogna eziandio confessare, che sarebbe assai meglio essere schiavo di Galera, che bell’ingegno, quando non si potesse ottenere questo titolo, se non col favore di quelle penose Bagatelle, inventate da certi Autori, che aveano più sapere, che ingegno.

Metatextualidade

Ho distinta nel mio ultimo foglio qualche specie di tale cattivo gusto negli antichi, e ne riporterò in questo, due o tre altre, che erano in voga, presso poco, verso lo stesso tempo.
Una di queste si ritrovava presso i Lipogramatisti dell’Antichità, o turbatori di Lettere. Senza rima, e senza ragione, concepivano una sì grande antipatia per una certa Lettera dell’Alfabetto, che noll’ammetteano un sola volta in tutto un Poema.

Nível 3

Exemplo

Un certo Tryphidioro, era abbilissimo in questo genere. Scrisse una Ode sulle avventure di Ulisse~i; e divise questo Poema Epico in ventiquattro Libri. Il primo lo intitolò Alpha, per la ragione de’contrarj, mentre questa prima Lettera dell’alfabetto Greco ne era assolutamente bandita; in quella guisa, che la parola Lucus, che significa Bosco, viene à non lucendo; perche ne’Boschi non vi è il lume chiaro. Dà il titolo di Beta al secondo Libro, per la stessa ragione. In somma, esclude le ventiquattro lettere ciascuna la sua volta, e fa vedere a tutte, una per una, che potea fare senza di loro.
Dovea essere qualche cosa molto piacevole il vedere questo Poeta impegnato ad evitare la Lettera scommunicata, con tanta premura, quanta ne avrebbe avuta un altro per osservare la quantità, e per isfuggire, al favore di tutti i Greci Dialetti, quando era pressato in qualche sillaba particolare da questa Lettera disgraziata. Non vi era rimedio, bisognava bandire la espressione, anche più giusta, e più elegante, come si rigetta un Diamante, attraversato da una paglia, se la Lettera proscritta vi si ritrovava impegnata. Se la Ode di Tryphiodoro oggidi sussistesse, forse i nostri eruditi Pedanti la citarebbono, con più ostentazione, che l’Ode di Omero~i. Quale fondo perenne non sarebbe ella di parole, e di frasi inusitate; di barbarismi, e di rustiche espressioni; di assurde ortografie, e di complicati Dialetti? Non dubito pure, che ella non passasse per uno de’più ricchi tesori della lingua Greca.

Nível 3

Exemplo

Gli Antichi stimavano ancora una invenzione assai spiritosa, che i Moderni chiamano Enigma. Consiste nel far ecclissare, non una Lettera, ma una parola intera, in luogo di cui si mette una figura. Quando Cesare~i doventò uno de’Presidenti al Palazzo della moneta in Roma~i fè imprimere la figura d’un elefante sul rovescio della moneta; perche la parola Cesare~i in lingua Punica significava l’Elefante. Adoprò questo stratagema per non esporsi al rigore delle Leggi, che vietavano ad un particolare il mettere la sua effigie sulle pubbliche monete. Cicerone~i, così nomato dal Fondatore della sua Famiglia, che avea un picciolo porro sul naso, in figura presso poco d’un cece, che in latino si dice Cicer, ordinò, che sopra un pubblico monumento, in vece di Marcus Tullius Cicero~i, vi si scolpisse: Marcus Tullius~i, con doppo la figura d’un Cece. Forse così volle, per insinuare, ch’egli non si vergognava, nè del suo nome, nè della sua Famiglia, in faccia di tutti li rimproveri, che gli veniano fatti nel proposito da suoi invidiosi Competitori. La storia Greca ci parla eziandio, d’un celebre edificio, dove si vedeano le figura d’una Rana, e d’una Lucerta impresse su molti luoghi. Queste parole in Greco, erano i nomi degli architetti, che si erano appigliati a questa invenzione, perche le Leggi del Paese proibivano di mettere i loro nomi sopra veruna delle loro Fatture. Per questa stessa causa si crede, che i crini, che cadeano sulla fronte del Cavallo nell’antica statua equestre di Marco Aurelio~i, rappresentasse in lontananza la figura d’una Civetta, per dare a conoscere il Paese dello Scultore, che, giusta tutte le apparenze, era Atteniese. Egli è uno o due secoli, che questo cattivo gusto regnava presso i nostri Antenati senza veruno di que’motivi occulti, che si sono addotti degli Antichi, ma colla sola mira di comparire ingegnosi.

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Narração geral

Io non so se si possa ridurre alla stessa specie l’infracritto epitasio. Per quanto mi viene riferito, un certo Nicolò Antonio di famiglia Simeoni, ricercando una iscrizione bizarra da scolpire sulla Pietra d’un suo nuovo sepolcro, fè ricorso ad’uno di codesti spiritosi talenti, e questi gli dettò la seguente “Hic jacet Barium, Patavium, de nunc dimittis”. Colla parola Barium volea alludere al Famoso S. Nicolò da’Bari; col termine Patavium, al miracoloso S. Antonio di Padova, e colla espressione Nunc Dimitis, al Santo vecchio Simeone autore del Cantico, che principia Nunc dimittis.
Ritrovo pure, che gli Antichi aveano l’arte di conversare con un echo, e di ottenerne delle risposte esatte, e seguite. Se questo puol essere perdonabile a qualche Autore, si lasciarebbe correre senza dubbio a Ovidio~i, quando introduce l’Echo, sotto forma d’una Ninfa, prima che fosse cambiata, non essendole rimasta se non la voce. Vi sono degli Autori, anche moderni, anche di grido per altre loro opere di grande ingegno; e pure sono caduti in simili leggerezze, particolarmente uno, il quale ha composto un Dialogo, dove il suo echo è sì bravo, che risponde in Latino, in Greco ed in Ebreo. Un’altro Scrittore però di non tanta riputazione, ha l’ingegno di mettere in ridicolo questo cattivo gusto: introduce in certa sua Comedia un Poeta, che si lamenta d’avere perduto il suo orso, a Echo, che molto gli servia nelle sue migliori composizioni; mentre non si restringea nel ripetere le ultime sillabe, ma lo ajutava a terminare i versi, e bene spesso, gli somministrava le rime.