Il Filosofo alla Moda: Lezione XLV

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Lezione XLV

Agl’Ingannatori delle Giovani.

Citação/Lema

Plus alvos quàm mellis habet

Juven.~i Sat.~i VI. 181.

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Metatextualidade

Tutto quello riguarda la vita umana è di mia giurisdizione. Mi lusingo perciò che i miei Leggitori non rimarranno mal soddisfatti, che communichi loro le due seguenti Lettere, e che avranno la bontà di credere, che la colpa di cui trattano, non mi è venuta a notizia, che per via delle mie corrispondenti. Ecco l’una, e l’altra, benche di frase assai opposta.

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Carta/Carta ao editor

Metatextualidade

Sig. Filosofo.
Mi stupisco che fra tutti i vizj enormi de’quali avete parlato, non abbiate detto fin’ora niente dell’illegitima corrispondenza colle Donne, e particolarmente delle insidie che loro si tendono; voglio dire, che questo è un soggetto degno della vostra penna, il far vedere la bassezza, ed il vitupero di quelli che ingannano, o seducono le povere figlie. Saprete mio Signore, che io sono del numero di queste infelici, per le destre insinuazioni d’un insigne Guidone, che ha fatto lo stesso con altre, prima e dopo la mia rovina. Subito che l’Infame mi ebbe abbandonata, ebbi tanta forza, e tanta virtù di non prostituirmi, e di guadagnarmi il sostentamento colla fatica in un Luogo oscuro, lontano da tutte le mie conoscenze. Questa è la occupazione ordinaria d’una truppa di sfacendati, che si ritrovano in questa Città; di scrivere cioè de’Biglietti, d’inviare delle mezzane, e di assegnare de’luoghi per condurvi delle Giovane semplici, che non hanno veruna pratica del Mondo, e dopo averle sedotte, e disonorate, abbandonarle senza pietà al disonore alla infamia, alla Povertà, ed alla disperazione. Se udiste gli insipidi spropositi, che si scrivono in queste occasioni; e di sospiri che tramandano verso queste innocenti creature, non potreste a meno di riderne, ed averne insieme compassione.

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Exemplo

È qualche tempo che una delle mie Giovani discepole, viene ricercata da un Forastiere di buon aria, che passeggia per le contrade con abito listato, e che attrae gli occhi di tutte le nostre giovani Cuccitrici. Dopo che questa tresca è venuta a mia notizia, ho levato le penne, l’inchiostro, e la Carta alla mia scolara. L’altro giorno che il Forastiero mi avea ordinate alcune Croatte, escì dalla Bottega, e ordinai alla sua Inamorata di aggiustarle dentro una Scattola di Cartone per consegnarle al suo Lachè. Ritornata poscia alla Bottega, pigliai il pretesta d’inviare la Scattola, e fra tanto la esaminai indisparte. Vi ritrovai sul fondo scritte dalla giovane queste parole; Perche volete rovinare una innocente creatura che vi ama? al di dentro del coperchio queste: è impossibile resistere alle attrattive di Strefone; e verso una estremità vi era, questa sera a tre ore, ritrovatevi con una Carrozza al capo della nostra Contrada. Non ve ne volle d’avvantaggio per me. Inviai la Scattola colle Crovatte al galante; e disposi tutte le cose a fine di riparare il colpo che meditavano l’uno, e l’altra. Un’ora, o due pria dell’assegnata, catechisai la forfantella, e ritrovai nel suo Coffano quantità di Lettere amorose, con una vecchia carta, Sciritta in latino dove il suo amante le fea credere che le destinava una entrata di duecento Scudi all’Anno. Osservai inoltre, fra certe robe che mi avea pigliate la più bella pezza di merli, che fosse nella mia Bottega, destinati dalla Ladroncella a fare delle Croatte per lo suo bel patroncino. Rimasi tanto più sorpresa da quest’ultimo tratto, e giurerei che il Forastiere l’avea impegnata a lasciare il mio servizio, e che avea parte al suo ladrocinio. Ottenni per questo un mandato di carcerazione. E quando ebbi all’ordine il tutto, e che l’ora si avvicinava, istruita in simili facende dalla scioca, e crudele sperienza che ne avevo avuta in mia gioventù. Chiusi la giovane sotto chiave; io non la rassomigliavo sì male quanto alla statura, e quanto al taglio che non potessi all’oscuro essere pigliata per lei. Rivolta ben bene nella mia Sciarpa consegnai il Coffano al Lachè del suo amante; lo seguitai fino alla Carrozza; dove appena ebbe consegnato il Baulo al suo Padrone, gridai con tutta la mia voce, al Ladro, al Ladro, si che le Guardie della vicinanza non mancarono di assicurarsi del galantuomo: Io mi tenni al quanto in disparte, fino che si fossero adunate molte persone; allora mi avvanzai per dichiarare che gli effetti posti nella Carozza erano di mia ragione; ed ebbi la soddisfazione di vedere quel bel Signore condotta al Corpo di Guardia, colle Mercanzie rubbate, che doveano servire la mattina per convincerlo. Questo è un fatto di pubblica notorietà; ma contenta di aver salvata la mia Cademiante, e di obbligare il galante a pagarmi un anno dell’assegnamento che avea promesso alla sua bella, abbandonai le mie istanze.
Questo è stato, lo confesso, qualche castigo; ma vi pare mio Sinore, che debba bastare ad una infamia molto più perniciosa di quello potea essere il furto, per cui io l’ho fatto attrappare dalla giustizia? Non dovreste voi stesso, e tutti quelli che hanno qualche principio d’onore, o di virtù, mettere le cose in miglior ordine; e fare in maniera, che un tale scelerato non possa vantarsi impunemente della colpa di cui era reo, e che temesse d’essere accusato di ciò che avea prodotto il suo arresto? In somma è in vostro potere, mio Signore, ed in potere, se lo non m’inganno, di quelli si rassomigliano a voi, di rendere l’azione di rubbare l’onore ad una povera creatura, più infame che quella di rubarle la roba. Fate vi prego su questo le vostre riflessioni; ma non posso a meno di soggiungervi, penetrata da un vivo dolore, che se vi fosse stata già trent’anni una sì guista idea, non sarei vissuta nel disonore, e nella Povertà, in cui sono ec.

Metatextualidade

Allessia Sartora.

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Carta/Carta ao editor

Metatextualidade

Sig. Filosofo.
Io sono un Uomo che cerca divertirmi in questa Città; ma per la stupidità d’un miserabile Giudice alla Pace, e per la insolenza d’un Capo di Quartiere sul giuramento d’una vecchia mascalzona, mi veggo imprigionato per Ladro, quando non avevo altro in mira che una galanteria. Questo Magistrato di notte parlò di voi passando, e replicò più d’una volta, che la mia Avventura vi somministrerebbe un bel motivo per divertire il Pubblico. Io però mi lusingo, mio Signore che abbiate tanto giudizio di non pigliare il partito di quelle indegne Spie, o d’altre persone di simil affare. Il Mondo è, da qualche anno sì cambiato, che non si ritrovò un sol Uomo, il quale volesse dare sul capo ad uno di que’Birri in mio favore; sicchè venni condotto Prigione, con tanto trionfo, come se fossi stato un Borsaruolo. Una volta tutti gli onorati licenziosi del vicinato sarebbono venuti in mio soccorso, ad onta di tutti gli sforzi de’Mariti gelosi. Se la galanteria è scandalosa, la metà delle cose giulive scritte dalla maggior parte de’begl’ingegni nell’ultimo Secolo deve essere abbruggiata per mano del Boja. Udite Signor Filosofo, non fatte il Bacchetone; dopo essere ben riescito sù qualche punto, non pensate di pigliarla sopra un nuovo tuono; disobbligherete tutti li Gentiluomini politi. Siate fedele all’amore, ed abbruggiate il vostro Seneca~i. Voi non aspettate senza dubbio, che io mi nomini a riguardo del luogo d’onde vi scrivo; ma questo non toglierà, che io mi dica, benche incognito ec.