Il Filosofo alla Moda: Lezione XLIV
Permalink: https://gams.uni-graz.at/o:mws-092-207
Niveau 1
Lezione XLIV
A’Padri inesorabili contro le Figlie, che scelgono da sè lo Sposo.
Citation/Devise
His lachrimis vitam damus, & miserescimus ultrò.
Niveau 2
Metatextualité
Sono più sensibile ad una Lettera, in cui parla la natura, che a quella, in cui spicca l’ingegno. Eccone una del primo ordine che ho ricevuta da una Dama.
Niveau 3
Lettre/Lettre au directeur
Metatextualité
Sig. Filosofo.
Niveau 4
Récit général
Io sono del numero di queste sfortunate persone. Non avevo che 15. anni in circa, quando mi pigliai la libertà di eleggermi uno Sposo; e da quel momento ho strascinata una vita languente, per essere incorsa nella indignazione d’un Padre inesorabile, che non mi vuol perdonare; benche possegga il migliore de’Mariti; e Dio mi abbi onorata di molto gentili figliuoli. Avea una volta tanta bontà per me, che questa stessa aggrava il mio fallo; e raddoppia sì bene la mia tenerezza verso di lui, che l’amo più di tutte le cose del Mondo; soffrirei di buon cuore la morte, se a questa condizione mi volesse ricevere in grazia. Mi sono gettata a’suoi piedi, e l’ho supplicato colle lagrime agli occhi di perdonarmi; ma egli mi rimanda sempre, e mi ributta con isdegno. Gli ho scritte molte lettere senza che le abbi mai volute, nè meno ricevere. Sono due anni che gli mandai il mio piccolo figliuolino vestito di nuovo, ma il povero fanciullo ritornò bagnato di pianto, perche noll’avea voluto vedere; ed avea ordinato, che si cacciasse di casa, benche mia madre sia interessata per me, non ardisce aprire la bocca a mio favore, per non irritarlo. Sarà un Mese in circa che stava male a morte; rimasi sì penetrata all’udire questa nuova, che non potei a meno d’informarmi del suo stato. Mia Madre pigliò questa occasione per parlargli di me, e rappresentargli con un torrente di lagrime che io ero venuta per vederlo; che la mia afflizione era sì grande, che non avevo forza di parlare; e che morirei di dolore se negasse di darmi la sua benedizione, e di riconcigliarsi con me; ma ben lontano di placarsi, la pregò di non parlargli più a mio favore, se non voleva conturbare gli ultimi momenti di sua vita. Sappiate ch’egli ha la riputazione d’Uomo virtuoso, e saggio; e questo rende il mio male tanto più crudele. Grazie a Dio, si è rimesso dalla malattia; ma il suo rigore eccessivo mi ha dato un colpo sì fatale, che temo di presto soccombere, quando la lettura di questa Lettera inserita in uno de’vostri Fogli non faccia in lui qualche impressione, e non me lo renda più favorevole.
Metatextualité
Sono ec.
Niveau 3
Récit général
Eginhart~i Segretario di Carlo magno~i addempiva sì ben il suo impiego ch’era amato da tutto il Mondo. Fu anche ardentemente amato da Imma~i figlia di questo Imperadore; ed egli concepì, altresì molta passione per lei: Il timore impediva loro l’unirsi; ma non togliea che da una parte, e dall’altra non andasse ogni giorno aumentandosi il fuoco dell’Amore. Egli si rissolvette finalmente, non potendo più raffrenare l’ardore che lo trasportava, di fare un colpo di estremo ardire. S’introdusse di notte nell’Appartamento della Principessa, picchiò destramente alla porta, venne ammesso nella Camera sul piè d’una Persona che dovea parlare da parte dell’Imperatore, parlò subito di tutt’altro, e contentò le sue focose brame. Volea ritirarsi prima che spontasse il giorno, ma si avvide che nel tempo, in cui si era divertito con Imma~i, era caduta molta neve, temette che la traccia de’suoi piedi non lo scoprisse. Consultò colla Principessa sopra il mezzo d’escire da quel cattivo passo. Finalmente ella ritrovò il partito; si offrì ella medesima di caricarsi le spalle dell’Amante, e portarlo fin di là dalla neve. L’Imperadore avea passata quella notte senza dormire; e si crede che questa sua vigilia fosse un effetto particolare della Providenza. Si alzò di buon mattino, e rimirando dalla finestra, vide la sua figlia che stentava a camminare sotto il peso che portava, e che dopo averlo deposto si ritirò con grande prestezza; rimase sorpreso dalla meraviglia, e dal dolore; ma credendo che vi fosse qualche cosa di sovranaturale, pigliò per allora il partito di dissimulare Eginhart~i, sicuro che la sua azione non rimarrebbe gran tempo occulta, rissolvete di ritirarsi, e si gettò a piè dell’Imperadore per ottenerne la permissione, sotto pretesto che i suoi lunghi serviggi non erano stati ricompensati. L’Imperadore gli rispose, che vi penserebbe; e che per il tale giorno gli avrebbe fatta sapere la sua intenzione. Il giorno vegnente adunò il suo consiglio segreto; espose di punto in punto ciò che avea veduto, chiedendo parere sopra un affare che disonorava la sua famiglia. Le opinioni furono varie. Molti inclinarono ad un esemplare, e rigoroso castigo; altri ben pesata la delicata facenda, suggerirono all’Imperadore, che decidesse egli da sè colla sua sublime prudenza. Or ecco la sua sentenza: Dichiarò, che castigando Eginhart~i accrescerebbe più tosto, che diminuire la vergogna della sua Famiglia, che però stimava partito più saggio, che coprire questa ignominia sotto il velo del Matrimonio. Si fè dunque entrare il galante, e se gli disse, che per soddisfare ai suoi lamenti di non essere stato riconosciuto de’suoi lunghi serviggi, se gli concedea in Moglie la figlia dell’Imperatore. Vi darò mia figlia, gli disse Carlo magno~i, quella portatrice che sì benignamente caricò le sue spalle della vostra persona. Si fè pure venir subito la Principessa, e si consegnò ad Eginhart~i in Moglie, con una dote proporzionata alla figlia d’un sì gran Principe.