Il Filosofo alla Moda: Lezione XXXVII

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Lezione XXXVII

Alle Donne che s’ingannano nella scelta de’loro Sposi.

Zitat/Motto

Concordia discors.

Hor.~i Lib. I. Ep.~i XII. 19.

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Le Donne sono d’un naturale più gajoso, e più gioviale degli Uomini, non saprei determinare se questo provenga, o dal loro sangue, che sia più raffinato, o dalle loro fibbre più delicate, o da loro spiriti animali più volatili, e leggeri; o pure come altri s’immaginano dall’avere elleno una distinta specie di Sesso, anche per quello riguarda l’anima. Siasi come esser si voglia; la vivacità è il dono delle Donne, e l’aria grave, è la parte degli Uomini. Così dall’una, e dall’altra parte si dovrebbe stare in attenzione contra l’inclinazione della natura, acciò non pigli troppo Dominio, e faccia essere da’limiti della ragione. Questo eccesso sempre avviene, quando l’Uomo affetta un Carattere di rigore, e di servitù, in tutte le sue azioni, ed in tutte le sue parole; e la Donna un aria libertina, e leggera. Gli Uomini non debbono abbandonarsi ad una specie di Filosofia selvaggia, nè le Donne ad’una Galanteria imprudente: quando non si usano queste precauzioni, l’Uomo degenera sovvente in Cinico; e la Donna in Civetta. L’Uomo diventa fastidioso, e di cattivo umore, e la Donna impertinente, e littigiosa. Da tutto ciò possiamo dedurre, che l’Uomo, e la Donna sono stati creati per servirsi di reciproco contrapeso, affinche le afflizioni, e le fatiche del Marito vengano raddolcite dal buon umore, e dalla vivacità della Moglie. Quando queste cose si ritrovano ben frammischiate insieme, la vigilanza, e la gajosità si danno sempre la mano; è la Famiglia, come un Vassello equippato di tutti li suoi attrezzi, non manca mai, nè di vettovaglia, nè di savorna. Già che mi ritrovo in Campagna voglio cavarne le mie allusioni, e dire coi Naturalisti, che tra gli Ucelli, i soli maschi cantano, che principiano a gazovillare un poco avanti che nascono i loro figli; e cessano un poco dopo, che quando la femina cova le ova, il maschio si porta d’ordinario su qualche ramo vicino, e si applica a divertirla, co’suoi dolci accenti, in tutto lo spazio, che stà occupata a questo dovere. Ma il contratto degli Ucelli non dura se non fino, che n’è risultata una Covata, e che i loro figli hanno l’attività di provedere al proprio sostenimento; di maniera che le fatiche, e la cura dello stato, dirò così, del loro maritaggio, cadono principalmente sopra la femina. Non corre così nella nostra specie: siccome il Marito, e la Moglie sono uniti per tutta la vita; ed il grosso delle fazende riposa sopra il Marito, la natura ha communicato alle Donne tutte le piccole maniere dolci, piacevoli, ed obbliganti capaci di rallegrare il suo Compagno, e di animarlo ad affaticare, con ardore, per lo sostenimento della sua Famiglia, e per la educazione de’loro Figliuoli. Questo però non si dè intendere con tutto il rigore, avvegnache gli stessi doveri sovvente riguardano l’una, e l’altra parte. Ma si ha piuttosto da considerare come un fine, che la natura si è prefissa in generale, nelle differenti inclinazioni, che ha distribuite ai due Sessi. Ora per quante ragioni vi sieno a favore di questa diversità. Se osserviamo da vicino la condotta del bel Sesso, troveremo, che elleno cercano più di accompagnarsi con una Persona di umore leggero, e volante, come il loro, che con quelli, che sarebbono in istato di moderarle, e di aggiongervi un contrapeso. Ella è una querela molto antica, che il Biffone vince, presso di loro, l’Uomo assennato: quando vedete uno sciaurato, che parla con voce alta, o per diritto, o per traverso, e con insipida gajosità, scoppia ogni poco, in istrepitose risate, dite ch’egli è senza fallo un Favorito delle Dame. Il fracasso, l’aria brunesca, e le maniere frettolose sono virtù, alle quali non ponno resistere. In somma, la passione d’una Donna per un Uomo, non è altro, che l’amore proprio rivoltato sopra un altro oggetto; bramerebbe, che l’Amante diventasse Donna in tutto, purche non cambiasse di Sesso. Un Poeta ha gettato contro le Donne di quest’umore un colpo satirico ben delicato facendole così parlare in una sua Opera. Il nostro stordito Sesso si lascia pigliare dall’esterno, e dalle Bagatelle; cerca, ed ammira se stesso negli Uomini. Ella è nna(sic.) sorgente innesausta di calamità per le Donne, l’unirsi cogl’Uomini, che si trovano amabili per le qualità del loro Sesso. Se accade per accidente, che sièno di buon umore, questo non serve, che a dissipare le proprie sostanze; ad irritare le loro pazzie; ed a raddoppiare le loro indiscretezze. La stessa vivacità non riesce loro meno Fatale, tanto avvanti, quanto dopo il Matrimonio. Questa dipinge nella loro immaginazione il Marito prudente, e fedele, come un buon Animale domestico; e rivolta i loro pensieri sopra il Gentiluomo ben fatto, e polito, che sa ridere, cantare, e mettersi in una positura assai più galante. Se quest’umore buffonesco e leggero, fa sgarrare la maggior parte delle Donne nella elezione de’loro Amanti, e nella condotta verso de loro Mariti; si può dire ch’ella è d’una, perniciosissima influenza per i loro Figliuoli; rimanendo istruiti a ricercare tutte codeste grandi e sublimi qualità, che compariscono si grate alla loro Madre. Ella è ansiosa di vedere nel suo Figlio, ciò che ammirava nel suo Amante; e perciò contribuisce tutte le sue forze a perpetuarsi in una indegna posterità.

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Abbiamo un esempio ben naturale d’una tal sorta di Donne, nella più giovane delle Faustine. Benche avesse sposato Marc’ Aurelio#H, uno de’più grandi, più saggi, e migliori, che abbino mai governato l’Impero Romano, ritrovò molto più amabile un vile Gladiatore. Ebbe perciò tanta cura di allevare il suo Figlio Commoda~i, in maniera corrispondente a questa idea, che salito il Trono di suo Padre, diventò il più crudele, ed il più infame di tutti li Tiranni. Si batea co’Gladiatori, e si divertiva nel fracassare loro il capo. Avea si poco gusto per la bella gloria, che in molte delle sue medaglie, e delle sue statue, che si veggono anche oggidì, rimane effiggiato sotto la figura d’un Ercole, armato d’una mazza, e coperto con una pelle di Lione.

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Exemplum

Tutte le mie rifflessioni su questo punto, debbono la loro origine al Carattere d’un Gentiluomo, e di sua moglie, che abbitano in distanza di poche miglia dalla Casa dove alloggio in Campagna. La Moglie è una vecchiarella vana che sempre sospira i divertimenti della Città. El Marito è un Rozzo di cattivo umore; che brontola, ed increspa il sovracillio all’udire il solo nome di Pariggi. La Sposa è di una ridicola affettazione; Lo Sposo d’una impercetibile bruttalità. La Dama odia il canto del Rosignuolo, e della Calandra; non può soffrire la nojosa longhezza de’giorni estivi; e quasi sviene nel vedere l’ombra de Boschi, e l’acqua limpida de’Ruscelli. Il Cavaliere stupisce, che li possa ritrovare qualche gusto nelle scioccherie delle Comedie, e delle Opere, e dalla mattina fino alla sera si beffa degli Abiti listati de’Damerini, e de’Cortigiani. I loro Figliuoli sono allevati nelle differenti idee, che l’uno, e l’altra loro communicano. I Figliuoli seguono il Padre, che di continuo gira i suoi Campi, i suoi Prati, ed i suoi Boschi. Le Figlie si esercitano nel leggere interi volumi di Lettere amorose, e di Romanzi alla loro Madre. Da questo ne nasce, che le Figlie riguardano il loro Padre, come un grosso Paesano; ed i Figli pigliano la loro Madre per quella ch’è.

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Exemplum

O quanta differenza vi è fra questa condotta, e quella di Ariste, e di Aspazio! La innocente vivacità dell’una, e moderata dalla dolce gravità dell’altro. La Moglie diventa più saggia coi discorsi del Marito, ed il Marito di miglior umore, colla Conversazione della Moglie. Ariste non sarebbe sì amabile senza il suo Aspazio, nè Aspazio sì stimato senza la sua Ariste. Le loro virtù sono seminate ne’loro Figliuoli. E spandono sopra tutta la famiglia uno spirito continuo di benevolenza, di dolcezza, e di soddisfazione.