Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CLXX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\170 (1728), S. 256-264, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5145 [aufgerufen am: ].


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Lezione clxx.

A’ Padri, ed a’ Figliuoli.

Zitat/Motto► Gratulor quod cum quem necesse erat diligere, qualiscunque esset, talem habemus, ut libenter quoque diligamus.

Trebon. Ap. Cicer. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Io sono felice Padre d’un docilissimo figlio, in cui mi veggo, per molti capi, revivere. Sarebbe assai vantaggioso per la società, se più volte par-[257]laste di certi punti, che contribuiscono a strignere i nodi d’una Relazione si necessaria, ed a unire i vincoli del sangue coi doveri della benevolenza; della protezione; della indulgenza; e del rispetto. Vorrei si tenesse, in questo, un metodo un po singolare; ne credo, si possa venire a termine di tale impresa, in cui si debbono esplorare tanti segreti istinti della natura umana, che non cadono sotto gli occhi, quando non vi sia la capacità di fare una buona opera da Teatro. Rendo grazie a Dio, che non ho da rendergli conto di verun grave oltraggio fatto a mio Padre, o a mia madre, la bontà de’ quali mi sarà, ad’ ogn’ ora preziosa. Ma quando, alle volte, mi ritrovo solo, e vengo a riflettere sopra la vita passata, dalla mia tenera Fanciullenza, sino a quest’oggi, scuopro verso di loro molti mici falli, a’ quali non sono stato sensibile, se non dopo essere, io stesso, doventato Padre. Allora solamente, ho formata la idea, quale sia il giubilo d’un Uomo, quando vede farsi qualche azione lodevole dal proprio Figlio; si come pel contrario, l’eccessivo dolore, allor che teme di qualche sua indegna azione. Non saprei esprimere i rimorsi, che per avere disubidito, in varie occasioni; agli ordini di mia madre, sentii, quando l’altro giorno, vidi mia moglie [258] che stava alla Finestra, doventare pallida come la morte, alla vista d’un nostro Figliuoletto, che correa sopra il Ghiaccio. Un esempio di questa sorta puole insinuarvi, che vi è una infinità di mancamenti leggeri, allorche li commettono, e per i quali sentiranno, forse, una vera compunzione di cuore, quando saranno doventati Padri. Mi sovviene di mille, e mille cose, che avrebbono cagionato un singolare piacere a mio Padre; e che io omettevo, pensando, nol’ esigesse da me, che per capriccio, o per cattivo umore, solito della vecchiezza; benche sia, al presente convinto, ch’egli avea ragione di chiedermele. Non potevo più divertirlo, nella nostra sala, nè più colmare il suo cuore di gioja, che col racconto di qualche bagatella, nella quale non s’interessava, che per compiacermi. È molto, ch’egli, e mia madre sono in sepultura; ma quando erano vivi, la loro conversazione girava sempre sopra i mezzi di stabilire i loro Figliuoli in tempo che forse noi stavamo, in altra parte della casa, a beffarsi di loro. E cosa certa, che a non seguire se non la natura nella pratica di questi grand’obblighi, saremmo assai lontani dall’adempierli, per ogni parte, non ostante l’istinto, che vi ci porta. La vecchiezza cagiona tanta pe-[259]na alla maggior parte del mondo. E la età virile è si ben venuta presso di tutti, che la sommessione nel declivio è una piaga troppo aspra per un Padre, ed il rispetto nella impetuosità delle passioni e dell’allegrezza pare irragionevole ad un Figlio. Sono pochi i Padri, che sappino invecchiare di buona grazia, ed i Figliuoli, che sappino aspettare l’età virile; che se un Padre si abbandonasse a suoi desiderj, ed un Figlio seguisse le sue inclinazioni, sarebbono incapaci di adempiere le loro vicendevoli obbligazioni. Ma quando gl’interessi si attraversano, allora la ragione viene in loro soccorso, e stabilisce un mutuo commercio di buoni ufficj. Il Padre non cerca, che la occasione di spandere a piene mani, le benedizioni sopra il Figlio; ed il Figlio non pensa, che di comparire degno d’un tal Padre. Ebene 4► Exemplum► Così Camillo, ed il suo Figlio maggiore, vivono insieme.

Camillo gode una grata, ed indolente vecchiezza, libero da sregolate passioni, e sommesso all’unico impero della Ragione. Aspetta l’ora della morte, con una rassegnazione framischiata di gioja; ed il Figlio teme di succedere alla eredità di suo Padre, e di non goderla in maniera, che corrisponda alla dignità del Precessore.

Il Padre, di più, e convinto, che lascia un buon amico ai Figli de’ suoi [260] Amici; un buon Padrone a suoi Famigliari; ed un buon vicino a tutti quelli, che lo sono. Non dubita, che sovente non si risvegli la sua memoria, alla vista del Figlio.

Mio Figlio, ed io non siamo in istato di poter communicare le nostre buone azioni, o i nostri bei disegni, come i due accennati Signori; ma posso dire, che mio Figlio, colla condotta, che tiene verso di me, applaudita da tutto il mondo, rallegra buon numero di vecchi quanto me stesso. I Figliuoli degli altri sieguono l’esempio del mio; e godo un estremo piacere; nell’udire i nostri vicini, quando, accompagnati, passiamo loro dinanzi, mostrandoci con applauso, a dito, dicono frà di loro. Eccoli, che passano. ◀Ebene 4 ◀Ebene 3

Non sapreste meglio impiegare il vostro tempo, mio caro Signore, che nel dipingere al naturale le dolcezze, che un Parentado ben coltivato cagiona all’una parte, ed all’altra. Le cose più indifferenti doventano di grande conseguenza a due persone, che si amano; la loro reciproca amicizia dà rillievo alle minime azioni. Quando si esamina ciò che passa nel mondo, e si veggono le discordie, che regnano frà più stretti congionti quasi sempre suscitate dalle maligne insinuazioni de’ vili Domestici; non si può che vedere la necessità di esortare gli Uomini, a stare in [261] guardia contro le false relazioni; ed a fondare la loro tenerezza più tosto sui principj della ragione, che sull’istinto della natura.

I pregiudicj che ricevono da loro Parenti sono, altresì, la cagione, che gli odj passano da una Generazione all’altra; e quando non agiscono, che per istinto, le animosità si perpetuano, a misura, che i vicendevoli beneficj svaniscono dalla memoria.

È si corotta la natura umana, che a nostri figli l’odio si communica più dell’amicizia; l’amicizia dona sempre al suo ogetto qualche cosa, che non hà; l’odio priva il suo ogetto del migliore che abbi. O per naturale corruttela, o per amore proprio mal’ inteso, siamo disposti ad imitare più il male del bene.

Per rispettare i sagri nodi trà il Padre, el Figlio, pare non vi dovrebbe esser bisogno, che di esaminare il proprio cuore. Se ciascun Padre si arricordasse de’ pensieri e delle inclinazioni, che avea quand’era Figlio; e se ciascun Figlio raccogliesse ciò, che aspettava da suo Padre, quando era sommesso à suoi commandi; questa sola idea toglierebbe agli Uomini il cadere in tanti eccessi, sia di rigore, sia d’indulgenza, a misura dello stato in cui si ritrovano. Quando l’autorità, e la dipendenza sono discordi, non vi è Guerra [262] Civile in uno stato, dove la Tirannia, e la Rivoluzione più si avvanzino, e si esercitino, con più furore. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 Metatextualität► Terminerò questo Foglio colla Lettera d’una madre al suo Figlio, e risposta di questo. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Mio caro Figliuolo.

Se i piaceri; che vi pigliate in Città, vi lasciano qualche momento di riposo, degnatevi d’impiegarlo nel leggere questa Lettera, che vi scrivo, frà le amarezze del mio cuore. Avete detto in presenza del Sig. Letacro, che una vecchia potrebbe vivere benissimo, in Campagna, colla metà della mia: e che vostro Padre era stato un vero merlotto nel costituirmi ottocento pezze all’anno in pregiudizio di suo Figliuolo. Avreste dovuto avere del riguardo a ciò, che vi ha detto Letacro, in tal’occasione, e non trattarlo da sciocco villano; mentr’ era il favorito Domestico di vostro Padre. Ora non vi lusingate, voglio essere interamente pagata di tutto, per compensare, al possibile, le vostre sorelle del torto, che ho loro fatto, sollecitando vostro Padre a lasciarvi più di quello avea stabilito. Credete dunque, mio Figlio che io potrei mantenermi colla metà della mia.

È vero; ne avevo molto meno quan-[263]do, le mie braccia vi portavano da una stanza all’altra; quando non aveo tempo nè di mangiare, nè di bere nè di vestirmi, nè di occuparmi in altre mie premure, per avere cura di voi, nelle vostre infermità. E quando versavo un torrente di lagrime, ogni volta, che vi sorprendeano le convulsioni dalle quali eravate frequentemente oppresso. La mia vigilanza dunque non vi avrà salvata la vita, che per gettarvi nelle braccia di Donne infami; e negare a vostra madre ciò, che non avete diritto di rattenerle? Le vostre due sorelle piangono, a calde lagrime, nel vedere la mia tenerezza verso di voi si costante, che non l’ho, con tutti gli sforzi possuta sin qui affogare. Ma se continuerete a vivere nelle dissolutezze, senza verun riguardo nè a voi stesso, nè alla vostra famiglia, aspettatevi presto, che io vada al possesso de’ vostri beni per gli arrettaggi, che mi sono dovuti; e che, vendendovi insensibile alla mia tenerezza, come all’esempio di vostro Padre, vi mostri quel dispregio, che meritate. Ah’, mio caro Figlio, perche debbo vivere senza aver cuore di chiamarmi.

Vostra affezionata madre? ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

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[264] Risposta.

Brief/Leserbrief► Mia Signora.

Partirò dimani, senza fallo per venire a gettarmi a vostri piè, e pagarvi ciò, che vi è dovuto. Vi scongiuro di mettere in oblio tutto il passato; e di non più scrivermi sullo stesso tenore. Avrò cura, in avvenire di pervenire i motivi; e sarò, in tutta la mia vita, con un profondo rispetto.

Vostro umilissimo, ed ubbidientissimo Figlio. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1