Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CXLIII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\143 (1728), S. NaN-109, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5000 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cxliii.

A’ Padri di spropositato rigore.

Zitat/Motto► Patriae pietatis imago.

Virg. En. IX. 294. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Metatextualität► La seguente Lettera è stata diretta al mio Librajo, dentro un plicco; e mi assicura essere l’orignale [sic] scritto da un Padre a suo Figlio; benche questo gli abbi data poca, o nissuna occasione. Lo priega impegnarmi di pubblicarla, mentre obbligherò buon numero de miei Leggitori. Concerne un sogetto, di cui ho trattato in uno de’ miei Fogli. Eccola, parlo per parola. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► “Forfante Tu sei un impertinente Briccone, un sciocco, un matto, ed un Disgraziato. Mi curo poco, che mi ubbidisci, o nò. Questo non iscancellerà mai le impressioni della tua insolenza; mentre mi laceri, da tutte le parti, co’ tuoi scherni pungenti; ed hai la temerità di chiedermi dopo delle grazie. Queste sono contradizioni, che mostrano lo stravolgimento del tuo cervello. In somma, io non voglio più vederti, nel rimanente de’ miei giorni. Se ti ve-[105]dessi ridotto a guadaguarti il vitto da Facchino, non l’avrò per disonore; e se morissi di Fame sulla strada, non darei un quattrino, per sovvenirti. Non ardire di scrivermi più delle tue buffonerie altramente ti fraccasserò la testa, la prima volta, che t’incontrerò: sei una Bestia un ostinato: Questa è la gratitudine per lo danaro, che ti ho dato? Radrizzerò io le tue idee, Barone, e ti renderò più sensibile per quello devi a chi si chiama, con rincrescimento, tuo Padre &c.”

“P. S. abbi prudenza, nello scansare d’incontrarmi, perche se ti ritroverò, avrai delle bastonate, per avere posto dietro la tua Lettera, che la Forza vince la giustizia.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Si è mai veduta una tale immagine di tenerezza Paterna? Certi antichi popoli della Grecia ubriacavano i loro schiavi, e gli esponeano indi alla vista de’ loro Figliuoli, per distoglierli da un vizio, che rende gli Uomini peggiori delle Bestie, levando loro l’uso della Ragione. Con questo disegno, ho posto quì il Ritratto d’un Padre disumanato, affinche la di lui mostruosa deformità, impedisca gli altri d’immitarlo.

Con tutto ciò, io non debbo ciecamente abbracciare il partito del Figlio, a cui la dolce Lettera viene diretta. Suo Pare lo tratta nella prima [106] riga da impertinente Briccone, e si dè aspettare al fine del conto, che questo Giovane sia un ingrato. Lacerare suo Padre, da tutte le parti, con ischerni pungenti, nè ritrovare altro luogo più comodo, che il roverscio della sua Lettera, per dirgli, che la Forza vince la giustizia, se questo non è un passo, che mostra lo stravolgimento del suo cervello, o che sia un sciocco, ed un disgraziato. come l’irritato vecchio l’accusa, bisogna però almeno dire, che il Padre farebbe molto bene, applicandosi a raddrizzargli le idee, ed a renderlo più sensibile a suoi doveri. Ma se per riescirne, debba fracassargli la testa, o dargli delle bastonate; questo, se non m’inganno, merita d’essere esaminato più da vicino. Che che ne sia, io non vorrei che a questi Padre, e Figlio, si come nè meno ad altri si potesse applicare ciò, che dice Virgilio di quella madre nella sua Ebene 3► Zitat/Motto► ottava egloga 4. 50. Siete una madre si crudele, che vi è dubbio se la malvagità di vostro Figlio superi la vostra crudeltà. S’egli è cattivo, voi pure siete crudele.

Crudelis tu quoque mater

Crudelis mater magis, an puer improbus ille?

Improbus ille puer, crudelis tu quoque mater. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3

Vorrei parimente non vi fosse motivo di applicargli il proverbio: Ebene 3► Zitat/Motto► Mali corvi malum ovum. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3

[107] Mi ha scritta una Lettera certo Gentiluomo, in cui, al proposito, pare tema, che il mio Foglio 43. del primo Tomo, non porti i Figliuoli a disubidire a’ loro Parenti, ma se vuole pigliarsi l’incomodo di rileggerlo, con qualche attenzione, svanirà il suo timore. La Figlia penitente non vi cerca, che di ottenere grazia, e di riconcigliarsi, con suo Padre, cosi questo è il tutto, che io dimando, in suo favore; e posso riferire quì la espressione d’un Grand’ingegno de’ nostri Paesi esortato da Persone qualificate di perdonare a sua Figlia, che si era maritata , senza il suo consenso, rispose, che non era per negare loro cosa veruna; ma, che li priegava ricordarsi della differenza, che passa trà il donare, e perdonare.

In tutte le dispute, che nascono trà i Padri, e le madri, ed i loro Figliuoli, inclino sempre alla parte de’ primi. Non si ponno mai soddisfare le obbligazione, che loro si hanno; e parmi; questo sia uno de’ maggiori rimproveri, possa cadere sopra la natura umana, il vedere, in materia di tenerezza, che l’istinto paterno supera, di molto, la riconoscenza figliale; che i favori ricevuti sono più debole motivo alla benevolenza, all’amore, ed alla compassione de favori conceduti, e che le premure avute rendono il Figlio [108] o il Cliente più caro al Padre, o al Protettore, che il Padre, o il Protettore al Figlio, o al Cliente. E se vi è un Padre crudele, vi sono mille Figliuoli ribelli. Per verità questa e una meravigliosa condotta della Provvidenza per la conservazione delle specie, come ho detto in uno de miei Fogli; ma se tale condotta ci mostra la sapienza del Creatore, ci scuopre, altresi la imperfezione, e’l disordine della Creatura.

L’ubbidienza de’ Figli a quelli, che gli hanno posti al mondo, è la base di tutti i Governi, la misura di quella, che dobbiamo a superiori.

Il Padre le Comte ci dice, che i Chinesi puniscono la violenza di questo dovere, con tanta severità, che se un Figlio venisse ad uccidere, o anche a percuotere suo Padre, non solamente sarebbe condennato a morte il colpevole, ma eziandio tutta la famiglia; che tutti gli abbitanti di quel luogo sarebbero passati al filo di spada, che il luogo stesso sarebbe distrutto, e che vi si getterebbe il sale; Dicono, che bisogna vi sia una intera depravazione di costumi, in quella società i Gente, che ha potuto nodrire un tale mostro.

Aggiugnerò qui un passo cavato dal primo Libro d’Omero: nel luogo dove parla de’ costumi, e della Religione [109] de’Persiani. ci dice, che eglino non credeano, vi fosse mai stato alcuno, che avesse ucciso suo Padre; ne che fosse possibile il venire ad un tale eccesso di furore; e che se l’avessero veduto accadere una volta, avrebbono subito conceputo, che il preteso Figlio fosse illegittimo, o nato d’adulterio. Questa opinione fà conoscere, quale idea aveano della disubbidienza in generale. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1