Lezione CXLI Cesare Frasponi Moralische Wochenschriften Klaus-Dieter Ertler Herausgeber Alexandra Fuchs Herausgeber Lisa Pirkebner Mitarbeiter Jürgen Holzer Mitarbeiter Viktoria Haller Mitarbeiter Sarah Lang Gerlinde Schneider Martina Scholger Johannes Stigler Gunter Vasold Datenmodellierung Applikationsentwicklung Institut für Romanistik, Universität Graz Zentrum für Informationsmodellierung, Universität Graz Graz 03.06.2019

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Frasponi, Cesare: Il Filosofo alla Moda, ovvero, Il Maestro universale. Venezia: Giovanni Malachino 1728-1730, 91-96 Il Filosofo alla Moda 3 141 1728 Italien
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Lezione CXLI. A falsi Zelanti.

Tantae ne animis coelestibus irae?

Virg. En. 1. 15.

Non vi è niente, in che gli Uomini tanto s’ingannino, quanto in materia di Zelo. Si nascondono tante passioni sotto questa maschera; ed è la sorgente di tanti mali, che sarebbe quasi desiderabile, per lo bene del Genere umano, non si fosse posto nel catalogo delle virtù Cristiane. È cosa certa, che per una volta, in cui puol’ essere lodevole, accompagnato dalla Prudenza, si vedrà, cento volte, colpevole ed erroneo. Fa di mestieri an-che sia cosi, mentre opera colla stessa violenza in tutte le sorte, di Religioni, per quanto siano frà di loro opposte; ed in tutte le subdivisioni di ciascuna in particolare.

Alcuni Rabbini dicono, che il primo omicidio commesso, al mondo, venne da una disputa di Religione. Che che ne sia, se avessimo tutta la storia del zelo, dal tempo di Caino fino a nostri giorni, la vedremmo piena di tante tragiche scene, di tanti omicidj e di tante stragi, che un Uomo di senno starebbe assai occulato sopra un principio di questa natura.

Se ogni zelatore esaminasse bene la sua coscienza, non dubito sovente non ritrovasse, ciò che intitola zelo, non essere altra cosa, che Superbia, Interesse, o malignità. Un Uomo, che siegue delle opinioni differenti da un altro, s’innalza sopra di lui, nel proprio giudizio, e si crede molto più dotto per ogni verso. Questa immaginaria superiorità eccita la sua superbia, ed infiamma il suo zelo. Si essamini il principio e la condotta de’ Corifei delle nuove Riforme, si considerino le divisioni e subdivisioni de’ loro seguaci; e vedrassi, come in uno Specchio, che la superbia n’è stata e n’è di presente, la condottiera; assistita però sempre dall’interesse.

L’interesse, parimente, impegna un Uomo ad infiammarsi sotto l’ombre di zelo. Per questo non si veggono persone si ardenti a stabilire i loro principj, come quelle, che vi ritrovano il loro conto. Darò quì alla parola d’interesse più estensione dell’ordinario; e l’applicherò, sì allo spirituale, come al temporale. L’Uomo si compiace nel vedere, che sì aumenta il numero de’ suoi partiggiani, ogni Proselita è una specie di nuovo argomento, che stabilisce le sue massime. Conclude, che i suoi principj sono dimostrativi, e tanto meglio fondati, quanto li ritrova conformi alla ragione degli altri come alla propria. L’Atteo mostra tanto ardore nella propagazione dè suoi empj dogmi, quanto ne ha un vero ortodosso per la gloria di Dio: prova convincente, che vi puol’ essere molta illusione sul punto del Zelo; e che l’interesse vi ha sovente la sua parte.

Non è meno da temersi, che la Malignità si nasconda sotto le apparenze di Zelo. Alcuni ponno avere qualche malizia nel cuore, da loro assopita, e quasi affogata, con un principio di Religione; ma se questa malizia trova qualche pretesto per iscopiare, si che non lo giudichino incompatibile con i doveri d’un Cristiano, non ammette più termini, e si abbandona ad ogni sorta di eccesso. Così il zelo è un grande soccorso per uno spirito maligno, sot-to coperta del servizio di Dio.

Dopo avere parlato de’ falsi Divoti pieni di zelo per la Religione, non posso, che rivolgere la mira contro una specie de’ mostri, che non si crederebbero possibili nel mondo, se di fatto non se ne vedessero molti, cioè i Zelatori per l’Atteismo. Se crederebbe, che questi gran Filosofi, benche assai di sotto, per ogni altro verso, a quelli che professano qualche Religione li sorpassassero almeno in questo, e che non dovessero il debole, di far comparire la sua origine, del solo desiderio di piacere a Dio. Ma non è che troppo vero, che cercano di stabilire il loro dogma empio, con tanta violenza, contesa, rabbia, furore, come se la salute del Genere umano ne dipendesse. Vi è qualche cosa di cosi ridicolo, e di cosi perverso in codesta specie di Zelanti, che non si sà a quale maniera appigliarsi per rappresentarli al naturale. Questa è una sorta di Giuocatori, che di continuo giano, e si dispettano, benche giuochino di niente. Stancano incessantemente i loro amici, per istrascinarli nel loro partito, benche confessino eglino stessi, che non vi è niente da guadagnare, nè per gli uni, nè per gli altri. In somma il Zelo per l’atteismo, è pìu assurdo, se gli è possibile dello stesso atteismo.

Gà che si tratta di questo impercet-tibile zelo, che comparisce negli Attei e negli Increduli, dirò di più, che sono possieduti in una maniera affatto straordinaria, dallo spirito di Bacchetoneria. Benche prevenuti da opinioni empiè, contradittorie, la minima difficoltà in un Articolo di fede, basta loro per rigettarlo. Tacciano come errori e pregiudizj quelle idee, che si accordano col sentimento commune di tutto il Genere Umano, ricevute da tutti li secoli, e frà tutte le nazioni: senza parlare dello scuopo naturale, che hanno di procurare il bene della società civile, e de’ Particolari, in tempo, che per loro si ergono de’ sistemi del tutto irragionevoli, e mostruosi, che non si ponno ammettere senza la maggiore credulità del mondo. Supposto che si riducessero in una specie di Simbolo tutti li prncipali Articoli dell’atteismo come, la Formazione eterna del mondo: la materialità d’una sostanza, che pensa la mortalità dell’anima. La fortuita organizazione de’ Corpi. Il moto e la gravitazione intrinseca della materia, con simili altri dogmi sostenuti da più celebri attei supposto, dico, si formasse un tale simbolo, e se ne volesse imporre la credenza a qualch’uno, non richiederebbe una misura di Fede più estesa di quello essigano tutti li nostri Articoli; ch’elino investiscono, con tanto fuore? Il più bravo della loro setta mi risponda; e mi sia permesso, allo stesso tempo, esortare codesti gran disputatori del Secolo, ad agire, e per il loro interesse, e per quello del Pubblico, in maniera, che almeno si accordi meglio coi loro principj; e non ardere di Zelo per la irreligione; ed essere Bachettoni per scimiotteria.

Lezione CXLI. A falsi Zelanti. Tantae ne animis coelestibus irae? Virg. En. 1. 15. Non vi è niente, in che gli Uomini tanto s’ingannino, quanto in materia di Zelo. Si nascondono tante passioni sotto questa maschera; ed è la sorgente di tanti mali, che sarebbe quasi desiderabile, per lo bene del Genere umano, non si fosse posto nel catalogo delle virtù Cristiane. È cosa certa, che per una volta, in cui puol’ essere lodevole, accompagnato dalla Prudenza, si vedrà, cento volte, colpevole ed erroneo. Fa di mestieri an-che sia cosi, mentre opera colla stessa violenza in tutte le sorte, di Religioni, per quanto siano frà di loro opposte; ed in tutte le subdivisioni di ciascuna in particolare. Alcuni Rabbini dicono, che il primo omicidio commesso, al mondo, venne da una disputa di Religione. Che che ne sia, se avessimo tutta la storia del zelo, dal tempo di Caino fino a nostri giorni, la vedremmo piena di tante tragiche scene, di tanti omicidj e di tante stragi, che un Uomo di senno starebbe assai occulato sopra un principio di questa natura. Se ogni zelatore esaminasse bene la sua coscienza, non dubito sovente non ritrovasse, ciò che intitola zelo, non essere altra cosa, che Superbia, Interesse, o malignità. Un Uomo, che siegue delle opinioni differenti da un altro, s’innalza sopra di lui, nel proprio giudizio, e si crede molto più dotto per ogni verso. Questa immaginaria superiorità eccita la sua superbia, ed infiamma il suo zelo. Si essamini il principio e la condotta de’ Corifei delle nuove Riforme, si considerino le divisioni e subdivisioni de’ loro seguaci; e vedrassi, come in uno Specchio, che la superbia n’è stata e n’è di presente, la condottiera; assistita però sempre dall’interesse. L’interesse, parimente, impegna un Uomo ad infiammarsi sotto l’ombre di zelo. Per questo non si veggono persone si ardenti a stabilire i loro principj, come quelle, che vi ritrovano il loro conto. Darò quì alla parola d’interesse più estensione dell’ordinario; e l’applicherò, sì allo spirituale, come al temporale. L’Uomo si compiace nel vedere, che sì aumenta il numero de’ suoi partiggiani, ogni Proselita è una specie di nuovo argomento, che stabilisce le sue massime. Conclude, che i suoi principj sono dimostrativi, e tanto meglio fondati, quanto li ritrova conformi alla ragione degli altri come alla propria. L’Atteo mostra tanto ardore nella propagazione dè suoi empj dogmi, quanto ne ha un vero ortodosso per la gloria di Dio: prova convincente, che vi puol’ essere molta illusione sul punto del Zelo; e che l’interesse vi ha sovente la sua parte. Non è meno da temersi, che la Malignità si nasconda sotto le apparenze di Zelo. Alcuni ponno avere qualche malizia nel cuore, da loro assopita, e quasi affogata, con un principio di Religione; ma se questa malizia trova qualche pretesto per iscopiare, si che non lo giudichino incompatibile con i doveri d’un Cristiano, non ammette più termini, e si abbandona ad ogni sorta di eccesso. Così il zelo è un grande soccorso per uno spirito maligno, sot-to coperta del servizio di Dio. Dopo avere parlato de’ falsi Divoti pieni di zelo per la Religione, non posso, che rivolgere la mira contro una specie de’ mostri, che non si crederebbero possibili nel mondo, se di fatto non se ne vedessero molti, cioè i Zelatori per l’Atteismo. Se crederebbe, che questi gran Filosofi, benche assai di sotto, per ogni altro verso, a quelli che professano qualche Religione li sorpassassero almeno in questo, e che non dovessero il debole, di far comparire la sua origine, del solo desiderio di piacere a Dio. Ma non è che troppo vero, che cercano di stabilire il loro dogma empio, con tanta violenza, contesa, rabbia, furore, come se la salute del Genere umano ne dipendesse. Vi è qualche cosa di cosi ridicolo, e di cosi perverso in codesta specie di Zelanti, che non si sà a quale maniera appigliarsi per rappresentarli al naturale. Questa è una sorta di Giuocatori, che di continuo giano, e si dispettano, benche giuochino di niente. Stancano incessantemente i loro amici, per istrascinarli nel loro partito, benche confessino eglino stessi, che non vi è niente da guadagnare, nè per gli uni, nè per gli altri. In somma il Zelo per l’atteismo, è pìu assurdo, se gli è possibile dello stesso atteismo. Gà che si tratta di questo impercet-tibile zelo, che comparisce negli Attei e negli Increduli, dirò di più, che sono possieduti in una maniera affatto straordinaria, dallo spirito di Bacchetoneria. Benche prevenuti da opinioni empiè, contradittorie, la minima difficoltà in un Articolo di fede, basta loro per rigettarlo. Tacciano come errori e pregiudizj quelle idee, che si accordano col sentimento commune di tutto il Genere Umano, ricevute da tutti li secoli, e frà tutte le nazioni: senza parlare dello scuopo naturale, che hanno di procurare il bene della società civile, e de’ Particolari, in tempo, che per loro si ergono de’ sistemi del tutto irragionevoli, e mostruosi, che non si ponno ammettere senza la maggiore credulità del mondo. Supposto che si riducessero in una specie di Simbolo tutti li prncipali Articoli dell’atteismo come, la Formazione eterna del mondo: la materialità d’una sostanza, che pensa la mortalità dell’anima. La fortuita organizazione de’ Corpi. Il moto e la gravitazione intrinseca della materia, con simili altri dogmi sostenuti da più celebri attei supposto, dico, si formasse un tale simbolo, e se ne volesse imporre la credenza a qualch’uno, non richiederebbe una misura di Fede più estesa di quello essigano tutti li nostri Articoli; ch’elino investiscono, con tanto fuore? Il più bravo della loro setta mi risponda; e mi sia permesso, allo stesso tempo, esortare codesti gran disputatori del Secolo, ad agire, e per il loro interesse, e per quello del Pubblico, in maniera, che almeno si accordi meglio coi loro principj; e non ardere di Zelo per la irreligione; ed essere Bachettoni per scimiotteria.