Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CXXXIX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\139 (1728), S. NaN-87, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4996 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cxxxix.

A chi vuole conoscere il vero buon naturale.

Zitat/Motto► Quis enim bonus, aut face dignus
Arcana, qualem Cereris vule esse sacerdos,
Ulla aliena sibi credit mala?

Juven. Sat. xv. 140. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► In uno de’ miei ultimi Fogli ho parlato del buon naturale, come un effetto del Temperamento: e ne tratterò qui sul piè d’una virtù morale. Il primo puo rendere un Uomo tranquillo in se, e grato agli altri, ma non da verun merito a chi lo possiede. Non si dee maggior lode, per questo, ad un Uomo, di quella gli convenga, perche ha un polso ben regolato, o uno stomaco vigoroso. Che che ne sia questo buon naturale che molti attribuiscono alla dolcezza del sangue, è un fondamen-[83]to ammirabile per l’altro. A fine dunque di sapere se il nostro buon naturale viene dal Corpo, o dall’anima; s’egli è fondato sulla parte Animale, o ragionevole di noi stessi; in somma, s’egli e tale, che meriti qualche cosa di più di quella soddisfazione interna, da cui è sempre accompagnato, e dell’onesto accoglimento, che gli pruduce nel mondo, dobbiamo colle seguenti regole esaminarlo.

I. Bisogna vedere, in primo luogo, se opera in maniera costante, ed uniforme, tanto nella infirmità, quanto nella sanità, tanto nella Prosperità, quanto nell’avversità; mentre se varia in questi casi, non si puole considerare, se non come una illuminazione subitanea dell’anima, cagionata da una nuova influenza di spiriti animali; o come una più favorevole circolazione del sangue. Ho inteso a dire d’un sollicitatore astuto, che non chiedea mai grazie ad un Uomo di credito, avvanti pranzo; ma ricorrea a lui quando lo vedea in Tavola lontano dal tedio degli affari, mangiare di buon appetito, e di bell’umore. Un buon naturale di quest’ordine, che dipende da Luoghi, e dalle circostanze, non è quella Philantrhopia, quell’amore del Genere umano, che merita il nome di virtù morale.

II. Il secondo mezzo, che si ha, per [84] conoscere il buon naturale, egli e di esaminare se agisce giusta i principj della Ragione, e del Dovere; perche se, con tutta la sua benevolenza verso tutti gli Uomini del mondo, non fà distinzione veruna frà suoi obietti, se si spiega ugualmente verso i degni, e gl’indegni; se porge lo stesso soccorso al Parascito, ed al vero Povero; se si dona al primo venuto, e si spande in favore di chi che sia, più tosto per accidente, che per elezione, puole bene passare per un amabile istinto, ma non si de arrogare il titolo di virtù morale.

III. La terza prova del buon naturale consiste nel tentare noi stessi, per vedere se siamo in istato di seguire tutti li suoi movimenti, in favore di quelli, che ne sono i legitimi ogetti [sic] , benche ce ne risulti qualche piccolo imbarazzo, qualche perdita, o qualche inconveniente; in poche parole se siamo in disposizione di azzardare una parte de’ nostri beni, della nostra riputazione, della nostra sanità o de nostri aggi, per l’avvantaggio del Genere umano. Trà tutti questi segni d’un buon naturale, io mi estenderò sù quello, che porta il nome di Carità, e che si esercita in soccorrere i Poveri; mentre è una prova, che ci offre quasi in ogni tempo, ed in ogni luogo.

Conseglierei dunque tutti quelli, che hanno più del bisognevole per loro, a [85] mettere in disparte una certa porzione delle loro rendite, e destinarla a Poveri. Questa è una offerta, che dobbiamo a quello, che ha un supremo diritto sopra il tutto; e per conseguenza, a quelli che lo rappresentano sopra la terra, come ci dice egli stesso nel luogo, che indi riferirò. Dobbiamo però maneggiare la nostra carità, con tanta prudenza, si che non ne risulti verun male ne a nostri Parenti, ne a nostri Amici, mentre s’affatichiamo nel soccorrere gli altri.

Forse un esempio spiegherà meglio il sentimento della Regola, e del conseglio. Ebene 3► Exemplum► Eugenio è d’un naturale si buono, e si generoso, che ne da’ segni sopra la sua Fortuna, ma con tutto questo, è d’una economia si grande ne’ suoi affari, che ciò distribuisce in limosine, resta compensato dal buon maneggio. Ha mille scudi d’entrata, ch’egli non valuta mai se non per novecento, perche suppone di non avere diritto veruno sulla decima, che impiega sempre in opere di Carità. Aggiogne sovente qualche cosa di più a questo sparagno, di maniera che, in una buona annata, cioè per esprimermi con esso lui, in un anno di quelli, ne quali si ritrova in istato di portare più innanzi la sua liberalità dell’ordinario ha destinato il doppio di tale somma, in soccorso de’ Poveri infermi, e sani. [86] Si prescrive in oltre molti giorni di astinenza, e digiuno, e mette in disparte, per lo stesso uso, la spesa, che avrebbe potuta fare. Va sovente a piè, dove lo chiamano i proprj affari, ed al termine del suo camino, dà al primo Povero, che incontra, il danaro, che avrebbe speso in vettura. Dispone; qualche volta, d’andare alla comedia, o all’opera, e l’ho veduto impiegare in un oggetto di carità, la moneta, che dovea spendere in tale divertimento; e passare la sera, presso qualche amico, con maggiore soddisfazione di quella gli avesse possuto arreccare la più esquisita musica del Teatro. Così la sua liberalità non potea impoverirlo, e godea le sue rendite, col buon uso, che ne fea. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Sono poche le Persone si ristrette nelle loro Fortune, che non possano essere caritatevoli, sul medesimo piè, senza che ne risulti pregiudizio, né a se stessi, né alle loro famiglie, non si ha da far altro, che sagrificare un divertimento, o una comodità al vantaggio de’ Poveri; e rivoltare il corso ordinario delle nostre spese per un migliore Canale. Mi pare almeno, che questo sia l’atto di Carità, non solamente il più prudente, ed il più comodo, si possa mettere in pratica, ma eziandio il più meritorio. Cosi dividiamo, in qualche maniera, coi Poveri le [87] necessità, nelle quali si trovano; e siamo allo stesso tempo, loro Benefattori, e compagni de’ loro patimenti.

Non posso a meno di qui riferire un passo de’ Proverbj di Salomone Ebene 3► Zitat/Motto► Dà imprestito a Dio chi soccorre alle miserie del povero, e Dio glie ne renderà la mercede. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 Dice un autore Ebene 3► Zitat/Motto► “che si ritrova più eloquenza in questo Periodo solo, che in una intera Libreria di Prediche; e se di tutti que’ Proverbj n’avessimo le idee cosi esatte, come l’autore, conosceremmo la virtù in ristretto, ne avremmo bisogno di tutti que’ grossi volumi di morale, che si espongono.” ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 Il Salvatore pero ha molto avvantaggiato sù questo punto, quando si promette di rimirare tutti gli atti di Carità praticati verso de poveri, come s’egli medesimo gli avesse ricevuti, e di premiarli, con una eterna corona di Gloria. Mi sovviene, in questa occasione, d’avere veduto l’Epitasio d’un Uomo caritatevole, la di cui lettura mi die un estremo piacere. Non mi arricordo ne il luogho, ne le precise parole; ma il sentimento si riduce a questo.

Ho perduto ciò che ho speso: Ho lasciato ciò che ho posseduto. ed ho conservato ciò che ho donato. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1