Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXCIX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\299 (1729), S. NaN-320, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4869 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxcix.

A quelli, che sognano senza dormire.

Zitat/Motto► Nos populo damus. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Metatextualität► La prima volta, che mi venne in mente di pubblicare sogni, risolvei non ve ne fossero, che di mia invenzione. Ma varj facchinosi Sognatori, che non lo sapeano, mi hanno da lungo tempo communicata quantità di tali composizioni, che ho soppresse fin’ora, per tenere al coperto la loro riputazione, e la mia. Se avessi pubblicate tutte quelle che mi sono capitate alle mani, quasi tutto il mio Libro sarebbe formato di visioni. Per verità alcuni de’ miei corrispondenti hanno avuta la modestia di farmi delle scuse, perche erano incapaci di meglio sognare. Tengo per esempio trà miei scartafacci il sogno d’un Giovane, che non ha per anco quindici anni; ne ho un altro d’una Persona di qualità, ed un terzo intitolato il Sogno delle Dame. Tutto il mondo pure sà, che in questa sorte di opere, ed in al-[313]tre della stessa natura, bisogna sempre avere qualche indulgenza alla età, alla condizione, ed al Sesso di quelli, che le compongono. Per altro a fine di prevenire questa inondazione de’ sogni, porgerò a tutti codesti Sognatori l’avviso di Epitetto, espresso con frase molto semplice, e molto concisa in questi termini: Ebene 3► Zitat/Motto► Non raccontate mai i vostri sogni, perche se bene voi potete ritrovare del piacere nel raccontarli, altri non si compiaceranno nell’udirli. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 Con tutto ciò, io ne ho ultimamente pubblicati due ò tre, che non sono indegni della pubblica curiosità; e gli ho riconosciuti del mio fare. Ne aggiugnerò quì un altro venutomi dalla Carnia, scritto da uno, che si dichiara nativo di quel Paese, e che potrebbe essere di quelli, che hanno la seconda vista; di quelle Persone cioè, che sognano svegliati, e cogli occhi aperti incontrerà, puol’essere, il gusto de’ miei Leggitori di bassa lega; e servirà ad esercitare la Immaginazione di quelli, che penetrano sotto la corteccia. Finalmente avvertisco gli uni, e gli altri, che questo è l’ultimo sogno, che pubblicherò nell’anno corrente. ◀Metatextualität

[314] Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig Filosofo.

Ebene 4► Allgemeine Erzählung► Domenica passata fui alla Chiesa della mia Parrochia, dove udii un’eccellente discorso, che provò non esservi niente più ragionevole della virtù, nè più stravagante del vizio. Il Predicatore frà le altre cose ci fè vedere, che quando il Diavolo ci tenta ci fà supporre sempre, che siamo trasportati, ò innocenti, ò vuole renderci tali; e che in ogni altro caso, il quale fosse così contrario a nostri interessi, non soffriremmo mai d’essere ingannati in maniera sì goffa. Ritrovai le sue prove, ed i suoi lumi sì giudiziosi, e sì convincenti, che mi ferono grande impressione nella memoria, onde coricato la notte a Letto, vi meditai sopra, con estremo piacere, fino che impadronitosi de’ miei occhi il sonno, e la immaginazione occupata da tale oggetto, ne formò questo sogno.

Ebene 5► Traum► Mi parve che risvegliato da un sonno profondo, senza potere bene arricordarmi il tempo, in cui mi ero addormentato, entrassi in una vasta Pianura, dove vi era una infinità di Genti, che correvano di quà, e di là, per moti sentieri battuti, alcuni de’ quali erano diritti, ma la maggior parte for-[315]mavano una specie di Labirinto, benche indi mi paresse, che tutti questi andassero a terminare nel medesimo luogo, a segno che molti di que’ Camminatori, che pareva facessero giri opposti, si incontravano, con istupore, a faccia, a faccia.

Nel mezzo della Pianura, vi era una grande sorgente, che si chiamava la Fonte dell’Amore proprio. Ne esciano due Ruscelletti, uno scorreva verso l’Oriente, e l’altro all’Occidente. Le acque del primo, che s’intitolava il Ruscello della Sapienza Celeste, erano d’una meravigliosa chiarezza; ed anche di più stupenda virtù quelle dell’altro nominato il Ruscello della Sapienza Mondana, erano torbide, e fangose, benche in una continua, e violente agirazione; il che toglieva a viaggiatori, de’ quali parlerò, l’abbadare al lezzo, che trasportavano: avevano eziandio la virtù di stordire quelli, che ne bevevano, in maniera che travvedevano pigliando un obbietto per l’altro. Que’ due Ruscelletti in oltre, si partivano vicino alla loro sorgente, in tanti altri, quanti erano i Sentieri diritti, e tortuosi, scorrendo a’ loro fianchi, fino al termine della loro escita.

Vidi molte Persone, che di tempo, in tempo passeggiavano sù que’ Sentie-[316]ri, per rinfrescarsi, e bere dell’acque di quei rigoletti, da cui ne riportavano forza, coraggio, e disposizione, ad eseguire quanto intraprendevano. Alla estremità de’ Sentieri diritti, che tutti andavano a terminare nello stesso punto, vi scoprii una grande Colonna tutta di Diamante brillante come il Sole, e di suoi raggi avevano la virtù attrattiva d’impegnare tutti quelli, che se le accostavano, dopo avere fatta buona parte del loro viaggio, cogli occhi a lei rivoltati, a camminare, con passo fermo, e sodo nel buon cammino, e formarsene un abito, che li gratificava, e ricompensava.

Al fine de’ tortuosi Sentieri vi era una gran Torre nera, da cui si vedeva escire una alzata di fiamme, che giugnevano fino alle nuvole, ed illuminavano tutta quella vasta Pianura. Questa luce, riesciva alle volte tanto possente, che oscurava i raggi dell’altra Colonna, non già che questa avesse perduto il suo naturale splendore; ma i viandanti, che a caso abbandonavano i diritti Sentieri, non la vedevano più se non da quella parte accecati dal fumo della nera, il di cui calore, un poco ardente gl’impegnava a presto ritornarsene al loro Clima.

La Torre nera mi parve circondata da una infinità di grandi, e spaventosi Mostri, che incessantemente gettava-[317]no de’ lacci verso i tortuosi Sentieri, attrappando sovente que’ viaggiatori, che vi camminavano, e pigliati li facevano volare di sopra alle mura della Torre infiammata, da dove non vi era più mezzo di liberarsi.

Que’ Mostri gettavano pure alle volte i loro lacci verso i diritti Sentieri, cercando di sorprendere quelli, che se ne discostavano, mentre s’indeboliva la loro vista quando trascuravano di sovente bere l’acqua pura de’ loro rigoli, e perciò venivano a traviare. Benche allora non evitassero, che con molta fatica, la insidia, non mi fù possibile il sapere, se alcuno di quelli, che avevano mostrata premura di camminare dentro i buoni Sentieri, avessero mai incontrata tale disgrazia.

Attento nell’esaminare sì stravagante spettacolo, venni interrotto da una Truppa di Passaggieri, che correvano per i tortuosi Sentieri. Al loro avvicinarsi, mi esortarono a seguirli; Si posero a cantare, e ballare; mi pigliarono per le mani, e contro mia voglia, dietro loro mi strascinarono. Dopo averli, per qualche tempo, seguiti, restai molto sorpreso di non più vedere la Torre infiammata, e nera, mi rivoltai a tutte le parti, senza niente scuoprire, il che mi fè sospettare, che quanto avevo veduto fosse un mero so-[318]gno, senza punto di realtà. Mi venne poscia in mente, che si come avevo creduto vedere ciò che non era, così potevo essere allora ingannato in non vedere ciò, che veramente era. Mi confermai in questo pensiero dall’effetto, che in me provai dalla Sapienza Mondana, di cui appena bevuto la seconda volta un sorso, mi sentii imbrogliato il Capo, il che mi obbligò a fermarmi sù due piè, sul timore di qualche affascinamento. Occupato nel pensare al partito, a cui dovevo appigliarmi, e a chi potessi ricorrere in quello stato, scuoprii in qualche distanza un uomo, che mi faceva cenno colla testa, e colle mani di accostarmi verso di lui. Io gridai, che non sapevo la strada; ed egli pure, ad alta voce mi disse, che subito escissi dal Sentiero, in cui mi ritrovavo, mentre, se mi vi trattenevo ancora un momento, arrischiavo di cadere in vicinissimo laccio; che si stupia, fossi tanto cieco di non vedere il pericolo imminente, e che subito escito dal cattivo Sentiero, verrebbe a meco unirsi per condurmi in luogo di sicurezza. Senza repplica ubbidii, ed egli allora mi portò nel cavo delle proprie mani, un poco di acqua della Sapienza Celeste, la quale mi aprì sì bene gli occhi, che rividi con distinzione la gran Torre ardente: ma la vista del laccio, [319] a me si vicino, mi riempiè di tanto spavento, che mi posi a fuggire di tutta corsa, quanto potei lontano, senza mai rivoltarmi a dietro.

Il mio Liberatore poscia, a me rivolto disse: Voi siete per miracolo, il più grande che si possa dare, fuggito. L’acqua che beveste ha la virtù di affascinare tutti quelli, che ne assaggiano, e perciò voi non avete provato orrore nel vedere le disgrazie, ed i pericoli di quel luogo. Oltre la truppa de’ Ciechi, e stolti, a’ quali eravate unito, ne potete osservare molti altri affascinati, in altre differenti, non meno pericolose maniere. Rimirate a quella parte: vedete là quella folla di Passeggeri; non hanno per anco bevuto dell’acqua ingannatrice; non hanno per anco perduta la vista della Torre infiammata; la veggono, quando si abbattono a rivoltare gli occhi a quella parte. Mirate come tengono gli occhi fissi in terra: non vi pajono eglino stolti? non vanno eglino, a testa bassa, verso il Laccio, senza temere il pericolo, che li minaccia? Hanno la volontà si depravata, ed il cuore sì allettato da’ piaceri di quel maledetto luogo, che per non privarsene arrischiano tutto, e si espongono a tutte le miserie, che li circondano. Vedete quell’altra Banda, quando anche non bevessero dell’acqua avvelenata pigliano un giro, in cui non ponno, se non [320] isgarrala. Mirate come scelgono i più fallaci Sentieri. Da questo nasce, che hanno sovente la Torre nera dietro le spalle, e non veggono, se non qualche volta, la risplendente Colonna, da una parte, che non tramanda loro, se non deboli raggi.

Mi fè vedere molte altre sorte di Stolti, che al solo rimirarli ebbi nausea di quel luogo. Finalmente mi condusse a’ diritti Sentieri, ne’ quali ritrovai un vero piacere, che durò fino, che arivammo [sic] in faccia alla Colonna lucente. Allora la mia gioja si accrebbe a segno, che incapace di sostenerla, in un subito mi risvegliai, ◀Traum ◀Ebene 5 molto afflitto di vedere ecclissata sì presto una così gradevole apparizione.◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 4 ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1