Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCLXXV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\275 (1729), S. 132-136, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4845 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cclxxv.

A quelli, che sanno sperare.

Ebene 2► Il tempo presente non somministra occupazioni bastevoli all’Anima. Gli obbietti, che cagionano pena, ò piacere, e che eccitano l’amore, ò l’ammirarazione, non sono sì frequenti, che la possano tenere in azione continua, e dare immediato esercizio alle di lei facoltà. Per rimediare a questo diffetto in maniera, che non le manchino mai occupazioni, ed abbi sempre di che pensare, è vestita di certe facoltà, che ponno raccogliere il passato, ed anche anticipar l’avvenire.

Questa meravigliosa facoltà, che si chiama memoria, quando non vi è obbietto, che occupi la mente, rimira sempre indietro. Ella è come uno di quei Riserbatoj, dove molti animali lasciano parte del loro cibo, e lo fanno ritornare alla bocca per ruminarlo, allor che non hanno nuovo pascolo.

Se la memoria serve a riempiere il vuoto, in cui l’anima si ritrova, e le somministra le idee del passato, acciò sempre abbi di che trattenersi, noi abbiamo altre facoltà, che la muovono, [133] e la occupano nell’avvenire, voglio dire la Speranza, ed il Timore.

Col mezzo di queste due Passioni, noi ci trasportiamo alle cose venture, ed attualmente pensiamo a ciò, che stà inviluppato nelle impenetrabili profondità del tempo anco più rimoto. Tolleriamo il Male, e godiamo i Bene, prima che realmente esistano. Possiamo affrettare il corso del Sole, e delle Stelle, ò perdere, e l’uno, e le altre di vista, passeggiando negl’immensi spacj della Eternità, allorche non vi saranno più nè Cielo, nè Terra.

Chi puole immaginarsi, per dirlo di passaggio, che la esistenza d’una Creatura, i di cui pensieri vanno di là dal tempo, sia rinchiusa fra termini angusti del tempo? Ma non parlarò in questa Lezione, che della Speranza.

I piaceri, che gustiamo nel mondo, sono sì piccioli, e sì poco durevoli, che l’uomo sarebbe la più miserabile di tutte le Creature, se non fosse dotato di questa Passione, che gli dà qualche anticipato gusto d’un Bene, che puole un giorno godere: Ebene 3► Zitat/Motto► Dovremmo sperare tutto ciò, che è buono, dicea l’antico Poeta Lino, perche non è niente, che non si possa aspettare, e che li Dei non sieno in istato di accordarcelo. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 La speranza anima tutta la nostra vita, e tiene risveglia-[134]to lo spirito nella sua maggiore indolenza. Produce la serenità, ed il buon umore. E’ una specie di calore vitale, che ricrea, e rallegra l’Anima senza, che vi ponga attenzione. Raddolcisce la pena, e rende gradita la stessa fatica.

Oltre a tutti questi vantaggi, che nascono dalla Speranza, ve n’è un altro, senza dubbio maggiore, la virtù, cioè di tenerci lontani dal fare troppo caso del bene presente. Ebene 3► Exemplum► La risposta di Cesare è nota a tutto il mondo. Quando ebbe distribuito tutto il suo agli Amici, uno gli domandò, che avesse riserbato per se, a cui il grand’uomo rispose, con una sola parola, la Speranza. ◀Exemplum ◀Ebene 3 La naturale magnanimità non soffriva, che stimasse ciò, che attualmente possiedea, e gli faceva rivolgere i pensieri a qualche cosa di più considerabile, che avea in mira. Non dubito, che i miei Leggitori non sieno per ricavare da quest’esempio una Lezione morale, e che non ne facciano l’applicazione a se stessi senza il mio soccorso.

L’antica favola della Scatola di Pandora, che molti saggi credono fabbricata sopra la tradizione della caduta del primo uomo, fà vedere, che i Pagani rimiravano questa vita come un doloroso, ed infelice stato senza il conforto della Speranza. Ci dicono dun-[135]que giusta la loro Teologia, che Pandora offrì una grande Scatola al nostro primo Padre, il quale appena l’ebbe aperta, che ne escirono tutte le calamità, e tutte le malattie, alle quali sono, da quel tempo, soggetti gli uomini; ma che la Speranza si attaccò sì bene al coperchio, che vi fù di nuovo rinchiusa.

Aggiognerò quì due Riflessioni: L’una è, che non si dà vita felice al pari di quella, che viene ravvivata dalla Speranza; sovra tutto, quando è ben fondata Speranza; quando cioè, rimira un obbietto di natura subblime, capace a rendere beata la Persona, che ne gode. Questa Proposizione dev’ avere tutta la evidenza presso di quelli, che considerano, a quale cosa si restringano i temporali piaceri dell’uomo conceputo il più felice del mondo, e che non ponno mai fargli godere una soddisfazione intera, e piena.

L’altra Riflessione ella è; Che la vita Religiosa, e Santa, è quella, che più abbonda in una ben fondata Speranza, la quale gira sopra obbietti capaci a renderci perfettamente Beati. Questa Speranza in uomo Santo, e Pio, è infinitamente più ferma, e più sicura di quella delle temporali fortune, mentre viene sostenuta dalla sua inalterabile Fede. Ella tiene sempre fissi gli [136] occhi a quello stato, che porta nella sua idea, il Bene più intero, e più esquisito.

Ho già detto, che la Speranza, in generale, raddolcisce le ammarezze di questa vita, e rende la nostra condizione presente sopportabile, ed anche gradita; ma la Speranza Religiosa ha molti altri vantaggi. Ella non solamente rinforza l’anima ne’ patimenti, ma fà che ne risenta del giubilo, in quanto ponno servire a procacciarle il termine a cui aspira.

La Speranza Religiosa ha di più il vantaggio sopra le altre Speranze, che puole rianimare, per così dire, una persona frà le braccia della stessa morte; riempierla di consolazione, e di gioja, e fino innalzarla agli estasi, e rapimenti. Trionfa nell’agonia, mentre la di lei anima se ne vola festosa verso il grande obbietto de suoi fervori, e continui desiderj, abbandonando il corpo, sulla certa aspettativa d’una Risurrezione gloriosa, che lo riunisca glorioso con lei.

Concluderò quest’ assaggio coll’Enfatiche parole del Salmista, animato da una viva speranza, e per se, e per quelli, che rappresentava, in mezzo de’ pericoli, e delle avversità che l’assediavano. Salm. 15. Ebene 3► Zitat/Motto► Providebam Domiuum in conspectu meo sempter &c. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 con quello siegue fino al fine. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1